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La conoscenza di O come attore, testimone e storico della campagna asiatica di Alessandro è fondata su scarne notizie concentrate per lo più nel tempo della conquista dell’India.

Di fatto la figura di O emerge nella nostra documentazione con la decisione di Alessandro di nominarlo prima timoniere della sua nave nel corso della discesa dell’Indo poi ufficiale della flotta che, sotto il comando di Nearco, navigò lungo la costa indiana ed iraniana fino in Mesopotamia. Dall’arrivo della flotta a Susa non si ha più notizia di O ad eccezione di un breve aneddoto di Plutarco in cui l’alessandrografo è messo in relazione con il sovrano di Tracia Lisimaco.

L’attività di O è dunque documentabile per un periodo molto limitato, ca. 326-324 a. C., e relativamente a degli eventi che concludono la decennale opera di conquista dell’Impero persiano. Al di fuori di questo lasso di tempo O è avvolto da un buio documentario quasi totale: fatta eccezione per il nome della sua patria e per un momento della sua formazione intellettuale, la sua vicenda personale prima, durante (almeno fino alla campagna in India) e dopo la spedizione di Alessandro è quasi del tutto ignota. Non sono attestate le date di nascita e di morte, il periodo in cui si aggregò all’armata macedone, quale ruolo vi svolse prima di pilotare il battello regale e l’arco temporale in cui elaborò e pubblicò la sua opera.

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IIa. Origini.

La tradizione ricorda due luoghi come patria di O: le isole di Egina ed Astipalea; per la seconda Diogene Laerzio (6.84 = T 1) cita Demetrio di Magnesia, erudito contemporaneo di Cicerone ed autore di Omonimi44. Il passo di Arriano (Ind. 18.9), che contiene la lista dei trierarchi della flotta di Alessandro sulle sponde dell’Idaspe, risale a Nearco, generalmente riconosciuto come fonte pressoché esclusiva per i capp. 18-4245

dell’Indikè. Al novero delle attestazioni di Astipalea come patria di O va aggiunto Eliano (NA 16.39 = F 14b), il quale sembra attingere direttamente dallo scritto di O46.

L’origine eginetica, attestata solo in Diogene Laerzio (T 1 e T 4), risale a fonti non precisabili: l’episodio in 6.75-76 è un λεγόμενον sulle capacità persuasive di Diogene di Sinope, mentre in 6.84 la menzione di Egina deriva da alcuni non meglio precisati οἱ μὲν cui viene opposta47 la notizia di Demetrio di Magnesia.

La duplice patria attribuita ad O in T 1, solleva un quesito essenziale: la possibilità di due omonimi oppure l’ipotesi di una doppia cittadinanza per lo stesso O. Una distinzione fra due Onesicrito è stata fortemente sostenuta da Jacoby48 ed accolta da Strasburger49, i quali osservavano come difficilmente il celebre storico

e collaboratore di Alessandro potesse essere definito “un certo Onesicrito” (Diog. Laer. 6.75-6 = T 4: ᾽Ονησίκριτόν τινα Αἰγινήτην). Sembrava poi poco verosimile il riferimento ad un personaggio piuttosto avanti con gli anni, con due figli adulti, che prende parte alla spedizione asiatica. Infine, il nome Onesicrito veniva considerato dai due autori comune50.

Chi tende a conciliare i dati delle fonti e a sostenere l’esistenza di un solo O accoglie le informazioni di Diog. Laer. 6.75-76 come storiche51: il personaggio è connesso con Astipalea ed Egina52 e verosimile risulta

l’esistenza di figli adulti al tempo di Alessandro. In questa prospettiva le origini di O. vengono ricostruite mettendo in relazione i contenuti delle Vite dei Filosofi con la prima voce Φιλίσκος della Suda (Φ 359:

44 Schwartz 1901c, 2814-16; per un’edizione dei testimoni e dei frammenti vd. anche Mejer 1981, 447-72.

45 Ad es. FGrHist 133 Komm. 450; Capelle 1935, 2139-40; Pédech 1984, 167, 175-6; una indicazione significativa per

l’esclusivo riferimento a Nearco è data dallo stesso Arriano (Ind. 19.9; 20.1).

46 […] ᾽Ονησίκριτος ὁ ᾽Αστυπαλαιεὺς.

47 […] Οἱ μὲν Αἰγινήτην, Δημήτριος δ᾽ ὁ Μάγνης […]. 48 FGrHist 134 Komm. 469.

49 1939, 460 sgg., stabilisce che la presunta identificazione dei due personaggi keine Wahrscheinlichkeit hat.

50 Una distinzione fra i due personaggi è inoltre sostenuta da Tarn 1939, 47; Goulet – Cazé (1991, 3900 n. 35, 3903 n.

41 – 3904) distingue nettamente i due personaggi, mentre in 2005, 777-8 e 780 considera la possibilità che Diogene Laerzio parli della stessa persona. Peculiare la posizione di Figueira (1986, 5-11), il quale ritiene che i due Onesicrito vadano distinti ma come membri di una stessa famiglia (vd. oltre).

51 Vd. ad es. Lilie 1846, 6 sgg., Berve 1926, 2: 288; Fisch 1937, 129; Pearson (1960, 84-5) giudica, stando alle

competenze navali di O, indifferente un’origine in Egina o Astipalea: “… At some time in his life he lived in Astypalaea,

but his connection with Aegina is less certain“ .

52 Lilie (1846, 6-7) escludeva un cambio di residenza dell’autore e quindi una doppia cittadinanza: sulla base del fatto

che Erodoto menziona in 6.89 una παλαιὴ καλεομένη πόλις ad Egina, riteneva che questa fosse l’Astipalea patria di O. L’idea è stata ripresa con forza da Figueira 1986, 9; contra Jacoby FGrHist 134, 469; Strasburger 1939, col. 460; Brown 1949, 2 e 135-6 n. 18. Sulla possibilità di una doppia cittadinanza si sono espressi Berve (1926, 2: 288) e Pearson (1960, 84 n. 7 e 85): l’esempio immediato è naturalmente Erodoto, cittadino di Turi e Alicarnasso (Plut., De

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Φιλίσκος Αἰγινήτης, ὁ διδάξας γράμματα Ἀλέξανδρον τὸν Μακεδόνα. Αὐτὸς δὲ ἀκουστὴς ἦν τοῦ Κυνὸς Διογένους, κατὰ δὲ Ἕρμιππον Στίλπονος […]), personaggio che, al di fuori del passo considerato, troverebbe menzione solo in un aneddoto riferito da Eliano (VH 14.11)53.

In forza del Filisco figlio di O in Diog. Laer. 6.75-76, il Filisco dell’aneddoto e della Suida viene individuato come padre dell’alessandrografo54.

Figueira55 adatta questa ricostruzione ad una necessaria distinzione degli Onesicrito in Diogene Laerzio: il

Filisco dell’aneddoto (T 4) sarebbe il maestro di Alessandro di cui parlano la Suda ed Eliano mentre suo padre (Onesicrito I) che lo invia presso Diogene sarebbe il nonno dell’alessandrografo (Onesicrito II). Punto comune della interpretazione “conciliativa” e della posizione di Figueira sarebbe il tentativo di spiegare la partecipazione di O alla conquista asiatica in base ad una tradizione famigliare fondata su un contatto fra il sovrano macedone ed esponenti del cinismo diogenico.

La possibilità di una duplice patria, situazione attestata anche fra gli stessi alessandrografi, non risulta da alcuna fonte per O: le informazioni disponibili distinguono solamente fra un O di Astipalea ed uno Egina. Riguardo l’età di O al momento della sua aggregazione ad Alessandro, l’esempio di Parmenione impegnato in attività militari assieme ai figli Filota, Nicanore ed Ettore56, risulta poco probante; con due figli adulti O.

avrebbe preso parte alla spedizione (avviata nel 334 a. C.) per lo meno a quarant’anni e, visto che la tradizione ricorda la sua familiarità con re Lisimaco (in un contesto cronologico successivo al 305/4 a. C.; T 9 = Plut., Alex. 46.5: ἤδη βασιλεύοντι Λυσιμάχῳ), avremmo un O piuttosto longevo, ancora attivo a 70-80 anni. Il particolare contrasta, a mio avviso, con l’impegno come pilota della nave regale lungo il corso dell’Indo e nella successiva navigazione oceanica dalle foci del fiume fino al Golfo Persico: l’impresa sembra infatti propria di un uomo nel pieno della sua maturità fisica57. Per questo aspetto, ritengo pertanto che

vadano tenute in considerazione le posizioni di Jacoby e Strasburger.

Un punto importante per tentare di conciliare le notizie delle Vite dei filosofi e quelle delle altre fonti, mi sembra il legame parentale fra Onesicrito e Filisco58 (Diog. Laer. 6.75-76) con una presunta discendenza da

Filisco, maestro di Alessandro. La storicità di questa figura risulta infatti ammissibile solo in base a Plutarco

53 Φιλίσκος πρὸς Ἀλέξανδρον ἔφη ποτέ· ‘δόξης φρόντιζε, ἀλλὰ μὴ ἔσο λοιμὸς καὶ μεγάλη νόσος, ἀλλὰ ὑγεία· λέγων

τὸ μὲν βιαίως ἄρχειν καὶ πικρῶς καὶ αἰρεῖν πόλεις, καὶ ἀπολλύειν δήμους, λοιμοῦ εἶναι. Τὸ δὲ ὑγιῶς προνοεῖσθαι καὶ σωτηρίας τῶν ἀρχομένων·’ εἰρήνης ταῦτα ἀγαθά. Il Filisco di cui si cita un componimento poetico in Stob., Flor. III.29, 40 è con ogni probabilità il personaggio ricordato nelle Vite dei filosofi come allievo di Diogene (Diog. Laer. 6.84) e figlio di O (Diog. Laer. 6.75-76) cui parte della tradizione attribuisce alcune opere del Sinopeo, vd. oltre.

54 Berve 1926, 2:389; Pédech (1984, 81-3). 55 1986, 6-7.

56 Berve 1926, 2: 298-306 (Parmenione), 393-397 (Filota), 275 (Nicanore), 149 (Ettore); sull’esperienza del grande

generale macedone a fianco di Alessandro come indizio a favore della possibile età avanzata di O. nella spedizione vd. Goulet – Cazé 2005, 777-8; Müller 2011a, 47 n. 17.

57 Anche Figueira 1986, 9-10.

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(Alex. 5.4) che parla del gran numero insegnanti impegnati nella formazione di Alessandro59. Le uniche due

notizie sull’esistenza di Filisco attengono chiaramente all’ambito aneddotico e concordano solamente per una presunta vicinanza di Filisco al sovrano macedone. La formazione cinica di Filisco era poi messa in dubbio dagli antichi60 e non è accolta da alcuni moderni esponenti della linea “conciliativa”61. Anche

ammettendo poi un discepolato presso Diogene da parte di tutti i membri della famiglia, emergerebbe un quadro cronologico perlomeno discutibile sia per l’interpretazione di base (Filisco maestro di Alessandro padre di O l’alessandrografo) che per la variante introdotta da Figueira (“Onesicrito I” padre di Filisco maestro di Alessandro e nonno di “Onesicrito II” l’alessandrografo). Avremmo infatti almeno tre generazioni che si sarebbero formate presso Diogene prima della spedizione di Alessandro. Le fonti sembrano comunque concordi nel rilevare una contemporaneità fra la morte del Sinopeo e quella del Macedone62 ed

O, per essere ricordato come allievo del Cinico, doveva essersi formato con ogni probabilità prima della campagna militare63.

I dati disponibili sembrano dunque puntare decisamente ad una distinzione fra due personaggi chiamati Onesicrito, ma è necessario rilevare che fra i due solo quello di Astipalea è una personalità storicamente attestata, mentre l’Egineta sembra esistere solamente in Diogene Laerzio (6.75-76). L’inattendibilità storica di questo passo risulta, a mio avviso, chiara dall’esame dei personaggi ivi menzionati.

Androstene non è altrimenti noto, mentre per l’ Ὀνησίκριτός τις, malgrado le ipotesi di Jacoby e Strasburger, risulta chiaro che il nome Onesicrito anche nelle sue varianti dialettali è piuttosto raro64, il che rende difficile

credere all’esistenza di due omonimi, entrambi allievi di Diogene65. L’idea è da escludere anche supponendo

che Diogene Laerzio avesse ricavato la definizione di Egineta dagli Omonimi di Demetrio di Magnesia: il testo mostra infatti chiaramente una opposizione fra l’origine ricavata dal Magnete (Astipalea) a quella presa da

59 Πολλοὶ μὲν οὖν περὶ τὴν ἐπιμέλειαν ὡς εἰκὸς ἦσαν αὐτοῦ τροφεῖς καὶ παιδαγωγοὶ καὶ διδάσκαλοι λεγόμενοι […]. 60 Suid. Φ 359 Αὐτὸς δὲ ἀκουστὴς ἦν τοῦ Κυνὸς Διογένους, κατὰ δὲ Ἕρμιππον Στίλπονος […].

61 Lilie (1846, 7-8) considerava impossibile che Filisco insegnante fosse stato allievo di Diogene: a suo dire il

compilatore della Suda gli avrebbe erroneamente attribuito la formazione cinica del Filisco figlio di O; lo stesso rilevava Berve 1926, 2:389.

62 Diogene Laerzio (6.76) pone la morte del filosofo a novant’anni, mentre Censorino (DN 15.2) a 81. Diog. Laer. 6.79

(in base a Demetrio di Magnesia), oltre ad affermare che Diogene era γέρων nel corso della centotredicesima olimpiade (328-5 a. C.), presenta le morti di Alessandro e di Diogene come contemporanee (dato presente anche in Plut., Quaest. Conv. VIII.1, 4 717C e nella Suda s. v. Διογένης). Giannantoni (1985, 377-8 n. 4) ritiene giustamente che “… l’invenzione del sincronismo non sarebbe stata possibile se fosse stata nota la vera data di morte di Diogene o se Diogene fosse morto molto prima di Alessandro”; secondo lo studioso l’indicazione di Diog. Laer. 6.79 sarebbe di particolare importanza, perché oltre ad escludere la seconda ipotesi, godrebbe di una certa autorità: la menzione dell’Olimpiade infatti la ricollegherebbe direttamente o meno ai Chronica di Apollodoro. Per Giannantoni non è dunque inverosimile che il sincronismo nasca dall’assunto che, già vecchio fra il 328-5 a. C., Diogene morisse nel corso dell’Olimpiade successiva durante la quale anche Alessandro venne meno; vd. anche. Long 1996, 45.

63 Vd. Cap. IVa.

64 Vd. ad es. Fraser, Matthews, 1987, 1:350, 352; Osborne, Byrne 1994, 2:352; Fraser, Matthews, 1997, 3a: 341-2;

J.Balzat, Catling, Chiricat, Marchand, 2010, 5b:328; Brown 1949, 3 e 136 n. 24.

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altri (Egina), quindi in Demetrio O di Astipalea era evidentemente accostato ad un altro autore suo omonimo.

Filisco di Egina è più volte nominato nel VI libro delle Vite dei Filosofi a cominciare da 6.7366, dove risulta

amico di Diogene cui parte della tradizione attribuisce le tragedie del filosofo67. Che nell’aneddoto (T 4) si

faccia riferimento proprio a questo personaggio risulta chiaro dal modo in cui vi è introdotto: Τὸν ἕτερον ἀποστεῖλαι τὸν πρεσβύτερον Φιλίσκον τὸν προειρημένον. In Diog. Laer. 6.80 è riportata l’opinione di Satiro che lo indicava come autore delle tragedie diogeniche68, e in 6.84 (T 1) è annoverato tra i discepoli del Cinico:

si tratta del capitolo dedicato in primis ad O come uno dei più rinomati allievi di Diogene69. È interessante

rilevare come la seconda volta che Filisco viene accostato ad O non si trovi riferimento ad alcun rapporto parentale fra i due, mentre in 6.75-76 veniva definito “figlio di un Onesicrito di Egina”. Nelle Vite dei Filosofi l’identità di Filisco non è mai messa in discussione, sembra tuttavia che Diogene Laerzio non abbia chiara quella di Onesicrito in 6.75-76 e 8470.

La famiglia descritta nell’aneddoto appare dunque costruita in modo artificiale, come già notava Brown71,

allo scopo di illustrare la straordinaria capacità persuasiva di Diogene: il suo ideatore sembra aver realizzato una sorta di racconto eziologico sulla iniziazione filosofica di due dei più famosi allievi del filosofo stabilendo fra loro uno strettissimo rapporto parentale72. In quest’ottica Egina, patria di Filisco e vicina ad Atene, luogo

di residenza di Diogene, divenne nell’aneddoto anche patria O. Purtroppo nulla di preciso si può dire sull’autore, tranne che poteva forse appartenere alla stessa tradizione cinica, successiva tuttavia alla prima generazione dei discepoli diogenici. “Onesicrito di Egina” potrebbe dunque essere nato in questo contesto al quale possono pertanto essere ricondotte le fonti dell’aneddoto e gli οἱ δὲ di Diog. Laer. 6.84; l’incertezza di Diogene Laerzio nell’individuare precisamente la patria di O nasce quindi probabilmente dal carattere dell’aneddoto.

66 Von Fritz 1938, 2382-3; Giannantoni 1983, 513-4. La Suda gli riserva la voce Φ 362: Φιλίσκος, Αἰγινήτης· ὃς κατὰ

θέαν ἐλθὼν τῶν Ἀθηναίων, ἀκούσας Διογένους ἐφιλοσόφησεν. Ὁ δὲ τούτου πατὴρ ἀπέστειλεν ἐπ' αὐτὸν τὸν ἀδελφόν, καὶ ταυτὸν ἔπαθε καὶ οὗτος· καὶ ὁ πατὴρ πάλιν ἐπ' ἀμφοτέρους ἐλθὼν ἐφιλοσόφησε καὶ αὐτός […]. Cfr. Diog. Laer. 6.75-76. 67 Εἴ γ'αὐτοῦ αἱ τραγῳδίαι καὶ μὴ Φιλίσκου τοῦ Αἰγινήτου ἐκείνου γνωρίμου ἢ Πασιφῶντος τοῦ Λουκιανοῦ, ὅν φησι Φαβωρῖνος ἐν Παντοδαπῇ ἱστορίᾳ. 68 Τά τε τραγῳδάριά φησιν ὁ Σάτυρος Φιλίσκου εἶναι τοῦ Αἰγινήτου, γνωρίμου τοῦ Διογένους.

69 Dopo i contenuti del T 1 si legge infatti: Γέγονε καὶ Μένανδρος Διογένους μαθητής, ὁ ἐπικαλούμενος Δρυμὸς,

θαυμαστὴς Ὁμήρου, καὶ Ἠγεσίας Σινωπεύς ὁ Κλοιὸς ἐπίκλην, καὶ Φιλίσκος ὁ Αἰγινήτης, ὡς προειρήκαμεν.

70 Goulet – Cazé 1991, 3900 n. 35; 2005, 777-8, 780.

71 Brown 1949, 3: “The family of the anecdote is transparently a manufactured one”; 4: “The safest conclusion is that

our author came from Astypalaea and that he was also ‘the certain Onesicritus’ called an Aeginetan by Diogenes Laertius”.

72 Sui rapporti fra Filisco di Egina ed Onesicrito non si può andare oltre l’ipotesi che fossero di reciproca conoscenza

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Allo stato della documentazione non è dunque possibile formulare ipotesi sulla genealogia onesicritea e non si può non concordare con Pearson sul fatto che fonti come Diogene Laerzio (6.75-76) e la voce “Filisco” della Suda non siano utili per la ricostruzione della storia di O73.

Astipalea resta così l’unico riferimento per la provenienza di O: esso è infatti concordemente attestato in fonti che, come Demetrio di Magnesia ed Eliano, potevano leggere direttamente l’opera onesicritea o, come Nearco, che poteva basarsi su di una conoscenza diretta dell’Astipaelo (326-4 a. C.)74.

L’ultimo aspetto concerne la possibilità di definire l’Astipalea di O, essendo il toponimo piuttosto diffuso nella Grecia insulare75. La dottrina ha ridotto a due le possibili identificazioni: l’isola nelle Sporadi meridionali

(Strab. X.5, 13 e 15; Plin., HN 2.243; 4.23, 71, 88)76 e l’omonima città dell’isola di Cos77, la quale nel 366-5 a.

C., a seguito di una stasis, venne abbandonata da una parte dei suoi cittadini che fondarono il nuovo centro di Cos78.

Per Pédech79 la fondazione di Cos è un terminus ante quem per la nascita di O: la definizione di “Astipaleo”,

non sarebbe infatti possibile dopo il 366-5 a. C., quando, secondo lo studioso, Astipalea venne sostituita dal nuovo centro di Coo. Questa ipotesi mi sembra tuttavia viziata dalla considerazione che, fondata Coo, Astipalea fosse scomparsa; lo studioso francese individua infatti la ragione dell’abbandono della città in un

terremoto80 mentre la vera ragione attestata, la stasis, implica (per la sua stessa natura) che una parte della popolazione sia rimasta in loco (senza contribuire alla fondazione di Cos) garantendo la continuità dell’insediamento originario81. Qualora si accogliesse l’isola di Cos come luogo di nascita di O, egli avrebbe

potuto legittimamente essere definito Astipaleo a prescindere dalla anteriorità o posteriorità della nascita rispetto alla fondazione di Coo.

73 1960, 84-5.

74 Stando a ciò non risulta affatto fondata la predilezione mostrata da Figueira (1986, 9) per Egina: “These

associations alone might be taken to suggest that the tradition of Onesikritos as an Aiginetan ought to be preferred to Demetrios’ opinion that he came from Astypalaia. Onesikritos could have been of Aiginetan derivation, with some later association with Astypalaia”.

75 Lilie 1846, 6 n. 2 e 3; Oberhummer 1896, 1873 sgg.; vd. ad es. Steph. Byz. s. v. Ἀστυπάλαια, νῆσος μία τῶν

Κυκλάδων. Ἐκαλεῖτο δὲ Πύρρα Καρῶν κατεχόντων, εἶτα Πύλαια, εἶτα Θεῶν τράπεζα διὰ τὸ ἀνθερὸν αὐτῆς. Ἐκλήθη δὲ ἀπὸ Ἀστυπαλαίας τῆς Ἀγκαίου μητρός. Δευτέρα πόλις ἐν Κῷ. Τρίτη νῆσος πόλιν ἔχουσα μεταξὺ Ῥόδου καὶ Κρήτης. Τετάρτη πόλις ἐν Σάμῳ. Πέμπτη ἄκρα πλησίον Ἀττικῆς. Τὸ ἐθνικὸν Ἀστυπαλαιεύς καὶ Ἀστυπαλαιάτης. Cfr. Winiarczyk 2007, 197-9; Müller 2011a, 47-8 n. 16.

76 Essa è accettata come patria dalla maggior parte degli studiosi a partire da Jacoby (FGrHist 134 Komm. 469);

Strasburger (1939, 460) riconosce che l’isola di Astipalea va preferita per mancanza di altre informazioni.

77 Strabo. XIV.2, 19; Diod. XV.76, 2; Hamilton1969, LVI; Pédech 1984, 71 sgg.

78 Bürchner 1922, 1475; In generale sulla storia e la cultura di Coo Sherwin-White 1978. 79 1984, 71-2.

80 L’isola fu colpita da un terremoto nel 412-1 a. C.: Tucidide (VIII.41, 2) attesta che in questo periodo il navarco

spartano Astioco poté attaccare liberamente la città di Cos Meropide rimasta priva di mura a causa dell’evento tellurico.

81 La continuità dell’insediamento di Astipalea dopo la fondazione di Cos sembra archeologicamente attestata; vd.

Sherwin – White 1978, 41-65 (Situazione insediamentale nell’isola prima della stasis del 366/5 a. C.); in particolare 63-4; 64-5 sgg. (tentativo di ricostruzione delle fazioni coinvolte nel conflitto civile).

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Pur nell’assenza di dati sicuri, forse un particolare nella lista dei trierarchi sull’Idaspe (Arr., Ind. 18), rende più probabile il riconoscimento della patria di O con l’Astiapalea delle Sporadi: nel testo Cos è riconosciuta come patria di Critobulo, figlio di Platone82, nominato fra i trierarchi greci mentre, successivamente, O viene

indicato, in qualità di “timoniere della nave regale”, semplicemente Astipaleo (Ind. 18.9); se davvero i due personaggi fossero della stessa isola, pur in città diverse, risulterebbe piuttosto strano che Nearco, fonte di Arriano, li presentasse come provenienti da due località diverse, soprattutto a fronte della presentazione dei trierarchi ciprioti i quali sono prima identificati con la loro regione di provenienza (Cipro), poi attraverso la patria specifica83.

82 Arr., Ind. 18.7: Ἑλλήνων δὲ […] Κριτόβουλος δὲ Πλάτωνος Κῷος; forse da identificare con il medico che in Curt.

IX.5, 25 estrasse la freccia che aveva trafitto Alessandro durante l’assalto alla città dei Malli. Per Arriano (Anab. VI.11, 2) la tradizione attribuiva l’operazione a Perdicca o a Critodemo di Cos; cfr. Berve 1926, 2:228; Atkinson 2000, 2:541- 2; Zambrini 2004, 533.

83 Arr., Ind. 18.8: Κυπρίων δὲ […]; sono annoverati Nicocle, figlio di Pasicrate da Soli e Nitafone figlio di Pnitagora da

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IIb. La spedizione in Oriente (326-4 a. C.).

Nelle fonti la personalità di O. emerge solo al tempo dell’invasione dell’India84: in questo contesto viene

ricordata una missione da lui condotta per ordine di Alessandro presso i filosofi indiani della città di Taxila85

e la nomina ad ufficiale della flotta comandata da Nearco. Risulta essere stato membro di questa per la discesa dell’Indo e per la successiva missione esplorativa sino alle foci del Tigri86, che si svolse parallelamente

alla sottomissione dei popoli dell’entroterra compiuta dal Macedone nel corso della marcia di rientro. Per il ruolo di O nella navigazione fluviale e marittima, le fonti non sembrano omogenee87 ma rilevanza

primaria rivestono a mio avviso Strabone, Plutarco ed Arriano che dipendono dai compagni – storici del sovrano.

I primi due autori valutano il ruolo di O solo riguardo la navigazione via mare e sono concordi nel presentarlo sottoposto all’autorità di Nearco in qualità di ἀρχικυβερνήτης (Strab. XV.2, 4; Plut., Alex. 66.1); la denominazione ἄρχων τῶν κυβερνητῶν (Plut., De Al. fort. I.10, 331E) è evidentemente una interpretazione plutarchea dell’archikybernesis88. Dal titolo e dalla vicinanza a Nearco si può facilmente evincere un’autorità

84 Alessandro partì da Battra all’inizio dell’estate del 327 a. C. (Arr., Anab. IV.22, 3): Bosworth 1995, 142; Sisti 2004,

436.

85 Strab. XV.1, 63-65 e Plut., Alex. 65.1-2 (= F 15a-b); la città, alleata di Alessandro, venne raggiunta dai Macedoni nella

primavera del 326 (Strab. XV.1, 17 = FGrHist 139 F 35); cfr. Biffi 2005, 165 sgg.

86 Arr., Anab. VII.5, 6; Ind. 42; Plin., HN 6.100 (= FGrHist 134 F 28). La navigazione fluviale prese avvio sull’Idaspe tra la

fine di Ottobre ed il principio di Novembre, poco prima del tramonto delle Pleiadi, del 326 a. C.; l’arrivo nella Patalene è invece da collocarsi alla metà di luglio del 325, al sorgere del Cane, secondo Aristobulo (Strab. XV.1, 17-19 = FGrHist 139 F 35) che computa la durata delle operazioni in dieci mesi (Plut., Alex. 66.1, parla invece di sette mesi). La spedizione oceanica iniziò prima della stagione favorevole per la navigazione (che Strabone - XV.2, 4 - e Arriano - Anab. VI.21, 2 - indicano col sorgere delle Pleiadi, al principio dell’autunno quando spirano i venti dalla terraferma), ai primi di ottobre del 325. Capelle (1935, 2142) ha dimostrato correttamente l’anticipo di un mese della partenza in base a

Ind. 21.13 – 22.1: Nearco attende 24 giorni a Sangada che cessino i venti periodici; cfr. Zambrini 2004, 550-1; Biffi 2005,

250-1. Arriano (Ind. 21.1) colloca la partenza nell’undicesimo anno del regno di Alessandro, il giorno ventesimo del mese di Boedromione, sotto l’arcontato di Cefisodoro di Atene, cioè nell’autunno del 326 a. C., mentre essa avvenne nel 325, vd. FGrHist 133 Komm. 452; Capelle 1935, 2141-2; Bucciantini 2015, 37-8. L’arrivo a Susa dovrebbe quindi collocarsi nella primavera, forse tra febbraio e marzo, del 324. Plinio (HN 6.100) afferma che la flotta si congiunse definitivamente con Alessandro a Susa dopo sette mesi dalla sua partenza da Patala e che tre mesi erano stati di navigazione. Jacoby (FGrHist 133 Komm. 462) considerava il computo onesicriteo erroneo, in quanto la partenza dell’esercito e della flotta da Patala sarebbero separate da tre mesi, e, tenendo conto del nyktemerion nearcheo, valuta la durata del viaggio in 109 – x giorni; Bretzl (1903, 34, 59) collocava l’arrivo a metà febbraio; vd. anche Capelle 1935, 2142. Pédech (1984, 191) proponeva una durata complessiva di sei mesi e mezzo, di cui quattro di navigazione (metà settembre 325 – metà marzo 324). Bosworth (1987, 543), infine, considerava compiuto a fine Febbraio il percorso dalla Carmania alla bocca dell’Eufrate; in generale vd. anche Biffi 2000, 239 e Zambrini 2004, 588 commento ad Anab. VII.4, 1-4 e pag. 591 commento a VII.5, 6); Bucciantini 2015, 39. Il riferimento arrianeo (Anab. VI.28, 7), che segue il racconto del ricongiungimento fra flotta ed esercito, alla marcia di Efestione lungo la costa persiana durante l’inverno (“… ὅτι

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