Colli al Metauro, Classe 1°E – A.S. 2016/2017
Istituto Comprensivo “G. Leopardi” Calcinelli-Saltara di Colli al Metauro (PU) Coordinamento: Prof.ssa Dal Medico Lorena
C’era una volta un sovrano che viveva in un regno con il suo popolo, al quale serviva parecchio carbone per riscaldarsi durante l’inverno, ma era molto difficile da trovare. Per ottenerlo il re avreb-be dovuto compiere lunghi viaggi e, anche se ce ne fosse stato nelle vicinanze, nessuno avrebbe avuto il coraggio di uscire dalle mura del reame, dato che si sapeva che all’esterno vi era un mostro spaventoso.
Al di fuori delle mura c’era un luogo poco conosciuto, chiamato Borgo Pace.
Era ricco di favolose cascatelle e piccoli laghetti splendenti che rendevano l’atmosfera magica. Infatti si diceva fosse fatato!
Solo un ragazzo lo conosceva perché viveva proprio lì; il suo no-me era Leonello e faceva un no-mestiere particolare: il carbonaio.
Produceva cioè carbone con una tecnica alquanto particolare: per farlo, costruiva una specie di cupola con rametti e foglie ricoprendo poi il tutto con della terra. All’interno doveva esserci solamente fuo-co che, bruciando i legnetti, avrebbe formato il carbone.
Nessuno nel regno era al corrente di Leonello e della sua pro-fessione. Il ragazzo, per farsi conoscere, aveva deciso di sconfiggere la creatura che tormentava gli abitanti dentro le mura. Però si era accorto che non avrebbe potuto mai farcela da solo e a mani nude così si rassegnò, si accampò fuori dalla propria casa e si addormentò,
to della triste sorte che gli era toccata.
Quella notte un piccolo omino, avendo sentito le sue parole, de-cise di dargli aiuto. Era un elfo!
Borgo Pace era veramente magico!
La creatura, che si chiamava Rodolfo, radunò gli altri suoi simili:
“Venite, amici! Questo ragazzo ha bisogno di noi. Vuole combattere il mostro e noi gli procureremo le armi per farlo!”.
Gli esserini si misero al lavoro: chi portava bastoni di qua, chi affilava pietre di là...
Uno di loro, mentre trasportava un grande carico di legna, in-ciampò su un sasso, facendo cadere i bastoni nella cascatella. Im-provvisamente dal laghetto uscì un’incantevole ninfa che sorprese tutti gli elfi.
“Salve, piccoli del bosco, disse dolcemente, vi vorrei aiutare”.
“A fare cosa?” chiese un elfo, dubbioso.
“A morire!”.
In quel momento, la bella ninfa si trasformò in una strega mo-struosa. Gli elfi si nascosero, scappando da lei. Il trambusto provo-cato da questo evento svegliò Leonello, che si alzò per controllare cosa fosse successo. Appena vide il ragazzo, la strega esclamò: “Oh, un umano! Non ne avevo mai assaggiato uno! Prima che il carbonaio potesse reagire, gli saltò addosso. Per fortuna però trovò un bastone lasciato per terra dagli elfi e glielo lanciò, colpendola al cuore.
La strega sparì. Leonello si voltò, non credendo a quello che era riuscito a fare, e scorse gli omini ancora tremanti.
“Chi siete voi?” chiese sconvolto.
“Noi siamo elfi! Risposero, Vogliamo aiutarti a sconfiggere la belva!”
“Per quale motivo?”
“Perché la bestia ci tormenta da anni! Viene a distruggere il no-stro villaggio per privarci dei nostri tesori. Quando tu hai espresso il desiderio di combatterla, abbiamo capito che era giunta finalmente l’occasione per vivere liberi e tranquilli!”.
Allora Leonello decise di cercare il mostro e sconfiggerlo unen-dosi agli elfi.
Questi ultimi tornarono al lavoro e, quando tutto fu pronto, si incamminarono. Passato un po’ di tempo, trovarono una grotta dove riposava la terribile creatura. Tieni, ti servirà. disse Rodolfo, pas-sando a Leonello la spada da loro costruita. Il ragazzo entrò e lasciò fuori gli elfi, in caso fosse successo qualcosa di brutto.
Leonello vide la bestia: una maestosa manticora, addormentata sopra un mucchio di oro e gemme preziose. Scalò l’enorme mon-tagna di gioielli, fino a che non arrivò alla cima. Si avvicinò alla spaventosa chimera, cautamente, e la colpì al ventre. Purtroppo però l’arma non le fece nemmeno il solletico.
In compenso la manticora si svegliò, infastidita. Leonello scappò, ma essa prese a seguirlo. Gli elfi accorsero subito ad aiutarlo, cercan-do di distrarre la belva.
Il ragazzo si nascose, provando a pensare ad un piano, e notò una gemma scintillante a terra.
Quando la toccò uscì in un lampo di luce un piccolo mago.
“Ciao, Leonello!” lo salutò.
Leonello, sorpreso, chiese: “Come conosci il mio nome?”
“Ti conosco perché so che sei l’unico così coraggioso da affron-tare la manticora! Vedo che sei in difficoltà. Il mago gli porse una spada di cristallo. “Usala con prudenza, lo avvertì, è molto potente.
È magica!” Il ragazzo, fiducioso di sé, ringraziò il mago e ritornò nella grotta per sconfiggere la manticora. Tirò fuori la spada magica e questa volta colpì la belva in testa. Appena entrò in contatto con il cristallo, il mostro venne risucchiato al suo interno.
Leonello non credeva ai suoi occhi: aveva finalmente avverato il suo sogno!
Gli elfi corsero subito ad acclamarlo. “Grazie Leonello! Hai scon-fitto la bestia che temevamo da anni, anzi da secoli!” esultò l’elfo Rodolfo. “Sono io a dovervi ringraziare per avermi aiutato!, rispose contento” Nel frattempo una guardia reale aveva osservato tutto
dal-Corse subito dal re: “Vostra maestà, il mostro è stato sconfitto!” Il re non poteva crederci. Uscì dalle mura per la prima volta per andare a controllare. Trovò Leonello e gli elfi che tornavano a casa. Il re si avvicinò e chiese: “Siete stati voi a sconfiggere la bestia?” Il ragazzo annuì fiero.
“Grazie tante per averci salvato, sei un eroe!”
“Prego, ma non ce l’avrei mai fatta senza il loro aiuto!” rispose Leonello indicando gli omini.
Il re vide da lontano una cupola. Chiese al ragazzo: “Cos’è quel-la?”“Serve per fare il carbone. L’ho realizzata io!”
“Allora sei un carbonaio! Proprio quello che mi serve!”
Così Leonello diventò il carbonaio reale e andò a vivere nella reggia e, se c’era pericolo, usciva insieme agli elfi che lo aiutarono in tutte le sue avventure. Il ragazzo avrebbe potuto vivere del tesoro trovato nella grotta della manticora, ma preferì unirsi agli abitanti del regno insegnando loro un’arte più preziosa di qualsiasi gemma, quella del carbonaio, perché condividere un mestiere utile con gli altri è molto più gratificante che essere ricchi.