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ATTENZIONE ALL’INFANZIA E ALLA PSICOLOGIA DELL’APPRENDIMENTO.

LA PAIDEIA DI QUINTILIANO NELL’INSTITUTIO ORATORIA.

2. ATTENZIONE ALL’INFANZIA E ALLA PSICOLOGIA DELL’APPRENDIMENTO.

L’attenzione dell’autore latino nei riguardi del discente, in particolare l’attenzione rivolta alla psicologia dell’apprendimento nell’età evolutiva, l’attenzione e l’affabilità del docente nei riguardi del giovane educando coinvolto in un processo di formazione lento e graduale che coinvolge in modo globale la sua persona, insieme all’introduzione di alcune novità sul piano metodologico, concorrono a incidere in maniera non indifferente nella storia della pedagogia antica e moderna.

In prima battuta sono da considerare: a) Il rifiuto delle punizioni corporali.

Quintiliano rifiuta il ricorso alle punizioni corporali, che sono l’eredità delle scuole antiche. Esse non solo sono vietate, ma anche inutili e dannose: se il ragazzo non viene corretto dai rimproveri, non lo sarà certo con l’avvilente pratica delle percosse, che porteranno ad inasprire ancora di più il suo animo.

L’alunno deve essere trattato con moderazione, non deve essere trattato come uno schiavo oppure un deficiente, bisogna avere massimo rispetto per la sua personalità. La posizione di Quinitiliano non è moralistica, ma pragmatica e sicuramente aderente al modo di fare oggi pedagogia: il problema non è l’umiliazione derivante dalle percosse oppure l’atteggiamento indegno tenuto dal maestro, ma il vero problema è che le punizioni risultano essere inutili, se non contro producesti, a stimolare l’apprendimento e possono causare traumi nella psicologia del ragazzo.

b) Il valore del gioco.

Una grande intuizione della pedagogia è il valore del gioco, tanto utile per lo sviluppo dell’intelligenza. Specialmente nei primi anni è importante che tutto venga

esplicitato attraverso il gioco, stimolando la fantasia e la curiosità invece di appesantire il fanciullo con una serie di difficoltà. Per insegnare l’alfabeto Quintiliano propone l’uso delle letterine di avorio, che i bambini possono toccare, nominare e combinare a piacere. L’invenzione dei giochi per l’infanzia ha un valore decisamente educativo.

c) L’ottimismo educativo.

Alla base di ogni argomentazione di Quintiliano, nonché principio basilare fondante la sua stessa pedagogia, vi è l’ottimismo educativo. L’autore latino, infatti, è fermamente convinto della “bontà della natura umana” e ha fiducia nelle capacità del percorso educativo, nel valore dello studio, che consente ad ognuno di conseguire dei risultati. Nel libro I 1,3 dell’opera latina, Quintiliano ricorda che “ non si troverà mai nessuno che con lo studio e dallo studio non abbia tratto giovamento, ottenuto proprio nulla”. Assume un valore formativo di notevole spessore l’educazione oratoria, visto che la maturità dell’individuo si evidenzia nella capacità di parlare in maniera chiara ed in modo perfetto: la mira dell’educazione deve essere l’arte di ben parlare, rivendicando per sé taluni compiti che per tradizione erano attribuiti assegnasti alla filosofia, e in questa sua polemica contro la filosofia si nota la sua ostilità contro Seneca.

d) Scuola pubblica e precettore privato.

La scuola deve contribuire alla crescita intellettuale dell’individuo e a questo proposito si schiera a favore della scuola pubblica e mette in negativo la figura del precettore privato. Secondo Quintiliano, è giusto che la scuola pubblica allontani il ragazzo dal clima familiare, che spesso risente di un certo permissivismo oppure addirittura di una certa inclinazione verso il vizio. Lo stare in comunità crea socialità, stimola l’intelligenza ed, inoltre, ogni dinamica di lavoro instaurata in classe facilita l’apprendimento, grazie al dialogo, al confronto, alla competizione con i coetanei.

L’alternativa pubblico-privato è oggi un’argomentazione attuale e le discussioni sempre più continue fanno affiorare il dilemma se la scuola pubblica ancora possa soppiantare la scuola privata sul piano della qualità: intanto, Quintiliano è un assertore convinto della superiorità della scuola pubblica rispetto a quella privata-

individuale, dove un singolo alunno ha un maestro-precettore che in molti casi è un domestico acculturato.

La scuola pubblica, invece, permette agli allievi di vivere insieme quotidianamente, di socializzare, di conoscere insieme le difficoltà, di sceverare lavori e argomentazioni in classe con domande finalizzate e con un dialogo che è utile per approfondire le conoscenze ed imparare con consapevolezza e nel migliore dei modi tutto quello che il maestro impartisce con la sua lezione frontale.

e) La centralità dell’insegnante.

Quintiliano mette al centro del processo formativo ed educativo la figura dell’insegnante. Mentre nei tempi moderni l’insegnante viene definito un tecnico di cultura oppure un operatore culturale, per Quintiliano l’insegnate deve, invece, essere non solo una personalità prestigiosa, dotata di una vasta, completa e approfondita cultura, ma anche una personalità di grande umanità.

La qualità di una scuola dipende soprattutto dal docente, dalla sua preparazione, dalla sua moralità ma anche dalla sua capacità di saper capire gli alunni.

Leggendo l’opera trattatistica, Institutio oratoria, emerge un carattere abbastanza umano, quello di un insegnante che crede moltissimo nella scuola, nell’utilità sociale del proprio lavoro e giunto ormai alle soglie della vecchiaia fa della propria opera una ragione di vita, come afferma nel VI Libro, Proem.1-4.

Con Cicerone Quintiliano condivide l’idea che la retorica non è solo tecnica, ma anche formazione globale della personalità, che deve mirare al raggiungimento della perfezione morale. La scarsezza di materiale pedagogico latino ci pone un dubbio, se Quintiliano abbia scritto la sua opera basandosi sulle sue posizioni oppure attinte da altri riverniciando quanto appreso da opere ed esperienze altrui. Quintiliano ci viene incontro su questa nostra esitazione, puntualizzano la propria personale posizione su molte questioni, di carattere generale o particolare, che potevano essere oggetto di discussione.

L’autore dichiara di essere lontano dai precedenti trattatisti di retorica, tra cui anche Cicerone, perché questi ultimi iniziano la loro esperienza sul sistema educativo quando l’alunno entra nella scuola del retore, dando per attuato tutto il corso degli studi precedenti. In previsione dell’uomo-oratore perfetto, Quintiliano, invece, prende in esame il bambino sin dalla nascita, convinto che l’eloquenza, cioè tecnica

ed arte della parola, deve iniziare allorché il bambino ancora nella culla comincia ad ascoltare e ad usare il linguaggio.