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Paolo Mantegazza L ' U O M O E G L I U O M I N I ANTOLOGIA DI SCRITTI ANTROPOLOGICI a cura di Giulio Barsanti

e Fausto Barbagli, pp. 288, €30, Polistampa, Firenze 2010

66 T a bestia meno studiata

I /dai naturalisti è l'uomo" scriveva Paolo Mantegazza nel 1852. Frequentava allora, come il suo compagno di quattro anni più giovane Cesare Lombroso, l'Università di Pavia, dove en-trambi si sarebbero laureati in medicina per divenire in seguito, con affinità e differenze, luci e ombre, importanti protagonisti della ricerca tardo ottocentesca sulla natura umana.

Sette anni dopo quell'afferma-zione, Charles Darwin, pubbli-cando L'origine delle specie, met-teva a disposizione della comu-nità scientifica un potente stru-mento interpretativo, aprendo una nuova epoca nello studio di questa "bestia" così poco nota e influenzando profondamente la vita scientifica di Mantegazza. Evoluzionista convinto ma "darwinista con beneficio di in-ventario", come egli stesso si de-finì, Mantegazza fu uno degli stu-diosi italiani che più si impegna-rono nella difesa e diffusione del-le nuove idee. Al centro dei suoi interessi vi fu la specie umana: per Mantegazza l'antropologia, intesa come "storia naturale dell'uo-mo", deve studiare la nostra spe-cie "sotto il rapporto della costi-tuzione fisica, come sotto il rap-porto dello stato intellettuale e so-ciale". L'impegno in questo pro-getto di ricerca lo vide titolare, nel

1869 a Firenze, del primo inse-gnamento europeo di antropolo-gia ed etnoloantropolo-gia e fondatore nello stesso anno del Museo nazionale di Antropologia ed Etnologia. L'anno successivo creò D'Archi-vio per l'Antropologia e la Etno-logia", prezioso strumento di di-battito e di pubblicazione di risul-tati di ricerca.

Ma Mantegazza, personalità poliedrica, non fu solo antropo-logo. Fu igienista, patologo, fi-siologo, psicologo, oltre che viaggiatore e scrittore. Il suo no-me richiama alla no-memoria libri che ebbero grande successo al-l'epoca, da Un giorno a Madera alle varie "fisiologie": Fisiologia

del piacere, Fisiologia del dolore, Fisiologia dell'odio e altre

anco-ra. I suoi scritti più propriamen-te antropologici sono molto me-no me-noti, spesso pubblicati su ri-viste non diffuse presso il grande pubblico, come D'Archivio" da lui stesso creato. Molti di essi so-no però di grande interesse, ol-tre che di piacevole lettura.

A Giulio Barsanti e Fausto Bar-bagli dobbiamo la cura di un vo-lume che ne presenta una scelta. Il saggio introduttivo a firma di Barsanti, intitolato Un "poligamo

di molte scienze". L'antropologia a tutto campo di Paolo Mantegazza,

ci presenta il personaggio e il suo pensiero. I testi che seguono, pubblicati in versione integrale, toccano vari temi, da aspetti della

ricerca e dell'insegnamento in an-tropologia a questioni relative al-l'unità e diversità della nostra spe-cie, da argomenti di psicologia a interpretazioni della teoria di Darwin. Questi testi rappresenta-no, nel complesso, una lezione di metodo e un invito a riflettere sul-la necessità di considerare l'essere umano in modo integrato, evitan-do di separare natura e cultura, un messaggio molto forte che un secolo dopo avrebbe visto Edgar Morin prendere posizione contro la filosofia dominante fondata sull'opposizione tra le concezioni di individuo umano e animale, di cultura e natura. Un messaggio di grande rilevanza che, in campo museale, non riesce a svilupparsi nella Firenze di Paolo Mantegaz-za, dove il museo da lui creato è oggi solo etnografico e dove il progetto di sviluppo di un settore di antropologia fisica e di pa-leoantropologia incontra diffi-coltà di varia natura. D'altra par-te, in un'altra culla della ricerca antropologica, la Parigi dove Paul Rivet creò nel 1937 il Musée de l'Homme, questo messaggio di integrazione ha ricevuto negli an-ni scorsi un grave colpo dallo spo-stamento delle collezioni etnogra-fiche in un museo appositamente creato sulla sponda opposta della Senna, il Musée du Quai Branly.

Alcuni testi riproposti nel volu-me invitano a riflettere anche su

un altro argomento. Si è spesso insistito nel sottolineare la conce-zione gerarchica, razzista, del-l'antropologia ottocentesca. Cer-to, nelle affermazioni e nelle raffi-gurazioni pubblicate da molti an-tropologi dell'epoca questa inter-pretazione appare evidente. Ma al proposito è interessante legge-re il saggio Dei caratteri gerarchici

del cranio umano. Studi di critica craniologica, pubblicato nel 1875.

Su un campione di duecento cra-ni del suo museo, di varia prove-nienza geografica, Mantegazza ri-levò dieci misure, scelte tra quel-le più usate in craniometria.

A

pplicando con la

collabora-zione di due colleghi una sorta di blind test, li dispose quindi in ordine gerarchico, dal più "olimpico" al più "pitecoi-de". Tra il primo, un romano an-tico e l'ultimo, un toscano di Im-pruneta, troviamo variamente di-sposti maori,. egiziani antichi, neocaledoniani, calzolai fiorenti-ni, dinka, aborigeni australiafiorenti-ni, accattoni bresciani, Ugo Foscolo, daiacchi, albanesi, greci, unghe-resi... Queste misure, insomma, non consentono di stabilire limiti tra "razze": è un messaggio illu-minato e fortemente antirazzista, che altri antropologi, come Paul Topinard, avrebbero ripreso, an-ticipando affermazioni che la mo-derna ricerca biomolecolare ha pienamente confermato. •

giacomo.giacobini@unito.it

G. Giacobini insegna anatomia alla Facoltà di Medicina dell'Università di Torino

A

ssistiamo in questi ultimi anni, in Italia, a una rinno-vata attenzione nei confronti dei personaggi che contribuirono a costruire il nostro sapere scienti-fico tra la seconda metà dell'Ot-tocento e l'inizio nel secolo suc-cessivo.

Iniziative editoriali, attività espositive, conferenze hanno riacceso l'interesse per questo momento così importante per la storia della scienza, che vide nel nostro paese l'attività di personaggi di rilevanza interna-zionale.

L'antologia di scritti antro-pologici di Paolo Mantegazza di cui si parla in questa pagina ne è un esempio. A essa si as-socia il catalogo della mostra, esposta nei mesi scorsi a Firen-ze, Obiettivo uomo.

L'antropo-logia fotografica di Paolo Man-tegazza, a cura di Monica

Za-vattaro, Maria Gloria Roselli e Paolo Chiozzi (pp. 68, € 12, Masso delle Fate, Signa 2010). Di Mantegazza è stato ripub-blicato anche il romanzo

L'an-no 3000. SogL'an-no, nel 2007 da

Lupetti con il titolo L'anno

3000. Sogno di Paolo Mantegaz-za (a cura di Davide Bigalli), e

più recentemente come L'anno

3000. Viaggio verso Andropoli

(a cura di Paolo Chiozzi, pp. 160, € 14, Tipheret, Roma 2010).

A Torino, che Norberto Bob-bio definì la capitale del

positi-vismo italiano e dove numerosi furono i personaggi che forni-rono in quell'arco di tempo contributi scientifici di rilievo, da poco più di un anno è stato riaperto con un nuovo allesti-mento il Museo di Antropolo-gia criminale creato da Cesare Lombroso, riproponendo al-l'attenzione questo personag-gio così interessante e contro-verso.

Il volume Cesare Lombroso

cento anni dopo, a cura di

Silva-no Montaldo e Paolo Tapperò (pp. XVI-410, € 22, Utet, Tori-no 2009), raccoglie contributi di trenta autori, italiani e stra-nieri. Allo stesso editore si deve la pubblicazione, sempre a cura di Montaldo e Tapperò, di una raccolta di saggi rivolti al mu-seo e alle sue collezioni (Il

Mu-seo di Antropologia criminale "Cesare Lombroso", pp. 325,

€ 24, Utet, Torino 2009).

P

er le edizioni Libreria

Cor-tina di Torino è stata pub-blicata nel 2011, in versione ita-liana e inglese, una Guida alla

visita del museo (a cura di

Pie-ro Bianucci, Cristina Cilli, Gia-como Giacobini, Giancarla Malerba e Silvano Montaldo). Grazie alla casa editrice et al. sono stati ripubblicati l'ultimo libro scritto da Lombroso, de-dicato a un tema che incuriosi-va molti scienziati dell'epoca

(.Ricerche sui fenomeni ipnotici e spiritici, con saggio

introdut-tivo di Giorgio Colombo, pp. 415, € 24, 2010) e quello da lui scritto in collaborazione con Guglielmo Ferrerò, La

donna delinquente, la prostituta e la donna normale (con

prefa-zione di Mary Gibson e Nicole Hahn Rafter, pp. XIV-624, € 32, 2009).

Si segnala ancora, di immi-nente pubblicazione presso il Mulino, il volume Cesare

Lom-broso. Gli scienziati e la nuova Italia, che raccoglie contributi

di vari autori che parteciparo-no a un convegparteciparo-no con lo stesso titolo organizzato dall'Accade-mia delle Scienze di Torino (a cura di Silvano Montaldo).

Inoltre, è in stampa presso FrancoAngeli una raccolta di saggi relativi al patrimonio ar-chivistico delle istituzioni scientifiche, presentati a un convegno organizzato in occa-sione del riordino dell'archivio lombrosiano (Gli archivi della

scienza. L'Università di Torino e altri casi italiani, a cura di

Silvano Montaldo e Paola No-varia).

Per citare ancora opere su personalità della scienza torine-se di quel periodo, è opportuno segnalare che il Museo regiona-le di Scienze naturali di Torino ha creato la collana "Naturali-sti", il cui primo volume, scrit-to da Andrea Scaringella e inti-tolato Michele Lessona,

scien-ziato di molte arti. Le avventure di un naturalista insigne nell'I-talia del Risorgimento (pp. 304,

€ 20, Daniela Piazza, Torino 2010), è dedicato alla figura e all'opera di una delle persone che più si impegnarono nella diffusione in Italia del darwini-smo.

G. G.

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