• Non ci sono risultati.

Con l’arrivo del Bavaro a Pisa nell’ottobre del 1327, come ho accennato all’inizio di questo lavoro, l’abate Bartolomeo venne deposto dal re e sostituito con un

amministratore di sua fiducia, il romano Giovanni, figlio del celebre Giacomo

Sciarra Colonna

546

. E’interessante a questo proposito leggere i vari capi

47776, ed in particolare: «[…] insuper quasdam res in pannis, libris et aliis consistentes quas ipse abbas, volens vitare rapinam Ludovici de Bavaria haeretici, deferri Florentiam fecerat, et ab eisdem nuntiis sequestratae fuerant, dicto monasterio restituat». All’episodio si fa riferimento anche in ASF, Archivio Grifoni, ivi, cc. 144r-v (del 1 marzo 1328): «[…] omnes et singulae res et bona dicti monasterii recommendatas et recommendata quibuscumque personis et locis in civitate Florentie vel eius districtu a domino Bartholomeo olim abbate dicti monasterii […]». L’abate in ogni caso tornò a Pisa, ove è attestato l’8 dicembre 1327 (vedi ASF, Archivio Grifoni, ivi, c. 135r).

546 L’amministratore, come si è già visto, compare regolarmente in carica in un documento datato 1

marzo 1328, nel quale i monaci di S. Paolo (i tre dompni Giovanni, Tommaso e Domenico ed i tre

fratres Andrea, Paolo e Angelo), con il consenso di «Iohannis Galluppi familiaris infrascripti domini

Iohannis et Goroli Bartholini, procuratorum […] reverenti viri domini Iohannis de Columpna, Lateranensis canonici et per Sacrum Romanum Imperium administratoris monasterii Sancti Pauli predicti […]», nominavano il loro confratello Luca sindaco e procuratore per il recupero di tutti i beni del monastero che l’abate Bartolomeo aveva fatto trasferire a Firenze: vedi ASF, Archivio Grifoni, ivi, cc. 144 r-v.

Giovanni Colonna, figlio di Giacomo Sciarra Colonna e nipote del cardinale Pietro (su quest’ultimo, creato cardinale diacono di S. Eustachio da papa Niccolò IV il 16 maggio 1288, poi divenuto cardinale diacono di S. Angelo ed infine morto ad Avignone nel 1326, rimando a EUBEL, Hierarchia

catholica, cit., p. 11 e nota 8) doveva aver iniziato la propria carriera ecclesiastica prima del 4 maggio

1311, quando Clemente V gli aveva conferito la chiesa di S. Andrea di Pyber, nella diocesi di Seckau in Stiria (vedi Regestum Clementis Papae V, cit., n. 6785): già allora egli doveva aver ricevuto un canonicato ad Evreux (come si evincerebbe peraltro dalla stessa intestazione del provvedimento: «dilecto filio Iohanni nato dilecti filii nobilis viri Iacobi dicti Sciarrae de Columpna canonico Ebroicen.») e verosimilmente delle concessioni per dei canonicati a Rouen, Arras, Reims e nella diocesi di Thérouanne («[…] sive quod in Ebroicen., Rothomagen., Atrebaten., Remen. et Casselen. Morinen. dioecesis ecclesiis canonicatus obtineat et prebendas»). Il mese successivo, il 21 giugno, egli ricevette un beneficio «ut in Romana curia moram trahens vel insistens scolasticis disciplinis in loco, ubi studium vigeat generale, fructus praebendarum et aliorum beneficiorum suorum cum vel sine cura, quae nunc obtinet et eum obtinere contigerit in futurum etiamsi dignitates vel personatus existant, possit usque ad triennium percipere, quin ad faciendum interim personalem residentiam teneatur» (ivi, n. 7217). Nell’estate del 1312 era insieme al padre nel seguito dell’imperatore Enrico VII a Tivoli: vedi E. DUPRÈ THESEIDER, Roma dal Comune di Popolo alla signoria pontificia (1252-

1377), Istituto di Studi Romani, Bologna, 1952, p. 419. Successivamente, sotto Giovanni XXII, il 19

febbraio 1317 era stato designato esecutore della provvisione di un canonicato nella chiesa di S. Pietro di Tivoli per Egidio de Malabranchinis («In eundem modum […] Joanni Jacobi dicti Sciarrae, Remensis [canonici]»: in Jean XXII. Lettres, cit., n. 2865), per ricevere poi due dispense, rispettivamente il 1 settembre 1323 (ivi, n. 18036: «Joanni nato n.v. Jacobi dicti Sciarrae de Columpna, scolari Romano, de soluto et conjugata genito, dispensat. ut, natalium non obst. defectu, omnes ord. et ecclesiastica benef. recipere valeat») e di nuovo il 25 agosto 1326 (ivi, n. 26319: «Joanni

168

nato n.v. Jacobi dicti Sarrae de Columpna, scolari de Urbe, dispens. super defectu natalium quem patitur, cum sit de soluto genitus et conjugata, ut omnes ord. et beneficium etiam c.c. recipere valeat»). L’identificazione del destinatario dell’appena citata dispensa del settembre 1323 con quello dei precedenti provvedimenti di Clemente V e di Giovanni XXII è confermata da una provvisione per un canonicato a S. Martino di Tours del 25 agosto 1326, in cui vengono elencati i benefici da lui detenuti sino a quel momento (fra i quali ne ritroviamo alcuni citati già il 4 maggio 1311): «[…] non obst. in Cameracensi cum archidiac. Brabantin., quem dimittere tenetur, et in Remen., Rothomagen., Ebroicen., Atrebaten., Lateranen. et s. Audomari, Morinen. di., eccl. canon. et praeb.» (ivi, n. 26320). Sempre quello stesso giorno Giovanni fu il destinatario di altre due provvisioni, la prima per un canonicato nella chiesa di S. Paolo di Liegi (ivi, n. 26323), la seconda in S. Giovanni in Laterano (ivi, n. 26333); della concessione di un canonicato in suo favore durante l’estate del 1326 come mossa del pontefice per accattivarsi il favore del padre si parla anche in DUPRÈ THESEIDER, cit., p. 451. Sembra che negli anni successivi egli si fosse avvicinato a Ludovico il Bavaro, dal quale appunto ricevette l’amministrazione sul monastero di S. Paolo a ripa d’Arno a Pisa; ed in seguito sotto l’antipapa arrivò a ricoprire un ruolo di una certa importanza con il titolo di vicecancelliere, ossia di capo a tutti gli effetti della cancelleria (il 28 maggio 1328, quando Giovanni vide confermato il suo ruolo di amministratore su S. Paolo, viene appunto indicato come vicecancellario papae: vedi Jean

XXII. Lettres, cit., n. 42570; sul suo ruolo di vicecancelliere si vedano anche ivi, ni. 42676 e 46391 e

MOLLAT, Miscellanea Avenionensia, cit., pp. 7-8). Veniamo anche a sapere della sua nomina da parte del sovrano a vicario imperiale di Todi (forse in sostituzione di Vanne di Tano degli Ubaldini che governava la città come vicario quando Ludovico vi fece il suo ingresso il 19 agosto 1328: si veda DAVIDSOHN, cit., p. 1155), dalla quale poi sarebbe stato cacciato dai cittadini in rivolta: vedi DUPRÈ THESEIDER, cit., p. 486 (sull’episodio si veda anche RIEZLER, cit., n. 1265, p. 441, del 12 febbraio 1330: «Joh. papa Andreae de Tuderto “spiritum consilii sanioris”. Laudat eius circumspectionem de expulsione Johannis Sciarrae ex civitate Tudertina eumque monet, ut circa reductionem eiusdem civitatis ad obedientiam Romanae ecclesiae sanius capiat consilium. Dat. 2 id. Febr. anno 14»; vedi anche ivi, n. 1341, datato 1 luglio 1330). Il 17 dicembre 1328 da Viterbo l’antipapa lo designò fra gli esecutori del provvedimento con cui si conferiva al fiorentino Bernardo

de Acerbis la pieve e l’ospedale di S. Frediano di Lunata presso Lucca (vedi Jean XXII. Lettres, cit., n.

46358; su Lunata si veda REPETTI, cit., vol. II, pp. 693-694, sub voce). In seguto Giovanni dovette aver seguito l’antipapa a Pisa, come farrebbe supporre il 10 gennaio 1329 l’incarico di occuparsi della causa «de impedimento in matrimonio contracto» fra Monetta Tafani e suo marito Paolo (vedi

Jean XXII. Lettres, cit., n. 46391: «Joanni de Columna, can. Lateranen. et S.R.E. vicecancellario, mand.

ut audiat causam de impedimento in matr. contracto inter Paulum Cartarii, de Pisis, et Monettam Tafani, ejus uxorem; dicta enim Monetta quandam filiam naturalem praefati Pauli ex sacro fonte levavit»). In ogni caso la sua presenza in città è confermata da un documento del 9 febbraio 1329 redatto proprio nel monastero di S. Paolo e relativo alla nomina di un procuratore nella persona del monaco Domenico (vedi ASF, Archivio Grifoni, 247, cc. 159v-160r, ed in particolare l’incipit del testo: «reverendus vir dominus Iohannes Sciarre de Columpna, Lateranensis canonicus et per sacram Sedem Apostolicam administrator monasterii S. Pauli ad ripam Arni de Pisis […]»): fra i monaci presenti che acconsentirono alla nomina, oltre ai due dompni Giovanni e Tommaso e ai

fratres Paolo, Angelo e Andrea (gli stessi del documento del 1 marzo 1328), troviamo in più il dompnus Luca, che qui appare insignito della dignità di priore. E fu così che, con il tramonto della

stella di Niccolò V, anche le sue fortune e la sua carriera si rovesciarono e andarono in rovina: già il 7 dicembre 1329 Giovanni XXII lo privava del canonicato e dell’annessa prebenda nella chiesa di S. Audomaro di Thérouanne per affidarla al chierico pisano Nicola di Vanni Gualandi (vedi Jean XXII.

169

d’imputazione con cui la sentenza di condanna (poi confermata il 28 maggio 1328

Documenti correlati