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Ariosto, Calvino e il postmoderno

Capitolo terzo: La contemporaneità del passato

3.3 Ariosto, Calvino e il postmoderno

Se confrontiamo il giudizio di Benedetto Croce, che in un saggio critico del 1920 descrive l’Orlando furioso come il poema dell’armonia, 288 con alcune osservazioni di Calvino sullo stesso poema e in generale sull’autore Ariosto, notiamo subito una divergenza interpretativa:

Questo poeta [Ludovico Ariosto] così assolutamente limpido ed ilare e senza problemi, eppure in fondo così misterioso, così abile nel celare se stesso […] con tanta tristezza pur nel suo continuo esercizio di levità ed eleganza.289

In realtà, nel secondo Novecento, sono in molti tra critici, interpreti e filologi, a condividere lo stesso tipo di lettura di Calvino, mettendo in luce nel poema di Ariosto una forte componente di disarmonia e d’irrequietudine, dietro una superficie di apparente ordine ed equilibrio. Già a partire dalla stesura del testo, vediamo Ariosto continuamente impegnato ad aggiungere, revisionare ed escludere parti del poema, lavorando in un contesto storico e politico di instabilità e cambiamento. Un

287 I. Calvino, Il midollo del leone da Una pietra sopra, Saggi 1945- 1985, cit., p. 23.

288

B. Croce, Ariosto, Shakespeare, Corneille, Laterza, Bari 1968.

289

I. Calvino, Tre correnti del romanzo italiano oggi da Una pietra sopra, in Saggi 1945- 1985, cit., p. 74- 75.

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approccio al testo di questo tipo, che non si limita quindi a coglierne solamente l’apparente armonia, favorisce l’avvicinamento tra il poema cinquecentesco e la sensibilità ed i gusti del secondo Novecento. Calvino quindi, non solo attraverso la propria attività di saggista e curatore di un’edizione del poema ariostesco, favorisce la riscoperta del Furioso, mettendone in luce la contemporaneità e l’efficacia comunicativa, ma anche, come abbiamo dimostrato, mediante le opere di invenzione letteraria fa propri alcuni degli strumenti espressivi e narrativi di Ariosto, reinterpretandoli in uno stile personalissimo.290

Remo Ceserani in un articolo intitolato Ariosto, il moderno e il postmoderno si sofferma sulle caratteristiche del Furioso, che giustificano una “riscoperta da parte della sensibilità postmoderna” del poema cinquecentesco ed “un’adesione quasi istintiva per quel mondo di gesti, valori, avventure” da parte dei giovani lettori “postmoderni”,291

la cui “sensibilità romanzesca e metanarrativa, digitale e multimediale”, si accende di entusiasmo di fronte al testo di Ariosto.292

Prima di tutto Ceserani individua nel “gusto postmoderno della contaminazione dei generi e del pastiche”, una corrispondenza nel modo in cui Ariosto mette insieme il genere romanzesco ed epico, inserendo inoltre elementi narrativi di tipo novellistico e fiabesco, figurazioni mitologiche, costruzioni allegoriche. In particolare la commistione tra epos e romanzo, crea un continuo alternarsi tra una linea che tende alla chiusura ed un’altra che porta invece alla digressione ed a forme di deviazione narrativa. Dal punto di vista della trama allora, se da una parte l’elemento romanzesco si manifesta nell’entrelacement e nell’incessante quête dei personaggi che si muovono in uno spazio labirintico, dall’altra parte, l’elemento epico si mostra nella struttura equilibrata, armonica e controllata, soprattutto quando verso la fine del poema, le magie si dissolvono e le linee divaganti sono abbandonate, in direzione

290 Cfr. I. Calvino, Postfazione ai Nostri antenati (Nota 1960), in Romanzi e racconti, cit., p. 1209. Lo scrittore afferma che usando un tono “più riflessivo e preoccupato tutto sfumava nel grigio, nel triste” e perdeva “quel timbro” che lo rendeva unico e riconoscibile. Potremmo affermare che il particolare “stile Calvino”, come lo definisce il critico Asor Rosa, si nutre anche del modello ariostesco, in particolare dello scetticismo conoscitivo (che si riflette soprattutto sulle riflessioni metanarrative) e dell’ironia critica e de costruttiva del Furioso.

291

Cfr. R. Ceserani, Qualche considerazione sulla modernità liquida, in La modernità letteraria,

anno 2010, n.3, p. 11- 25.

292

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della conclusione. Il Furioso si configura allora come un testo instabile e spurio, non classificabile all’interno di un unico genere codificato nel Cinquecento;293

se ripensiamo allora a quello che Calvino scrive nel saggio Risposte a 9 domande sul romanzo, risulta evidente che la commistione di generi e stili differenti, rende il poema ariostesco estremamente vivo e contemporaneo:

[…] oggi esiste un bisogno di letture che non si esauriscano in una direzione sola, un bisogno che non viene sfamato da tante opere magari perfette ma che hanno la loro perfezione nelle loro rigorosa unidimensionalità. Ad esse è possibile contrapporre una non vasta serie di libri contemporanei la cui lettura e rilettura ci ha dato un particolare nutrimento proprio perché ci possiamo immergere in esse verticalmente (cioè perpendicolarmente alla direzione della vicenda) con continue scoperte ad ogni strato o livello […]294

Un altro elemento del poema di Ariosto che contribuisce ad avvicinare l’opera alla sensibilità postmoderna (e mi riallaccio sempre all’articolo di Ceserani), è la continua messa in discussione delle certezze, che investe i comportamenti dei personaggi ed il loro modo di affrontare le prove della vita. Questo sostanziale “relativismo epistemologico” si manifesta in espressioni come “forse era ver”, “io dico forse”, “non ch’io ve l’accerti”, e nell’ironia critica che permette all’autore, attraverso una visione dall’alto e con un prospettiva perciò distaccata dalle vicende, di mettere in luce le contraddizioni e le debolezze dei personaggi e della natura umana in generale. In questo modo Ariosto si distacca dal particolare, conseguendo una visione del reale non più limitata e rassicurante, che tiene conto delle

293

Proprio per la sua struttura contraddittoria ed il suo carattere spurio, il Furioso fu al centro della

querelle cinquecentesca che lo comparò con la Gerusalemme Liberta del Tasso. Mentre infatti i

sostenitori dell’ortodossia neo-aristotelica si schierarono dalla parte di Tasso, gli estimatori del “gioco ariostesco tra spinta centrifuga e centripeta”, tra i quali Galileo Galilei, preferirono il Furioso. Certamente anche la questione linguistica risultò di primaria importanza, con Leonardo Salviati e l’Accademia della Crusca detrattori del Tasso, al quale contestavano l’uso di voci estranee alla tradizione toscana.

Cfr. G. Dell’Aquila, Galileo tra Ariosto e Tasso, in La prosa di Galileo. La lingua, la retorica, la

storia, a cura di Mauro Di Giandomenico e Pasquale Guaragnella, Lecce, Argo, 2006, p. 239-264.

294 I. Calvino, Risposte a 9 domande sul romanzo da Altri discorsi di letteratura e società, in Saggi

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molteplicità e delle ambivalenze del mondo e dell’uomo.295 L’ironia di Ariosto, inoltre, è accompagnata da un sentimento di nostalgia verso un passato, di cui si prende consapevolmente atto della fine: da una parte infatti il poeta si sente legato ai valori e agli ideali del periodo cavalleresco, dall’altra è consapevole di aderire ad un codice che la storia ha messo definitivamente in crisi.

Abbiamo visto quanto Calvino, già a partire dagli anni Cinquanta, si serva di questa visione dall’alto, di questo distacco ironico, per poter osservare ed interpretare una realtà sempre più frammentata e complessa. Tale caratteristica calviniana sembra precorre una delle tendenze più utilizzate dagli scrittori nei decenni successivi, tanto che Linda Hutcheon sostiene che l’ironia e la parodia sono le figure dominanti del Postmoderno.296

295

I. Calvino, Definizioni di territori: il comico da Una pietra sopra, in Saggi 1945- 1985, cit., p. 197- 198.

296

Cfr. L. Hutcheon, Irony, Nostalgia, and Postmodern, in Methods for the Study of Literature as

Cultural Memory, Studies in Comparative Literature, Editions Rodopi, Amsterdam, Atlanta 2000, p.

189-207.

L’ironia, secondo la Hutcheon, crea quella necessaria distanza per riflettere sul presente e sul passato, senza rimanere schiacciati da uno sguardo nostalgico e sterile.

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Bibliografia

EDIZIONI:

I. Calvino, Romanzi e racconti, a cura di M. Barenghi e B. Falcetto, Mondadori Editore, Milano 2001, vol. I.

I. Calvino, Saggi 1945- 1985, a cura di M. Berenghi, Mondadori Editore, Milano 2001, vol. I- II.

I. Calvino, Orlando furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino, Einaudi, Torino 1970.

L. Ariosto, Orlando furioso, Fabbri Editore, Milano 1995.