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L’inquadramento tettonico-strutturale del territorio di Santa Croce Camerina è fornito dall’ampia letteratura geologica che individua in questo settore della Sicilia sud orientale il cosiddetto Plateau Ibleo, l’area

2 Aureli A., Adorni G., Fazio F., Pistorio G., Ruggieri R. e Sciuto L. (1993) – Carta della Vulenrabilità delle falde idriche settore sud-occidentale ibleo (Sicilia S.E.), C.N.R. e Università di Catania, SEL. CA., Florence

di avampaese e pertanto quella meno deformata nell’ambito della catena orogenica siciliana. Si tratta del settore emerso del Blocco Pelagiano, delimitato da un sistema di faglie normali orientate NE-SO (Lentini et al.

1984 3).

5.1 - Definizione della pericolosità sismica di base

La caratterizzazione e modellazione geologica del sito non può prescindere, in ottemperanza alle Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. 17.01.2018), da una valutazione della pericolosità sismica del territorio, che costituisce l’elemento di conoscenza primario per la determinazione delle azioni sismiche.

La pericolosità sismica di una zona, in senso lato, è determinata dalla frequenza con cui avvengono i terremoti e dall’intensità che essi raggiungono. In senso probabilistico è la probabilità che un valore prefissato di pericolosità, espresso da un parametro del suolo (quale ad esempio l’accelerazione massima o il grado d’intensità macrosismica), venga superato in un dato sito entro un fissato periodo di tempo.

La storia sismica del territorio di Santa Croce Camerina è stata ricostruita sulla base delle osservazioni disponibili in:

DBMI15, la versione 2015 del Database Macrosismico Italiano (Locati M., Camassi R., Rovida A., Ercolani E., Bernardini F., Castelli V., Caracciolo C.H., Tertulliani A., Rossi A., Azzaro R., D’Amico S., Conte S., Rocchetti E. (2016).

DBMI15, the 2015 version of the Italian Macroseismic Database. Istituto

Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. doi:

http://doi.org/10.6092/INGV.IT‐DBMI15).

Per il territorio di Santa Croce Camerina sono disponibili 11 osservazioni (eventi), limitatamente ai terremoti con intensità epicentrale uguale o superiore a 3, mostrate nella tabella sottostante:

3 F. Lentini, S. Carbone, M. Grasso, I. Di Geronmio, G. Scamarda (1984) - Carta geologica della Sicilia Sud-Orientale, scala 1: 100.000, SEL. CA., Florence.

Seismic history of Santa Croce Camerina

PlaceID IT_68026

Coordinates (lat, lon) 36.828, 14.525 Municipality (ISTAT 2015) Santa Croce Camerina

Province Ragusa

La Fig. 7 mostra il diagramma della storia sismica dell’area; tra questi eventi, risaltano per intensità macrosismica registrata quelli del 1693 (IMCS=7-8)., del 1949 e del 1990 (IMCS=6).

La consultazione dell’Archivio Storico Macrosismico Italiano (ASMI), che rende accessibili informazioni su più di 5000 terremoti in Italia dal 461 d.c. al 2017 (attualmente), consente la visualizzazione della distribuzione degli epicentri dei terremoti limitrofi all’area in studio; la Fig.

8 l’epicentro del terremoto del 1949 e la distribuzione degli epicentri e delle intensità macrosismiche relative in un raggio di 50 km..

Per quanto riguarda la classificazione sismica, il territorio di S. Croce Camerina (Fig. 9) ricade nella Zona Sismogenetica (ZS) 935 (Fronte avampaese ibleo sull’avanfossa e scarpata ibleomaltese), la cui zonazione trae origine dalla carta delle zone sismogenetiche ZS9, approvata dalla Commissione Grandi Rischi del Dipartimento della Protezione Civile il 06 aprile 2004, recepita dalla O.P.C.M. n° 3519 del 28 aprile 2006 e divenuta infine la Mappa di riferimento prevista dal D.M.

17 gennaio 2018 – Aggiornamento delle Norme Tecniche per le Costruzioni (cfr. Fig. 9, fonte: sito della Regione Siciliana, Dipartimento della Protezione Civile).

La Fig. 10 proviene dal sito interattivo dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), rappresenta un estratto della mappa della pericolosità sismica del Comune di S. Croce Camerina espressa con diversi parametri dello scuotimento su una griglia regolare a passo 0.05°;

la mappa riporta il parametro dello scuotimento: a(g) (accelerazione orizzontale massima del suolo, come definita dall'OPCM 3519/2006, corrispondente a quella che in ambito internazionale viene chiamata PGA), l'unità di misura è g, vale a dire l’accelerazione di gravità, corrispondente a 9,8 m/sec2. I valori di accelerazione massima del suolo (ag) espressa in termini di probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni, riferita a suoli rigidi, per l’area in esame risultano compresi tra 0.125 e 0.150 g.

5.2. Le faglie segnalate nei cataloghi nazionali

La faglia rappresenta una discontinuità che divide due blocchi rocciosi rigidi, che hanno subito uno scorrimento lungo il piano della discontinuità stessa. Ne deriva pertanto che per una corretta identificazione della faglia deve essere documentata la presenza di uno sforzo di taglio parallelo al piano della discontinuità. A tale proposito i metodi di analisi più utili riconosciuti in letteratura sono rappresentati dall’analisi degli indicatori cinematici e/o della eventuale zona di faglia

Le faglie sono molto diffuse in alcune aree della crosta terrestre siciliana e si sono mosse in epoche geologiche a volte molto antiche ed in questo caso nella letteratura scientifica internazionale non sono considerate elemento di pericolosità.

Al contrario, invece le faglie associate a terremoti (sismogenetiche) assumono un ruolo determinante nella pericolosità sismica di una certa area specie se sono capaci.

Per queste ragioni, il Servizio Geologico d’Italia - ISPRA (cioè Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha sviluppato il progetto ITHACA (ITaly HAzard from CApable faults), che sintetizza le

informazioni disponibili sulle faglie capaci che interessano il territorio italiano. ITHACA adotta la seguente definizione di faglia capace, che tiene conto anche del contesto geodinamico italiano (http://sgi2.isprambiente.it/ithacaweb/FagliaCapace.aspx). Una faglia è definita capace quando ritenuta in grado di produrre, entro un intervallo di tempo di interesse per la società, una deformazione/dislocazione della superficie del terreno, e/o in prossimità di essa. L’età dell’ultimo evento di attivazione di una faglia (last activity) è uno degli elementi discriminanti nella valutazione della “capacità” della struttura. Nell’area in studio una faglia capace deve avere subito uno scorrimento negli ultimi 125 mila anni (dal Pleistocene superiore).

Rimandando per i dettagli dei metodi di analisi e di individuazione delle faglie capaci agli istituti ufficiali di riferimento a livello nazionale (INGV ed ISPRA) si riporta in Fig. 11 la carta delle faglie capaci del settore in studio di Santa Croce Camerina (fonte:

http://sgi2.isprambiente.it/ithacaweb/viewer/index.html)

Nell’area di progetto (evidenziata con il cerchio in giallo) non sono state riconosciute faglie capaci (Fig. 11). Nell’area vasta invece sono state individuate due faglie capaci (cfr. linee rosse indicate in legenda come Normal Fault, cioè Faglie Normali) alcuni chilometri a sud e a nord di Santa Croce Camerina e comunque a distanza di sicurezza dal sito in studio.

Allo scopo di raccogliere ulteriore elemento scientifico sull’eventuale presenza di faglie nell’area in esame è stato consultato il catalogo ufficiale a cura dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (sito:

https://ingvterremoti.com/2019/01/16/diss-ovvero-il-database-delle-sorgenti-sismogenetiche-italiane/).

Il Database delle sorgenti sismogenetiche italiane (DISS Working Group, 2018) è un database georiferito di informazioni di natura sismotettonica. Con il termine sismotettonica si intende il settore disciplinare che si interessa dei rapporti tra la geologia, la tettonica attiva e la sismicità di una data area, e che ha come obiettivo principale

l’individuazione delle strutture che generano terremoti – le sorgenti sismogenetiche – e la stima del loro potenziale.

Nel DISS si è scelto di caratterizzare esclusivamente sorgenti ritenute in grado di generare terremoti di magnitudo superiore a 5.5 per due motivi principali:

 la magnitudo 5.5 è usualmente considerata il valore “di soglia”

oltre il quale la faglia responsabile dei terremoti assume dimensioni tali da poter essere identificata attraverso le metodologie geologiche;

 in Italia, per via delle tipologie costruttive prevalenti, la magnitudo 5.5 viene usualmente vista come il limite inferiore per cui un terremoto crostale può causare scuotimento tale da creare danni significativi all’edificato.

La Fig. 12 mostra come l’area in studio non sia interessata dalle faglie sismogenetiche individuate nel Database delle Sorgenti Sismogenetiche Italiane (DISS).

Infine è stata consultata la carta geologica riguardante l’area di progetto. A proposito si richiama lo stralcio della carta geologica del settore centro-meridionale dell’Altoòpiano Ibleo a cura del prof. Mario Grasso dell’Università di Catania (Fig. 4 - Carta geologica scala 1:50.000).

Le faglie individuate dal prof. Grasso non interessano l’area in studio.

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