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Bambù nano (笹 sasa)

Nel documento Il packaging tradizionale giapponese (pagine 52-57)

CAPITOLO 1. Caratteristiche e materiali

1.3 Bambù nano (笹 sasa)

Prima di cominciare a parlare di笹 sasa è necessario precisare che, nonostante si sia deciso di trattare questo materiale in una sezione a parte, dal punto di vista botanico non è differente dal bambù: appartiene anzi alla stessa famiglia delle Bambusae e ne condivide le caratteristiche. Questo poiché il bambù presente sul suolo giapponese si può suddividere in due grandi categorie: 竹 take, le piante di dimensioni maggiori, i cui germogli (竹の子 takenoko) sono edibili; e 笹 sasa, piante che non superano i due metri di altezza e formano un denso tappeto di vegetazione sul terreno. I germogli di queste ultime, al contrario di quelli di take, non sono edibili e non perdono le guaine da cui vengono protetti durante la crescita; questa sottocategoria di bambù viene perciò apprezzata soprattutto per le foglie, che trovano grande applicazione nel packaging tradizionale1. Le foglie di sasa, di colore verde acceso in primavera ed estate, con l’arrivo delle temperature più fredde acquistano una caratteristica bordatura bianca2.

1. Sasa to sanma, Fujie Shirobe, data sconosciuta. 2. Foglie di sasa in tardo autunno.

La caratteristica principale che ha determinato il grande utilizzo di foglie di sasa a uso alimentare è dovuto al fatto che hanno un’alta percentuale di pectina: ciò conferisce loro proprietà antisettiche e di conseguenza favorisce la miglior conservazione del cibo. Inoltre, il suo consumo ha diversi effetti benefici, come l’incremento dell’immunità ai virus e l’abbassamento del colesterolo cattivo3

1

Louis Frederic, Japan Encyclopedia, Cambridge, Harvard University Press, 2002, p. 68.

2

Basil Hall Chamberlain, Things Japanese…, cit., p. 63.

3日本の伝統パッケージを見る Nihon no dentō pakkēji wo miru, in http://www.kamisuki.jp/page009.html

(23/12/2011)

. In modo simile all’imballaggio estremamente intuitivo degli internodi di bambù usati per il trasporto di liquidi, anche questa tipologia di packaging ha una qualità istintiva che deriva non dalla ricerca dell’abilità manuale, quanto piuttosto dalla cristallizzazione della saggezza di ogni giorno che sfrutta i materiali a portata

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di mano. Per un giapponese, quindi, un imballaggio con foglie di sasa avrà un sapore familiare e nostalgico, come se fosse appena stato comprato nel piccolo negozio di dolci del quartiere: essi lo apprezzano prima di tutto a livello tattile, per la levigatezza e i leggeri motivi rettilinei, ma anche per il vago profumo dolciastro che viene trasferito al dolce .

Possiamo suddividere le confezioni fatte con sasa in due gruppi: quelle che utilizzano solamente la foglia in senso stretto, e quelle che invece ne utilizzano anche il gambo.

3. ささあめ Sasa-ame 4. 笹ゆべし Sasa-yubeshi

Questo pezzo di ささあめ Sasa-ame (fig. 3) color cristallo, caramella fatta con fagioli dolci, viene avvolto da una foglia di 熊笹 kumazasa, una varietà di sasa, ripiegata solamente una volta: questo packaging, tanto semplice quanto rustico, non sarà certo molto diverso dal metodo di confezionamento che utilizzavano i giapponesi in tempi più remoti. Lo si può considerare dunque il modello base da cui si sono sviluppati esempi più ricercati dal punto di vista manuale ed estetico. Le stesse considerazioni valgono anche per l’imballo di 笹ゆべし

Sasa-yubeshi (fig. 4), gnocco dolce aromatizzato al bergamotto e cotto al vapore, che viene

avvolto da una foglia ripiegata due volte.

La potenzialità dell’uso combinato di foglia e gambo sta nel poter legare insieme più dolci, creando una vera e propria composizione. Ne sono un esempio i 道喜ちまき Dōki-chimaki (fig. 5), mochi con ripieno di marmellata di azuki, che vantano il nome del loro creatore grazie a un episodio storico interessante. Questo tipo di dolce, infatti, veniva originariamente avvolto con 茅 chigaya, falasco bianco, una varietà di canna, ed era perciò conosciuto come 茅巻き

chimaki, lett. ‘avvolto da falasco bianco’. Leggenda vuole che un negoziante di nome 川端道

Kawabata Dōki incartasse per primo questo dolce in foglie di sasa per presentarlo come dono all’imperatore Gokashiwabara 後柏原天皇 (1464-1526): da quel momento l’utilizzo di

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queste foglie divenne predominante, e questo particolare tipo di chimaki mantiene ancora oggi il nome del pioniere che ne ideò l’incarto4. I mochi sono singolarmente avvolti da una o più foglie ripiegate su se stesse dando al dolce una forma vagamente conica. I singoli chimaki sono percorsi a serpentina da una corda colorata, unita alla sommità per formare un gruppo di dolci, e lasciati liberi di svolazzare nella parte finale come decorazione. I mochi all’interno possono essere di due gusti differenti, e vengono differenziati usando per l’uno la pagina superiore della foglia, per l’altro quella inferiore. Si dice che anche 千利休 Sen no Rikyū, maestro della cerimonia del tè del XVI secolo, rimase colpito

dalla bellezza dei Dōki-chimaki5. Questo packaging è tuttora diffuso, soprattutto come dolce tradizionale della Festa dei Bambini, festeggiata il 5 maggio. Purtroppo in tempi recenti, anche a causa del riscaldamento globale, la qualità di queste piante è andata diminuendo e il costo per foglia è aumentato; nonostante questo, molti produttori di chimaki continuano a preferire questo metodo tradizionale di imballo per lo straordinario profumo che si sprigiona all’apertura del dolce6. Si può osservare che questa combinazione visiva, tattile e olfattiva è una dei maggiori pregi di questo packaging e del packaging giapponese tradizionale in generale, esperienza che raramente riesce a trovare una valida controparte con i materiali più moderni oggi comunemente utilizzati per l’imballaggio.

6. ちまき Chimaki 7. ちまき Chimaki

4

Oka Hideyuki, How to Wrap…, cit., p.192.

5

Ibidem.

6「道喜粽(どうきちまき)」を買ってみました Dōki-chimaki wo kattemimashita, in http://kyoto-wagasi.

com/review/kawabata_doki_timaki_001.html (21/04/2014)

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8. ちまき Chimaki

Ci sono molti altri esempi di confezionamento di chimaki (figg. 6-8) più semplici rispetto all’elaboratezza dei Dōki-chimaki (cfr. p. 47 fig. 5). Il punto focale rimane comunque l’utilizzo di una foglia di sasa piegata assecondando la forma del contenuto; avremo, ad esempio, dei piccoli packaging triangolari (fig. 6), rettangolari (fig. 7) o a caramella (fig. 8), legati insieme da falasco bianco o altre varietà di canna. Confezioni come queste sono retaggio di un metodo di imballare i cibi sviluppatosi nelle aree rurali per garantirne la conservazione e allo stesso tempo renderli maneggevoli e facilmente trasportabili; possono essere viste ancora oggi in negozi di dolci o bancarelle.

9. ちまき Chimaki 10. お麩まんじゅう Ofu-manjū

Altri packaging invece sfruttano anche il gambo della foglia (figg. 9-10), risultando più slanciati e marcando l’aspetto naturale e semplice della confezione. L’imballaggio per lo お麩 まんじゅう Ofu-manjū (fig. 10), dolce simile al manjū fatto di amido di grano con ripieno di marmellata di azuki, è creato a partire da una singola foglia di kumazasa: il risultato è estremamente elegante, e non sorprende scoprire che è frutto dell’inventiva dei fattorini che

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portavano scorte di cibo e altri oggetti al palazzo imperiale di Kyōto7. Un tempo questi packaging erano ovviamente più diffusi e utilizzati per molte tipologie di cibi; oggigiorno sono usati quasi esclusivamente per avvolgere dolci.

11. おけさもなか Okesa-monaka

La confezione di おけさもなか Okesa-monaka (fig. 11) è visibilmente un’eccezione: in questo caso le foglie di sasa non sono usate come involucro a diretto contatto con il cibo, ma come copertura sopra un’ossatura di listelli di bambù. È un uso insolito se si pensa che in un packaging di questo genere viene solitamente utilizzata la guaina di bambù (cfr. pp. 38-39 figg. 23-26). Le foglie che formano il coperchio sono fermate da sottili ramoscelli di vite quasi tono su tono, sopra cui spicca l’etichetta triangolare bianca con il nome e la raffigurazione del prodotto rappresentato come un cappello indossato da una donna. Il dolce contenuto all’interno è un 最中 monaka, una sorta di wafer di riso contenente sciroppo di amido, la cui forma si ispira al copricapo circolare chiamato 笠 kasa. Il nome “Okesa” è un riferimento all’omonima canzone popolare originaria della prefettura di 新潟県 Niigata, da dove proviene questo packaging: la canzone ha ispirato una danza tradizionale che viene eseguita durante lo お盆 Obon, festa buddista per commemorare i morti: ai danzatori di questa canzone, che durante l’esibizione indossano un kasa, si ispira la posizione delle mani con cui è ritratta la donna8. La corda scura di fibre naturali assolve il compito di facilitare il trasporto, dando al contempo un tocco rustico all’insieme.

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Oka Hideyuki, How to Wrap…, cit., p.193. Molteplici imperatori del Giappone risedettero nel palazzo imperiale di Kyoto, dal 794 al 1868 circa.

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Nel documento Il packaging tradizionale giapponese (pagine 52-57)