Tradurre Felisberto Hernández
4.1. Aspetti della scrittura hernandiana
In tutta la produzione hernandiana e nello specifico nel corpus di racconti su cui si basa questo lavoro di tesi, si riscontrano determinate costanti identificabili come costanti discorsive della scrittura di Felisberto Hernández: l’oralità della narrazione, l’uso della comparazione, delle associazioni metonimiche, la personificazione degli oggetti, la cosificazione delle persone, l’umorismo, la non attribuzione del nome ai personaggi, l’indeterminazione spazio-temporale, la frammentazione dell’io, l’assenza del paesaggio e, infine, la supremazia della narrazione in prima persona.
La prima delle caratteristiche citate è l’oralità della narrazione hernandiana, definita dalla critica un «lenguaje desmañado e incorrecto».109 Anche Ángel
Rama ha espresso un giudizio simile: «Las torpezas sintácticas de los primeros escritos de Hernández son notorias, como también que él supo enmendarlas progresivamente; pero no deben confundirse con la pobreza de su léxico, con el giro complicado de su expresión, el aire torpón de sus descripciones...».110
Il linguaggio colloquiale è la scelta da parte dell’autore di una forma narrativa diretta e semplice, che non utilizza termini ricercati ma espressivi. Tuttavia, la semplicità del lessico, afferma Paulina Medeiros, è solo apparente:
109A. S. VISCA, . Felisberto Hernández: notas críticas in Antología del cuento uruguayo contemporáneo
Fundación de cultura universitaria, Montevideo, 1970.
110 Á. RAMA, Felisberto Hernández in «Capítulo oriental», n°29, Centro editor de América
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«Por carecer de lecturas y conocimientos superiores, afrontaba grandes obstáculos para dar forma a sus ideas. Se propuso crear su propio estilo, de aparente simplicidad y sin embargo arduo por la escabrosidad de su pensamiento y la tortura mental de un creador original como pocos y virgen de literatura. [...] Releía su escrito una y cien veces −solo o para escasos amigos−, corrigiendo y recomponiendo el texto incesantemente».111
Il linguaggio di Hernández è una parlata sapientemente costruita per rispecchiare quella della Montevideo dell’epoca. L’autore stesso si difende da alcuni attacchi della critica affermando:
Y lo diré de una vez: mis cuentos fueron hechos para ser leídos por mí, como quien le cuenta a alguien algo raro que recién descubre, con lenguaje sencillo de improvisación y hasta con mi natural lenguaje lleno de repeticiones e imperfecciones que me son propias. Y mi problema ha sido: tratar de quitarle lo más urgentemente feo, sin quitarle lo que le es más natural; y temo continuamente que mis fealdades sean mi manera más rica de expresión.112
Si tratta di uno stile orale in cui abbonda il fenomeno del dequeísmo (l’uso scorretto della preposizione de dinanzi alla congiunzione que nelle proposizioni completive) e del suo contrario, il queísmo (l’omissione della preposizione dinanzi la congiunzione que quando è invece necessaria), in cui il periodo è costituito da frasi complesse separate da un uso reiterato del punto e virgola. Le pause tracciate nel testo segnano i momenti di suspense, di riflessione, articolano il pensiero della voce narrante e ne deviano lo sguardo da un oggetto all’altro. In questo stile colloquiale della prosa, i tempi verbali sono gli stessi usati nell’oralità: l’imperfetto (pretérito imperfecto), con minor frequenza il passato remoto o prossimo (pretérito indefinido o perfecto), il trapassato prossimo (pretérito pluscuamperfecto) e il presente.
La comparazione è l’elemento distintivo della scrittura hernandiana per eccellenza. In essa si condensano gran parte dei temi e dei motivi dell’opera di
111P. MEDEIROS, Felisberto Hernández y yo, Biblioteca de Marcha, Montevideo, 1974.
112F. HERNÁNDEZ, He decidido leer un cuento mío in Obras Completas, vol III, Siglo XXI,
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Hernández come la visione infantile, l’umorismo e il grottesco. Si tratta di immagini quotidiane, conosciute o facilmente immaginabili dal lettore che provocano l’effetto umoristico. Di seguito si trascrivono alcuni esempi di comparazione nei racconti hernandiani:
Dejaba que todas sus partes fueran buenas: era como un gran postre que por cualquier parte que se probara tuviera rico gusto.
(da El caballo perdido)
[...]eso era como luchar con borrachos lentos y distraídos: cuando lograba traer uno el otro se me iba.
(da El cocodrilo)
Úrsula era callada como una vaca. (da Úrsula)
Altro espediente stilistico è l’uso delle associazioni metonimiche. Questa figura retorica è principalmente utilizzata da Hernández nelle descrizioni delle persone osservate dal narratore autodiegetico dei racconti. Hernández si focalizza su una parte del personaggio, la mano, il viso, i capelli, i piedi e gli dà vita propria. Questa tendenza dell’autore uruguaiano sottintende la frammentazione dell’io:
Ella se entendía con mis manos mejor que yo mismo. (da El caballo perdido)
Hacía rato que yo estaba llorando cuando vi que de arriba del muro venían bajando dos piernas de mujer con medias “Ilusión” semibrillantes. (da El cocodrilo)
Volví a la época de antes y a un día en que vi unos ojos saltados. (da Lucrecia)
I personaggi hernandiani suscitano nel narratore autodiegetico un sentimento di angoscia e di pietà che viene veicolato sempre da un umorismo che si cela in tutta l’opera hernandiana. L’umorismo di Hernández non provoca nel lettore risate ma sorrisi amari nei confronti dei particolari personaggi che popolano i sui racconti:
¿Quién no acaricia hoy una media Ilusión? (da El cocodrilo)
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La primera vez que la vi caminar parecía que los muros estrecharan las calles para tocar su cuerpo.
(da Úrsula)
In Felisberto Hernández emerge lo spirito avanguardista dell’artista che vuole sconvolgere il lettore mediante la sua opera letteraria. È esattamente quanto afferma nel racconto El cocodrilo:
[...]pero yo tenía deseos, desde hacía algún tiempo, de tantear el mundo con algún hecho desacostumbrado; además yo debía demostrarme a mí mismo que era capaz de una gran violencia.
Altro tratto stilistico della prosa hernandiana è l’uso del pronome se come elemento che sottolinea l’autonomia delle parti del corpo, dei sentimenti o degli oggetti rispetto alla volontà del narratore. Questi passano dall’essere dominati dalla voce narrante al dominare in prima persona l’azione. In questo effetto di spontaneità dell’azione la particella pronominale me allude al narratore che viene percepito come colui che subisce accidentalmente e involontariamente le conseguenze dell’evento. Di seguito si propongono alcuni esempi:
Sin embargo, a la primer oportunidad de encontrarnos solos, ya los dedos se me iban hacia su garganta.
(da El caballo perdido)
[...]pero las manos se me cansaban, perdía nitidez, y me di cuenta de que no llegaría al final.
(da El cocodrilo)
De pronto y sin haberme propuesto imitar al cocodrilo, mi cara, por su cuenta, se echó a llorar.
(da El cocodrilo)
Apenas lo hice oí pasos y para levantarme me agarré del atril; él se tambaleó con mucha dignidad pero pronto sus movimientos se hicieron cortos y se quedó quieto.
(da Lucrecia)
El deseo se me ha acostumbrado a escribirle algunas de las cosas que siento y pienso.
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Altri aspetti che connotano tutta la produzione hernandiana sono la presenza di un narratore in prima persona, la non attribuzione di un nome ai personaggi e l’indeterminazione spazio-temporale.
Il punto di vista del narratore è quello di chi osserva i personaggi per la prima volta, esattamente come fa il lettore. Sono davvero poche le narrazioni in terza persona (come Las Hortensias). Il nome del narratore autodiegetico non compare mai e i personaggi vengono identificati con nomi comuni di persona: el anciano, la muchacha, las longevas, un ciego, un joven, el recalcitrante, el femenino, la mujer, la viuda, el mayordomo, ecc. Sono innominati perché sono tipi, caricature, stereotipi.
La stessa indeterminazione caratterizza gli elementi di tempo e spazio. Sono davvero poche le occasioni in cui il narratore dà indicazioni dettagliate perché, in generale, i racconti iniziano sempre in un tempo e in uno spazio indeterminato: hace mucho tiempo; en esa época; una mañana del año pasado; hace algunos veranos; durante algunos meses; el día de mi primer concierto, había una ciudad que a mí me gustaba visitar en verano; apenas había dejado la adolescencia me fui a vivir a una ciudad grande; leía yo un cuento en una sala antigua; en una de esas noches yo andaba por un camino de tierra; ecc.
I racconti di Felisberto Hernández sono ambientati in una sala, una stanza, una camera d’hotel, una casa, un luogo chiuso in cui il paesaggio è assente. La descrizione di questi ambienti chiusi e degli oggetti che vi sono all’interno suggeriscono al lettore la classe sociale a cui appartengono i personaggi che vi abitano.