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ATLANTI FAUNISTICI E DELIBERE SALVARONDINI NEI 120 COMUNI

Nel documento 3 INFRASTRUTTURE VERDI (pagine 61-64)

69 Il tema degli atlanti faunistici è stato trattato in alcune delle passate edizioni del rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano (Dinetti et al., 2008; Mirabile, 2013).

70Dal 1990 si riunisce il gruppo di lavoro “Avifauna urbana” per standardizzare le metodologie. I coordinatori si riuniscono dal 1990 per scambiare esperienze e definire metodologie standardizzate, quali l’individuazione dell’area di studio (limiti della città), la scelta della griglia cartografica e dei metodi di censimento qualitativo e quantitativo (Dinetti et al., 1995). Tale gruppo di lavoro è stato dapprima denominato “Atlanti ornitologici urbani italiani” ed in seguito “Avifauna urbana” onde estendere gli interessi anche ad altre tipologie di indagine ornitologica negli ecosistemi urbani. Al 2015 vi sono stati 15 incontri, che nelle ultime occasioni sono avvenuti nell’ambito dei convegni italiani di ornitologia.

ATLANTI FAUNISTICI E DELIBERE SALVARONDINI NEI 120

COMUNI

Dinetti M. / Qualità dell’ambiente urbano – XIV Rapporto (2018) ISPRA Stato dell’Ambiente 82/18 pagg. 245-254

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La progressiva scomparsa di spazi coltivati e incolti ha comportato la recente sparizione di specie quali Allodola, Saltimpalo, Usignolo di fiume, Beccamoschino, mentre altre specie tra cui Civetta, Ballerina bianca, Usignolo, Pigliamosche, Averla piccola e Fringuello sono in diminuzione. Al contrario, Gheppio, Colombaccio, Picchio rosso maggiore, Cinciarella, Codibugnolo e Gazza sono in una fase di aumento. Il poderoso volume che ha studiato l’avifauna del Comune di Venezia riporta 115 specie nidificanti e 142 svernanti. Si tratta di numeri eccezionali per un’area urbana, per la quale i coordinatori dello studio si sono dovuti confrontare con il problema della definizione dell’area di indagine, considerando la presenza della laguna che è un evidente elemento di diversificazione ecosistemica, da cui dipende questa elevata biodiversità.

Più semplice l’approccio per Treviso, dove nel territorio comunale sono state censite 73 specie nidificanti e 78 svernanti. Anche in questo caso, come verrà rimarcato nella discussione, in inverno si assiste all’aumento del numero complessivo delle specie. Tra i nidificanti, interessante la presenza di quattro rapaci diurni: Sparviere, Poiana, Gheppio e Lodolaio.

Il nuovo atlante degli uccelli nidificanti a Grosseto ha rilevato 55 specie (erano 52 nella prima edizione), di cui le più diffuse sono Gazza, Passera d’Italia, Tortora dal collare, Verzellino, Verdone, Piccione di città, Cardellino, Passera mattugia, Occhiocotto, Storno, Taccola, Rondone comune. Anche Napoli ha già pubblicato due edizioni dell’atlante degli uccelli, e si avvia ad averne una terza. In base ai dati più aggiornati, le specie nidificanti sono 64, essendosi aggiunte 12 nuove specie a fronte di 8 che sono scomparse. Le specie svernanti sono invece 76, con 8 di nuova comparsa ed un numero identico che non sono state più contattate. Questi dati fanno comprendere il dinamismo delle comunità faunistiche in ambiente urbano, che in parte sono dovute a vicende generali delle specie, mentre in talune situazioni sono più strettamente connesse alle trasformazioni ambientali e urbanistiche che hanno interessato la città oggetto dello studio.

Infine, un cenno alla seconda edizione dell’atlante degli uccelli di Pisa, di uscita imminente (ricordando che la prima ricerca è rimasta inedita). Qui le specie nidificanti sono 68 (contro le 64 della precedente indagine) e sebbene siano notevoli le variazioni avvenute nelle popolazioni di diverse specie, il numero complessivo di coppie è rimasto pressoché invariato: 12.993 quelle attuali, contro le 12.851 della ricerca effettuata negli anni 1997-1998.

Le Delibere salvarondini (Mappa tematica 3.5.1, nella Tabella 3.5.1 nel fileExcel allegato i dati più completi) sono tra gli strumenti a disposizione delle amministrazioni comunali per la tutela dell’avifauna. Tra gli uccelli che abitano nelle aree urbane vi è la famiglia delle rondini, che include le più comuni Rondine Hirundo rustica e Balestruccio Delichon urbicum e le localizzate Topino Riparia

riparia, Rondine montana Ptyonoprogne rupestris e Rondine rossiccia Cecropis daurica, e quella dei

rondoni che comprende il Rondone comune Apus apus ed i più rari Rondone pallido Apus pallidus e Rondone maggiore Apus melba71. Tutte -eccetto il Topino- utilizzano edifici ed altre costruzioni per nidificare. Considerando che le attività edilizie quali il restauro di edifici storici ed il rifacimento delle facciate dei palazzi può interferire con la nidificazione di rondini e rondoni, dal 1999 la Lipu promuove la “Delibera Salvarondini” che - atto amministrativo emanato dal Comune - tutela i nidi degli uccelli in tutto il territorio nazionale (Legge 157/92) in raccordo con l’attività edilizia72. Più recentemente, tali misure a favore dei nidi delle rondini -in alcuni casi accompagnate da altre disposizioni per la gestione della biodiversità urbana- sono state inserite nei regolamenti comunali (edilizio, tutela animali, polizia rurale). Ad oggi sono 20 le città contemplate nel presente Rapporto che hanno adottato un simile provvedimento, incluse Asti, Verona, Parma, Ferrara, Firenze, Roma, Salerno, Matera, mentre tra quelle che hanno inserito articolati sulla gestione della biodiversità urbana nei regolamenti edilizi spiccano La Spezia e Livorno.

Tra gli esempi virtuosi di restauri di edifici storici e ristrutturazioni di edifici privati che hanno preso in considerazione la tutela della fauna selvatica, citiamo quelli della chiesa di Santa Maria Assunta a Gallarate (Varese), del campanile parrocchiale di Melegnano (Milano), della Torre Vanga a Trento, della Torre Ghirlandina a Modena, del Palazzo Vecchio a Firenze, e di alcuni edifici nei centri urbani della Puglia. I Comuni particolarmente virtuosi che si sono dotati sia di atlante che di delibera sono 8: Torino, Asti, La Spezia, Parma, Firenze, Prato, Livorno e Roma.

71 Nell’ambito delle specie di interesse conservazionistico europeo, il Rondone comune e la Rondine sono classificate come SPEC-3 (specie la cui popolazione globale è concentrata in Europa e che ha uno status di conservazione sfavorevole in Europa) mentre il Balestruccio come SPEC-2 (specie la cui popolazione globale non è concentrata in Europa, ma che ha uno status di conservazione sfavorevole in Europa) (Staneva e Burfield, 2017); tale declino che in Italia interessa il 30% delle popolazioni impone l’attivazione di misure di tutela e sensibilizzazione.

72 La tutela dei siti di nidificazione e rifugio per la fauna negli edifici fa parte del più ampio programma su “architetture e fauna” che la Lipu sta promuovendo in collaborazione con enti pubblici e ordini professionali (architetti, ingegneri, geometri). In merito, nel 2017 e 2018 sono stati organizzati convegni a Livorno, Firenze e Varese (Dinetti e Gustin, 2017).

Mappa 3.5.1– Atlanti faunistici e Delibere Salvarondini nei 120 Comuni (settembre 2018).

Dinetti M. / Qualità dell’ambiente urbano – XIV Rapporto (2018) ISPRA Stato dell’Ambiente 82/18 pagg. 245-254

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Nella Mappa tematica 3.5.2 (nella Tabella 3.5.2 nel fileExcel allegato i dati più completi) si riportano le Città metropolitane dotate di Atlante faunistico provinciale. In questo caso il numero dei lavori è limitato, e interessa maggiormente le città del Nord, sebbene vi siano esempi anche per quelle del Centro e del Sud. Gli atlanti hanno riguardato prevalentemente l’avifauna nidificante, ma vi sono lavori anche sugli uccelli svernanti e sui mammiferi.

Gli atlanti provinciali, che per quanto riguarda gli uccelli nidificanti sono stati realizzati nel 30% delle province (Fraissinet, 2017)73, hanno una dinamica di area vasta che va ben oltre quella urbana, anche se di tipo metropolitano. Infatti si tratta di aree di studio di ampiezza nell’ordine delle migliaia di chilometri quadrati (da 1171 km2 per Napoli a 5352 km2 per Roma), che sono state indagate con griglie cartografiche a maglia di 5 oppure 10 km di lato.

Il numero delle specie nidificanti è stato, ad esempio, di 140 per Venezia, 169 per Bologna e 99 per Napoli, mentre a Roma le specie svernanti sono state 135. Sempre per la capitale è stato pubblicato un atlante provinciale relativo ai mammiferi, che riporta dati dal 1832 al 2008 (con i dati ritenuti attuali riferiti agli anni 1991-2008). Anche in questo caso la griglia cartografica ha un lato di 10 km; 240 sono i collaboratori che hanno fornito dati, individuando 70 specie terrestri (di cui 64 ancora presenti), numero che costituisce circa il 60% delle specie italiane. Gli ordini più rappresentati sono i Chirotteri (21 specie) ed i Roditori (15 specie), con Riccio, Pipistrello albolimbato, Istrice e Volpe presenti in oltre il 75% dell’area di studio.

Come già accennato, gli atlanti provinciali non possono essere assunti in toto quali “atlanti urbani” -neppure per le Città metropolitane- considerate le ampie porzioni delle aree di studio che ricadono in tipologie ecosistemiche di tipo “rurale”. Ciò nonostante, vi sono almeno due ragioni di confronto tra questi atlanti e l’ecologia urbana: la prima riguarda il concetto di gradiente, analizzando il fenomeno dell’inurbamento della fauna partendo dagli ambienti extraurbani e dalle periferie per poi spingersi verso il centro delle città. Infatti, spesso le caratteristiche geografiche e ambientali dell’area vasta condizionano le specie che colonizzano le città che vi sono incluse. Ad esempio, è indiscutibile che l’elevata presenza di specie quali la Gallinella d’acqua e la Cannaiola comune a Venezia sia dovuta all’inserimento di questa città in contesti lagunari, mentre a Napoli la diffusione dell’Occhiocotto è dovuta all’ambiente di tipo mediterraneo in cui è posta la città partenopea.

L’altro aspetto di interesse è connesso con la pianificazione territoriale e la gestione ambientale, e riguarda l’individuazione delle reti ecologiche, la cui caratterizzazione alla scala urbana/locale/comunale deve necessariamente interfacciarsi con le più ampie dinamiche a livello provinciale (e regionale/nazionale). In quest’ottica, un elemento di grande rilievo è la gestione dei corsi d’acqua (e relativa vegetazione ripariale), in quanto fiumi e torrenti rappresentano i più importanti corridoi ecologici di connessione urbano-rurale (vedasi a proposito il Box “Gestione delle aree verdi ripariali e tutela dell’avifauna: i casi di Livorno e Pisa”).

73 Per completezza di informazione si segnalano i seguenti lavori per la Provincia di Varese, non inclusa nella presente analisi:

- Atlante Ornitologico Georeferenziato della Provincia di Varese. Uccelli nidificanti 2003-2005, Gagliardi A., Preatoni D., Tosi G. - Le pubblicazioni del Gruppo Insubrico di Ornitologia

- Uccelli acquatici svernanti – 25 anni di dati in Provincia di Varese, a cura di Fabio Saporetti e Monica Carabella. - Lista Uccelli Provincia di Varese aggiornata al 2017, a cura di Roberto Aletti.

Nel documento 3 INFRASTRUTTURE VERDI (pagine 61-64)