• Non ci sono risultati.

Arras, Bibliothèque Municipale, 739 (764)

I L COMMENTO AL LIBRO DI E STER : LA TRADIZIONE DEL TESTO

A. Arras, Bibliothèque Municipale, 739 (764)

Sec. X.

Provenienza: monastero benedettino di St.-Vaast. Nota di possesso sul f.1:

Bibliothecae monasterii Santi Vedasti Atrebatensis. 1628. Probabile origine

anglosassone, in particolare dall’abbazia benedettina di Bath.

Codice composito, costituito da quattro unità codicologiche. Membranaceo, con pergamena di diverse qualità, ben conservata all’inizio, raschiata e deteriorata alla fine. Seconda unità codicologica costituita da un manoscritto palinsesto, con scriptio inferior risalente al sec. IX (ff. 94-133).60

I codici conservati presso la biblioteca municipale di Arras provengono in larga parte dal vicino monastero di Saint-Vaast, e così il manoscritto 739 (precedentemente catalogato sotto il numero 764). L’abbazia benedettina fu un importante centro di cultura nell’area francese settentrionale, soprattutto nel IX secolo; si ritiene che il nome derivi da Vedastus, il santo sulla cui tomba sorse nel VII secolo la prima chiesa monastica.61

A questo testimone, o almeno alla prima unità codicologica, si riferisce probabilmente un elenco di opere inserito nel 1591 sull’ultimo foglio del ms. Arras, Bibl. mun. 539 (849), contenente una copia dell’XI secolo del Tractatus in evangelium

59Bibliografia di riferimento: B. B

ISCHOFF, Katalog der feständischen Handschriften des neunten Jahrhunderts (mit Ausnahme der wisigothischen).1: Aachen-Lambach, Wiesbaden 1998. 2: Laon- Panderborn. Hrsg von Birgit Ebersperger, Wiesbaden 2004, I, p. 28 n. 102-103; Catalogue général des manuscrits des bibliothèques publiques des départements, publié sous les auspices du Ministre de l’Instruction Publique, Tome IV, Imprimerie nationale, Paris 1968 (ripubblicazione del catalogo del 1872), p. 295; Z.F.C.CARON, Catalogue des manuscrits de la Bibliotèque de la Ville d’Arras, Arras 1860, pp. 375-6; P.GRIERSON, Le livre de l’abbé Seiwold de Bath, in «Revue Bénédictine» 52 (1940), pp. 96- 114; E.A. LOWE, Codices Latini Antiquiores, Clarendon Press, Oxford 1953, vol.VI, p. 5, n. 714.

60 Cfr. E.A. L

OWE, Codices Latini Antiquiores cit. e B. BISCHOFF, Katalogcit., ma la scriptio inferior

non è leggibile nelle immagini disponibili nella riproduzione microfilm.

61 J. Guter, I monasteri cristiani. Guida storica ai più importanti edifici monastici del mondo, Edizioni

36

Ioannis di Agostino. In tale lista sono stati riconosciuti i titoli di trentatré volumi

provenienti dall’Inghilterra anglosassone, probabilmente donati alla chiesa di Saint- Vaast da Saewold abate di Bath, intorno al 107062. Poco è noto riguardo alla biografia

dell’abate Saewold, ma si sa che gli era a capo del monastero di St. Peter presso Bath al tempo della conquista normanna e probabilmente fuggì nelle Fiandre proprio in seguito a tale evento, giungendo a rifugiarsi proprio presso il monastero di Saint-Vaast.Poiché diversi dei codici registrati nella lista sono stati individuati tra manoscritti conservati e testimoniano una produzione avvenuta chiaramente in Inghilterra, è possibile ipotizzare che l’abate avesse portato con sé, nella fuga da Bath, alcuni volumi della propria abbazia, e che li donò poi ai monaci di Arras come ringraziamento per l’accoglienza offerta. Proprio all’interno di questa lista compare, in trentaduesima posizione, l’indicazione Librum Rabbani super Iudith et Hester, riconducibile al testimone A.63

Prima unità codicologica: ff. 1-93.Sec. IX-X.64 Formato:in quarto minimo quadrato,

200x 160 <145 x 110> mm.; rigatura tracciata con incisione a secco: 18 righe lunghe per pagina, con ampi margini laterali, superiore e inferiore. Scrittura minuscola.

Contenuto:

- ff. 1r-52v: Hrabanus Maurus, Expostitio in librum Iudith. Mancano la capitolazione e i fogli centrali; al f. 1r. una rubrica cancellata in cui si legge ancora: Expositio

Hrabani...Judith...

- ff. 52v-93r: Hrabanus Maurus, Expostitio in librum Hester; il foglio 93 è tagliato in corrispondenza del termine del commento a Ester.

Sono chiaramente riconoscibili i fascicoli che costituiscono questo primo gruppo di fogli: ognuno di essi è numerato sul verso dell’ultimo foglio ed è possibile riconoscere una regolare struttura costituita da quaternioni, poiché si leggono i numeri VIII nel margine inferiore del f. 56v, IX al f. 64v, X al f. 72v, XI al f. 80v, XII al f. 88v.

62 Cfr. Learning and Literature in Anglo-Saxon England, a cura di M. Lapidge e H. Gneuss,

Cambridge Unversity Press, Cambridge 1985, pp. 58-62; M. LAPIDGE, The Anglo-Saxon Library, Oxford University Press, Oxford 2006, pp. 136-9, 167.

63Cfr. anche R.E. G

UGLIELMETTI, HrabanusMaurus cit., p. 306, n. 76.

64 Rimane un margine di incertezza intorno alla datazione poiché i cataloghi fanno risalire il

manoscritto al X secolo (senza distinzione tra le due unità codicologiche che lo costituiscono); Adele Simonetti propone una datazione leggermente anticipata alla fine del sec. IX (senza indicazioni relative alla struttura complessiva del codice); Lowe distingue le due parti, datando la prima sec. IX-X, la seconda sec. VIII.

37

Nei margini dei fogli 77r e 89v si leggono alcune lettere di una mano sicuramente differente da quella del copista e probabilmente successiva; non è chiaro il contenuto delle parole, che tuttavia potrebbero essere semplici prove di scrittura. Troppo poco leggibili sono anche alcune frasi al f. 93v, similmente riconducibili a una mano differente da quella che esemplò i commentari esegetici e apparentemente non legate ai testi precedenti. Potrebbe trattarsi di mani anglosassoni.65

Seconda unità codicologica: ff. 94-133. Sec. X. Palinsesto: scriptio inferior risalente al sec. IX. L’impaginazione di queste pagine è molto diversa da quella delle precedenti: si conta un numero di righe oscillante fra 34 e 36;disposizione del testo a piena pagina, senza presenza di margini laterali; probabilmente i margini furono tagliati per uniformare la dimensione dei fogli a quella della prima unità codicologica. Il testo è scritto in una scrittura minuscola, su righe lunghe non allineate con precisione e con uno spazio interlineare molto ridotto.

Contenuto:

- ff. 94r-133r: Anonimo commentario alle epistole paoline. È stata avanzata l’ipotesi che il testo tràdito consista nell’Expositio in epistolas Pauli di Aimone d’Auxerre,66 ma

la consultazione del codice (visionato tramite microfilm) non conferma l’identificazione dell’opera che, anche per la difficoltà di lettura, non è ancora stata ricondotta ad altri possibili commentari noti. Come riportato nel Catalogue général des manuscrits des

bibliothèques publiques des départements, si legge, al f. 94r, in una scrittura

dall’inchiostro sbiadito, a tratti difficilmente leggibile, l’incipit del testo, senza presenza di titolo né rubrica: Paulus apostolus Christi Domini...ipse dixit ad eum... miserat

Christus...67

Terza unità codicologica: ff. 134-181. Sec. VIII. Formato: 200 x 160 <165 x 130> mm.; 21 e 23 righe lunghe per ogni pagina; rigatura avvenuta dopo la piegatura (pratica usuale irlandese), probabilmente un fascicolo per volta. Codice presumibilmente

65 Cfr. P. G

RIERSON, Le livre de l’abbé Seiwold cit., p. 112.

66 Cfr. la scheda codicologica nella banca dati online “Mirabile. Archivio digitale della cultura

medievale”, pubblicato dalla S.I.S.M.E.L. di Firenze. Grierson propone invece di attribuire il testo ad Aimone di Halberstadt: cfr. Le livre cit., p. 113.

38

esemplato in Inghilterra: scrittura minuscola anglosassone, riconducibile a un’unica mano; colofoni in maiuscola anglosassone, in inchiostro rosso; presenza di due glosse in antico inglese (f. 174v e f. 163v) e di altri elementi tipicamente insulari.68

Contenuto:

- ff. 134r-150v: Isidorus Hispalensis, Allegoriae quaedam sacrae Scripturae, senza titolo né indicazione dell’autore;

- ff. 151r-163v: Isidorus Hispalensis, Proemia in libris Veteris et Novi

Testamentis;testo mutilo dell’inizio per la caduta di un foglio e dunque mancante del

titolo e del nome dell’autore. Incipit: Salomonis tituli sunt prenotati; explicit: Explicit

disputatio libri Veteris et Novi Testamenti;

- ff. 164r-181r: Isidorus Hispalensis, De ortu et obitu Patrum; manca l’indicazione dell’autore e il testo è mutilo della conclusione. Incipit: Incipit de ortu et gestis et obitu

et vita quorundam inlustrium virorum sanctorum non vilissimorumque Veteris et Novi Testamenti cum genealogiis suiis. Explicit: Philippus Galliam, Bartholomeus Lycaoniam.

Non ci sono elementi che consentano di risalire al momento in cui le quattro parti furono rilegate in un solo codice, ma sicuramente ciò avvenne dopo il XII secolo quando la prima, la terza e forse la seconda unità furono registrate in un catalogo della biblioteca di Saint-Vaast.69

Il codice A tramanda integralmente il commentario di Rabano Mauro, ma il testo presenta frequenti errori consistenti soprattutto in salti dell’occhio. Tali sviste hanno permesso di riconoscere nel manoscritto il modello utilizzato da Georg Colvener per mettere a punto la prima edizione dell’opera nel 1626; l’ipotesi risulta avvalorata dal fatto che lo studioso fu insegnante di teologia all'Università di Douai, nella Francia settentrionale, proprio nei pressi di Arras,70 e da un secondo elemento interno al testo

ovvero la presenza di alcuni errori nella numerazione dei capitoli del commentario.

68 Cfr. L

OWE, CLA.

69 Cfr. P. G

RIERSON, Le livre de l’abbé Seiwold cit., p. 113; Ibidem, La bibliothèque de St.-Vaast d’Arras au XIIe siècle, in «Revue Bénédictine»52 (1940), pp. 117-40.

70 Cfr. J.-F. M

AILLARD et alii, L'Europe des humanistes, XIVe-XVIe siècles, CNRS Editions – Brepols, Paris 1998, p. 124; J. RICHARDOT, Dictionnaire de biographie française, vol. IX, Letouzey et Ané, Gentilly 1961, p. 351.

39

Mentre la titolatura iniziale è conforme a quella di tutti gli altri codici, la ripresa dei numeri dei capitoli lungo il testo risulta a tratti lacunosa e questo potrebbe aver causato una confusione nella numerazione all’interno dell’edizione secentesca: Colvener fonda infatti la suddivisone del testo non sui capitoli indicati nell’indice iniziale ma sui capitoli del libro di Ester. Osservando attentamente il codice si nota, in realtà, che i numeri dei capitoli erano probabilmente sempre presenti in posizione corretta, ma alcuni di essi vennero a mancare in seguito a una rifilatura dei margini dei fogli, che, tuttavia, non è dato sapere a quando vada fatta risalire.

Av. Avranches, Bibliothèque Municipale, 11171

Sec. XII.

Provenienza: Mont St.-Michel.

Codice membranaceo; formato: in quarto. Impaginato su un’unica colonna, 27 righe lunghe per ogni foglio. Scrittura:minuscola carolina, con elementi propri della cosiddetta littera textualis. La mano è precisa e ordinata e conferma l’impressione che del copista emerge a partire dalla qualità del testo, generalmente corretto anche a livello grammaticale.

Contenuto:

- ff. 1r-33v: HrabanusMaurus, Expostitio in librum Iudith; - ff. 33v-56r: Hrabanus Maurus, Expostitio in librum Hester.

Il manoscritto è testimone dell’epistola di dedica all’imperatrice Giuditta, moglie di Ludovico il Pio (f. 1r-v).

Si segnalano alcune note leggibili nei margini dei seguenti fogli:

- f. 35v: indicazione Daniel accanto alla frase Item Nabuchodonosor iussit omnes

populos sibi subditos, audita voce simphoniorum et musicorum, prostratos adorare

71 Catalogue général des manuscrits cit., p. 482; G. N

ORTIER, Les bibliothèques médiévales des abbayes bénédictines de Normandie, Caron, Caen 1966, p. 160.

40

statuam suam (par. I, 15): l’episodio citato, infatti, è tratto dal libro biblico di Daniele

(cfr. Dan 3,1-6);

- ff. 38v e 44r: notabilia in corrispondenza, rispettivamente, dei paragrafi II, 6 e VI, 2;

- f. 40v: nel margine destro, interpretatio Hester, appunto che potrebbe indicare la spiegazione del significato del nome di Ester presente proprio nel passo del commento cui la nota è affiancata (par. III, 5);

- f. 41r: un segno poco chiaro, parzialmente tagliato, nel margine destro del foglio, in corrispondenza del par. III, 10.

Documenti correlati