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Serio e coscienzioso nello svolgimento di ogni lavoro, il cavaliere Francesco Maria Niccolò Gabburri si accinse alla revisione dell’Abecedario del padre Orlandi con l’intento di colmare le ‘assenze’ del pratico volume, sacrificando maneggevolezza e brevità in nome di una supposta completezza. La bozza di tale lavoro si compone, come è noto, di ben quattro volumi manoscritti per un totale di quasi ottomila biografie, molte delle quali facenti parte di quegli «aggiunti» a ciascuna lettera in cui il fiorentino inserisce il frutto delle proprie ricerche. Lasciato il Parnaso degli artisti di grande fama, Gabburri si addentra tra le pagine delle fonti alla ricerca di nomi citati, di personalità in qualche modo legate al mondo dell’arte e perciò degne di essere ricordate, varcando i confini geografici di Firenze e della penisola e concedendo spazio ad arti ‘minori’, come la lavorazione dei metalli e del legno per commesso, il ricamo e la tessitura, la fabbricazione di macchine teatrali, di specchi e di lenti. Indagando il manoscritto è possibile creare delle micro categorie di artisti biografati, come nel caso degli intagliatori, per tentare di cogliere per ciascuna il grado di attenzione data dal biografo, il tipo di fonti usate e il rapporto diretto con la sua collezione.

Il percorso di analisi scelto per il presente studio è articolato partendo dall’inedito Catalogo

di disegni e stampe, al fine di proporre sia la consultazione di nuovi documenti, che nuove chiavi di

lettura per la gestione dell’ingente mole di informazioni presenti nelle Vite di Pittori. Così gli incisori si sono rivelati gli artisti ‘minori’ verso cui Gabburri volge principalmente la sua attenzione, trasformando la tavola orlandiana con le «spieghe delle cifre e marche legate delle stampe» in un insieme di biografie. Altra presenza che lega la collezione allo scritto del fiorentino è quella di donne «virtuose» e «spiritosissime» dedite alle arti, con risultati spesso tanto pregevoli da far «restare attoniti i dilettanti»343.

Nella sezione dei «ritratti di professori originali in disegno, di loro propria mano»344 sono presenti pittrici molto celebri come Elisabetta Sirani345 e Rosalba Carriera346, insieme a «Lucia

343 VITE DI PITTORI, biografia di «Giovanna Tacconi», [p. 1364 – III – C_176V]. 344 CATALOGO DI DISEGNI E STAMPE, c. 57v.

345 Ivi, c. 52. «Elisabetta Sirani. Testa al naturale a lapis rosso. Per alto braccia 7 ½, largo braccia 6. Posto in mezzo in

alcuni rapporti di grottesche di mano di Gaspero Redi»; «Elisabetta Sirani ancor essa celeberrima pittrice bolognese, figura tutta intera d’acquerello di Filiggine, per alto braccia 8, largo 6, coi soliti ornati. Questo è replicato diversamente».

346 Ivi, c. 55. Il ritratto è catalogato fra quelli eseguiti a pastello, insieme a quelli di Maria Giovanna Messini e Maria

100 Torelli bolognese e moglie del suddetto [Felice Torelli]»347, «Maria Giovanna [Tacconi] Messini fiorentina», «Maria Maddalena Gozzi fiorentina»348 e «Madama Viller prussiana»349, il cui ritratto è eseguito in miniatura. Altri ritratti femminili sono annotati fra le stampe alla carta 117, in particolare quelli di «Virginia de’ Vezzo da Velletri pittrice, intagliato da Claudio Mellan», «Anna Maria Vaiani, pittrice e intagliatrice fiorentina, intagliato dal suddetto» e due impressioni dell’effigie di «Maddalena Corvina, pittrice e miniatrice romana, intagliato dal suddetto». Circa dieci carte più avanti ritorna Rosalba Carriera, questa volta «intagliata da Marco Pitteri per il suddetto Museo»350. Ritratti d’artiste ma anche prove concrete della loro perizia351, come gli intagli di Felicita Sartori, autrice di un frontespizio352, di Isabella Machiavelli353, di Teresa del Po’354, o di Diana Scultori, menzionata sempre come «Mantovana» per vincolarla alla prestigiosa dinastia familiare di incisori, della quale Gabburri possedeva

Una stampina con 3 figure a tavola di Diana Mantovana, segnata D.M.Inc.

Una stampina tonda della venuta dello Spirito Santo di Raffaellino da Reggio, intagliata da Diana Mantovana, segnata R.d.R.D.M.355.

Una stampa con Venere addosso a un tritone, segnata dietro Diana Mantovana356.

7. Carte tutte grandi, che sei antiche istoriate e conservate, inventate da Giulio Romano e intagliate parte da Giorgio Mantovano, parte da Diana Mantovana e altri, e la settima carta, molto maggiore dell’altra per alto, è un crocifisso colla Beata Vergine e molti santi, inventata da Antonio Paglieschi, intagliata da Teodoro Vercrusoe, segnate tutte 357.

Orazio caduto dal ponte nel Tevere, di Diana Mantovana358. Di Diana Mantovana numero 3, segnate [mon] D.M.21.359

347 Ivi, c. 54v.

348 Ivi, c. 55. 349 Ivi, c. 58. 350 Ivi, 126v.

351 Questa attenzione per l’arte incisoria realizzata da donne nei cataloghi ed inventari di stampe successivi a

Gabburri e dedicati, ad esempio, alla collezione di Stato, trova poche testimonianze, ad eccezione di nomi come quelli Diana Ghisi Mantovana, che già alla metà del Cinquecento realizzava splendide stampe di traduzione, Elisabetta Sirani, Violante Vanni, Teresa Del Po’ e Claudine Stella, nipote di Giacomo.

352 Ivi, c. 67. «Un frontespizio di Felicita Sartori».

353 Ivi, c. 70. «Una stampa d’Isabella Machiavelli, segnata [mon] AN.».

354 Ivi, c. 97. «Preparazione di una gran cena in un giardino, inventata e disegnata da Carlo Fontana, intagliata da

Teresa del Po’, segnata [mon] C.F.T.d.P.».

355 Ivi, c. 89. 356 Ivi, c. 90. 357 Ivi, c. 100. 358 Ivi, c. 102. 359 Ivi, c. 102v.

101 Rosalba Carriera, artista stimata dal collezionista e facente parte della sua cerchia di conoscenze, compare anche tra gli inventores delle stampe catalogate, con il ritratto di «Antonio Maria Zannetti, dipinto dalla Rosalba Carriera, intagliato da Giovanni Antonio Faldoni»360, «due esemplari di una baccante»361 e un’altra «stampina della baccante della famosa Rosalba Carriera, intagliata dal Faldoni, duplicata»362. Nome sicuramente meno noto è quello di Maddalena Pace Boschi, alla quale è attribuita l’invenzione di un S. Tommaso d’Aquino intagliato da Arnaud Westerhout363.

Due donne compaiono invece sia tra le stampe che tra i libri, in quanto autrici di volumi illustrati: si tratta della naturalista pittrice tedesca Anna Maria Sibylla Merian, figlia dell’incisore ed editore svizzero Matthäus Merian e moglie del pittore Johann Andreas Graff, e dell’intellettuale francese Charlotte Catherine Patin, figlia del medico e numismatico Charles Patin, che grande peso aveva avuto nella formazione del gabinetto antiquario mediceo. Della prima Gabburri possedeva la celebre opera sulle Metamorphosis insectorum Surinamensium, edita per la prima volta nel 1705 ad Amsterdam, in un’edizione del 1726: il volume si presenta scritto su due colonne, una in francese e l’altra in latino, e curiosamente il titolo viene trascritto nelle due sezioni in entrambi i modi, «Mariae Sibillae Merian, Dissertatio de generazione et metamorphosibus insectorum surinamensium» nella biblioteca364, e «Dissertation sur la generation et les transformations des insectes de Surinam ecc. par Marie Sibille Merian» fra le stampe365. Per «Carla Caterina Patina» le voci sono similari e ricordano le «Pitture scelte e dichiarate» edite nel 1691366, opera composta da 202 pagine in cui il testo si alterna alle immagine, cui fa da commento.

Trovare tra le pagine delle Vite personalità note come Elisabetta Sirani e Rosalba Carriera, artiste biografate anche da Orlandi, è forse anche scontato, sebbene sia comunque interessante che in entrambi i casi l’ampliamento dei testi riguardi proprio riferimenti alle opere della collezione Gabburri, il «disegno a lapis rosso, fatto per lo studio di quello [ritratto di Elisabetta Sirani] vien conservato da chi queste cose scrive nella sua numerosa collezione di ritratti di professori diversi, fatti tutti di loro propria mano»367 e quello «fatto a pastelli» dalla pittrice veneziana, del quale esistevano diversi esemplari, uno «nella celebre stanza dei ritratti fatti di 360 Ivi, c. 122v. 361 Ivi, c. 67. 362 Ivi, c. 80. 363 Ivi, c. 110. 364 Ivi, c. 127. 365 Ivi. C. 81v.

366 «Stampe nel libro intitolato Pitture scelte e dichiarate da Carla Caterina Patina, compreso il frontespizio» (Ivi, c.

82); «Pitture scelte e dichiarate da Carla Caterina Patina parigina accademica. In Colonia 1691. In folio con figure. Come sopra», (Ivi, c. 128).

102 propria mano dai più famosi pittori nella Galleria Reale di Toscana, altro ne mandò all’imperatrice ed altro parimente, ma di sola testa e di una bellezza somma, si compiacque con estrema gentilezza di mandarne in dono a me medesimo ed è quello stesso che si vede collocato nella mia collezione di ritratti fatti in disegno, di una gran quantità di professori, tanto antichi che moderni, e tutti originali di loro propria mano»368.

Di matrice orlandiana sono anche le biografie di Lucia Torelli, Diana Scultori e Maria Sibylla Merian. La prima artista compare in prima istanza nella vita dedicata al marito Felice Torelli369, per poi trovare uno spazio personale in una corposa biografia, in cui il testo originario viene ampliato con l’aggiunta del cognome Torelli a quello da nubile, Casalina, la specifica cronologica secondo cui «vive in Bologna nel 1739» e una chiosa conclusiva di disappunto contro l’eccessiva parzialità dimostrata dal padre bolognese verso Felice e Lucia, i quali invece meriterebbero molta più stima370. Nessuna particolare aggiunta, né indicazioni delle opere in suo possesso, si trovano nelle vite dell’intagliatrice mantovana371 e della naturalista e pittrice tedesca372, semplicemente provviste di qualche voce bibliografica in più.

Selezionate e aggiunte da Gabburri sono le biografie delle altre artiste presenti in catalogo, alcune più corpose, come quelle di ambito fiorentino colorite di dettagli, altre brevi ed essenzialmente connesse con le opere della collezione. Giovanna Tacconi, moglie del pittore fiorentino Ferdinando Messini, è una «spiritosissima giovane, tutta attenta allo studio, non solo promesse di sé moltissimo nella sua età più tenera, ma coltivando il proprio talento coll’assiduo disegno, ha poi superato l’aspettativa sino degli stessi professori di più profonda intelligenza, ed ha fatto restare attoniti i dilettanti»373. La perseveranza nella pratica del disegno e la passione per l’arte le hanno reso il merito mancato al marito, che «datosi all’ozio, più non esercita la pittura»374. Fiorentina è anche Maria Maddalena Gozzi, «pittrice a pastelli e in miniatura», che studiò «sotto la direzione della celebre Giovanna Marmocchini ne’ Fratellini, perciò detta comunemente la Fratellina», e poi con Giovanni Domenico Campiglia.

si avanzò talmente nella virtù che nei ritratti a pastelli e in miniatura ha fatto maravigliare, non solo la sua patria, ma molti e molti signori forestieri hanno voluto il loro ritratto fatto di propria mano di questa dignissima e virtuosa fanciulla, la quale, a gloria della patria, vive ed opera sempre con maggiore spirito e intelligenza in questo presente anno 1739, nel quale

368 Ivi, biografia di «Rosalba Carriera», [p. 2220 – IV – C_242V]. 369 Ivi, biografia di «Felice Torelli», [p. 854 – II – C_178V].

370 Ivi, biografia di «Lucia Casalina Torelli», [p. 1727 – III – C_375R]. 371 Ivi, biografia di «Diana Mantovana», [p. 667 – II – C_085R]. 372 Ivi, biografia di «Maria Sibilla Gravia», [p. 1795 – IV – C_013R]. 373 Ivi, biografia di «Giovanna Tacconi», [p. 1364 – III – C_176V]. 374 Ivi, biografia di «Ferinando Messini», [p. 949 – II – C_228R].

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anno la clemenza della Altezza Reale, la serenissima granduchessa di Toscana, si compiacque benignamente di stare al naturale acciò facesse il di lei ritratto e colpì così bene e con tal proprietà lo vestì che piacque universalmente e ne acquistò gloria immortale, onde gli convenne replicarlo più volte per sodisfare il vivo desiderio di alcuni cavalieri che ardentemente glielo richiesero. Conservo ancora io il di lei proprio ritratto a pastelli nella mia collezione e ne fò quella distinta stima che merita giustamente questa virtuosa fanciulla375.

Più succinte nelle informazioni, ma dirette nella connessione con la persona di Gabburri, appaiono le biografia di «Madama Willer»

pittrice e miniatrice prussiana. Nell’anno 1730 viveva in Dresda al servizio del re Augusto di Pollonia e Elettore di Sassonia. Vive ancora nel presente anno 1739 e si fa ammirare per l’eccellenza del suo dipignere e miniare somigliantissimi ritratti. Tanto mi ha attestato Gaspero Lopez, celebre pittore di paesi e di fiori, che fu a quella corte ed ebbe dalla medesima il di lei proprio ritratto fatto in miniatura da lei medesima, che ora si conserva da me nella stanza dei ritratti dei pittori fatti tutti da loro medesimi376

E di «Virginia Avezzi o de Vezzo da Velletri»

pittrice in Roma e moglie di Simone Vouet, fu una valorosa donna e molto intendente nella bell’arte della pittura. Ne parla Ottavio Leoni nella Vita di Simone Vouet, a 59. Trovasi il di lei ritratto, in piccola carta, intagliato eccellentemente da Claudio Mellan nel 1626, colla seguente quartina in piè del medesimo:

Qui saggia mano ha di Virginia accolto Gli occhi, la fronte, il crin, coi tratti suoi: Ma se l’arte e lo spirito ammirar vuoi, Mira le tele sue più che ‘l suo volto377.

Generica è invece la citazione di alcune opere note ai ‘dilettanti’ o presenti nelle loro collezioni, nonostante il possesso di precisi esemplari da parte di Gabburri:

Anna Maria Vaiani, pittrice e intagliatrice fiorentina. Trovasi il ritratto di questa virtuosa intagliato da Claudio Mellan nelle collezioni di stampe de’ dilettanti378.

375 Ivi, biografia di «Maria Maddalena Gozzi», [p. 1873 – IV – C_060R]. 376 Ivi, biografia di «Madama Willer»,[p. 1859 – IV – C_053R].

377 Ivi, biografia di «Virginia Avezzi o de Vezzo da Velletri», [p. 2428 – IV – C_352V]. 378 Ivi, biografia di «Anna Maria Vaiani», [p. 291 – I – C_167R].

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Maddalena Corvini, eccellente miniatrice, fu maestra in Roma di Anna Angelica Allegrini, figliuola di Francesco Allegrini, celebre pittore di Gubbio […]. Vedesi il di lei ritratto intagliato da Claudio Mellan nell’anno 1636379.

Felicita Sartori, intagliatrice in rame, ben cognita dai dilettanti per le sue stampe380.

Maddalena Pace del casato dei Boschi, pittrice romana, fioriva nel 1701. Si vede notato il di lei nome sotto una stampa ove è il pontefice Clemente XI ritratto in medaglia sostenuta in aria da tre angeletti e sotto San Tommaso in atto di scrivere, intagliata da Arnoldo Van Vesterhaut381.

Teresa del Po’, intagliatrice in rame. Molte sono le carte di suo intaglio, e fralle altre la veduta di un giardino illuminato di notte, in cui si vede preposto un superbo preparamento di un convitto con molte graziosissime figurine382.

Per quanto concerne Isabella Machiavelli, si tratta di un errore da parte di Gabburri, in quanto l’intagliatrice si chiama in realtà Elisabetta, come giustamente compare nella relativa biografia:

Elisabetta Macchiavelli fiorentina. Trovasi il nome di questa virtuosa donna in una carta da essa intagliata all’acquaforte nella quale con buon gusto vedesi rappresentato un sacro recinto di religiose assalito da alcuni soldati, i quali con scale tentano di entrare in quella clausura per insultar quelle vergini e vengono miracolosamente respinti dalle scale e dalle mura.

La descrizione minuziosa dell’incisione sembra il frutto di una visione diretta ma, così come in altri casi, la laconica indicazione «stampa d’Isabella Machiavelli» nel catalogo non permette di esserne certi.

Tra tutti i nomi estratti dal catalogo l’unico a non trovare una biografia di riferimento diretta nelle Vite, è quello di Carla Caterina Patina, la quale viene ricordata in quella della sorella «Gabbriella Carla Patina», ripresa integralmente e trascritta dal testo di Orlandi:

379 Ivi, biografia di «Maddalena Corvini», [p. 1861 – IV – C_054R]. 380 Ivi, biografia di «Felicita Sartori», [p. 951 – II – C_229R]. 381 Ivi, biografia di «Maddalena Pace», [p. 1863 – IV – C_055R]. 382 Ivi, biografia di «Teresa del Po’», [p. 2362 – IV – C_319V].

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istruita in varie scienze latine e volgari, in geografia e sfera, nella cognizione dei marmi antichi, di cammei, di medaglie, di storie, di poesia e disegno. Meritò con sommo applauso di essere dichiarata accademica parigina. Carla Caterina di lei sorella, tralle altre opere sue, diede alle stampe un libro in foglio l’anno 1691, in Colonia, intitolato Le scelte pitture, intagliate e dichiarate da Carla Caterina Patina con rami diversi d’opere famose383.

Le vite di artiste fin qui riportate sono solo una piccola parte delle oltre cento disseminate nella pagine del manoscritto e individuabili come voci autonome, escludendo perciò le innumerevoli donne citate nelle biografie di mariti, padri o fratelli artisti, per le quali Gabburri non ha ritenuto necessario o non ha saputo redigere un testo autonomo. Si tratta in prevalenza di pittrici e miniaturiste o qualche intagliatrice384 e ricamatrice, solo due scultrici, «Properzia de’ Rossi, sonatrice, cantatrice, intagliatrice, scultrice e bellissima donna bolognese»385 e «Donna Luisa Roldan, scultrice della città di Siviglia, figliola e scolare di Pietro Roldan, scultore eminente»386.

Un caso di dubbia identità, in cui sono citate due fonti apparentemente contrastanti, lascia emergere la scorretta interpretazione da parte di Gabburri dei testi utilizzati:

Fede Galizia pittor di ritratti. Di questo professore ne fa menzione il Malvasia, nella parte IV, a 134, nella Vita di Baldassar Galanino. Il Torre, nel suo Ritratto di Milano, scrive che Fede Galizia fu una brava pittrice milanese, chiamandola amazzone nella pittura. Sono sue opere nella chiesa di Sant’Antonio dei padri Teatini di Milano, a 42387.

Nella biografia di Baldassar Galanino, Malvasia scrive che il pittore «si diede a’ ritratti che […] poterono forse stare a’ fronte di quei di Bartolomeo Passerotti […] lasciando quelli di Fede Galizia, di Lavinia Fontana, dell’Anguissola, che sono teneri e sempre galanti»388. Non ci sono sostantivi o aggettivi di genere, ma l’inserimento in un gruppo di pittrici dai modi definiti ‘teneri’ e ‘galanti’ poteva in qualche modo sopperire all’ignoranza di Gabburri rispetto alla pittrice milanese.

383 Ivi, biografia di «Gabbriella Carla Patina», [p. 1065 – III – C_001R].

384 Oltre alle artiste citate e presenti nel catalogo delle stampe in quanto autrici di incisioni, sono biografate anche

«Claudia Stella», vale a dire Claudine Bouzonet nota con il cognome Stella preso dallo zio Giacomo, «Lucia Perini», ricordata da Vasari come intagliatrice di disegni di Rosso Fiorentino e Pomarance, «Maddalena Hortemels franzese» autrice di un ritratto di Tito Livio, «Susanna Sandrart, norimbergese, figliuola di Giacomo», «Teresa Mogalli», figlia di Cosimo, della quale, nonostante la conoscenza diretta, Gabburri non possedeva opere.

385 Ivi, biografia di «Properzia de’ Rossi», [p. 2116 – IV – C_181V]. 386 Ivi, biografia di «Donna Luisa Roldan»,[p. 745 – II – C_ 124R]. 387 Ivi, biografia di «Fede Galizia», [p. 952 – II – C_229V]. 388 MALVASIA 1678, parte IV, p. 134.

106 Sempre generoso nelle lodi di queste donne dedite alle arti, spesso dotate di «vivacissimo spirito» e «singolare bellezza», in alcuni casi colte e capaci di cimentarsi nella musica e nelle lettere, Gabburri non tralascia di sottolineare come lo studio e la dedizione assoluta siano sempre gli ingredienti necessari per poter soddisfare le speranze di un’«ottima riescita», e non esita ad escludere chi non raggiunge i livelli artistici sperati, come accade a «Caterina Parigi pittrice fiorentina, nata nel mese di novembre 1721. Questa spiritosa fanciulla inclinata alla pittura va esercitandosi nel lavorare a olio e a pastelli con sommo profitto nell’anno 1738 sotto la direzione dei migliori maestri della città di Firenze, onde da principi così felici vi è giusto motivo di sperare un’ottima riescita»389: con una nota a margine della piccola biografia, «questa va levata perché non lo merita», Gabburri emette la sua sentenza di esclusione dalla sua opera. Tenerezza, gentilezza e ‘finissimo colorito’ sono modi ricorrenti del modo di dipingere delle donne, che allo stesso tempo sono capaci di «grande impasto» e «ragionevole disegno», così come di «maniera forte» e «forza inarrivabile». La dedizione di alcune donne arriva al punto di decidere di «non maritarsi» «per attendere all’arte con maggior libertà», occupate «di continuo a dipingere e a studiare», come Margherita390, figlia del pittore «Giovanni da Bruggia», e «Teodora Danti, pittrice perugina»391. Altre, invece, uniscono arte famiglia, come «Violante Siries figliuola del celebre monsù Luigi Siries franzese», che «vive in un felice stato di matrimonio nel presente anno 1740, senza lasciar di dipingere, anzi sempre più attenta allo studio aspira alla maggior perfezione nell’arte della pittura e a render perciò glorioso il suo nome»392.

Gabburri non manca di menzionare due regine, «Elisabetta Farnese regina di Spagna», che «continuamente va esercitandosi nel dipingere e nell’operare a pastello per suo virtuoso diporto e per sollievo delle cure del regno nel 1739» ed «Elisabetta regina d’Inghilterra», abile in «qualunque scienza o lavoro manuale, poiché trapuntava coll’ago a maraviglia, né vi era cosa di gentile che vedesse fare ad altre donne che non volesse farne lo stesso»393.

Uno spaccato interessante e ricco di spunti quello dedicato all’arte al femminile, al quale Gabburri lascia spazio manifestando stima e considerazione per chi «innamorata dell’arte, non si sazia di faticare continuamente studiando», così come ogni giovane dedito alle arti dovrebbe fare. Seguendo una delle sue fonti straniere predilette, Jacob Campo Weyerman, probabilmente il titolo finale del suo abbecedario sarebbe stato ‘Vite di pittori e di pittrici’.

389 VITA DI PITTORI, biografia di «Caterina Parigi»,[p. 575 – II – C_039R] [p. 576 – II – C_039V]. 390 Ivi, biografia di «Giovanni da Bruggia», [p. 1468 – III – C_232V].

391 Ivi, biografia di «Teodora Danti», [p. 2358 – IV – C_317V]. 392 Ivi, biografia di «Violante Sirias», [p. 2429 – IV – C_353R].

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Figura 1 G.D.Ferretti, Ritratto di F.M.N. Gabburri, Los

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