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no scolpirsi ad una ad una nell'aria prima, negli animi dei suoi Arditi poi:

« Se vi è qualcuno che ha diritto a montare la Guardia alla Mostra della Rivoluzione, se v i è qualcuno — uno 0 molti — che ha il diritto e l’onore di montare la guar­

dia alla Mostra della Rivoluzione Fascista, questi non pos­

sono essere che gli Arditi di Guerra, in generale, e gli A r­

diti Milanesi in particolare.

« N oi non possiamo dimenticare e non dimentiche­

remo mai gli eroismi, le giornate memorabili del Covo di via Cerva, c le Guardie di Paolo da Cannobio. Erano tem­

pi difficili, anzi difficilissimi quelli e gli Arditi mi furono intorno e non si risparmiarono mai.

« Cosa importa che passino gli anni e che passino con ritmo vorticoso? N oi diventiamo sempre più duri e inflessi- bili. Lo eravamo allora; lo saremo sempre.

« Non permetteremo mai che il popolo italiano — il grande, il grandissimo popolo italiano — quello che lavora, il popolo dei campi e delle officine — i lavoratori — non abbiano la Patria che essi meritano per i sacrifici, la disci- plina di guerra e di pace sempre dimostrata.

<( V i guardo in faccia, Arditi, e leggo nei vostri occhi che sentite profondamente questi sentimenti. Sì! V i è an­

cora qualche zona infetta, qualche residuo che ha bisogno di essere rigenerato.

« Che cosa dice il Sacrario?

(( Dice che la giovinezzd che ha tutto dato ha an- ch'essa dei diritti come ha dei doveri, e grandi doveri. Non crediate che tutto sia finito! Sarebbe estremamente danno­

so pensare che sia finito.

y .

(( Io considero l’Arditismo italiano come il mio batta­

glione di punta per ogni evento, pjsr ogni lotta, per ogni momento.

<( Sono sicuro, Arditi, che le mie parole resteranno impresse nei vostri spinti ».

« L a fine del breve e vibrante discorso del Duce pro­

voca un senso di indicibile commozione negli Arditi rima­

sti rigidi nella posizione dell’attenti. Poi è uno scoppio di entusiasmo che raggiunge il delirio quando il Duce dice:

— Ora farete una fotografia con me!

« Vedo Arditi, mutilati, feriti, superdecorati avete gli occhi lustri.

« Fatta la fotografia il Duce, Ardito fra gli Arditi, in­

tona l'Inno di « Giovinezza ». 10 7 voci, gravf come un rito, gli fanno eco. L ’ Inno degli Arditi vien salutato al lampeggiar dei pugnali poi che il Duce ha tolto dalla guaina del Tenen­

te Comelli di Milano il pugnale e lo brandisce.

« 10 7 pugnali escono da ogni dove.

« Il canto continua sempre più solenne. L ’Arditismo squadrista è ancora una volta intorno al suo Capo, come ai tempi del '1 9 , come ai tempi del 15 aprile 19 19 .

« Poi un saluto alla voce, più profondo, più grave, più risonante del primo. E ’ una promessa e un ringraziamento!

E ' l’eterno riaffermarsi della fede imperitura.

« 11 Capo del Governo, Benito Mussolini, torna al suo lavoro cosi come le sue Fiamme di guerra, gli Arditi quel­

li che furono chiamati: « fra i figli d'Italia, i preferiti ».

MUSSOLINI E C U ARDITI

137

IL D U C E IN A U G U R A IL N U O V O CO VO D E G L I A R D IT I M IL A N E S I

(6 OTTOBRE 19 34 'X II)

A ll’Arditismo italiano non poteva toccare onore più grande di quello di veder consacrato dalla visita del Duce il nuovo Covo di via S. Francesco d'Assisi, 5 degli Arditi milanesi.

D a due giorni gli Arditi della città ambrosiana erano tormentati dall’ansia più riposta e lancinante. Verrà? Non verrà? E ad alimentare la loro speranza c’era l ’episodio della stazione ferroviaria di Milano quando il Duce, appena sceso dal treno presidenziale, aveva voluto baciare il vecchio Ga­

gliardetto degli Arditi.

M a sapevano anche che il Duce, in quei tre giorni di soggiorno milanese, era così preso da un denso programma di visite da mettere a dura prova il suo tempo e lo stesso suo fisico d ’acciaio.

Se proprio il tempo non glie lo avesse permesso? Gli Arditi erano così irrequieti in quei giorni da diffidare di tutto e di tutti: giungevano persino a insinuare sull’esisten­

za di interferenze di gente che non vuole troppo bene agli Arditi per far dimenticare al Duce la promessa fatta. E si diceva anche che, trovandosi la sede degli Arditi in mez­

zo a un dedalo di stretti vicoli, la polizia sarebbe interve­

nuta a sconsigliare tale visita. Bubbole, tutte bubbole.

’S'€\

Quando il Duce ha promesso una cosa si può essere certi che essa sarà mantenuta.

Infatti al venerdì sera 5 ottobre 19 34 alle ore 22 una telefonata del Prefetto al presidente della Sezione, cap. Rc- sega, precisava ufficialmente che il Duce sarebbe venuto alla sede degli Arditi all’indomani alle ore 17 ,4 5 .

Salti di gioia, quella sera in V ia S. Francesco d’A s­

sisi! Finalmente l’arditismo milanese poteva avere l’onore di ospitare di nuovo il Duce nel proprio Covo. L ’ ultima visita risaliva ad un’epoca così lontana — primavera 19 2 1

^ quando il Duce per gli altri era semplicemente Benito Mussolini, ma per gli Arditi era anche allora un Capo me­

raviglioso, degno di essere seguito da tutte le « Fiamme » d’ Italia.

AU’indomani gli Arditi, dopo aver presenziato inqua­

drati __ e al posto d’onore attorno alla tribuna — al for­

midabile (( discorso agli operai » tenuto dal Duce nella vasta Piazza Duomo della metropoli lombarda, si portava­

no rapidamente alla loro sede m attesa di ricevere il pre­

mio più ambito della loro attività instancabile e disinte­

ressata: la visita del Duce.

Radunati nel cortile della sede sfogavano l’impazien­

za dell’attesa in canti di guerra e m Alala poderosi all in­

dirizzo del Duce e alle fortune della Patria. C ’erano anche molti Arditi dei Nuclei della provincia.

L ’ora si avvicina e l’attesa diviene ancora più spasmo­

dica. Airingresso della sede ci sono i dirigenti per ri­

cevere il grande ospite: Edmondo Mazzucato, ispettore na­

zionale della Federazione Arditi in rappresentanza del Pre­

sidente Nazionale, on. Parisi, assente perchè comandato U i-Il

li;

MUSSOLINI E GLI ARDITI

f

altrove, il Presidente della Sezione cap. Resega, il col. Ba- seggio, il ten. N egri, l ’a w . Gianturco, Eno Mecheri, T a w . Cardini, il cap. Carcano, Volpi, Bianchi, Gino Svanoni, Malaspina, il ten. Gixnelli. Con essi è S . E . Bottai, tenente degli Arditi, che in quei giorni £u di prezioso, validissimo ausilio per la Sezione Arditi di Milano.

U na grande folla di popolani del rione è assiepata ai margini della via per prender parte anch’essa alla gioia degli Arditi per questa visita insperata e significativa. Tut.- te le finestre ed i balconi, già adorni di tricolore, si ravvi­

vano delle luci di centinaia di lampioncini multicolori.

Sentiamo il rombo di una macchina: tutte le orecchie si tendono mentre i cuori accelerano i propri battiti. E ’ un falso allarme. Si tratta di una macchina che viene a prcan»

nunciarci il prossimo arrivo del Duce. Come contenere tan­

ta trepidazione? Contiamo i minuti e ci guardiamo negli occhi senza essere capaci di articolare una intera parola.

L ’emozione per quegli ultimi attimi ci ha preso la strozza.

Ma ecco altri motori che rombano: — E ’ Lui! E ’ il Duce! — si grida da ogni parte, mentre tutti gli sguardi si dirigono in una unica direzione e i colli si allungano per vedere meglio.

U na fila di macchine ha imboccato la stretta V ia S.

Francesco d’Assisi. Applausi, canti, grida salgono al cielo.

Popolane e operai stendono le braccia nel saluto romano.

Il Duce, che veste la divisa di Caporale d’onore della Milizia, scende rapidamente dalla macchina e volge sorri­

dente il volto maschio verso quella folla umile e pur così sinceramente entusiastica. Sono con Lui S. E . Starace, S. E.

Ciano, il Prefetto, il Segretario Federale Rino Parenti.

i

V porta nel salone del Covo dirigendosi subito all’affresco cen­

trale ove è rievocato l ’episodio del corteo milanese della evidente compiacimento per quella originale riesumazione storica, si rivolge alle altre decorazioni del salone sempre mostrando la propria interiore soddisfazione. S i volge quin­

di verso il gruppo dei dirigenti l ’arditismo milanese rico­

noscendoli e sorridendo loro. A l camerata Mecheri chiese alcune notizie suirefficienza della Sezione facendogli poi consegnare dal proprio Segretario particolare, comm. Seba­

stiani, la somma di lire cinquemila per gli A rditi bisognosi.

E poiché dal sottostante cortile, gremitissimo di A rdi­

ti, giungevano altissime le invocazioni al Duce, questi si approssimò al balcone e mentre ai dirigenti dichiarava su­

bito che agli Arditi non si devono fare .discorsi, alla massa entusiastica sottostante fece cenno di attenderlo che sarebbe sceso subito in mezzo ad essa. Assistiamo così al gesto più

.? •

I. i- M

entusiastiche, e ad un suo cenno il canto di <( Giovinezza », il canto di guerra degli Arditi, si eleva solenne quasi a ce-- lebrazione di un mistico rito. Il Duce dal centro, dirige c canta con i suoi fedelissimi quel canto di guerra che segno neiritalia caporettaia l’ inizio della riscossa e della rinascita italica.

Dobbiamo dire tutto: quel gesto del Duce da solo vrebbe conquistato l ’animo di tutto un esercito di Arditi. E il gesto del grande Capo d'azione, e solo gli Arditi poteva- no comprenderlo in tutta la sua bellezza. Coloro che tre­

pidavano — fra le autorità del seguito — nel vedere il Duce tutto solo in mezzo a quel migliaio di Arditi armati di pugnale mostrarono di non conoscere 1 alta nobiltà del­

l’animo dell’Ardito d’Italia. Benito Mussolini ben la co­

nosce!

Quando il Duce abbandona il cortile delle « Fiamme » per dirigersi verso l’uscita, l’entusiasmo prorompe in nuove e più vibranti ovazioni. G li Arditi tutti sentono il con­

tatto spirituale e profondamente intimo con il loro Capo e vogliono dire a Lui, in quella serata indimenticabile, quan­

to grande sia la fede nell’idea da L.ui suscitata e alimen­

tata di continuo.

L 'A Noi] che saluta il Duce mentre s’avvia verso l'auto­

mobile, così come quello che lo ha accolto all arrivo, ha la podcrosità del tuono e la possanza del vecchio grido di guerra rievocante tutta una tradizione di gloria e una pro­

messa lanciata verso l’avvenire.

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MUSSOLINI E C U ARDITI

143

IL D U C E S C R IV E L A L A P ID E PE R IL CO VO D I V IA C E R V A

L a celebrazione del X V II Annuale degli Arditi mila­

nesi avvenuta a Milano il 19 gennaio 19 36 -X IV si risolse nell’apotesi di tutto l ’Arditismo italiano il quale si mostrò giustamente fiero di questo ampio riconoscimento venuto dal Duce che non dimentica chi nei momenti tormentosi della vigilia eroica fu con Lui, fedelmente e devotamente, pronto allo sbaraglio ed a tutti i sacrifici.

Quando Edmondo Mazzucaio, presidente della Sezione milanese della Federazione Nazionale Arditi d’Italia, fece arrivare al Duce il desiderio degli Arditi di Milano perchè nel vecchio « Covo » di V ia Cerva fosse apposta una lapide da Lui dettata e che la stessa V ia venisse ribattezzata in V ia degli Arditi, la risposta non si fece attendere più di ventiquattr’ore. Ed era una risposta favorevole che accoglie­

va in pieno le aspirazioni degli Arditi che ne rimasero pro­

fondamente commossi. Invero questa rapida soluzione non era prevista da alcuno. T utti gli Arditi — anche i diri­

genti — pensavano che il Duce, in quei momenti di pro­

cella europea e mondiale, avesse ben altro che pensare agli Arditi milanesi ed alle vicende superatissime, anche se eroi­

che e gloriose, dei lontani tempi di via Cerva e via Paolo da Cannobio.

Invece il Duce, ancora una volta, seppe mostrare la propria ipersensibilità che gli permette di essere

instanca-w

r-13

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i ' 1! i.

bilmentc presente anche nei particolari della vita quotidiana della Nazione.

Gli A rditi milanesi non potevano non essere ricono­

scenti al Duce di questa novella prova di amore. Il loro in­

fallibile istinto che li indusse, nel lontano novembre 19 18 , a stringersi attorno a Lui come ad un Capo riconosciuto di Arditi, seguendolo' fedelmente nella lotta ingaggiata special- mente contro i denigratori della Vittoria, più che mai dive­

niva per gli Arditi ragione di iìerezza e di gioia interiore.

E se anche oggi le lame dei loro pugnali sono levate e pronte a tutti gli staragli è perchè quel Capo da loro scelto nel lon­

tano 1 9 18 si è rivelato ancora più formidabile di quello che gli A rditi avevano nettamente presentito in Lui.

L a cerimonia assunse un carattere di maggiore signi­

ficazione anche per Tintervento del Segretario del Partito.

Sino dal mattino la Sede della Sezione Arditi era affollatis­

sima di Fiamme e di rappresentanti delle Sezioni della F . N . A . I. venuti di fuori.

Primi a giungere sono: il nostro Presidente Nazionale on. Alessandro Parisi salutato alla voce da tutti i presenti.

Con lui sono il Segretario generale ten. colonnello Radicati, S. E . Ton. Cao di S . Marco, la Medaglia d ’Oro on. Rossi- Passavanti, l’on. Ernesto Parodi, il Console Romagna del Comitato Centrale.

A lle ore 15 , ora fissata per l'Adunata in Sede, gli A r­

diti hanno invaso il salone e il sottostante cortile.

Il tempo ha voluto mostrarci una certa ostilità facendo scendere sulla metropoli lombarda tma pioggerella fine ed insistente commista a fiocchi di neve.

V

35) - Medaglia d’Oro Padre Regicaldo Giuliani: il Santo degli Arditi.

“ Dopo lungo, accanito combattimento in campo aperto, sostenuto contro forze soverchiami, si prodigava nell'assistenza dei feriti e nel ricupero dei Caduti. Di fronte all'incalzare del nemico, alimentava con la parola e con l'esempio l'ardire delle sue Camicie Nere, gri­

dando: "Dobbiamo vincere, il Duce vuole cojl». Chinato su di un Caduto, mentre ne assicurava l’anima a Dio, veniva gravemente ferito.

Raccolte le sue ultime forze, partecipava ancora, con eroico ardi­

mento, all'azione, per impedire al nemico di gettarsi sui moribondi, alto agitando un piccolo Crocefisso di legno. Un colpo di scimitarra, da barbara mano brandita, troncava la sua terrena esistenza, chiu­

dendo la vita di un apostolo, aprendo in Dio quella di un martire di una santa crociata.Beles, 21 gennaio 1936-XlV „.

MUSSOLINI E GLI ARDITI

145 Assume il comando della colonna degli Arditi la Meda­

glia d ’Oro onorevole Rossi-Passavanti, mentre il comando degli Arditi milanesi viene affidalo al ten. Luigi E . Gian- turco, del Direttorio della Sezione milanese che è tutto pre­

sente nelle persone del suo presidente Edmondo Mazzu- cato, Gimelli, Mecheri, dottor Solari, Volpi, avv. Gaietti.

L a colonna degli Arditi milanesi — tutti in maglione nero, pantaloni grigio verdi, mollettiere nere, fez e guanti neri è forte di oltre 600 Fiamme, mentre gli Arditi dei Nuclei della Provincia (Monza, Lodi. Sesto S. Giovanni, Seregno, Melegnano, Legnano) ascendono a circa 200.

Seguono le rappresentanze delle Sezioni della F. N . A . I. con il loro labaro e un totale di 300 Arditi. Sono pre­

senti le Sezioni di Roma, Padova, Novara, Vicenza, Lecco.

Bologna, Bergamo, Pavia, Busto Arsizio, Como, A sti, Bol­

zano, Piacenza, Trento, Venezia, Genova, Cremona, Bre­

scia, Verona, Vercelli, Lucca. Varese. Napoli, Torino.

Firenze, Imperia, Savona, Bolzano.

Notiamo molti presidenti di queste Sezioni fra cui il capitano Pier Filippo Castelbarco della Sezione di Trento, il cap. Cecchin di quella di Padova, Venturini di Asti, Barisonzo di Novara, Brunello Pier Francesco di Vicenza, Ratti Luigi di Lecco, dott. Pieragostini di Bergamo, Pom­

peo Buora di Piacenza, Fraschetti di Venezia, Montanelli di Bolzano, Pigazzi di Roma.

Impossibilitati ad intervenire avevano telegrafato, da ogni parte d ’Italia, Sezioni e camerati. Molto gradito e si­

gnificativo il telegramma del generale Ottavio Zoppi, ex comandante la I Divisione d’Assalto: « Con animo me­

more e fedele sono presente con tutta l’anima ».

IO. - AJwje/r’in e /// jlrdm .

L'ammassamento delle forze che dovranno sfilare as­

sieme agli Arditi in Piazza Duomo, dove è stata eretta la tribuna per il Segretario del Partito e per le autorità, av­

viene con composta austerità.

Con gli Arditi, infatti, sfileranno i Sansepolcristi, gli Squadristi, il Battaglione d'Assalto C C . N N . della M ili­

zia, i Giovani Fascisti, gli Avanguardisti.

Sono ormai le 17 ,3 0 , la pioggia e il nevischio persi­

stono tenacemente. L a sera è calata rapidamente ma Piaz­

za Duomo è illuminata a giorno e la folla che v i è adden­

sata non dà i minimi segni di stanchezza per quell’attesa sotto l’acqua.

Diverse musiche si alternano ai suoni degli inni della Patria e quello di « Giovinezza » degli Arditi ricorre più di ogni altro.

Ecco che da via Foscolo giunge a piedi il Segretario del Partito. Sono con lui S . E . Russo, capo di Stato M ag­

giore della Milizia, S. E . Grazioli, ispettore generale della Pre-Post-Militare, l ’on. Parisi, presidente della F .N .A .I., il Prefetto Motta, il Federale Rino Parenti, il Gen. Grassi, comandante del Corpo d’Armata. Anche nelle tribune late­

rali si scorgono moltissime autorità tra cui. S . E . De Capi­

tani d ’Arzago, ministro di Stato, S. E . T ito Preda, primo Presidente della Corte d’Appello. S. E . Todeschini Lalli, comandante la zona aerea territoriale, il gen. Rossi della Divisione, i generali Mainoni d ’Intignano e Roux, il Con­

sole generale Preti, Sandro Giuliani del Popolo d’Italia, il Podestà a w . Pesenti, l ’ing. Bclloni, preside della Provin­

cia, ecc.

MUSSOLINI E GLI ARDITI

147 U no ^ u illo di tromba fa irrigidire sull’attenti la co­

lonna che intanto si è avvicinata al luogo deUo sfilamento.

L a Medaglia d’Oro Rossi-Passavanti, che è in testa agli A r­

diti, grida gagliardamente il comando e mentre la fanfara attacca una veloce marcia di parata gli Arditi si mettono in moto col loro passo veloce e elastico.

In testa è il labaro della Federazione Nazionale retto dal cap. Mannucci e subito dopo quello di Milano attorniato da tutte le fiamme dei Nuclei e delle Sezioni Arditi inter­

venute. Questa selva di gagliardetti neri, che procedono sot­

to l’acqua inargentata dai fasci di luce di potenti riflettori, offre uno spettacolo quanto mai imponente e suggestivo.

L a colonna degli Arditi raggiunge in perfetta forma­

zione la tribuna del Segretario del Partito gridando per il Duce il più potente A noi! dì guerra. S. E . Starace con la mano alzata nel saluto romano, sorride con compiacenza a questa vecchia gente del pugnale che non sente gli anni e sa mostrare un volto tuttora giovanile mentre il passo è an­

cora quello felino dei cento assalti vittoriosi.

Difatti il Segretario del Partito volgendosi al Presi­

dente Nazionale pronunzia ad alta voce: « Sono sempre gli stessi: sono tutti buoni per la guerra ».

L a folla che gremisce Piazza Duomo applaude gli A r­

diti e guarda ad essi con commossa ammirazione.

U n secondo gagliardo comando di Rossi-Passavanti e gli Arditi si mettono a passo di corsa per Corso Vittorio Emanuele senza una defezione, senza una coda.

A gli Arditi seguono gli Squadristi e i giovanissimi ai quali gli Arditi furono maestri e precursori.

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Proseguendo per G ìrso Vittorio Emanuele e via B u rini la colonna degli Arditi si porta in via Cerva al vecchio e glorioso « Covo » diciannovista.

N ell’attesa di S. E . Starace, davanti al quale devono ancora sfilare quasi ventimila persone, gli Arditi si mettono ad intonare i loro inni guerreschi mentre potenti alalà si elevano all’indirizzo del Duce.

L a lapide da scoprire è avvolta dal tricolore ed è situa­

ta di fianco alla porta del locale terreno che ospitò gli A r­

diti. Davanti e attorno ad essa si sono concentrati tutti i

« vecchi musi » del Covo. Si riconoscono tutti ad uno ad uno e sul volto di ognuno si legge l’ interiore gioia per lo avvenimento.

Come era stato prestabilito una rappresentanza di tutte le formazioni che avevano sfilato era rimasta schierata col proprio gagliardetto lungo le vie Borgognone c B u rini per salutare alla voce l’arrivo di S. E . Starace che non ha tar­

dato molto a comparire. T re squilli di tromba hanno annun­

ziato l ’inizio della cerimonia. A d un cenno del Segretario del Partito il tricolore che copriva la lapide viene tolto e al grido di S. E . Starace: « Saluto al Duce » gli Arditi ri­

spondono con un possente « A N oil ». L a musica intona l’inno « Giovinezza » a cui fanno eco gli Arditi il cui entu­

siasmo è straripante.

L a lapide, nella quale è stato riprodotto in fac-simile l’autografo del Duce, è una mirabile sintesi del contributo dato dall’Arditismo alla causa della Nazione:

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