Mercatino Conca, Classe 1°A - A.S. 2016/2017 Istituto Comprensivo “R. Sanzio” di Mercatino Conca (PU)
Coordinamento: Proff. Magi Francesco e Orecchini Luca
Il fiume scorreva veloce e limaccioso sotto l’enorme arcata del ponte di Mercatello che si ergeva come un gigantesco animale prei-storico nel cielo che andava oscurandosi per l’imminente crepuscolo.
Si udiva il gracidio delle rane e il grugnito di un cinghiale prove-niente dal bosco sulla collina soprastante. Nell’aria pungente dell’in-verno, l’umidità entrava nelle ossa ed il cielo si stendeva grigio co-me un imco-menso tappeto polveroso. Quel ponte eroso e consumato dal tempo conduceva ad una triste e vecchia casetta lungo il fiume Metauro. Il tetto fatiscente e i muri in pietra rendevano l’abitazione adatta alla malinconia di un tramonto medievale.
Nella casa grigia stava un giovane intento a mangiare una triste e povera minestra. Si chiamava Anselmo, detto Scarpe Rotte, perché, per via del suo mestiere e della povertà, portava sempre delle calzatu-re vecchie e rattoppate. Anselmo faceva il carbonaio e per compiecalzatu-re il suo lavoro doveva abbandonare il suo paese, Mercatello sul Metau-ro, dall’inizio della primavera fino all’arrivo dell’autunno. Anselmo era moro, dagli occhi scuri e la corporatura gracile; i suoi capelli unti e perennemente spettinati gli incorniciavano il viso smunto.
Anselmo, detto Scarpe Rotte, si vestiva sempre con pantaloni di juta e una sporca casacca marrone, i quali, assieme alle vecchie scarpe scadenti, costituivano la sua uniforme di carbonaio.
Era un giorno d’autunno e come sempre, all’alba, Scarpe Rotte
andò ad occuparsi della carbonaia. Si trattava di un enorme cumulo di legna tagliata nel bosco, che lui aveva ricoperto di terra per per-metterle una combustione lenta allo scopo di produrre carbone per le cucine ed il riscaldamento delle case. Si trattava di un processo lento, che a seconda della quantità di legna da carbonizzare poteva richiedere da qualche settimana a mesi di attento lavoro. Scarpe Rot-te passava il suo Rot-tempo a camminare su e giù dal grande mucchio di legna, controllando che tutte le sue parti bruciassero allo stesso mo-do. Il fatto stesso di camminare sulla terra bollente e perennemente in mezzo al fumo gli dava un aspetto sporco e trasandato. Tuttavia quel giorno tutto cambiò nella vita di Scarpe Rotte.
Verso mezzogiorno il povero carbonaio vide una fanciulla dai grandi occhi verdi che si avventurava per il bosco. Il suo nome era Isadora e il giovane la conosceva di vista per averla incontrata nel giorno della festa di Santa Veronica, patrona di Mercatello. Tuttavia i due non si erano mai parlati, perché entrambi molto timidi. A guar-darla, la fanciulla pareva uno di quei dipinti sulle pareti delle chiese.
Aveva lunghi capelli biondo cenere, morbidi come seta e lucenti co-me spighe di grano in un campo assolato. Il suo viso era rubicondo, le labbra sottili rosse come rose di un giardino, mentre le lunghe ci-glia contornavano i suoi meravigliosi occhi lucenti. Tutti nel paese la conoscevano ed era stata soprannominata Cuore Puro a causa del suo meraviglioso carattere cordiale e mansueto.
La ragazza era la figlia del fornaio e quel giorno aveva il compito di portare un poco di pane al carbonaio che non poteva lasciare in-custodita la carbonaia.
Appena Scarpe Rotte vide Cuore Puro intraprese con lei un in-tenso scambio di sguardi che si concluse con un timido saluto che la ragazza ricambiò con un discreto cenno del capo. Cuore Puro, però, era incuriosita dal lavoro del carbonaio e, vincendo la sua indole ri-servata, cominciò a fare molte domande sui procedimenti dell’arte di trasformare ciocchi di legno in prezioso carbone vegetale.
Scarpe Rotte fu ben lieto di spiegarle come si doveva scegliere attentamente la legna, perché soltanto alcuni alberi dovevano esse-re tagliati per non distruggeesse-re il bosco e manteneesse-re così una scorta di legna per gli anni a venire; le spiegò l’arte di formare le cataste in modo che non crollassero man mano che la combustione procedeva e tanti altri piccoli segreti dell’arte del carbone che lui padroneggia-va perfettamente. Fu così che quel giorno si instaurò tra i due gio-vani una solida e duratura amicizia che con il tempo si trasformò in un candido amore.
Il sentimento crebbe, come il calore di un fuoco sotto la cenere, fino al giorno in cui Scarpe Rotte chiese la mano di Cuore Puro a suo padre.
Il padre della giovane, che era un uomo giusto e quindi preoccu-pato per l’avvenire di sua figlia, non voleva che lei sposasse un povero carbonaio, per timore di vederla trascorrere la vita a lavorare pesan-temente per un tozzo di pane e una scodella di minestra. Per impe-dire che tutto ciò accadesse, il fornaio proibì alla figlia di frequentare Scarpe Rotte e al giovane di vedere in alcun modo la ragazza di cui era innamorato. Il padre sperava che, non vedendosi, i due ragazzi si sarebbero presto dimenticati l’uno dell’altra. Ma questa previsione si dimostrò errata, perché il giovane carbonaio cercava di trovare ogni modo per vedere la sua innamorata; e quando non poteva, perché Cuore Puro era costretta in casa dalla volontà del padre severo, si ac-contentava di sedere sotto la sua finestra o accanto al cancello della sua casa, contento di saperla vicina.
Una sera di fine estate un grande terremoto scosse le viscere della terra e tutta la valle tremò. Le case, squassate per lunghissimi minuti, venivano giù come castelli di carte tra le urla disperate degli adulti e il pianto dei bambini.
Cuore Puro, insieme a suo padre, dopo la prima scossa, aveva trovato rifugio all’aperto nei pressi del ponte del borgo, che essendo stato costruito in epoca antichissima era assai più resistente delle ca-se. Tuttavia una pioggia di pietre cadde dall’arcata sommergendo la giovane che non aveva avuto la prontezza del padre nello scansarsi.
Il fornaio, disperato, trascorse tutta la notte nel tentativo di liberare la figlia, ma senza riuscire a raggiungerla, tante erano le pietre cadu-te. Quando l’alba arrivò e il sole prese ad illuminare un paesaggio di rovine, Scarpe Rotte giunse presso il ponte. Anche lui aveva passato la notte a cercare Cuore Puro. Era stato a casa sua e l’aveva trovata in rovina, così aveva cominciato a scavare a mani nude tra le macerie senza risultato. Alla fine, stanco e triste se ne stava tornando verso il luogo dove sorgeva la sua casupola, ora ridotta ad un cumulo di vec-chie pietre. Quando si trovò sul ponte sentì i lamenti del povero pa-dre e scese a vedere. Presto seppe cosa era successo e si mise a scavare insieme al fornaio con rinnovato vigore.
Dopo qualche tempo, sentirono una voce flebile provenire da sotto le macerie, era Cuore Puro che chiedeva aiuto. I due raddop-piarono gli sforzi ed in breve riuscirono ad estrarre la ragazza dal cumulo di pietre. Cuore Puro non era ferita, ma solo terribilmente spaventata. Appena vide il suo innamorato lo abbracciò con grande gioia e i due ragazzi rimasero in piedi, sotto il ponte a baciarsi sot-to gli occhi del padre di Cuore Puro, che piangeva di commozione e riconoscenza.
Qualche settimana più tardi, quando la gente cercava di ricostru-ire le abitazioni distrutte e la vita lentamente ritornava nel borgo, i due giovani si sposarono e tutto il villaggio si unì a loro nei festeg-giamenti. La vita di Scarpe Rotte da quel momento cambiò. Grazie all’aiuto della giovane moglie e del suocero non dovette più preoc-cuparsi perché ebbe sempre denaro a sufficienza per mettere il cibo in tavola e far studiare i quattro bambini che nacquero da quell’u-nione felice.
Nonostante fosse divenuto benestante, Scarpe Rotte non volle mai abbandonare il mestiere di carbonaio. Gli piaceva molto e pen-sava che fosse stato proprio grazie ad esso che era riuscito ad incon-trare la sua amata moglie. Anche i suoi figli, dopo la scuola, anda-vano ad aiutarlo, quando era costretto a restare nel bosco per curare la carbonaia. Era un mestiere ancora difficile e faticoso, ma adesso