B) Le frane
4.3.2 BALZE E CALANCHI
Le balze sono costituite da una serie di scarpate di degradazione, che interrompono la continuità del profilo dei versanti nei settori del bacino in cui affiorano sia le alternanze dei banchi sabbiosi ed argillosi della Formazione di Villamagna sia le sabbie più o meno cementate della Formazione di S. Vivaldo (fig. 40).
81 Queste forme si presentano a più riprese lungo lo sviluppo verticale dei versanti originando una morfologia a ―gradoni‖ e si dispongono molto spesso con andamento sub-parallelo (fig. 41).
In corrispondenza della testata di ogni gradone è presente sempre uno strato (sabbioso-cementato) maggiormente resistente alla degradazione rispetto a quelli che affiorano nei settori più acclivi. Malgrado la genesi di queste forme possa essere attribuita all’azione di più processi di degradazione (Rapetti et. al., 2006), nel presente studio il loro sviluppo è stato associato in prevalenza allo scorrimento delle acque superficiali che hanno agito nella morfoselezione dei banconi più resistenti. L’accentuazione della morfologia con l’alternanza di pareti verticali e lunghi declivi sub-orizzontali è infatti favorita dalla differente permeabilità fra le sabbie e le argille (Marroni et al., 1990). Le balze presenti nel Roglio caratterizzano i versanti con lo sviluppo di salti verticali sempre considerevoli, che in alcuni casi superano i 20 m e sono spesso sede di fenomeni franosi appartenenti alle tipologie di scorrimento traslativo e rotazionale (fig. 41).
Figura 41 – Aspetto dei versanti a Balze e relativa evoluzione gravitativa.
Tra le forme connesse con l’azione delle acque di scorrimento superficiale i calanchi risultano certamente quelle che hanno fortemente condizionato l’aspetto del paesaggio laddove affiorano le argille plioceniche. Caratterizzati da sistemi di drenaggio profondamente incisi e separati da interfluvi stretti, i calanchi si sono sviluppati con estensione non trascurabile sui pendii in cui affiorano i litotipi della Formazione delle Argille Azzurre (fig. 40).
Dal punto di vista morfologico i calanchi possono essere suddivisi in due differenti tipologie. Quella più comune è caratterizzata da una morfologia dolce, con acclività delle vallecole che costituiscono le singole unità, mediamente basse e separate da interfluvi con creste arrotondate. Il fondo di queste
82 forme è spesso caratterizzato da una copertura arborea e/o arbustiva che dalla base del calanco si prolunga spesso fino alla sommità. Le tipologie meno comuni ma in genere più estese sono costituite da espressioni piuttosto aspre e decise che appaiono contraddistinte da interfluvi affilati e da sistemi di drenaggio fortemente acclivi. Una tale differenziazione delle morfologie calanchive è stata osservata anche nell’Alta Val d’Era (Rodolfi & Frascati, 1979) dove la genesi di quelle più acclivi ed aspre è stata associata alla presenza nelle argille affioranti lungo i versanti dell’alternanza di condizioni litologiche non omogenee dal punto di vista granulometrico; l’occorrenza di livelli più argilloso- sabbiosi o livelli più consolidati e resistenti avrebbe consentito la genesi delle forme più marcate, mentre l’affioramento di argille omogene avrebbe costituito il fattore predisponente la formazione di quelle più dolci e meno acclivi. Sebbene per l’area di studio le morfologie più dolci sembrino effettivamente svilupparsi in versanti ove la sequenza delle litologie affioranti è monotonamente argillosa, le forme più aspre appaiono, invece, caratterizzate dalla presenza di livelli o banchi più sabbiosi che si sviluppano solamente in prossimità delle rispettive testate. Ad esempio, nel caso dei calanchi che si sono generati sul versante meridionale del colle di Toiano e che costituiscono le morfologie più aspre ed acclivi di tutto il bacino, la sequenza litologica che dalla base si protrae fino a pochi metri dal tetto è costituita esclusivamente da una ripetizione omogenea dei livelli argillosi appartenenti alla Formazione delle Argille Azzurre, mentre solo in prossimità del crinale si ha il netto passaggio alle sabbie della Formazione di Villamagna. La presenza alla testata di litologie più resistenti all’erosione (cap rock), rispetto a quelle sottostanti, consentirebbe in tal caso al calanco di raggiungere un profilo di equilibrio caratterizzato da acclività maggiori e di mantenere tale acclività a seguito dell’evoluzione regressiva del versante (Scheiddeger, 1964).
Tutte le forme calanchive si sono sviluppate prevalentemente in corrispondenza dei versanti esposti verso i quadranti meridionali del bacino (fig. 42). Questa disposizione può essere associata all’effetto della radiazione solare che caratterizza con maggior intensità i versanti in questione, rispetto a quelli esposti verso i settori settentrionali (Lulli & Ronchetti, 1973). Le argille e le argille limo-sabbiose della Formazione delle Argille Azzurre hanno caratteristiche analoghe per quanto concerne la permeabilità che è condizionata da una igroscopicità elevata. Il punto di saturazione viene raggiunto molto velocemente attraverso processi di capillarità che coinvolgono soltanto i settori più superficiali. A seguito di una maggior esposizione all’irradiazione solare la coltre alterata dei litotipi argillosi è soggetta a processi di evaporazione del proprio contenuto di acqua che si protraggono nei livelli più profondi.
83 Gli effetti, connessi con una variazione delle relative caratteristiche fisiche ed una fessurizzazione per contrazione, favoriscono il propagarsi dello stato di alterazione ai livelli via via più profondi, lo sviluppo di processi di erosione incanalata e la genesi delle forme calanchive. Occorre precisare come la relazione tra esposizione dei versanti e presenza di calanchi costituisca solamente il risultato di uno studio di tipo descrittivo e bivariato. Possono esistere quindi una serie di fattori ambientali che influenzano la genesi di tali morfologie ma che non sono stati presi in considerazione.
Figura 42 – Distribuzioni delle aree dei versanti a calanchi in funzione dell’esposizione.
Benché inseriti tra i morfotipi dovuti all’azione delle acque correnti superficiali, seguendo le indicazioni fornite dal Servizio Geologico Nazionale per la redazione della carta geomorfologica d’Italia alla scala 1: 50.000, i calanchi osservati nel bacino denotano comunque un’evoluzione che si esplica in maniera non trascurabile attraverso lo sviluppo di fenomeni gravitativi. Di fatto, i calanchi che possono essere definiti attivi solo in base all’azione dei processi che li hanno generati costituiscono un numero veramente esiguo. In prevalenza, tali forme vengono localmente riattivate dallo sviluppo di frane che liberano parti del versante dalle coperture vegetali esponendoli solo successivamente all’azione erosiva delle acque di scorrimento superficiale (fig. 43).
Generalmente gli orli delle scarpate che identificano sia i calanchi che le balze sono soggetti ad una evoluzione regressiva connessa con lo sviluppo di fenomeni franosi appartenenti alle tipologie di scorrimento traslativo e rotazionale.
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Figura 43 – Evoluzione gravitativa delle aree calanchive non più attive
L’erosione incanalata che agisce con evoluzione regressiva lungo i calanchi porta ad accentuare il disequilibrio gravitativo della parte sommitale del versante che subisce, anche grazie allo stato di fratturazione dei livelli superficiali, l’innesco delle forme gravitative. Il materiale che si accumula lungo i canaloni dei calanchi e che generalmente non viene preso in carico delle acque di scorrimento superficiale tende a sua volta ad essere coinvolto nella genesi di colamenti, a seguito di prolungati ed intensi eventi piovosi (Battaglia et al., 2011). Quest’ultima tipologia di fenomeni franosi è apparsa in molte situazioni caratterizzare le aree dei calanchi con forme di dimensioni rilevanti. Lo stato di attività delle morfologie calanchive è stato attribuito in base alla presenza o meno di quei processi che sono stati responsabili della loro genesi e non rispetto a quelli che ne caratterizzano l’attuale evoluzione. Per quest’ultimi sono state rilevate, quando cartografabili, le rispettive forme di erosione e deposizione, con il relativo stato di attività.