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azioni nell’ambito di loro competenza

Nel caso di mancanza di informazioni rile-vanti, si è avviato un contatto diretto con gli stakeholder per sottoporre brevi interviste te-lefoniche di volta in volta elaborate sulla base dei dati necessari. Visto il carattere prelimina-re della stakeholder analysis e la necessità di conoscere il contesto regionale sono stati ana-lizzati i soggetti che si occupano strettamente di prevenzione, contrasto, assistenza alle vitti-me di discriminazione, operando una selezio-ne tra tutti gli stakeholder inizialmente elen-cati. Tale selezione è stata effettuata attraverso le fonti sopraelencate e a partire dalle infor-mazioni riportate dal comitato consultivo sul-le forme di discriminazione riscontrabili nelsul-le sei aree considerate. Prima di procedere

all’a-PARI OPPOR

TUNITÀ IN PIEMONTE

nalisi vera e propria degli stakeholder, la sele-zione e i suoi criteri sono stati concordati con il comitato consultivo.

Principali risultati

L’Agenzia regionale e la rete territoriale: pro-posta per un sistema di governance

Questa fase di ricerca ha consentito l’analisi di ventuno enti incaricati dell’azione antidiscri-minatoria in diversi paesi europei; quelli na-zionali sono quindici, mentre quelli regionali sono cinque. A questi si è aggiunta l’analisi dell’Agenzia Europea per i Diritti Fondamen-tali di carattere internazionale. Gli enti le cui caratteristiche sono più facilmente riconduci-bili a quelle della Regione Piemonte sono tre: la Equal Opportunities in Flanders (Belgio), la Haute Autorité de lutte contre les Discrimi-nations et pour l’Egalité des Chances (Halde) nella regione Rhônes-Alpes (Francia) e il Cen-tro conCen-tro le discriminazioni della Regione Emilia-Romagna (Italia). A partire dall’analisi di queste realtà è stato quindi possibile elabo-rare una proposta di governance per l’azione antidiscriminatoria della Regione Piemonte. In breve, questa dovrebbe passare attraverso la creazione di un’agenzia regionale con le se-guenti fondamentali caratteristiche:

1. La costituzione di un organismo deputato alla lotta delle discriminazioni dovrebbe avvenire attraverso la promulgazione di una legge specifica che, oltre a sancire il principio di non discriminazione, possa fornire gli strumenti per garantirne la tute-la proprio attraverso tute-la creazione di un en-te che si occupi di vigilare sulla sua appli-cazione. La promulgazione di una legge con questi contenuti potrebbe essere pre-ceduta da una fase sperimentale durante la quale tale organismo si costituirebbe, defi-nirebbe delle prassi efficaci di prevenzio-ne, contrasto e assistenza alle vittime di di-scriminazioni, ponendo una forte attenzio-ne alla creazioattenzio-ne di reti virtuose sul terri-torio piemontese.

2. Coerentemente con le indicazioni euro-pee, con le principali esperienze analizza-te, con le caratteristiche del fenomeno di-scriminatorio e con il percorso che a

livel-lo nazionale oltre che piemontese si sta svi-luppando, si propone che l’organismo re-gionale si occupi in maniera integrata di prevenzione, contrasto e assistenza alle vit-time di discriminazione fondata su: genere e identità di genere, nazionalità, orienta-mento sessuale, razza, origine etnica, reli-gione o credo, età e disabilità, in maniera del tutto integrata. Un approccio multi-terreno costituisce il presupposto essenzia-le affinché l’azione anti-discriminatoria possa agire in maniera rilevante sul feno-meno garantendo non solo che per ogni singolo fattore si prevengano e contrastino gli ostacoli a una sostanziale parità di op-portunità, ma anche affrontando la spino-sa questione delle discriminazioni multiple che vedono più fattori concorrere alla con-dizione di disuguaglianza delle persone vittime o potenziali vittime.

3. La mission dell’organismo piemontese do-vrebbe essere quella di garantire la preven-zione, il contrasto alle discriminazioni, as-sistenza alle vittime e monitoraggio del fe-nomeno sul territorio.

4. La struttura dell’ente dovrebbe essere quella di una rete territoriale coordinata dall’organismo centrale. La prima, compo-sta da tutte quelle realtà che a livello loca-le si occupano già di azione antidiscrimi-natoria per i diversi fattori considerati, si occuperebbe di raccogliere segnalazioni di discriminazioni, fornire supporto alle vitti-me e diffondere informazioni sul fenovitti-me- fenome-no. L’organismo centrale dovrebbe invece essere responsabile di rappresentare e coordinare la rete, fornire assistenza legale alle vittime di discriminazione, garantire uniformità di formazione ai nodi della re-te, produrre e diffondere informazioni, promuovere attività di sensibilizzazione e di ricerca sul fenomeno.

Analisi preliminare dei bisogni

Dall’analisi preliminare dei bisogni sono emerse alcune delle principali problematiche e mancanze connesse al fenomeno delle di-scriminazioni per i diversi fattori considerati. Tra queste è stato possibile identificare tre priorità di azione sulla base di tre specifici cri-teri:

• Trasversalità: ovvero la capacità delle azio-ni di rispondere a bisogazio-ni comuazio-ni emersi per tutti i fattori di discriminazione. • Priorità: ovvero quelle azioni indicate

co-me le più urgenti ed efficaci allo scopo di prevenire, contrastare e assistere le vittime di discriminazione.

• Attinenza al ruolo della regione: ovvero, la coerenza delle azioni proposte con il ruo-lo, le funzioni e gli ambiti di intervento della Regione Piemonte.

Le proposte sotto riassunte non esaurisco-no l’insieme delle iniziative necessarie a risol-vere i problemi connessi al fenomeno delle discriminazioni; si possono piuttosto configu-rare come azioni capaci di avviare il processo di promozione delle pari opportunità, che ve-de nel contrasto alle discriminazioni il primo passo verso la costruzione di una società in-clusiva.

1. Applicazione del principio di non discri-minazione all’interno della Regione Pie-monte: considerando le numerose materie in cui la regione ha potestà legislativa e po-tere di programmazione, è priorità di azio-ne la rilevazioazio-ne e valutazioazio-ne della coe-renza dell’attività regionale con il princi-pio di non discriminazione a partire dalle norme emanate e dalle pratiche interne di definizione e attuazione di programmi, po-litiche e azioni. Particolarmente rilevante è l’analisi dell’accessibilità fisica e sociale dei servizi regionali per i quali è necessario va-lutare la presenza di ostacoli che non con-sentono a tutti e tutte l’accesso e la fruibi-lità di tali servizi. Un’analisi di questo tipo è utile non soltanto per identificare e ri-muovere gli ostacoli che producono con-dizioni di discriminazioni, ma anche come base per favorire la promozione di azioni positive che portino dall’eliminazione del-le discriminazioni alla promozione deldel-le pari opportunità. Un esempio in tal senso è quello degli schemi di uguaglianza che prevedono un bilanciamento nel recluta-mento del personale rispetto ad esempio a disabilità, origine etnica, genere, età, ecc. 2. Formazione a lavoratori e lavoratrici del

territorio a tutti i livelli: molte situazioni di discriminazione si verificano in relazione a

PARI OPPOR

comportamenti del personale che sul terri-torio è responsabile di progettare, organiz-zare, gestire e fornire servizi, prestazioni e informazioni al pubblico. Una delle cause di tali comportamenti si ravvisa nella in-sufficiente formazione del personale stes-so relativamente alle diverse esigenze lega-te a bisogni specifici di alcune tipologie di utenti. Formare il personale e gli operatori che a tutti i livelli sono impiegati nell’of-ferta di servizi per il pubblico diventa prioritario per garantire a tutte e tutti le stesse opportunità e qualità dei servizi ma anche il rispetto della dignità personale. 3. I comportamenti discriminatori sono

frut-to degli stereotipi e pregiudizi legati al ge-nere, all’identità di genere e all’orienta-mento sessuale, all’origine etnica, alla na-zionalità, alla religione o credo, all’età e di-sabilità; pertanto esiste la necessità di de-costruirli e lavorare a livello culturale al superamento delle discriminazioni. Tale problematica riguarda tutta la popolazio-ne presente sul territorio piemontese e an-che le stesse persone an-che a loro volta sono vittime o potenziali vittime di discrimina-zioni. Pertanto, si propone l’attivazione di iniziative di sensibilizzazione quale, ad esempio, una campagna di comunicazione sociale volta a modificare attitudini discri-minatorie e affrontare il tema delle

diver-PARI OPPOR

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sità e che consentirebbe, inoltre, di diffon-dere informazioni sulla nascita del Centro di coordinamento regionale e sulle oppor-tunità e servizi offerti. Altra opzione emer-sa in questo ambito, è quella delle azioni di sensibilizzazione rivolte agli studenti di tutti i gradi e livelli.

I risultati qui descritti sono soltanto alcuni dei principali emersi dalla ricerca/azione “Con-tro le discriminazioni”. Quest’ultima è riuscita, seppure in via preliminare, a fornire elementi utili a supportare l’azione della Regione Pie-monte e dell’Assessorato alle Pari Opportunità in materia di prevenzione, contrasto e assisten-za alle vittime di discriminazioni. Parallelamen-te, sono da rilevare numerose ricadute positive che la ricerca, durante il suo svolgimento, ha prodotto e che si possono ricondurre, da un la-to, alle numerose relazioni instaurate a livello italiano e internazionale con enti e organismi che già operano nell’ambito dell’azione antidi-scriminatoria; dall’altro agli strumenti parteci-pativi utilizzati nell’analisi preliminare dei biso-gni che ha coinvolto soggetti che sul territorio piemontese hanno da tempo sviluppato com-petenze in materia. Entrambe queste risorse potranno servire a supportare le future azioni che la Regione Piemonte definirà per preveni-re, contrastare e assistere le vittime di discrimi-nazioni sul proprio territorio.

DEFINIRE LA VIOLENZA

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