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UN ARABISMO BEN CAMUFFATO: BORD[AT(IN)]O * Nella storia dell’italiano s’incontrano tre parole – evidentemente corradicali –

per indicare un tessuto di cotone, resistente ma di scarso pregio, dalla caratteri-stica coloratura a righe (e per questo detto anche rigatino): bordo, bordato e borda-tino. Le ultime due sono le più recenti e si trovano ancora oggi registrate nei

dizionari dell’uso (ad esempio, in DISC 1999 e in Zingarelli 2004): quanto alle

loro attestazioni, bordato occorre una volta nella Fiera di Michelangelo

Buonar-roti il Giovane, la cui redazione originaria risale al 1619, e ricompare poi a distan-za di tre secoli in D’Annunzio e Viani (GDLI); bordatino, invece, non ha

attesta-zioni precedenti al Tommaseo-Bellini, nel cui secondo volume (1865) la forma è messa a lemma, e ricorre poi nel Novecento in Pirandello, Pea e Viani (DELI; GDLI). Del tutto obsoleta bordo, una forma non infrequente nella Toscana dei

secc. XIII-XIV (la si ritrova in un elenco di merci senese del 1298, in due docu-menti analoghi scritti a Firenze uno tra il 1306 e il 1325 e l’altro nel 1367 e nella

Pratica della mercatura di Pegolotti: OVI),1 di cui sembrano perdersi le tracce in-torno al 1400, quando la parola fa la sua ultima apparizione nel memoriale del

* Si citano in forma abbreviata le seguenti opere lessicografiche: DISC 1999 = Francesco Sabatini-Vittorio Coletti, Dizionario italiano Sabatini Coletti, 2a ed., Firenze, Giunti, 1999; Dozy = Reinhart Pieter Anne Dozy, Supplements aux dictionnaires arabes, 2 voll., Leiden-Paris, Brill-Maisonneuve, 1927; FEW = Walther von Wartburg, Französisches Etymologisches Wörterbuch, 25 voll., Bonn, Klopp (poi Basilea, Zbinden), 1922 sgg.; GAVI = Glossario degli antichi volgari ita-liani, a cura di Giorgio Colussi, 20 voll., Helsinki, Helsingin Yliopiston Monistuspalvelu (poi Foligno, Editoriale Umbra), 1982-2006; GRADIT = Grande dizionario italiano dell’uso, ideato e diretto da Tullio De Mauro, Torino, Utet, 2000; Lane = Edward William Lane, Arabic-En-glish Lexicon, 2 voll., Cambridge, The Islamic Texts Society, 1984 (rist. anast. della 1a ed.: London, Williams & Novgate, 1863-1893); MED = Joseph Aquilina, Maltese English Dictionary, 2 voll., Malta, Midsea Books Ltd., 1987-1990; OVI = Dizionario dell’Opera del Vocabolario Italia-no, diretto da Pietro Beltrami, consultabile in rete sul sito www.vocabolario.org; Panzini = Alfredo Panzini, Dizionario moderno delle parole che non si trovano nei dizionari comuni, 8a ed. po-stuma a cura di Alfredo Schiaffini e Bruno Migliorini, Milano, Hoepli, 1942; Pianigiani = Ottorino Pianigiani, Dizionario etimologico della lingua italiana, Genova, I Dioscuri, 1988 (rist. anast. della 1a ed.: Firenze 1907); VEI = Angelico Prati, Vocabolario etimologico italiano, Milano, Garzanti, 1970; VS = Giorgio Piccitto e Giovanni Tropea, Vocabolario siciliano, 5 voll., Catania-Palermo, Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, 1977-2002; Wehr = Hans Wehr, A Dictionary of Modern Written Arabic, 4a ed., edited by John Milton Cowan, Wiesbaden, Haras-sowitz, 1979; Zingarelli 2004 = Nicola Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana, Bologna, Za-nichelli, 2004.

1. Cfr. inoltre le tre attestazioni di bort in carte mediolatine avignonesi del Trecento ripor-tate dal Glossarium latino-italianum del Sella (cit. da OVI, s.v. bordo1): « matalastium de bort » (1337) e « matalacium de lana coopertum de bort blavo […] aliud matalacium coopertum de bort virgato » (1367).

lucchese Iacopo di Coluccino Bonavia;2 tuttavia, l’occorrenza dell’alterato bor-dellino ‘vestitino di bordato’ nella prosa di Giovanni Maria Cecchi (« I’ mi muoio

di freddo con questo bordellino indosso », GDLI ) testimonia la sopravvivenza

del tipo lessicale ancora nel sedicesimo secolo.3

La quasi totalità dei lessici considera le tre forme deverbali da bordare ‘orlare’

(a sua volta denominale da bordo < francone *bord ‘bordo della nave’, e quindi

genericamente ‘bordo, margine, orlo [anche di stoffe]’), secondo processi di de-rivazione indipendenti per bordo da una parte e bordato e bordatino dall’altra: bor-dato, di cui bordatino è evidentemente – da un punto di vista strettamente

mor-fologico – il diminutivo, sarebbe un participio passato sostantivato;4 il più antico

bordo, invece, sarebbe un derivato a suffisso zero, venuto accidentalmente a

col-lidere con bordo < *bord.5

Contro questa apparentemente pacifica ricostruzione si possono opporre tre argomenti, il primo di natura semantica (riguardo a tutte e tre le forme), il se-condo di natura formale e, specificamente, morfologica (riguardo a bordo) e

in-fine il terzo relativo alla cronologia delle prime attestazioni di bordato sostantivo

e aggettivo. Li elenchiamo di seguito:

1) la stoffa in questione non si contraddistingue per un particolare tipo di orlo: a differenza del termine concorrente rigatino o del desueto vergato (cfr. verghatj ‘panni a righe’ nella lettera di un mercante senese della fine del

Due-cento),6 entrambi facenti riferimento alla caratteristica striatura del tessuto, la relazione tra bordare ‘orlare’ e il designatum resta da chiarire;

2) la presunta derivazione a suffisso zero di bordo da bordare appare isolata tra

i nomi di stoffe, per i quali il procedimento più comune è piuttosto la suffissa-zione in -ato (con funzione aggettivale e successiva sostantivizzazione)

applica-ta a una radice nominale o verbale (cfr. rigato – e non *rigo o *riga –, vergato, broc-cato ‘tessuto a brocchi, cioè ricci’, ecc.);7

2. Pia Pittino Calamari, Il memoriale di Iacopo di Coluccino Bonavia medico lucchese (1376-1416), « Studi di filologia italiana », xxiv 1966, pp. 55-428 (p. 416).

3. Non appartiene invece alla stessa famiglia lessicale il bordellino che occorre in una rima del Fagiuoli (« e nel cuor mi cacciò quel bordellino ») e che i lessicografi del GDLI, nonostan-te l’evidennonostan-te incompatibilità semantica, inseriscono sotto lo snonostan-tesso lemma della ricorrenza del Cecchi interpretandolo come un uso scherzoso con il valore di ‘cosino, gingillino’.

4. Cfr. DEI, s.v. bordato; GDLI, s.v. bordato2; GAVI, s.v. bordatìno; DELI, s.v. bórdo; GRA-DIT, s.vv. bordatino e bordato.

5. Cfr. DEI, s.v. bordo3; GDLI, s.v. bordo2; DELI, s.v. bórdo; OVI, s.v. bordo1.

6. Cfr. Arrigo Castellani, Una lettera commerciale senese del 1294, « Lingua nostra », vii 1946, pp. 29-33 (p. 32).

7. Si tratta, com’è noto, di una strategia ricorrente nella storia dell’italiano, ancora ben viva nell’Ottocento, come dimostra l’abbondanza di suffissati in -ato nei numeri del « Corriere del-le Dame » spogliati da Giuseppe Sergio (Parodel-le di moda. Il « Corriere deldel-le Dame » e il del-lessico della moda nell’Ottocento, Milano, Franco Angeli, 2010, p. 199): conformemente a quanto nota lo

3) il participio passato bordato ‘orlato’ è attestato solo dal 1752 (in Carlo

Goldo-ni: DELI), vale a dire quasi un secolo e mezzo dopo l’occorrenza del sost. borda-to in Buonarroti il Giovane, ed è plausibilmente un calco del fr. bordé:8 la presun-ta trafila da participio a sospresun-tantivo parrebbe quindi smentipresun-ta dalla cronologia delle attestazioni.

Meno cogente, infine, è la constatazione che in alcune varietà dialettali che conoscono il tipo bordato, come ad esempio il siciliano (nella variante femminile bburdata), manchi invece il verbo bordare (abburdari ‘orlare’ è voce rara – cfr. VS –,

da cui in ogni caso ci si attenderebbe *abburdata), giacché non si può escludere la

possibilità del prestito dall’italiano o da altri dialetti.

Solo fra tutti i lessicografi,9 Angelico Prati (VEI, s.v. bordo2) propone un’ipo-tesi alternativa alla derivazione di bordo da bordare, ossia l’ar. burd ‘sopravveste a

righe’, un indumento, noto anche nella forma femminile burdah e in uso in tutto il mondo arabo, fatto originariamente di papiro, come rivela la chiara relazione tra la parola e il nome arabo del papiro bard ī/burd ī.10 Quest’etimologia non presenta difficoltà né sul piano formale (lo sviluppo di u breve in sillaba chiusa

dell’arabo – con realizzazioni che secondo le varietà vanno da [ʊ] a [o] – in una /o/ romanza è del tutto regolare: cfr. coffa < ar. kuffa, fondaco < ar. funduq, tom(b)-olo ‘misura per aridi’ < ar. tumn, ecc.) né tanto meno sul piano semantico (è

normalissima, infatti, la confusione tra l’abito e il tessuto con cui esso viene confezionato: nello stesso arabo, del resto, dà testimonianza di tale confusione il geografo medievale andaluso al-Bakrī, che nel Kitābu-l-masālik wa-l-mamālik

stesso Sergio sulla base di una precedente osservazione di Maurizio Dardano (Costruire parole. La morfologia derivativa dell’italiano, Bologna, Il Mulino, 2009, p. 96), la derivazione di un agget-tivo o di un sostanagget-tivo in -ato da un altro sostanagget-tivo non presuppone necessariamente un verbo denominale dalla stessa base, o quanto meno lo presuppone solo virtualmente, dandosi spesso casi di verbi derivati in un secondo tempo dallo pseudoparticipio (come dammascato, la cui prima attestazione precede quella di damascare: DELI, s.v. damàsco) oppure di aggettivi (come perlato) privi del relativo verbo (a proposito di quest’ultima categoria, cfr. anche Ulrich Wan-druszka, Aggettivi di relazione, in La formazione delle parole in italiano, a cura di Maria Grossmann e Franz Rainer, Tübingen, Niemeyer, 2004, pp. 382-401, a p. 396).

8. Interessante la testimonianza del Dizionario moderno di Panzini, nella cui ottava edizione apparsa postuma nel 1942 ancora si sconsiglia l’uso del participio con funzione aggettivale in quanto « brutto gallicismo ».

9. Per la verità, un riferimento all’ar. bord (cioè l’ar. class. burd) è già nel Dizionario etimologi-co del Pianigiani, che però opta « più sicuramente » per una base sp. bordar ‘filettare, listare, gallonare’ senza specificare se la derivazione di bordo e bordato dall’infinito si sia avuta in italia-no o sia da considerarsi già avvenuta nella lingua fonte del prestito.

10. Cfr. Dozy; Lane; Wehr; e, in partic., R.P.A. Dozy, Dictionnaire détaillé des noms des vête-ments chez les Arabes, Amsterdam, Jean Müller, 1845, pp. 59-64, in cui si danno utili informazio-ni sulla diffusione del burd dallo Yemen all’Egitto fino al Maghreb e sul più celebre e il più venerato di questi indumenti, la burdah del profeta Mu-hammad.Û

‘libro delle strade e dei regni’ parla dell’indumento in questione usando il sin-tagma labāsu-l-burd ī, cioè ‘abito di burd ’);11 tuttavia, i lessicografi successivi a Prati non l’hanno accolta, preferendo all’ipotesi dell’arabismo la solo apparente-mente più economica derivazione interna. Proprio l’ar. burd, invece, permette

di risolvere i problemi che si sono precedentemente sollevati, in particolare 1) la relazione immotivata tra le accezioni di ‘tessuto a righe’ e ‘orlare’ e 2) l’anomalia di una derivazione a suffisso zero per un nome di stoffa; inoltre, consente di spiegare con un unico processo di derivazione la triade bordo, bordato e bordatino,

con bordo che è l’adattamento diretto dell’ar. burd, bordato che ne è il primo

deri-vato attraverso la suffissazione in -ato tipica dei nomi di stoffa (esattamente

co-me damascato è stato ricavato da damasco per indicare lo stesso tessuto) e infine bordatino che, in quanto alterato di bordato, rappresenta l’ultimo anello della

ca-tena. Una tale ricostruzione, infine, è coerente con la cronologia delle attesta-zioni e risolve quindi anche l’ultima aporia, vale a dire 3) la seriorità del part.

bordato rispetto al sostantivo omonimo.

Non bastassero gli argomenti addotti, danno conferma della provenienza non indigena dei tre termini un paio di occorrenze di bordo e bordato in testi del

Medioevo e della prima Età moderna legati in vario modo al mondo arabo, entrambe rilevanti data la scarsezza di attestazioni antiche di questa famiglia lessicale. Si citano per prime le due menzioni di bordi nella Pratica della mercatura

di Pegolotti, un’opera, com’è noto, che raccoglie l’esperienza diretta del compi-latore negli scali del Mediterraneo e, in particolare, del Levante: nella Pratica i bordi vengono trattati insieme a stoffe orientali quali i bucherami (che traggono il

proprio nome dall’ar. abū qalamūn ‘camaleonte’ e, per traslato, ‘stoffa

cangian-te’)12 e i ciambellotti (il cui nome deriva dall’ar. h«amlah attraverso l’adattamento fr.

chamelot);13 è significativo, inoltre, che una delle due occorrenze sia contenuta nella sezione dedicata allo scalo di Acri di Sorìa, cioè San Giovanni d’Acri in Terrasanta;14 ancora più significativo è che nell’altra occorrenza, che si trova nella sezione dedicata ai porti della Puglia, si faccia esplicito riferimento alla provenienza orientale dei bordi e delle altre stoffe (« E se avessi bucherami o

bordi o ciambellotti in Brandizio che venissono d’oltramare, sì pagheresti 10 tarì per pondo »), ciò che, come nota l’editore del testo, trova un interessante parallelo nel nome inglese di questo tessuto, che è bordalisander ossia ‘bordo di 11. La citazione di al-Bakrī è tratta da Dozy. Quest’ultimo considera burd ī un sostantivo e traduce di conseguenza « habillement de papyrus »; più verosimilmente, però, la parola sarà un aggettivo ricavato da burd mediante l’aggiunta della nisbah, cioè della terminazione caratteristi-ca degli aggettivi relazionali -ī, con l’accezione quindi di ‘fatto di burd’.

12. Giorgio Raimondo Cardona, Italiano ‘bucherame’, in Studi linguistici in onore di Vittore Pisa-ni, 2 voll., Brescia, Paideia, 1969, vol. i pp. 205-19.

13. FEW, s.v. hamlat.

14. Francesco Balducci Pegolotti, La pratica della mercatura, ed. by Allan Evans, Cambridge (Mass.), The Mediaeval Academy of America, 1936, p. 64.

Alessandria’.15 A queste testimonianze è da aggiungere la menzione di bordato

(« uno abito di bordato vechio ») nell’inventario dei beni di un capitano maltese, Pietro Micallef (nel documento Michaellef ), che è stato copiato in un atto del

consolato francese di Tunisi dell’11 settembre 1671:16 nel glossario all’edizione da me allestita ho interpretato erroneamente bordato come un prestito dallo sp. bordado ‘bordatura, rilievo su tela’, che mi sembrava, date da una parte

l’occor-renza isolata di bordato in Buonarroti il Giovane e dall’altra la frequenza d’uso

della voce spagnola, il candidato migliore in un contesto, come quello delle cancellerie tunisine, fortemente segnato dal contatto con le varietà iberoro-manze.17 Una volta definito il quadro generale, è invece possibile ricondurre il

bordato del documento (maltese-)tunisino, assieme all’attestazione in

Buonarro-ti il Giovane, alla stessa famiglia lessicale di bordo, ricavando dall’attestazione del

vocabolo in una carta maghrebina che la produzione e il commercio dei bordi o

dei bordati interessavano ancora nel Seicento il Mediterraneo di lingua semitica.

Il fatto poi che bordato si trovi nell’inventario di un capitano maltese induce

nello specifico a identificare il tessuto con quella stoffa a righe caratteristica di Malta che nella varietà locale prende il nome tanto di bordi quanto di bordat

(MED): la compresenza in maltese del prestito romanzo (bordat < bordato) con il

riflesso dell’originario aggettivo relazionale arabo già incontrato in al-Bakrī (bordi < burd ī) getta ulteriore luce sull’origine semitica di questo vocabolo, la cui

relazione etimologica con bordare va quindi definitivamente esclusa.

Daniele Baglioni

Le tre parole bordo, bordato e bordatino, tutte indicanti un particolare tipo di tessuto a

righe, vengono generalmente considerate deverbali da bordare, il che mal si concilia con

la semantica, con i processi di derivazione all’origine di molti nomi di stoffe e con la cronologia delle attestazioni. Più plausibilmente le tre forme andranno ricondotte all’ar.

burd ‘sopravveste a righe’, come indiziano alcune precoci occorrenze di bordo e bordato in

testi d’ambito o di provenienza levantini.

Abstract inglese

15. Ivi, p. 162, per la citazione, e p. 414, s.v. bordi, per il commento di Evans.

16. Daniele Baglioni, L’italiano delle cancellerie tunisine (1590-1703). Edizione e commento lingui-stico delle “carte Cremona”, Roma, Accademia dei Lincei-Philological Society, 2010, p. 329.