La Fondazione Luigi Einaudi è sorta a Torino nel 1964 per favorire gli studi economici, storici e politici. Essa ha sede a Palazzo d'Azeglio, dove è sistemata la sua Biblioteca e il suo Archivio. Alle grandi collezioni di Luigi Einaudi, apportate in dono alla Fondazione nel momento della fondazione, si sono aggiunti gli acquisti effettuati nel corso degli anni successivi. Attual-mente la Biblioteca possiede oltre 200.000 volumi e opuscoli, archivi poli-tico-economici dell'ultimo secolo, e riceve circa 2.000 pubblicazioni perio-diche, di cui molte, fra le più importanti, sono complete dal loro inizio.
Nei limiti consentiti dallo spazio, la Biblioteca è aperta a tutti gli studio-si che facciano domanda di utilizzarne le risorse. Notevoli soprattutto i fon-di fon-di economia dal secolo XVIII ad oggi; fon-di storia del pensiero economico e sociale, delle classi operaie e del socialismo utopico; di storia delle istituzio-ni economiche, bancarie e monetarie; di scienze sociali contemporanee e di politica dell'America Latina.
BANDO DI CONCORSO Anno Accademico 2006/2007 1. Caratteristiche e finalità
Questo ente mette a concorso, borse di studio a giovani laureati e dot-tori di ricerca, che abbiano discusso la tesi di laurea magistrale o di dotto-rato entro la data di scadenza del presente bando. Entro la stessa data i candidati non dovranno aver compiuto i 28 anni di età per le borse nelle discipline di cui alle seguenti lettere a) e b) e i 31 anni di età per le borse di studio nei campi di cui alle lettere c), d) ed e) del presente articolo 1:
a) teoria economica, finanziaria e monetaria;
b) problemi dello sviluppo economico e politico; 3
c) storia economica e sociale in età moderna e contemporanea;
d) storia delle idee politiche, economiche e sociali in età moderna e
contemporanea;
e) problemi di storia piemontese, con particolare riguardo agli aspetti
economici e sociali. 2. Borse di studio
2.1. Classificazione e modalità di assegnazione Le borse di studio bandite sono le seguenti:
a) 2 borse, parzialmente finanziate dalla CCIAA di Torino, saranno
as-segnate per l'Italia e per l'estero per il periodo di mesi 12. L'importo trimestrale della borsa sarà:
- di € 2.000 se usufruite in Italia; - di € 2.500 se usufruite all'estero.
Nei limiti delle possibilità finanziarie la Fondazione potrà concorrere al pagamento delle eventuali tasse universitarie.
b) 4 borse offerte dalla Compagnia di San Paolo, e in particolare: 2
bor-se annuali e non rinnovabili di € 20.000,00 ciascuna per studi di carattere economico da svolgere presso un ateneo all'estero; 2 borse annuali e rinno-vabili di € 10.000,00 ciascuna per studi nel settore storico e economico;
e) 1 borsa annuale e non rinnovabile offerta dalle Fondazioni Rocca e Sicca ed intitolata a Manon Michels Einaudi per studi sulla cultura europea del XX secolo, di € 2.000 trimestrali e di € 2.500 trimestrali, rispettivamen-te se usufruita in Italia o all'esrispettivamen-tero;
d) 1 borsa annuale onnicomprensiva e rinnovabile di € 2.500,00 trime-strali, intitolata a Luca d'Agliano e offerta dall'omonimo Centro Studi, sull'e-conomia dello sviluppo, per corsi di studi graduate da effettuarsi presso una università estera che sia considerata adeguata dagli organi del Centro Studi;
e) 1 borsa annuale onnicomprensiva e non rinnovabile di € 3.750,00
trimestrali intitolata a Gianluca Colarusso, offerta dal Ministero dell'Eco-nomia e delle Finanze - Dipartimento del Tesoro -, su uno dei seguenti temi: I) la gestione del rischio da parte di un emittente sovrano; II) inde-bitamento e livelli di governo: ampiezza delle potestà locali e ruolo del coordinamento/monitoraggio centrale, da effettuarsi anche presso le strut-ture del citato Dipartimento;
f ) 1 borsa annuale onnicomprensiva e non rinnovabile di € 1.000,00 in-titolata a Mario Pannunzio offerta dall'Accademia dei Lincei destinata «a
CRONACHE DELLA FONDAZIONE XXXV favore di giovani meritevoli, italiani e stranieri che intendano dedicarsi a studi storici, filosofici ed economici».
Tutte le borse di cui al presente paragrafo saranno assegnate entro ve-nerdì 28 luglio 2006 dai competenti organi, a suo insindacabile giudizio, su proposta del Comitato Scientifico.
Le decisioni della Fondazione saranno comunicate agli interessati entro 10 giorni dal provvedimento.
2.2. Domande e relativa documentazione
Le domande dovranno pervenire alla Fondazione entro mercoledì 31 maggio 2006 (si specifica che non varrà la data del timbro postale) con la se-guente documentazione:
a) curriculum vitae che dovrà essere preciso, e atto a chiarire gli studi, la
carriera e le attività del candidato;
b) copia cartacea e su supporto informatico della tesi di laurea e di altri
eventuali lavori a stampa (tesi di dottorato);
c) elaborato sintetico (massimo 10 cartelle) della tesi di laurea e/o tesi di dottorato;
d) relazione da cui risultino: il programma di ricerca; i tempi necessari
per portarlo a compimento; gli eventuali materiali a stampa e le fonti d'ar-chivio o altre da utilizzare e i luoghi nei quali la ricerca stessa dovrebbe svolgersi;
e) dichiarazioni in busta chiusa sottoscritte da almeno due studiosi
qua-lificati che abbiano conoscenza personale del candidato e siano in grado di avallare la relazione di cui alla lettera d);
J) in caso di frequenza presso Università estere, indicazioni precise circa l'iscrizione (se già avvenuta o in corso di ammissione) e l'eventuale ammon-tare delle tasse dovute;
g) elenco delle altre eventuali istituzioni, con i relativi indirizzi, alle qua-li il candidato abbia presentato o intenda presentare analoga domanda en-tro il 1° ottobre 2006;
h) indirizzo privato, recapito telefonico e indirizzo email.
La documentazione non verrà restituita.
Le domande che non soddisfino integralmente le condizioni richieste non verranno prese in considerazione.
2.3. Status dei borsisti I beneficiari:
a) saranno tenuti ad inviare alla Fondazione per iscritto rapporti trime-strali sull'avanzamento della loro ricerca;
b) potranno svolgere altre attività, retribuite o meno, compatibili con
l'adempimento del loro programma di ricerca e salva una riduzione dell'as-segno mensile nella misura stabilita dal Consiglio di Amministrazione.
Sono esclusi dal godimento della borsa i candidati che siano nelle se-guenti condizioni: dottorandi di ricerca (con assegno di finanziamento), ti-tolari di borse di studio post-universitarie di entità superiore ai 2.000,00 €, ricercatori e docenti universitari;
c) potranno usufruire, compatibilmente con il proprio progetto di ri-cerca, di un posto di studio a Palazzo d'Azeglio, ove disponibile;
d) dovranno presentare al Comitato Scientifico il frutto conclusivo del-le loro ricerche. Il Comitato, su richiesta dell'autore, potrà disporre l'even-tuale pubblicazione negli «Annali» o nelle altre collane della Fondazione. 3. Prestazioni assicurative e assistenziali
Qualora la borsa sia assegnata a cittadini stranieri per ricerche o studi da eseguirsi, in tutto o in parte, in Italia, la Fondazione non si assumerà alcun onere per prestazioni sanitarie e assistenziali per malattia, infortunio o maternità cui l'assegnatario dovesse ricorrere durante la sua permanenza in Italia. Le spese per tali prestazioni saranno pertanto a intero carico del-l'assegnatario medesimo.
Torino, aprile 2006
BANDO DI CONCORSO PER UNA BORSA DI STUDIO IN MEMORIA DELL'ING. ROBERTO EINAUDI
Anno accademico 2006/2007 1. Caratteristiche e finalità
La Fondazione, volendo onorare il suo primo rappresentante della Fa-miglia Einaudi nel Consiglio di Amministrazione, ing. Roberto Einaudi,
CRONACHE DELLA FONDAZIONE XXXVII che ne è stato entusiasta sostenitore per quarantanni, istituisce una borsa di studio non rinnovabile a favore di cittadini italiani muniti di laurea ma-gistrale o quadriennale che siano nati dopo il 31 dicembre 1974. Sono am-messi a concorrere candidati che abbiano già dato chiara prova di capacità di analisi e che intendano usufruire della borsa di studio su temi di interes-se comune alla società italiana ed europea e a quella delle Americhe nel-l'ambito dell'economia internazionale. La borsa, comprensiva di spese di viaggio e di tasse universitarie, integralmente finanziata dalla San Giacomo Charitable Foundation, è di 28.000 $ USA.
Sono esclusi dal godimento della borsa i candidati che al momento del-la domanda siano nelle seguenti condizioni: dottorandi di ricerca (con as-segno di finanziamento), titolari di borse di studio post-universitarie, ricer-catori e docenti universitari.
2. Borsa di studio
2.1. Modalità di assegnazione
La borsa sarà assegnata entro luglio 2006 dal Consiglio di Amministra-zione, o analogo organo deliberativo, a suo insindacabile giudizio, su pro-posta del Comitato Scientifico. Le decisioni della Fondazione saranno co-municate agli interessati entro 10 giorni dalla deliberazione.
2.2. Domande e relativa documentazione
Le domande dovranno pervenire alla Fondazione entro il 31 maggio 2006 (si specifica che non varrà la data del timbro postale) ed essere accom-pagnate da:
a) curriculum vitae che dovrà essere preciso atto a chiarire gli studi, la
carriera e le attività del candidato;
b) sintesi della tesi di laurea ed eventuali copie della tesi di dottorato
(su supporto informatico) e di altri lavori a stampa;
c) relazione che esponga: 1) il programma di ricerca; 2) i tempi neces-sari per portarlo a compimento; 3) i materiali a stampa e le fonti d'archivio o altre da utilizzare, ove la natura della ricerca lo comporti, e i luoghi nei quali la ricerca stessa dovrebbe svolgersi;
d) dichiarazioni sottoscritte da almeno due studiosi qualificati che
ab-biano conoscenza personale del candidato e siano in grado di avallare la relazione di cui alla lettera c);
e) elenco delle altre eventuali istituzioni, e i relativi indirizzi, alle quali il
candidato abbia presentato o intenda presentare analoga domanda entro il 1° ottobre 2005;
f ) indirizzo privato e numero di telefono.
Le domande che non soddisfino integralmente le condizioni di cui so-pra non verranno prese in considerazione.
2.3. Status dei borsisti Il beneficiario:
a) sarà tenuto ad inviare alla Fondazione per iscritto rapporti trimestrali sull'avanzamento della sua ricerca;
b) dovrà presentare al Comitato Scientifico il frutto conclusivo delle
sue ricerche. Il Comitato, su richiesta dell'autore, potrà disporre l'eventuale pubblicazione nelle collane o negli «Annali» della Fondazione;
c) sarà tenuto a sottoscrivere, a proprie spese e preventivamente all'av-vio della ricerca, una polizza assicurativa a copertura delle eventuali spese sanitarie da sostenersi durante il soggiorno negli USA.
n.
SAGGI
PIER GIORGIO ZUNINO
IL « F A S C I S M O D E G L I I D E A L I S T I »
A L L A C A D U T A D E L R E G I M E : G I O A C C H I N O V O L P E E L E R A D I C I D E L L A P O L I T I C A E S T E R A F A S C I S T A
1. Poche evenienze umane come gli inattesi tracolli, i rovesci dei desti-ni, gli abissi che inghiottono improvvisamente permettono di gettare sguar-di in profonsguar-dità nella vita degli uomini e delle società. E come se l'avversa fortuna e il tempo del male distillassero frammenti di verità più di quanto faccia la buona sorte, o la semplice quotidianità. Quei bagliori inattesi e istantanei sono dunque un oggetto assai fecondo per lo sguardo degli sto-rici e la caduta del fascismo rappresenta uno di quei momenti eccezionali. In effetti, ben più di quanto potessero le vicende degli anni Venti apparire a Fortunato una rivelazione di ciò che era il paese che aveva generato il fa-scismo, a dare sostanza al «mistero svelato» dell'Italia a mezzo del Nove-cento sarebbero state la sconfitta militare, il dramma della fuga, l'invasione dello straniero, e, da ultimo, il polarizzarsi sopra il corpo sostanzialmente inerte del paese di due minoranze impegnate a distruggersi spietatamente. Alcune recenti pubblicazioni di lettere composte da Gioacchino Volpe negli anni della caduta del regime offrono l'occasione per illuminare le ra-gioni che condussero ad agire ben dentro le fila del fascismo figure senza dubbio appartenenti alla grande intellettualità novecentesca. Uomini, an-che, ai quali non si può negare di essersi nutriti di ideali che alla loro sen-sibilità si configurarono come una autentica etica civile. Vari elementi, in questo senso, emergono nella lettera indirizzata dallo storico a Giovanni Gentile nell'agosto 1943, magistralmente commentata da Gennaro Sasso mettendo in risalto le diverse posizioni assunte al redde rationem dallo sto-rico da un lato e dal filosofo dall'altro.
Entrambi, è quasi superfluo ricordarlo, avevano aderito al fascismo senza riserve, neppure marginali, venendo a incorporarsi in un mondo di pensieri e di atti che era stato assunto, nelle sue linee fondamentali, con piena consapevolezza e al quale, obbedendo naturalmente a soggettività di-verse, avevano espresso perdurante fedeltà. Più mosso e vario, «meno 'dommatico'» il fascismo di Volpe, ha suggerito Sasso; una visione della storia d'Italia, la sua, «meno granitica e unitaria» di quanto si ritrovasse in Gentile. Storico l'uno, appunto, filosofo l'altro. La vicenda italiana in Gentile sembrava essersi adempiuta definitivamente con il fascismo, vero «atto conclusivo». In Volpe, invece, anche lo stabilirsi del nuovo stato na-zionalista era sempre apparso un momento, un passaggio dell'inarrestabile fluire del tempo e delle cose. Come chi era tendenzialmente portato da un «istinto di storico attratto dalla vita che germoglia impetuosa», Volpe aveva nutrito il suo consenso al fascismo attraverso la «disposizione positiva di colui che a ogni palpito dà rilievo e concede fiducia». Da ciò il «carattere assai più positivo del suo sguardo» acutamente contrapposto da Sasso a «quello austero, moralistico e savonaroliano» del filosofo.1 Queste peculia-rità non avrebbero potuto non affiorare drammaticamente nel frangente ul-timo del crollo dell'Italia fascista quando, nel divaricarsi delle loro vie, l'u-no si sarebbe avvinghiato con le residue speranze all'istituto monarchico, cellula vitale di una astratta comunità nazionale, mentre l'altro, forse più consapevole dell'ineluttabilità di certe scelte compiute, avrebbe seguito si-no in fondo il destisi-no del regime. «Le cause perse erasi-no per lui cause per-se», ha detto Sasso di Volpe, al contrario il filosofo si sarebbe confermato «impenetrabile dal dubbio e dalla critica». Di qui, da questa diversità, de-rivava certo l'affermazione, contenuta nella lettera dello storico scritta il 18 agosto 1943, di una «responsabilità» che era «di tutti»; ma era un lampo di verità che egli correggeva e, di fatto, contraddiceva, additando la colpa di chi «in testa a tutti» aveva suscitato e consentito il male che aveva condotto al «fascismo degenerato e corrotto degli ultimi anni che non era più niente o era solo un uomo, un avariatissimo uomo».2 In quel restringimento di re-sponsabilità dentro il cerchio limitato di un uomo, di quell'«Uomo», dovre-mo osservare, si annidava, lì pure, una «fede», un disporsi che anch'esso sfuggiva alle determinazioni storiche, traducendosi in un guardare non alla realtà, non alla lezione delle cose, ma alle intenzioni, alle aspettative, a ciò che si immaginava dovesse essere più di quanto realmente fosse stato e
an-1 G . SASSO, Giovanni Gentile e Gioacchino Volpe dinanzi al crollo del fascismo, «La
Cul-tura», XXXVIII, n. 3, 2000, pp. 394-395.
G. VOLPE E LE RADICI DELLA POLITICA ESTERA FASCISTA 5 cora fosse (e si trattava di un giudicare, come è noto, che avrebbe fornito ampia materia a un fortunato e assolutorio luogo comune postbellico). In fondo, si potrebbe dire, anche Volpe non vedeva, o non vedeva del tutto, che le cause perse erano davvero perse, e meno ancora percepiva che alcu-ne, forse le decisive, erano state perse in partenza. E neppure egli avvertiva che la monarchia costituiva davvero il più labile degli appigli cui affidare la speranza di risparmiare all'Italia una vergognosa resa senza discrezione. Erano infatti italiani vecchissimi, e saturi di responsabilità storiche tra le più gravi, quegli ipotetici «italiani nuovissimi» che, come vaneggiava Vol-pe, avrebbero dovuto essere aiutati nel «"separare quel che è vivo e quel che è morto" del fascismo». E già alludere in quel momento a un fascismo «vivo» era prova di notevole temerarietà intellettuale, anche se non incom-prensibile sul terreno di un conclusivo bilancio esistenziale. Per tornare a nuova vita tutt'altra era la via da imboccare, il passo da compiere non po-tendo consistere che nel tentare di dichiarare morta e sepolta, in tutto e per sempre, l'Italia del fascismo, l'Italia della dittatura a cui il re e l'intera classe dominante si erano legati a filo doppio. Ma non è dubbio che Volpe per accedere a tali pensieri avrebbe dovuto dichiarare morta e sepolta molta parte anche di sé stesso. E ciò lo storico, come altre figure di rilievo del fascismo, proprio non poteva fare e quindi, spinto da un comprensibile e rispettabile ma certo intellettualmente sterile istinto di sopravvivenza per-sonale, era indotto a rileggere il passato volendovi sceverare il preteso buo-no dal mebuo-no buobuo-no e dal pessimo. Ma quel passato buo-non conduceva ad al-cun futuro possibile, come avrebbero dimostrato le scelte volpiane del dopoguerra, quando il suo pur notevole respiro intellettuale non gli con-sentì di evitare di impaludarsi nelle acque limacciose del neofascismo. Nella sostanza, ciò che Volpe non vedeva, e in un certo senso non poteva vedere, era il fatto che il preteso «bubbone Mussolini» aveva in realtà prodotto dif-fuse e devastanti metastasi che avrebbero richiesto terapie radicali e anam-nesi spregiudicate, risalenti non agli ultimi istanti ma ai tempi lontani, in sostanza alla radice delle cose che si erano rivelate avverse oltre venti anni dacché il corpo del paese era stato invaso dalla sostanza pestilenziale del fascismo. E l'inappellabile verdetto volpiano, che sanciva il principio asso-luto secondo cui tutto «si misura da una guerra vinta o perduta», non po-teva applicarsi a un astratto fascismo esclusivamente mussoliniano. Quel giudizio non avrebbe potuto non essere pronunciato anche all'indirizzo della monarchia e della sua corte, contro l'elite al potere cui era stato affi-dato il governo del paese. In definitiva, non avrebbe potuto risparmiare l'insieme del corpo sociale di un'Italia che se stava uscendo dalla notte della dittatura ciò lo doveva a non altri che agli odiati nemici che avevano inizia-to a percorrerne il terriinizia-torio muovendo dal suo estremo lembo meridionale
e a devastarne le città con inimmaginati bombardamenti. Gli «italiani nuo-vissimi», ripetiamo il sintagma, non poteva certo consentirlo Volpe, ma co-sì era, si potevano identificare in non altri che nei Calvino saliti sui monti della Liguria occidentale o nei Fenoglio costretti a scampare la morte nelle forre langarole, nei Venturi e nei Mila che, deposti momentaneamente i li-bri, imbracciato il mitra avrebbero scelto l'impensabile e cioè di uccidere altri italiani. Mussolini, in questo orizzonte, non riassumeva in sé il princi-pio di tutti i mali, era bensì ormai divenuto un punticino, uno dei tanti che costellavano la notte glaciale di un'Italia nazionalista e fascista in pieno di-sfacimento. Guardandosi d'attorno, non c'era, in conclusione, proprio nul-la da «innovare», non c'era nessun «meglio delnul-la eredità del fascismo» da recuperare: in una parola, non vi era alcuna «continuità» per cui battersi. Ma tutto ciò Volpe non poteva avvertire, così la pretesa «degenerazione» degli ultimi tempi del fascismo era ribadita anche colloquiando con un al-lievo, il Maturi, che ormai si stava orientando verso altri criteri di giudizio. In una lettera del maggio 1945 lo storico involontariamente confessava co-me il suo distacco dal fascismo fosse sopraggiunto solo «dopo il luglio '43» e, più ancora, confermava la sua «ferma fiducia che dal regime, da quel
cer-to modo di governare, ci saremmo liberati lo stesso», e cioè senza congiure
di palazzo e senza darsi inermi al nemico.3 La formula di un fascismo vit-tima di un pervertimento interno occultava il fatto che il fascismo, in sé, puramente e semplicemente, era stato sin dall'inizio una degenerazione del-la storia italiana.
Altre importanti lettere scritte da Volpe in quel torno di tempo sono state recentemente pubblicate permettendoci di allargare e di approfondire lo sguardo su come un grande intellettuale del fascismo, e da molti punti di vista un grande intellettuale tout court, affrontasse quei drammatici mo-menti e ci conducono altresì, proiettando all'indietro quella luce, a inten-dere anche i tratti essenziali del fascismo del 'tempo felice', quello dei suc-cessi e delle acclamazioni vaste, in Italia e fuori.
2. L'atto di fede nel fascismo e nelle proprie scelte del passato che ri-torna, lettera dopo lettera tra il '43 e il '46, potrebbe anche stupire, non fosse altro che per la sua inalterata assertività e potrebbe indurre alla sin troppo ovvia osservazione secondo cui Volpe in quelle carte si conferma pienamente uomo di quello che era stato il suo tempo, il tempo della
dit-3 Volpe a Maturi, maggio 1945, in Gioacchino Volpe e Walter Maturi. Lettere 1926-1961, a cura di P.G. Zimino, «Annali della Fondazione Luigi Einaudi», XXXIX, 2005, p. 320.
G. VOLPE E LE RADICI DELLA POLITICA ESTERA FASCISTA 7 tatura. Ma certo, per chi non era stato solo occasionalmente fascista, e di più ancora per chi del fascismo aveva contribuito a forgiare la struttura ideale, le fratture erano e rimanevano fratture, anche mortali, e il passato non poteva cessare di protendere i suoi artigli offuscando la lettura del pre-sente. Così, si comprenderà come in Volpe l'immagine dell'Italia che emer-ge inalterata dal fumo delle battaglie del '43-45 fosse ancora e sempre