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3. Essere Assistente Sociale oggi: abilità, vantaggi, svantaggi nel rapporto con l’utenza.

3.1. Le funzioni, le competenze e gli ambiti di intervento dell’Assistente Sociale del

3.1.3. Area emergenza economica e sociale

Gli interventi a sostegno del reddito e delle condizioni di emergenza economica, sono certamente quelli più diffusi nella prassi quotidiana dei servizi sociali del Comune. Le condizioni di forte disagio e carenza di lavoro che stanno caratterizzando il Paese italiano negli ultimi anni, hanno certamente comportato l’incremento del numero delle richieste di sostegno economico rivolte ai servizi.

Secondo l’ISTAT “è povero il nucleo familiare che spende meno di ciò che sarebbe necessario spendere per avere una vita dignitosa”.67

Una ricerca condotta a campione sulla Regione Sardegna, nel 2010, evidenzia che una famiglia su 5 si trova in condizione di povertà. Il fenomeno colpisce per lo più le famiglie numerose (5 o più componenti) , quelle con minori a carico, quelle con anziani, quelle in cui il capofamiglia ha un basso titolo di studio, è un operaio, è in cerca di occupazione. 68

È importante sottolineare come, alle famiglie che si trovano da tempi relativamente brevi in condizioni di disagio economico, si associano nuclei “cronici” che fanno della richiesta di intervento ai servizi sociali prassi ormai consolidata da anni, che si trasmette da generazione in generazione.

Tali nuclei, sovente, non svolgono un’attività lavorativa non a causa delle scarse possibilità presenti sul territorio, ma perché di fatto, non si sono mai impegnati alla

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Per una spiegazione più esaustiva del servizio, si rimanda all’ “Area anziani, non autosufficienza e disabilità” del presente elaborato.

67 Fondazione Zancan,“La povertà in Sardegna” rapporto di ricerca, anno 2012, pag.15. 68“La povertà in Sardegna” ,op.cit., pag.14.

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ricerca di un lavoro stabile. Trattasi di famiglie il cui sostentamento è caratterizzato dallo svolgimento di piccole mansioni prive di coperture assicurative e pertanto “sommerse”, il cui ricavato viene integrato dagli interventi di sostegno economico del Servizio Sociale comunale, trattandosi di nuclei “a reddito zero”. In molti casi, la poca disponibilità di denaro, è associata alla cattiva gestione dello stesso. Capita spesso nella realtà quotidiana dei servizi sociali, di appurare come, nelle abitazione dei c.d. poveri assistiti dal Comune, manchino i servizi essenziali ( ad esempio l’acqua, i generi alimentari di prima necessità come il pane o il latte), ma vi siano televisori, pc e telefoni cellulari di ultima tecnologia.

I numerosi tentativi ad opera delle amministrazioni comunali, di effettuare controlli sulle reali condizioni economiche dei nuclei e sulle modalità di gestione del denaro “pubblico” a loro destinato, non sortiscono talvolta gli esiti sperati. Nella maggioranza dei casi infatti, i nuclei che basano il loro sostentamento sugli aiuti del Comune, hanno acquisito le opportune strategie per passare inosservati ai controlli o giustificazioni cui appellarsi a sostegno della loro condizione.

Quella sopra descritta, rappresenta la gran parte della fascia di utenza assistita economicamente dai Comuni, soprattutto in quelli di piccole dimensioni, dove l’abbondanza di trasferimenti economici da parte delle Regioni rispetto al ridotto numero di abitanti, causa il perpetrarsi dell’assistenzialismo.

Tuttavia, vi è un’altra tipologia di utenza, seppure residuale nella quotidianità dei servizi, rappresentata da coloro che si trovano realmente in una condizione di disagio economico, ma che difficilmente chiedono aiuto all’Assistente Sociale. Trattasi per lo più di persone che nella loro vita, hanno sempre lavorato e badato in autonomia alle esigenze delle proprie famiglie, e che, per cause sopravvenute, si trovando in una condizione di difficoltà. In questi casi, l’ammissione di avere bisogno dell’intervento del servizio sociale, viene vissuta con grave frustrazione ed è accompagnata da un forte senso di vergogna. Nel colloquio con l’operatore raccontano di sentirsi profondamente colpiti nella dignità : “Mai avrei immaginato nella mia vita, di dover chiedere aiuto a lei….” Oppure “ per cortesia non ne parli con nessuno” o ancora “ appena avrò un lavoro restituirò quanto ho ricevuto”, sono modalità espressive che, accompagnate ad uno sguardo sfuggente e spesso ad colorito arrossito, forniscono all’operatore gli elementi chiavi per valutare la condizione di reale bisogno.

La legge quadro 328/2000, sul sistema integrato d interventi e servizi sociali” riconosce un ruolo di fondamentale importanza alle “politiche e prestazioni coordinate nei diversi settori della vita sociale, integrando servizi alla persona ed al nucleo familiare con eventuali misure economiche”.69

Tuttavia, a livello nazionale si evidenziano profonde disomogeneità nell’adozione di politiche di welfare destinate a sostenere i nuclei in condizione di accertata povertà.

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Trattasi, nella maggioranza di casi di politiche definite “di welfare riparatorio”, ossia incentrate non sulla prevenzione del disagio, ma sul “alleviamento” momentaneo delle condizioni di difficoltà emergenti.

Tra gli interventi attivati dal servizio sociale comunale, quello più diffuso nella prassi lavorativa è l’intervento economico straordinario. Si tratta di un sussidio monetario che può essere considerato come un intervento integrativo a sostegno della famiglia o dell’utente oppure anche una risorsa di cui l’assistente sociale dispone per raggiungere gli obiettivi definiti nel progetto di intervento.70 Spesso, ma non sempre e necessariamente, è legato alla richiesta dell’utente.

Siamo consapevoli che talvolta, l’intervento economico viene utilizzato “tampone” a fronte di situazioni che si presentano con le caratteristiche dell’urgenza, rinviando ad un secondo momento l’analisi più approfondita della situazione.

Il sussidio, tuttavia, non dev’essere semplicemente una prestazione a fronte di una richiesta, né una risposta che esaudisce il lavoro con l’utente; soprattutto, non è una sorta di diritto che l’utente acquisisce una volta per tutte e rispetto al quale il rinnovo diventa una pura formalità burocratica. È necessario che il sussidio sia associato ad un “intervento sul caso” e sia inserito in un progetto più ampio di aiuto all’utente; in caso contrario, l’assistente sociale apparirà agli occhi dell’utente come un burocrate a cui rivolgersi se si ha bisogno dei soldi.

Sovente, la richiesta di aiuto economico può mascherare difficoltà di altro tipo che non emergono in prima istanza, sia per incapacità dell’utente a definire ed evidenziare con chiarezza il suo problema, sia per l’immagine assistenzialistica che i servizi hanno indotto nella popolazione.

È dunque fondamentale un’analisi accurata della domanda che consente di far affiorare eventuali problematiche sottese e capire sino a che punto le difficoltà siano realmente di natura economica e quanto accompagnino o coprano bisogni di altra natura.