mente felice il criterio d’integrare i due principi, che, osserva l’Autore [Olivetti], richiamano le idee logiche della sintesi e dell’analisi, nella forma zione della rappresentanza politica». Franco Rinaldi, in Filosofia, ideologia e
prassi della “rivoluzione com unitaria”, cit., p. 320, osserva che «le soluzioni
proposte dall’Olivetti rappresentano ancora e sempre la conclusione di un processo logico che, partendo da premesse sufficientemente determinate e valorizzate soprattutto sotto gli aspetti della “funzionalità” e della “territoria lità”, arriva a risultati formalmente ortodossi». E più avanti aggiunge: «Per ciò che riguarda [...] la parte strettamente formale della costruzione comunitaria fa d’uopo riconoscerne il rigore logico e l’armonia strutturale» (ivi, p. 321).
22 Ovvero, «che la rappresentanza territoriale non soddisfa, anzi ostacola, la costituzione di una rappresentanza funzionale o tecnica» (G. Sartori, Sistemi
rappresentativi, cit., p. 368).
23 «Coerentemente alle premesse del nostro studio, solo un organo che rap presenti entrambi i principi ha validità definitiva» (L ’ordine, cit., p. 359).
24 Cfr. S. Santamaita, Educazione Comunità Sviluppo, cit., p. 110.
25 Cfr. A. Tarantino, Sovranità. Valori e limiti, cit., pp. 137-139. Cfr. anche S. Santamaita, Educazione Comunità Sviluppo, cit., p. 101, che osserva: «il carattere della funzionalità, d’altra parte, è strettamente connesso a questa globalità, nel senso che le funzioni sociali sono distinte e differenziate, ma tutte debbono inte grarsi ed interagire tra loro per trovare una piena unità in riferimento al fine per il quale esistono: la persona umana, ancora una volta, ed il suo pieno sviluppo».
contraddistingue la sua fo r m a m entis26. È un’operazione di sin
tesi, di armonizzazione che ne consente il sincretismo; sintesi che
«avviene in virtù della coordinazione»27; sintesi che può essere
sinonimo di civiltà28 e che però non è un mero superamento di
antitesi, ma è un vero e proprio au fheben , un superare le anti
nomie conservandone la forza creatrice in esse presente.
Esiste per lui una «legge cosmica», ovvero «la presenza, nel
divenire, di forze trasformatrici e di forze stabilizzatrici, di prin
cipi d’innovazione e di principi di conservazione, di forme pra
tiche e di forme teoriche»29, per cui «lo sviluppo ordinato della
società è solo possibile [...] quando la politica è determinata da
26 Protopapa, in II problema delle fonti, cit., p. 279, afferma che Olivetti «non è un eclettico in funzione di una opzione pratica di economia di pensie ro. Tra valori contrapposti egli non sceglie di stare al “centro” per una natura le vocazione compromissoria, per un’effettiva rinuncia a scegliere, per como dità dialettica. Quel che sceglie, in realtà, è l’integrazione come valore e la sin tesi come forma più elevata della società politica. Il suo è, per così dire, un eclettismo rigoroso proprio perché l’integrazione degli elementi è assunta non solo come mezzo di un risultato superiore, ma anche come fine della ricerca politica». «Cercare sempre» - precisa Rogers - «e rinnovarsi per rinno vare, ma non cambiare empiricamente, bensì secondo una linea di sviluppo coerente. La coerenza, nella vastità dei programmi affrontati, implica che si riconducano i molteplici aspetti dell’esperienza all’unità. / Questa aspirazione all’unità era per Adriano Olivetti la sua religione» (L ’unità di Adriano Olivetti, cit., p. 6).
27L ’ordine, cit., p. 348.
28 Ivi, p. 21, il titolo di un paragrafo recita: «Civiltà è sintesi spirituale». «Se si pone mente a tutte le civiltà» - osserva Olivetti - , «alle cose che più in questo mondo si sono avvicinate all’idea di perfezione, si ritrova che in esse vi è sin tesi. / Un’opera umana è tanto più vicina a questa perfezione quanto è armo nica. E non vi è armonia senza sintesi. Talché ogni attività dello spirito deve essere presente nelle opere dell’uomo. / Perché un tale stato di cose sia pra ticamente realizzabile in una società moderna, occorre ritrovare una sintesi ove umanità, scienza, tecnica, arte, infine gli elementi costruttivi fondamenta li della società operino coordinatamente» (ibidem. Il corsivo è nell’originale). «Poiché la determinazione delle funzioni risponde a criteri di natura spiritua le, la loro sintesi è matrice, per se stessa, di civiltà» ( ivi, p. 348).
speciali rapporti tra queste forze, questi principi, queste forme,
che diano luogo a degli antagonismi creativi»30. Adriano
Olivetti, per poter realizzare politicamente «quella sintesi spiri
tuale che abbiamo indicato come necessaria al divenire di una
civiltà»31, considera fondamentale non solo la persistenza delle
antinomie, ma addirittura «la ricerca delle antitesi e dei metodi
atti a determinarle»32 nella struttura istituzionale. Tra i «valori
antitetici e creativi»33, tra le antitesi politiche elementari, egli
individua una prima generale contrapposizione tra forze tra
sformatrici e forze inibitrici: entrambe si inverano, nella precisa
situazione storica e culturale italiana34, rispettivamente in quel
le che egli definisce «forme politiche pratiche», inferite dai «prin
cipi democratici», e «forme politiche teoriche, desunte dai «prin
cipi aristocratici». A questa contrapposizione, Olivetti fa corri
spondere le seguenti coppie antinomiche: necessità - libertà,
maggioranza - unanimità, particolare - universale, decentra
mento - accentramento, conoscenza intuitiva - conoscenza
logica, sintesi - analisi, esperienza - valore35. Tale sequenza di
«antitesi creative»36 informa in generale l’edificio istituziona
30 Ibidem. Questo aspetto è stato rilevato anche da S. Santamaita, E duca
zione Comunità Sviluppo, cit., p. 106.
31 Ivi, p. 242.
32 Ivi, p. 245. Perciò «il compito del legislatore nel creare una coerente assemblea consiste: / a) nella ricerca delle antitesi politiche elementari, desunte dalle esperienze più significative del regime parlamentare; b) nella scelta dei metodi atti a determinare, per la forza delle cose, lo stabilirsi auto matico delle antitesi stesse» ( ibidem. I corsivi sono miei).
33 Ivi, p. 246.
34 Ivi, pp. 255-256. Infatti, «talune forze che sono state definite trasformatri ci possono, in talune circostanze, essere considerate inibitrici, e viceversa. [...] / Ma al legislatore non interessano le eccezioni: nell’insieme, allo stato attua le di maturità politica del paese, le cose procederebbero secondo lo schema che abbiamo tratteggiato» ( ivi, p. 255).
35 Ivi, pp. 248-253. 36 Ivi, p. 251.