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Capitolo  2.   L’innovazione

2.4 Gli attori dell’imprenditorialità

Determinate   caratteristiche   degli   stakeholders   di   un’impresa   possono   essere   considerate una fonte per incrementare il livello di imprenditorialità al suo interno. In particolare, la letteratura suggerisce che la proprietà, il Consiglio di amministrazione, l’alta   dirigenza (top management), i quadri intermedi (middle management) ed i lavoratori rappresentino le categorie di stakeholders più importanti   per   sostenere   e   promuovere   l’imprenditorialità   all’interno   di   un’organizzazione.

96 Wiklund, 1998. Op. cit.

97 Shane S., Prior knowledge and the discovery of entrepreneurial opportunities, Organization

Science, 2000.

98 Covin e Slevin, 1991. Op. cit.

99 Miller D. e Friesen P. H. Strategy-making and environment: The third link, Strategic

Management Journal , 1983. Covin J. G. e Slevin D. P., Strategic management of small firms in

hostile and benign environment, Strategic Management Journal, 1989. Dess G.G., Lumpkin

G.T., e Covin G., Entrepreneurial  strategy  making  and  firm  performance:  Tests  of  contingency  

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Le imprese che desiderano raggiungere alti livelli di imprenditorialità e creare nuova ricchezza devono motivare le proprie risorse umane, considerate parte integrale della creazione di valore100.

Le conoscenze e lo spirito di iniziativa dei lavoratori sono una fonte essenziale di imprenditorialità, ma il loro potenziale spesso non è pienamente sfruttato101. In tale ottica, per migliorare il grado di imprenditorialità interna è importante permettere ai lavoratori di agire come imprenditori, sviluppare idee innovative e promuovere il loro sviluppo e la loro commercializzazione102.

Il   coinvolgimento   dei   lavoratori   nello   sviluppo   dell’imprenditorialità   è   definito   “imprenditorialità  collettiva”.  Secondo  tale  approccio,  i  lavoratori  sono  la  fonte   di nuove idee, attraverso i metodi di intelligenza collettiva103. Tuttavia, essi possono   non   disporre   di   mezzi   adeguati   per   sviluppare   con   successo   un’idea   imprenditoriale, a tal fine è essenziale il  supporto  dei  quadri  intermedi,  dell’alta   direzione e del Consiglio di amministrazione.

Un ulteriore contributo, di fondamentale   importanza,   all’incremento   dell’imprenditorialità,   è   quello   apportato   dai quadri intermedi. Bower104 è il primo   studioso   a   focalizzare   l’attenzione   sulla   rilevanza   di   tale   classe sociale come agente del cambiamento delle imprese.

I quadri intermedi dispongono dei mezzi e delle conoscenze per favorire le attività imprenditoriali sotto vari aspetti:

 la comunicazione105. I quadri intermedi favoriscono la comunicazione sulla missione,   gli   obiettivi   strategici   e   le   priorità   dell’impresa.   Essi   hanno   la possibilità di interagire con una mole notevole di lavoratori, che permette loro di utilizzare approcci, sia formali che informali, per incoraggiare

100 Dos Santos R. e Spann M., Collective entrepreneurship al Qualcomm: combining collective and entrepreneurial practices to turn employee ideas into action, R&D Management, 2011. 101 Van Dijk C. C. e Van Den Ende J. J., Suggestion systems: transferring employee creativity into practicable ideas, R&D Management, 2002.

102 Dos Santos e Spam, 2011. Op. cit.

103 L’intelligenza  collettiva è la capacità di una comunità umana di evolvere verso una capacità

superiore, di risolvere i problemi, di pensiero e di integrazione, attraverso la collaborazione e l’innovazione.

104 Bower J. L., Managing the Resource Allocation Process, Boston MA: Harward Business

School Press, 1970.

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l’innovazione  e  stimare  il  rischio  insito  in  essa.  Inoltre, compito di tale classe è quello di comunicare le  proprie  idee  innovative  all’alta  dirigenza,  in  modo   tale   da   creare   un’opportunità   per   il   loro   inserimento   nel   contesto   del   complesso  delle  priorità  strategiche  dell’impresa106;

 le ricompense107. I quadri intermedi possono fornire ricompense ai lavoratori, tali da permettere loro di sperimentare e valutare la fattibilità di idee innovative;

 il processo strategico108. La classe dirigente in esame sintetizza e integra le informazioni, al fine di definire i   principali   temi   strategici   dell’impresa   e   aprire le porte al cambiamento strategico;

 la  raccolta  delle  idee  innovative  all’interno  e  all’esterno  dell’organizzazione. Nonaka e Takeuchi109 sostengono che gran parte delle idee innovative provengono dai quadri intermedi110 e che solo le più promettenti vengono sottoposte   all’attenzione   degli  alti  dirigenti  per   l’analisi  e   la  valutazione.   Le   innovazioni che rispettano gli standard rigorosi, da questi ultimi imposti, tornano ai quadri intermedi che si occupano della loro comunicazione ai lavoratori.

Nel   modello   dell’innovazione proposto da tali autori, la classe intermedia è quella più adatta alla raccolta delle idee innovative, in quanto i suoi componenti lavorano a stretto contatto con i distributori, osservano il mercato e analizzano la concorrenza.

Bartlett e Ghoshal111 ritengono che facoltà dei quadri intermedi sia quella di creare un ambiente nella propria divisione o in altre, all’interno  dell’impresa,

106 Burgelman, 1983. Op. cit.

107 Kanter R. M., Supporting innovation and venture development in establishment companies,

Journal of Business Venturing, 1985. Quinn, 1980, Op. cit.

108 Floyd S. W. E Woolridge B., Middle Management involvement in strategy and its association with strategy type: a research note, Strategic Management Journal, 1992.

109 Nonaka I. e Takeuchi H., The Knowledge Company: How Japanese Companies Create the

Dynamics of Innovation, New York: Oxford Univ. Press, 1995.

110 I quadri intermedi sviluppano spesso le proprie idee operando a stretto contatto con i

lavoratori, per perfezionarle e determinarne il potenziale.

111 Bartlett C. A. e Ghoshal S., Release the entrepreneurial hostages from your corporate hierarchy, Strategy Leadership, 1996.

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nel quale le attività imprenditoriali possano liberamente prosperare. Ciò consentirebbe alle multinazionali di perseguire un vantaggio competitivo. Come già affermato in riferimento ai lavoratori, anche tale classe sociale necessita  il  supporto  dell’alta  dirigenza  per promuovere idee innovative.

Il ruolo del top management nello  sviluppo  dell’imprenditorialità  è  avvalorato da numerosi studiosi. Tra questi, Pisano112 assegna all’alta   dirigenza un ruolo fondamentale nello sviluppo delle competenze tecnologiche per nuovi prodotti. Altri autori riconoscono il ruolo del top management quale risorsa imprenditoriale chiave, in grado   di   influenzare   l’ordine   e   la   tempistica   con   cui   l’impresa   sviluppa   nuovi   prodotti.   In tale ottica, Chen et al.113 affermano che maggiore è la minaccia discendente dalle azioni poste in essere dai concorrenti, più   veloce   dev’essere   la   risposta   da   parte   dell’impresa.   Dunque,   la   percezione   delle  minacce  provenienti  dall’ambiente  esterno  e  la  loro  valutazione  da  parte  dei   top managers influiscono, appunto, sull’ordine  e  sul  tempo  di  sviluppo  di  nuovi   prodotti114.

Analogamente, Amit et al.115 sostengono che le imprese aventi a disposizione un management   che   possa   esser   definito   “imprenditoriale”   sono   in   grado   di   sviluppare più velocemente nuovi prodotti e ottenere, da questi, rendite economiche.

L’alta   dirigenza   riveste   un   ruolo   significativo   anche   nel processo stesso di sviluppo di nuovi prodotti116. Anche se il processo di sviluppo dei prodotti può essere delegato ad un team di progetto plurifunzionale, il supporto del top management  è   critico  per  l’introduzione  tempestiva  e  con  successo  dei  prodotti  

112 Pisano G., The Development Factory. Unlocking the Potential of Process Innovation: Lessons from Pharmaceuticals and Biotechnology, Boston, MA: Harward Business School

Press, 1996.

113 Chen M. J., Smith K. G. e Grimm C. M., Action characteristics as predictors of competitive responses, Management Science, 1992.

114 Penrose E., The theory of the growth of the firm, Oxford: Blackwell, 1959.

115 Amit R. H., Brigham K. e Markman G. D., Entrepreneurial management as strategy. In:

Meyer G. D. e Heppard K. A.. Ed. Entrepreneurship as Strategy: Competing on the

Entrepreneurial Edge. Sage, Thousand Oaks, 2000.

116 Brown S. L. e Eisenhardt K. M., Product Development: past research, present findings, and future directions, Academy of Management Review, 1995.

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stessi. Studi empirici117 hanno altresì dimostrato la rilevanza del supporto e del monitoraggio  degli  alti  dirigenti  sull’efficacia   e   la  capacità   innovativa   del team plurifunzionale di sviluppo di nuovi prodotti.

Henard e Szymansky118 riconoscono una relazione positiva tra il supporto del top management e la performance dei nuovi prodotti.

Quanto alle caratteristiche specifiche dei top managers, tali di influire sulla loro capacità innovativa e inclinazione al rischio, si annoverano tra le altre l’esperienza,  la  competenza, la varietà e la vastità delle conoscenze.

Meritevole  di  attenzione  è,  infine,  l’influenza  della  proprietà  e  della  governance   sull’imprenditorialità.   Quest’ultima   necessita   di   una   visione   di   lungo   termine,   dunque quando i principali azionisti restano in  possesso  dei  titoli  di  un’impresa   per lungo periodo sono in una posizione tale da influire sull’interesse   dei   managers nei  confronti  dell’imprenditorialità.  

Esaminare   l’influenza   della   proprietà   sull’imprenditorialità   significa   analizzare   come la proprietà incida sulla disponibilità dei managers ad assumersi il rischio insito   nell’attività   d’impresa119. Questi ultimi, infatti, hanno generalmente una visione di breve termine e sono avversi al rischio. Risulta, pertanto, importante che proprietà e governance stimolino il loro interesse nello svolgimento di attività imprenditoriali.

Tra i fattori in grado di esortare nei managers una visione di lungo periodo si rilevano la previsione di piani di incentivazione azionaria (siano essi costituiti da azioni o da opzioni  sull’acquisto  o  sulla  sottoscrizione  di  azioni),  la  presenza  di   un’azionista   di   riferimento   capace   di   influire   sulle   decisioni   aziendali,   il   coinvolgimento   all’interno   del   Consiglio   di   amministrazione   di   amministratori   esterni, la maggioranza dei quali indipendenti.

Quanto al ruolo del Consiglio di amministrazione nel perseguimento dell’imprenditorialità   si   rimanda al successivo capitolo.

117 Hitt M. A., Nixon R. D., Hoskisson R. E. e Kochlar R., Corporate entrepreneurship and

cross-functional fertilization: activation, process and disintegration of a new product design team. Entrepreneuship: Theory & Practice, 1999.

118 Henard D. H. e Szymanski D. M., Why some new products are more successful than others,

Journal of Marketing Research, 2001.

119 Jones G. e Butler J., Managing internal corporate Entrepreneurship: An agency theory perspective, Journal of Management, 1992.

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Capitolo 3. Il contributo del Consiglio di amministrazione allo