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IIIa. Titolo e contenuto.

I riferimenti all’attività di O paiono convergere sul fatto che avesse scritto una sola opera centrata sulla figura di Alessandro: Diogene Laerzio parla di πῶς Ἀλέξανδρος ἤχθη e di ἐγκώμιον Ἀλεξάνδρου (T 1) mentre Arriano, confutando il titolo di navarco per la carica di O, e lo Ps. – Luciano, nel racconto della morte di Ciro, parlano rispettivamente di una ξυγγραφῆ ὑπὲρ Ἀλεξάνδρου (T 8a) e di τὰ περὶ Ἀλεξάνδρου (T 8b).

L’impegno esclusivo sull’attività del Macedone trova conforto nell’associazione di O ad altri alessandrografi nel testo del POxy LXXI 4808 (T 3) e in Strab. XV.1, 28 (T 12). L’unicità dello scritto mi sembra inoltre confermata dal fatto che Plutarco collochi la storia dell’incontro fra Alessandro e l’Amazzone nel IV libro di O (T 9) senza specificare l’opera di riferimento. Questa stessa testimonianza indica inoltre che lo scritto doveva avere una certa estensione, mentre altre notizie contenute nei frammenti attestano che abbracciava tutta la vita del sovrano233.

Le testimonianze di Arriano e Ps. – Luciano possono valere come indicazioni generiche234 e rispetto ad esse

pare da preferire la testimonianza di Diogene Laerzio, che trasmettendo un titolo permette anche di definire, attraverso il confronto con Senofonte, una peculiarità dello scritto onesicriteo altrimenti noto per le notizie prevalentemente etnografiche, geografiche e naturalistiche selezionate dalla tradizione.

Ci sono pochi dubbi che il T 1 preservi il titolo con cui l’opera onesicritea era conosciuta; l’espressione πῶς Ἀλέξανδρος ἤχθη è indicativa dell’analogia sottesa al confronto tra O e Senofonte: è infatti evidente come nel passo considerato non si trovi una semplice esposizione di argomenti, in quanto si nota per la Ciropedia (= Παιδεία Κύρου) l’assenza di un qualsiasi articolo o preposizione e, per O, la presenza dell’interrogativo

233 È Plutarco che trasmette alcuni riferimenti onesicritei, seppur indiretti, alla giovinezza di Alessandro; su tutti la

menzione dell’ “Iliade della cassetta” curata per Alessandro da Aristotele (Plut., Alex. 8.1-2 = F 1) e la notizia della morte di Bucefalo a trent’anni (Plut., Alex. 61.1 = F 20) la quale sembra implicare che O. avesse raccontato in che modo il Macedone acquisì il cavallo (il famoso episodio è in Plut., Alex. 6.1-8; cfr. Gell. V.2, 1 e Plin., HN 8.154); cfr. Brown 1949, 20. La menzione della “cena di Medio” (Epit. Mett. 97 = F 38) dimostra invece che l’opera arrivava almeno alla morte del sovrano. Sull’estensione dello scritto vd. Geier 1844, 78; Lilie 1864, 23-4; Berve 1926, 2:289- 90; Jacoby FGrhist 134 Komm. 468; Strasburger 1939, 464; Brown 1949, 6-7, 19; Pédech 1984, 77; Winiarczyk 2007, 211.

234 Aspetto chiarito da Jacoby (FGrHist 134 Komm. 468); cfr. Lilie 1864, 22-3; Strasburger (1939, 464) le definiva keine

Titelangabe; Pédech (1984, 75) riteneva la denominazione contenuta nello Ps. – Luciano “[…]Une désignation qu’un titre; mais elle traduit mieux le contenu de l’ouvrage, qui était une histoire d’Alexandre”.

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modale πῶς. Πῶς Ἀλέξανδρος ἤχθη è accolto, con una sola eccezione235, dagli studiosi come titolo

dell’opera di O236.

Dal punto di vista della struttura, il T 1 risulta costruito, ad eccezione della prima parte sull’origine e formazione di O, sulle analogie biografico – stilistiche fra quest’ultimo e Senofonte. Il testo è strutturato su tre livelli:

I. Elemento biografico: comune esperienza al seguito di un grande condottiero.

II.Natura delle rispettive opere: tono e finalità encomiastica; trattazione del processo formativo seguito da Ciro e Alessandro come prospettiva centrale.

III.Giudizio di stile: Riconoscimento di una vera e propria imitatio Xenophontis da parte di Onesicrito che avrebbe individuato nell’autore ateniese un modello letterario237.

Riguardo l’origine di questa comparazione, vi sono a mio avviso pochi dubbi sul fatto che, come per la parte introduttiva su origini e formazione, essa non sia fondata, almeno per quanto concerne O, su una diretta conoscenza delle opere da parte di Diogene Laerzio: questi ricorre infatti a molteplici fonti per le origini dell’alessandrografo. L’assenza di citazioni puntuali nel confronto fra l’Astipaleo e Senofonte rende purtroppo impossibile identificare in questo caso le fonti di Diogene: anche la citazione di Demetrio di Magnesia per la patria di O (argomento peraltro diverso da quelli successivamente trattati) non autorizza una derivazione del confronto dal grammatico238.

Nel testo in esame si nota poi che ad una precisa organizzazione formale dei dati corrisponde una sostanziale incoerenza fra quelli biografici e quelli relativi alle opere di Senofonte239. A fronte infatti

dell’esperienza militare e letteraria di O, sempre messa in relazione ad Alessandro, suo contemporaneo, va

235 Si tratta di Pearson (1960, 87-90) per la cui ipotesi alternativa vd. oltre.

236 Berve 1926, 2:289; Jacoby FGrHist 134 Komm. 468; Strasburger 1939, 464; Brown 1949, 13; Badian 1961, 663;

Hamilton 1969, LVII; Pédech 1984, 75; Bosworth 1995, 364 n. 9; Winiarczyk 2007, 207; Müller 2011a, 56. Geier (1844, 79-80) riteneva che πῶς Ἀλέξανδρος ἤχθη fosse il titolo della sezione dell’opera onesicritea dedicata alla formazione del sovrano. Lilie (1864, 22) e Levi (1977, 40) non consideravano quello tramandato da Diogene Laerzio come il titolo originale dell’opera. Per le varie traduzioni vd. bene Winiarczyk 2007, 207 n. 58; le soluzioni più peculiari mi sembrano quelle individuate da Fisch (1937, 131: “… his life of Alexander, an Alexandropaedia in deliberate imitation of Xenophon”), Schwartz (1943, 93: Wie Alexander lernte sein Leben zu führen) e Brown (1949, 14: Education of Alexander). L’interesse nei confronti dell’educazione ricevuta da Alessandro sembra attestato anche per un’altra personalità vicina al Macedone; il lessico Suda attribuisce infatti a Marsia di Pella (FGrHist 135),

presentato come σύντροφος di Alessandro e fratello di Antigono Monoftalmo, dieci libri di Μακεδονικά ed una Ἀλεξάνδρου ἀγωγή. Jacoby attribuisce a Marsia tre frammenti mentre sono sedici le reliquiae di incerta attribuzione fra il Πελλαῖος e Marsia di Filippi (FGrHist 136). Vd. Berve 1926, 2:247; Jacoby FGrHist 135 Komm. 482-3; Heckel 1980, 444-62.

237 Aspetto che sembra implicito nei termini come originale e copia nel descrivere il supposto rapporto di dipendenza

fra l’opera di Senofonte e quella di O.

238 Correttamente Mejer (1981, 464) ha registrato solamente la parte di Diog. Laer. 6.84 sulle origini di O (dove è

direttamente citato Demetrio) come F 20 del Magnete.

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rilevato che l’Ateniese partecipò alla spedizione di Ciro il Giovane, scrisse una Ciropedia il cui protagonista è però Ciro il Vecchio o il Grande, fondatore della potenza persiana, e fece un encomio di Ciro che, a questo punto, si ha difficoltà ad identificare, sia, come si è visto, per ragioni interne al testo, sia per i toni encomiastici che caratterizzano tanto la Ciropedia che l’Anabasi240.

Rispetto alla maggior parte dei moderni, che comunque accoglie il testo del T 1, Pearson ha ritenuto di emendare i titoli menzionati dal testimone241 negando in primis che frase πῶς Ἀλέξανδρος ἤχθη abbia senso

al di fuori di un preciso contesto e negando l’equivalenza di ἄγω al passivo a παιδεύω242. Lo studioso inoltre,

evidenziando l’assenza nelle reliquiae onesicritee di riferimenti alla formazione di Alessandro, ha ritenuto infine che il riferimento relativo alla comune esperienza di O e di Senofonte dovesse essere coerente con il contenuto –ed il titolo- delle rispettive opere. Ha proposto pertanto di correggere ἤχθη in <ἀν>ήχθη - “come Alessandro marciò verso l’interno” (= l’Anabasi di Alessandro)243 e, per mantenere il parallelo con

Senofonte, ha sostituito il riferimento alla Ciropedia con uno all’Anabasi244: secondo Pearson, Diogene Laerzio farebbe dunque riferimento a Ciro il Giovane. L’ipotesi dello studioso statunitense comporta ben due correzioni al testo che investono sia il titolo dell’opera onesicritea sia quello dell’opera senofontea e si comprende, anche per questo motivo, lo scarso consenso riscosso da questa interpretazione245.

Va tuttavia rilevato come almeno uno fra i più antichi codici delle Vite dei Filosofi (F) riporti, seppur con ordine delle parole invertito246, il titolo congetturato da Pearson, elemento che pare essere passato

inosservato negli studi. Questo codice viene generalmente considerato di qualità inferiore rispetto agli altri testimoni247, tuttavia la recente edizione delle Vite curata da Dorandi e gli studi condotti da quest’ultimo

sulla tradizione del testo hanno evidenziato che in una molteplicità di casi le lezioni di F sono migliori di quelle riportate da B e P (gli altri codici più antichi)248.

240 Sebbene il disegno complessivo della Ciropedia non sia definibile come puramente encomiastico, alcune sue

sezioni sono interpretabili come encomi di Ciro, vd. ad es. Cyr. I.4, 1-9 e VIII.8, 1 sgg.; può invece valere come vero e proprio encomio il brano con cui Senofonte onora la memoria di Ciro il Giovane, morto sul campo di battaglia di Cunassa (Anab. I.9, 1-31. Vd. Breitenbach 1967, 1718; Due 1989, 186-92.

241 1960, 87-90.

242 Pearson 1960, 87-8 n. 23. 243 Pearson 1960, 90.

244 Nel testo del T 1 si avrebbe pertanto: Κἀκεῖνος μὲν Ἀνάβασιν Κύρου, ὁ δὲ Πῶς ᾽Αλέξανδρος ἀνήχθη γέγραφε. 245 Vd. ad es. Badian 1961, 663; Brown 1962, 200; Hamilton 1969, LVII n. 1; Pédech 1984, 75.

246 Πῶς ἀνήχθη Ἀλέξανδρος secondo gli apparati, sui quali vd. Dorandi 2009; Id. 2013.

247 Marcovich 1999, XIV: “Laurentianus 69, 13, s. XIII […] binis columnis exaratus (codex rescriptus). Inferior, a librario

neglegentissimo multis cum omissionibus conscriptus. Corrector (= F2, s. XIV ?) in margine innumeros locos a librario

omissos ex alio libro explevit. […])”. Cfr. Dorandi 2009, 1 (indica F accanto a BP come uno dei tre manoscritti continui più antichi per il testo di Diogene Laerzio); Id. 2013, 22-4; nota che il codice presenta frequenti omissioni

(compensate dalla mano posteriore F2) ed alterazioni dell’ordo verborum (come nel caso del titolo onesicriteo) per

appianare reali o apparenti rozzezze o anomalie; sostiene infine che “… All these manipulations by the scribe of F (or of its ancestor) are to be eliminated”.

248 Dorandi 2013, 24: “[…] F preserves many readings superior to those transmitted by B and P (and Φ). Not all the

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In questo caso tuttavia la lezione di F mi sembra deterior; dal punto di vista grammaticale, Bosworth249, con

opportuno riferimento ai Progymnasmata dello Ps. – Ermogene (VII.37), ha già rilevato l’uso dell’espressione πῶς ἤχθη in contesto encomiastico con riferimento al processo educativo250. Se, inoltre,

ἀνάγω può avere effettivamente il significato di marciare verso l’interno, nella forma passiva esprime invece principalmente l’azione di “salpare – prendere il largo” di ambito pressoché esclusivamente marittimo251.

La lezione ἀνήχθη potrebbe giustificarsi solo ipotizzando che πῶς ἀνήχθη Ἀλέξανδρος si riferisse al racconto iniziale della spedizione, con Alessandro in navigazione verso la costa asiatica.

Il paragone di Diogene Laerzio (6.84) risulta tuttavia centrato su O del quale sono evidenziati dati biografico – letterari che lo renderebbero simile a Senofonte. La menzione dell’opera di quest’ultimo è anch’essa in funzione delle caratteristiche di quella di O, pertanto la presenza della Ciropedia (= l’educazione di Ciro) implica che anche l’opera di O si focalizzasse sulla formazione di Alessandro, aspetto adeguatamente sottolineato da πῶς Ἀλέξανδρος ἤχθη. Soprattutto questa ultima considerazione mi pare perciò determinante per non accogliere l’ipotesi di Pearson.

La notevole originalità252 del titolo così come tramandato da T 1, pone il problema se questo si riferisca

all’opera nel suo complesso o piuttosto ad una sua sezione particolare (specificamente dedicata)253. A mio

parere proprio il confronto con la Ciropedia vale a ritenere πῶς Ἀλέξανδρος ἤχθη riferito a tutto lo scritto onesicriteo; nonostante infatti la vera e propria educazione di Ciro sia effettivamente l’argomento solo del primo libro, l’opera è comunque nota alla tradizione antica come Παιδεία Κύρου254.

Alcuni studiosi giustificano il titolo ritenendo che il concetto di παιδεία possa superare i limiti dell’età giovanile e riferirsi all’intera vita255 in modo da poter spiegare così il titolo onesicriteo256. A mio parere, oltre

preserved traces of the genuine tradition […]”; Id. 2009, 67-78 (soprattutto 71-2: lista delle lezioni di F che si

impongono sull’altra tradizione).

249 1995, 364 n. 9.

250 […] Εἶτα ἡ ἀγωγὴ πῶς ἤχθη ἢ πῶς ἐπαιδεύθη; cfr. Xen., Cyr. I.1, 6: Ἐσκεψάμεθα τίς ποτ’ὢν γένναν καὶ ποίαν τινὰ

φύσιν ἔχων καὶ ποίᾳ τινὶ παιδείᾳ παιδευθεὶς […].

251 Vd. ad es. Xen., Hell. I.4, 8; I.4, 11; Diod. XI.12, 3; XIX.70, 6; Plut., Alc. 20.1, 2; 32.1, 3; cfr. Hdt. VI.30, 2; Xen., Hell.

III.3, 11; Plut., Luc. 12.5, 2; 15.2, 5.

252 Giustamente sottolineata da Bosworth 1995, 364.

253 Era l’idea di Geier (1844, 79-80 sgg.), il quale riteneva che l’opera fosse composta di una parte dedicata

all’educazione del sovrano (intitolata πῶς Ἀλέξανδρος ἤχθη), una laudatio dello stesso (ἐγκώμιον), il racconto della sua anabasi e il racconto del “viaggio oceanico” (Περίπλους o Παράπλους) in cui O era protagonista; cfr. Lilie 1864, 22-3. La posizione di Geier risulta totalmente isolata nella tradizione successiva.

254 Sulla Ciropedia, vd. in generale Breitenbach 1890; Id. 1967, 1707-42.

255 Contra Breitenbach (1890, 1; Id. 1967, 1707-8); diversamente Due (1989, 15 n. 23); cfr. Mueller – Goldingen 1995,

60-1, 273.

256 Winiarczyk 2007, 207-8: “Er bedeutet (scil. der Begriff paideia) nämlich nicht nur „Erziehung“, die einem jeden

Kind bis zum Erwachsenenalter zuteil werde, sondern auch einen „permanenten lebenslangen Entwicklungsprozess“, der erst mit dem Tod des Menschen aufhöre. Xenophon habe also den Begriff paideia sensu lato verwendet, sodass der Titel dem Inhalt seiner Schrift tatsächlich entspräche. Ähnlich sei Onesikritos vorgegangen, als er nach dem Vorbild von Xenophon das Verb ἄγειν genutzt habe.”; Müller 2011a, 56: “Da es in beiden Fällen um die Darstellung der gesamten Laufbahn ging, ist Erziehung als Erfahrungs – und Lernprozess zu sehen, dessen Richtlinien die natürliche Veranlagung und die Schulung in Jugendzeit vorgaben.“

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alle valide osservazioni di Breitenbach257, è da valutare positivamente l’ipotesi di Jacoby che intendeva πῶς

Ἀλέξανδρος ἤχθη come espressione estrapolata dalla sezione iniziale dello scritto, in cui erano elencati gli

argumenta258. Impossibile verificare se il titolo sia quello scelto dall’autore o indichi l’opera nell’uso invalso

nella tradizione antica259.

Visto lo stato frammentario di quanto ci è pervenuto, l’accostamento dell’opera alla Ciropedia, la sua definizione come encomio e il suo valore di copia rispetto all’originale senofonteo cono elementi su cui la critica ha lavorato dividendosi in due filoni interpretativi: secondo il primo, l’Astipaleo si sarebbe rifatto alla

Ciropedia per l’enfasi conferita al processo formativo del sovrano e ne avrebbe tratto temi e motivi

encomiastici per adattarli alla sua esaltazione di Alessandro260. Per il secondo filone, l’aspetto che avvicina Ciropedia e lavoro onesicriteo consiste invece nell’uso dell’invenzione, finalizzata a suscitare l’interesse del

pubblico, nel racconto della vicenda dei rispettivi eroi, ragion per cui quello di O andrebbe considerato un romanzo261.

257 Breitenbach (1890, 1) criticaval’idea di paideia come formazione permanente; nella Ciropedia è infatti facilmente

rilevabile l’assenza di un vero sviluppo della personalità del re persiano: “Wollte man aber auch den Ausdruck παιδεία auf die Erziehung ausdehnen, welche die Schule des Lebens dem Kyros gegeben hat, so kann man doch nicht übersehen, dass Kyros hier keineswegs in einer fortschreitenden Entwicklung dargestellt wird, sondern in den verschiedenen Lagen und Beziehungen fertig in seinen Grundsätzen, ja vielmehr andre belehrend, als selbst lernend erscheint, und wenn sich auch in Xenophons Darstellung eine gewisse Entwicklung der Persönlichkeit des Kyros nicht verkennen lässt, so tritt es doch deutlich hervor, dass nur eine einseitige Richtung derselben in Betracht kommt”.

258 FGrHist 134 Komm. 468; fra gli esempi proposti inserisce molto opportunamente anche l’incipit della Ciropedia

(I.1, 6): […] Ἡμεῖς μὲν δὴ ὡς ἄξιον ὄντα θαυμάζεσθαι τοῦτον τὸν ἄνδρα ἐσκεψάμεθα τίς ποτ’ὢν γένναν καὶ ποίαν τινὰ φύσιν ἔχων καὶ ποίᾳ τινὶ παιδείᾳ παιδευθεὶς τοσοῦτον διήνεγκεν εἰς τὸ ἄρχειν ἀνθρώπων.

259 Pédech (1984, 75) riteneva che πῶς Ἀλέξανδρος ἤχθη non fosse più corretto di Ciropedia applicato all’opera di

Senofonte; per lo studioso francese si trattava della denominazione classica adottata nella biblioteca di Alessandria.

260 Brown (1949, 7, 13-22) considerando la Ciropedia, l’Agesilao senofontei e il πῶς Ἀλέξανδρος ἤχθη di O espressioni

del genere encomiastico, ha tentato di ricostruire alcuni aspetti dell’opera dell’alessandrografo valendosi di un confronto fra i primi due lavori. Lo storico ammetteva che lo scritto potesse essere suddiviso in 8 libri come la

Ciropedia, suo prototipo (a favore di questa ipotesi riportava solamente il fatto che Arriano suddivise la sua Anabasi

in 7 libri attenendosi al modello dell’Anabasi senofontea, cfr. Berve 1926, 2:289, per il quale la concordanza sul numero dei libri è solo ipotetica; vd. anche Pédech 1984, 77; Winiarczyk 2007, 211-2), e che riportasse solamente eventi che mettevano in buon luce il sovrano omettendo i particolari più discutibili della sua vicenda. Una notevole differenza fra Ciropedia e lavoro onesicriteo è correttamente individuata nel diverso contesto operativo di Ciro e Alessandro, che permette a Senofonte un’elaborazione più libera rispetto ad O. Trovo invece del tutto discutibile che Brown ritenesse la figura di Alessandro assai meno presente nell’opera di O di quanto Ciro fosse presente nella

Ciropedia e giudicasse questo dato come la principale differenza fra le due opere, solo in base all’effettiva scarsità di

notizie sul Macedone contenute nei frammenti onesicritei; cfr. Pédech 1984, 77, 79. Müller (2011a, 51-2, 56-7 sgg.) propone per O accanto all’influenza di Senofonte anche quella di Erodoto e Ctesia, riferimenti letterari canonici per la storia e le istituzioni dell’Impero Persiano, individuando questo come tratto comune agli alessandrografi; l’Astipaleo si sarebbe tuttavia differenziato per il richiamo alla Ciropedia nel titolo e per l’interesse verso l’educazione di Alessandro.

261 Trüdinger 1918, 69; Berve 1926, 2:289-90 (definiva inizialmente l’opera una storia di Alessandro, per poi

ammettere “Man mag es einen Roman nennen, das war die Kyropaedie […]”); Tarn 1939, 50 (“[…] it was a professed romance about Alexander as is the Cyropaedia about Cyrus”); Schwartz 1943, 94; Hamilton 1969, LVII; Schachermeyr 1973, 152; Winiarczyk 2007, 212 (“Daraus erhellt, daß Onesikritos einen historischen Roman und nicht ein

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Entrambe le linee interpretative si fondano sull’assunto che Diogene Laerzio testimoni un’effettiva presa a modello di Senofonte da parte di O262. A mio avviso invece proprio stabilire i termini del rapporto O - Senofonte costituisce uno dei problemi fondamentali del T 1.

Un vero e proprio confronto fra le due opere è di fatto impossibile: lo stato dello scritto onesicriteo è estremamente frammentario e nei frammenti superstiti non si riconosce alcun riferimento riconducibile alla

Ciropedia263. Vi è inoltre incertezza sull’effettivo grado di conoscenza da parte della fonte di Diogene Laerzio dei contenuti delle opere citate: la presenza di ἔοικα al principio della comparatio rende difficile capire se i vari punti di contatto fra i due fossero noti alla tradizione o nascessero da una personale convinzione della fonte di Diogene Laerzio264. Va poi evidenziato come nel testo il termine ἑρμηνεία, rispetto al quale O è

definito simile ma di minor pregio rispetto a Senofonte, non implichi che il confronto stilistico sia limitato alla sola Ciropedia ma possa comprendere anche altre opere dell’Ateniese. Infine il confronto della

Ciropedia con i pochi frammenti conservati del πῶς Ἀλέξανδρος ἤχθη onesicriteo mostra una differenza,

per certi casi notevole, fra le due opere.

Scritto di complessa definizione, la Ciropedia può valere in generale come esemplificazione della τέχνη βασιλική, attraverso la figura e le imprese di Ciro, fondatore dell’impero persiano265. Scopo di Senofonte è

la rappresentazione di un ideale di stato monarchico retto da un re filosofo, maestro di sudditi e collaboratori, caratterizzato da generosità e pietà266, frutto di una eccellente educazione267. Ciro è usato

solo in quanto esempio emblematico, nel mondo greco, di re e conquistatore268 e Senofonte non intende

approfondire l’indagine sul contesto storico nel quale il sovrano visse269, ma piuttosto tracciare le linee di

quell’ideale di governo che corrisponde all’ideale dello storico in un’ottica politico – filosofica totalmente greca270.

262 Vd. ad es. Berve 1926, 2:289; Strasburger 1939, 464; Brown 1949, 7, 13; Pédech 1984, 81; Bosworth 1995, 364 n.

9; Winiarczyk 2007, 212 (“Es konstatiert unmissverständlich, daß sich Onesikritos Xenophons Kyropaedie zur Vorbild genommen und ein Enkomion auf Alexander verfasst hat”); Müller 2011a, 52, 56-9.

263 Anche per Strasburger (1939, 464) le rimanenze testuali onesicritee non permettono di verificare quanto il

confronto con la Ciropedia sia giustificato.

264 Brown (1949, 13) riteneva che l’accostamento in Diog. Laer. 6.84 fra Ciropedia e πῶς Ἀλέξανδρος ἤχθη costituisse

valida testimonianza di come le due opere fossero comunemente collegate; dal mio punto di vista, non è invece decisiva in quanto isolata nella tradizione e nient’affatto perspicua in merito alle fonti di provenienza.

265 Breitenbach 1890, 7-8; Id. 1967, 1708 (“Das Werk gehört somit bis zu einem gewissen Grade zur πολιτεία-

Literatur […]”); Mueller – Goldingen 1995, 273; cfr. Due 1989, 14-5.

266 Ad es. Xen., Cyr.I.4, 11, 26; I.5, 6; I.6, 24; VIII.1, 23, 29; VIII.2, 1, 9, 13; VIII.7, 3 sgg.; Breitenbach 1967, 1738-41;

Due 1989, 156-8, 163 sgg., 169; Mueller – Goldingen 1995, 276.

267 Xen., Cyr. I.2, 2-16; I.3, 1 sgg.; I.4, 3 sgg.; Breitenbach 1890, 9-10; Mueller – Goldingen 1995, 60-1, 68. 268 Breitenbach 1890, 2-3; Id. 1967, 1708; Mueller – Goldingen 1995, 1, 4-5.

269 Per il rapporto fra la rappresentazione senofontea, il logos erodoteo e Ctesia, vd. Breitenbach 1967, 1709-12;

Mueller – Goldingen 1995, 1-24.

270 Ciro è in prima istanza il “portavoce” di Senofonte e le notevoli corrispondenze fra la sua caratterizzazione e

quella di Ciro il Giovane e di Agesilao nell’Anabasi e nelle Elleniche, evidenziate da Breitenbach (1890, 7 n. 2-3; cfr. Due 1989, 187-92, 192-8), fanno pensare che l’Ateniese avesse modellato il fondatore dell’Impero Persiano sulle

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Senofonte pone in secondo piano l’analisi del contesto271, quasi che le vicende della conquista valgano solo

a mostrare le qualità del conquistatore, impegnato ad acquisire terre e popoli lontani. Punto focale dell’opera, dove Ciro enuclea i principi del suo governo, sono i frequentissimi discorsi che coinvolgono il protagonista e vari membri della sua cerchia, i quali negli argomenti si ricollegano evidentemente a temi trattati da Socrate e successivamente oggetto di dibattito fra i discepoli272.

La rappresentazione onesicritea di Alessandro come filosofo in armi, capace di educare i sudditi alla saggezza attraverso la persuasione o la forza273, ha indubbiamente dei punti in comune con quella di Ciro

nella Ciropedia (e giustifica, almeno parzialmente, la definizione di encomio data dal T 1). Rispetto però a quest’ultima, non va dimenticato che l’ammirazione verso il Macedone veicolata dall’opera di O è il frutto dell’esperienza autoptica a fianco del personaggio storico Alessandro274, determinata dalla straordinaria

complessità di questa figura e dalle sue incredibili imprese. Questa fondamentale differenza insieme all’interesse geo – etnografico, concentrato anche in excursus tematici di notevole ampiezza e dettaglio275,

e la descrizione delle imprese di chi scriveva276, rendono indispensabile un racconto storico alla base

dell’opera277.

Per concludere sul T 1, ritengo che il termine hermeneia sia da intendere nella sua accezione più generale senza un peculiare riferimento alla Ciropedia, e che pertanto valga a testimoniare che Senofonte rappresentò solo un modello stilistico per O. Per quanto riguarda invece i temi delle due opere, si può solo ipotizzare che questi coincidessero a livello generale nella rappresentazione di un grande re e condottiero, la cui fase formativa era peculiarmente enfatizzata per interpretarne le scelte politico – militari278,

indirizzate alla conquista di un impero.

qualità migliori dei due condottieri che egli aveva direttamente conosciuto. Vd. anche Breitenbach 1890, 6-10;

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