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126 «Quod materia inferior obedit substantiae spirituali. Error, si intelligatur simpliciter et secundum

omnem modum transmutationis» in HISSETTE, Enquête, op. cit.

principio per cui non esiste un'unica dimensione comunicativa, ma ad ogni grado di perfezione ontologica si addice uno spazio espressivo esclusivo.

La produzione di suoni angelici, confezionati nonostante l’assenza di organi delegati alla produzione di suoni, non rappresenta la sola opportunità per garantire una relazione tra cielo e terra; l’angelo conosce le strutture gnoseologiche umane, ed è perfettamente consapevole dei limiti costitutivi da cui sono condizionati, ma trova, tuttavia, il modo di farsi spazio nella nostra anima, escogitando metodi e procedure misurati e plasmati sulle nostre capacità. Mosso dalla solennità del compito a lui affidato, l’angelo può scegliere infatti di accedere al cuore dell’uomo intervendo su un altro termine costituitivo della gnoseologia umana: l’immaginazione.

§3. L’applicazione della virtus angelica all’immaginazione umana: il “linguaggio per immagini”e la dimensione onirica della locutio angelica

L’immaginazione umana128, patrimonio di suggestioni e immagini arricchitosi con l’esperienza, fornisce all’angelo una serie di rappresentazioni che, opportunamente sollecitate, sono in grado di accogliere, e veicolare, il messaggio angelico. Egidio individua dunque, accanto ad un linguaggio sonoro e vocale,

128 Gli angeli sono sprovvisti di fantasia, afferma Egidio, in quanto non hanno bisogno né di astrarre

specie, né di combinare suggestioni preacquisite, giacchè a loro sono state consegnate da Dio, ex origine, tutte le specie delle cose visibili e invisibili (DCA, q. VI). Egidio afferma, dunque, che non occorre immaginazione laddove manchi la percezione dimostrando, ancora una volta, di avere piena conoscenza dei testi dello Stagirita, che così si era significativamente espresso: «L’immaginazione sembra che si una specie di movimento, e che non si produca senza sensazione, ma soltanto negli esseri forniti di sensazione, e che riguardi ciò che è oggetto di sensazione. È poi possibile che dall’attività della sensazione sia prodotto un movimento, e questo dev’essere simile alla sensazione. Tale movimento non può prodursi senza sensazione né trovarsi in esseri non forniti di sensazione (ARISTOTELE, L’ anima, III, 3, 428 b 11 sgg trad. di G. MOVIA). Per il ruolo ricoperto dall’immaginazione nel Medioevo cfr. AA. VV. Immaginario e

immaginazione nel Medioevo. Atti del convegno della Società italiana per lo studio del pensiero medievale

(S.I.S.P.M.), Milano, 25-27 settembre 2008, a cura di Maria Bettetini e Francesco Paparella, con la collaborazione di Roberto Furlan, Féderation Internationale des Instituts d'études Médiévales, Louvain- La-Neuve 2009.

un’ulteriore prassi espressiva, legata all’effetto dell’applicazione della virtus angelica alla nostra immaginazione. L’angelo non può imprimere ex novo forme o immagini nella nostra immaginazione, perché questo genere di iniziativa implicherebbe un

motum ad formam che gli è precluso, ma può solo ricondurre alla mente delle immagini,

richiamando le similitudini delle forme, dei suoni o delle voces sensibili collezionate nel tempo tramite l’esperienza. La nostra immaginazione rappresenta infatti un tesoro inestimabile di specie trattenute e stivate, acquisite tramite esperienze visive o uditive, che possono riemergere qualora l’angelo eserciti, su di essa, degli stimoli adatti:

Alio modo potest angelus loqui nobis faciendo aliquid in ista imaginatione nostra, non quod possit ibi imprimere speciem vel formam, quia natura corporalis non oboedit angelo secundum motum ad formam, sed poterit angelus hoc facere reducendo species ad imaginationem vel ad principium sensitivum. Nam in humoribus et spiritibus reservantur species et similitudines sensibilium formarum et etiam sensibilium sonorum sive vocum. Nam homo potest imaginare voces vel sonos, et secundum quod imaginatur ipsos potest proferre eos129.

L’angelo può favorire l’afflusso, all’immaginazione umana, di umori e spiriti che custodiscono le immagini estrapolate dalle esperienze pregresse, e a seguito di tale operazione riaffiorano immagini e suggestioni tramite cui può comunicare conceptum

suum et voluntatem suam:

[…] ad nutum poterit angelus humores illos et spiritus reducere ad organum phantasiae et ibi apparebunt species illae sensibiles. Hoc ergo modo potest angelus in immaginatione nostra facere apparere species quas vult et secundum hoc potest nobis manifestare conceptum suum et voluntatem suam130.

L’immaginazione umana è, tra le facoltà umane, la più incline alla creatività produttiva: parzialmente libera dai legami della conoscenza sensibile, e meno subordinata, rispetto agli organi di senso, ai vincoli che l’esperienza sensibile comporta, essa rappresenta per l’angelo la via d’accesso privilegiata all’animo umano. Gli angeli possono fruire infatti della libertà produttrice che caratterizza l’immaginazione, e possono agire su di essa modulando e combinando, a loro

129 DCA, 110 ra.

piacimento, un’infinita molteplicità di immagini, specie, forme. Tale inclinazione produttiva e velleità creatrice trova il più pieno compimento e la più genuina espressione nella dimensione onirica umana131: la capacità di sognare concede all’uomo l’opportunità di abbandonare, seppure occasionalmente, ogni legame con il dato sensibile e di combinare immagini e rappresentazioni in piena autonomia, trascurando ogni riscontro con il reale. La libertà è la cifra distintiva dei sogni, e rappresenta per l’angelo una preziosa opportunità per accedere al cuore e alla mente umana: le immagini e le rappresentazioni di cui l’uomo è in possesso vengono infatti rielaborate e organizzate dalla virtus angelica e riproposte all’immaginazione del dormiente. Espressione significativa della potenza comunicativa della dimensione onirica è l’episodio biblico riportato da Egidio,132 che riferisce del sogno della moglie di Pilato133, cui l’angelo si rivolge affinché possa persuadere il marito a liberare Cristo134. L’osservazione della funzione evocatrice della virtus angelica pone chiaramente in evidenza la natura sostanzialmente limitata delle capacità attribuite agli angeli, che non propongono alla nostra immaginazione suggestioni nuove, ma richiamano forme già costituite, collezionate tramite l’esperienza sensibile. Conseguenza diretta della parzialità riscontrata nella capacità creatrice angelica è l’incapacità sostanziale di produrre nuova materia: l’esercizio della virtus angelica può svolgersi infatti solo attraverso il ricorso a elementi di supporto preesistenti all’operare angelico. Tali considerazioni trovano avallo nell’osservazione delle caratteristiche delle forme comunicative appena proposte: dall’analisi del linguaggio per immagini e dalle considerazioni effettuate in merito alla manipolazione dell’aria è emerso il ruolo essenziale giocato da un tertium quid, che risulti in grado di sopperire alla lacuna costitutiva della virtus angelica, alla quale è preclusa la possibilità di svolgere

131 Cfr. AA. VV. I sogni nel Medioevo, a cura di T. Gregory, Ateneo, Roma 1985; FAES DE MOTTONI, Ispirazione, visione, rivelazione: note per un lessico nelle teologie della prima metà del secolo XIII, in «I castelli di

Yale», VIII (2006), pp. 11-19.

132DCA, 110 ra.

133L’unico riferimento all’episodio biblico citato è da rintracciare nei vangeli (Mt. 27, 19): «Mentre egli

sedeva in tribunale, la moglie gli mandò a dire: Non aver nulla a che fare con quel giusto, perché oggi ho sofferto

molto in sogno per causa sua».

134 DCA, 110 ra: «Hoc modo dicitur daemon fuisse locutus uxori Pilati in somniis: quando uxor Pilati

misit ad Pilatum cum sederet pro tribunali ut non damnaret Christum ad mortem. Misit enim sibi dicendo […]: multa enim in nocte passa sum in visu in sonis propter eum».

un’azione produttiva diretta. L’angelo può suggerire, orientare, ma non è in grado di creare ex novo né immagini del tutto inedite né sostanze di alcun genere.

L’immaginazione umana, che costituisce un valido supporto alla comunicazione rivolta al destinatario umano, viene investita tuttavia di un valore ulteriore: preziosa fonte di immagini, si presta a fornire un sostegno concreto anche alle strutture espressive inter-angeliche. L’organum phantasticum degli uomini e degli animali non rappresenta dunque solo il medium attraverso cui l’angelo rivela i suoi pensieri all’uomo, ma costituisce anche lo spazio spirituale dell’apparizione e della manifestazione di immagini la cui visione è offerta in tal modo ad ogni altra sostanza celeste. L’angelo, che è sprovvisto di fantasia - in quanto non è costretto alla rielaborazione del dato sensibile - utilizza il sistema di immagini di cui l’uomo è dotato per rivolgersi alle altre intelligenze angeliche. La nostra mente raccoglie forme e suggestioni, e la creatura spirituale utilizza tali configurazioni per esprimersi, mostrando tali produzioni agli altri intelletti angelici: ogni immagine che la virtus angelica fa riaffiorare nella mente dell’uomo, sia dormiente che in stato di veglia, risulta visibile ad ogni altra creatura spirituale, e viene offerta ad una dimensione pubblica che esclude completamente ogni riservatezza e segretezza. L’immaginazione non costituisce dunque solo la via d’accesso angelico all’anima nostra, ma rappresenta anche la riserva intelligibile cui l’angelo può attingere le immagini di specie sensibili, e indirizzarle ad ogni altro intelletto angelico:

[…] posset unus angelus loqui alii angelo formando voces et sonos in exteriori aere vel faciendo apparere phantasmata in imaginatione, non in imaginatione ipsius angeli, quia angelus imaginationem et organum phantasticum non habet, sed in imaginatione hominis vel etiam animalis bruti si vellet. Nam phantasmata quae unus angelus facit apparere in imaginatione alicuius

animalis alius angelus potest illa phantasmata intueri et videre135.

L’attribuzione all’immaginazione umana di un’ampia efficacia consente di osservare come essa diventi, dunque, una sorta di tela sulla quale l’angelo dipinge liberamente, selezionando a suo piacimento le immagini ritenute più idonee a rappresentare il proprio contenuto mentale, che così esternato risulta attingibile

135 Ibidem, 110 rb.

all’intera comunità spirituale. Così dunque come può accadere che un uomo ascolti - fortuitamente - una conversazione ad alta voce in cui è direttamente coinvolto, così ciascun angelo può apprendere una rappresentazione visiva che venga rivelata e resa pubblica attraverso l’utilizzo della nostra immaginazione:

[…] sicut ergo unus homo audit voces quae formarentur in aere ab alio nomine, et audiendo huiusmodi voces potest percipere voluntatem et

conceptum illius alterius hominis136.

Il ricorso all’immaginazione umana e alle immagini sensibili da essa custodite rende concreta la possibilità, per l’intelletto celeste, di manifestare il proprio pensiero sia all’interlocutore angelico che a quello umano; la medesima capacità espressiva137, che fa leva sulla facoltà umana immaginativa, assolve dunque una funzione duplice, finalizzata al raggiungimento sia del destinatario angelico che umano, dal momento che le forme comunicative adattate alle capacità dell’interlocutore terreno risultano oltremodo fruibili dal destinatario celeste:

[…] sic ex quo unus angelus potest videre phantasmata quae alius angelus facit apparere in imaginatione cuiuscumque animalis. Per applicationem talium phantasmatum poterit unus angelus manifestare voluntatem suam et

conceptum suum alteri angelo138.

Il linguaggio per immagini risulta dunque perfettamente adeguato anche alla comunicazione inter-angelica, esattamente come Egidio intendeva dimostrare139; resta tuttavia da chiarire quali siano le forme di linguaggio ad esclusivo utilizzo del destinatario celeste, e che risultano pertanto inaccessibili all’umana comprensione (restat videre utrum aliquibus modis possit loqui alteri angelo quibus non possit loqui

homini)140.

136 Ibidem.

137 Ibidem 138 Ibidem.

139 Ibidem: « Et quia hoc est loqui, manifestare sic conceptum et voluntatem suam, patet quod omnibus

modis quibus angelus potest loqui homini poterit loqui alteri angelo, quod declamare volebamus ».

§4. La “pagina angelica”: l’applicazione della virtus angelica al cielo empireo

La ricerca finalizzata all’indagine sulla comunicazione interangelica deve la sua validità ad una valutazione di base, che suppone una notevole similitudine tra sostanze corporee e intellettuali (per ea quae videmus in sensibilibus opus est coniecturari

aliquod de ipsis intelligentibus)141. Ed è a partire dalla considerazione che due sono le operazioni in grado di sortire effetti nei corpi che Egidio deduce che duplice possa essere la possibilità di applicazione della virtus angelica sulla materia (duplex tactus). A seguito dell’osservazione della natura sensibile, è infatti possibile individuare più d’un moto di interazione tra materia e forza che agisce su di essa; il primo, che viene indicato da Egidio come quantitativus, implica un mutamento esclusivamente superficiale delle sostanze coinvolte. Il secondo, definito secundum virtutem, è caratterizzato da un’azione più incisiva, in grado di agire sulla materia in profondità:

[…] videmus autem in huiusmodi corporalibus sensibilibus duplicem tactum, unum quantitativuum, et quasi superficiale, alium secundum virtutem et in profundo 142.

La prima tipologia include ogni movimento che si verifica qualora due corpi, toccandosi vicendevolmente, non risultino in alcun modo alterati nella loro natura, e il mutamento che ne deriva è, per entrambi, tanto trascurabile da coinvolgere esclusivamente la superficie. Alla seconda tipologia è da ricondurre invece ogni movimento che agisca sulla materia in profondità, provocandone una modifica rilevante, in maniera non dissimile da quanto accade qualora vi sia incontro di acqua e fuoco, la cui unione comporta un mutamento sostanziale dei corpi, con consequenziale formazione di vapore:

[…] tactus autem quantitativuus et superficialis esset si duo corpora sic se contingerent quod adinvicem se minime transmutarent; talis enim tactus superficialis esset, quia solum superficiem se attingerent. Sed alius tactus est naturalis et secundum virtutem, et in profundo, cum corpora se attigunt,

141 Ibidem.

transmutando se ad invicem. Hoc enim modus ignis attingit aquam

trasmutando eam usque ad profundum eius143.

Dall’assunto che le caratteristiche osservate nelle sostanze corporee risultano attribuibili - in maniera ancor più piena - a quelle spirituali, è possibile ipotizzare che anche gli angeli agiscano sulla materia secondo una duplice modalità: la prima strettamente legata ad una manipolazione strutturale, la seconda connessa a modifiche irrilevanti della materia, che risulta in tal modo solo “sfiorata”dalla virtus angelica. Tali argomentazioni offrono l’opportunità di attribuire agli angeli, accanto al linguaggio sonoro e per immagini, un’ulteriore possibilità espressiva - riconducibile al movimento quantitativo o superficiale - il cui utilizzo è riservato esclusivamente alla comunicazione inter-angelica, e che prevede l’iscrizione di segni grafici sulla superficie del cielo empireo. La possibilità angelica di intervenire in maniera diretta sulla materia non sortisce, in questo caso, alcuna perplessità: la natura solenne e del tutto eccezionale del cielo empireo lo rendono perfettamente adeguato ad accogliere l’efficacia della virtus angelica. Alla formazione di voces e soni significanti, provocati dall’applicazione della virtus angelica all’aria secundum virtutem, si affianca dunque l’elaborazione di segni grafici impressi sulla superficie del cielo empireo, che dà luogo ad una sorta scrittura angelica, regolata da norme eccezionali e specifiche:

[…] nam intelligentiae sive angeli sunt in loco applicando virtutem suam ad locum, applicant autem virtutem suam dupliciter; nam aliquando sic applicant quod non trasmutant secundum quem modum sunt angeli in coelo empireo applicando virtutem suam ad huiusmodi coelum, attamen sic applicant virtutem suam ad illud coelum quod non transmutat ipsum, quia coelum illud

non est mobile ad situm nec ad formam144.

Alla duttilità dell’aria - che costituisce la condizione essenziale della produzione del linguaggio sonoro - si oppone tuttavia la riluttanza al cambiamento propria dell’eterna immobilità del cielo empireo, che per sua stessa natura risulta esente da ogni sorta di alterazione145. Nel caso in cui la virtus angelica si applichi ad una sostanza

143 Ibidem.

144 Ibidem.

145 Già Aristotele si era espresso a favore dell’incorrutibilità del cielo, che in quanto formato da etere,

(sostanza diversa da quella che costituisce il mondo sublunare) non è soggetto ad alcun tipo di alterazione. I mutamenti sono dovuti all’alternanza di movimenti opposti, ma il cielo conosce solo

resistente ad ogni tipo di cambiamento essa si rivela dunque necessariamente limitata nei suoi esiti: tale considerazione sprona Egidio ad esaminare gli aspetti specifici del movimento superficiale, proponendo una sorta di fisica della scrittura angelica. L’aspetto originale, per certi versi persino ludico146, della proposta di un linguaggio angelico scritto emerge in maniera chiara dall’analisi delle tradizioni precedenti: completamente assente nella riflessione medievale antecedente a quella egidiana, la formulazione di un sistema di segni scritti appare una peculiarità delle pagine dell’agostiniano. Le difficoltà immediate, legate alle evidenti perplessità che sorgono in riferimento alla natura di una eventuale “pagina angelica”147, vengono dunque superate a seguito dell’individuazione di una sostanza che, per la sua immobilità eterna, risulta degna della straordinarietà di tale scrittura, prestandosi appieno a tale scopo: il cielo empireo. Ciascun angelo infatti può scrivere sulla superficie del cielo senza alcun timore né esitazione, giacché la natura immutabile ed eterna di cui gode la volta celeste la preserva da ogni alterazione; luogo dei santi e dei beati, il cielo empireo non può conoscere mutamento di alcun tipo, né legato allo spostamento locale, né riguardante la forma, e gli si addice, per la natura spirituale che lo caratterizza, la completa immobilità:

[angeli] attamen sic applicant virtutem suam ad illud caelum quod non transmutant ipsum, quia caelum illud non est mobile ad situm nec ad formam, est enim locus sanctorum spirituum et beatorum et ideo dignum est quod

quiescat immobile148.

Al contrario, l’azione di riflessione e contrazione esercitata sull’aria sortisce in essa effetti profondi, in grado di provocare una mutazione sostanziale riconducibile alla seconda tipologia di azione rilevata, indicata come secundum virtutem:

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