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Barriere e fattori promuoventi l'attività fisica

3. PROMOZIONE ATTIVITÁ FISICA

3.1 Barriere e fattori promuoventi l'attività fisica

Al giorno d’oggi tutti sono a conoscenza degli innumerevoli vantaggi ottenibili attraverso l’esercizio fisico. Oltretutto, il prezzo da pagare per accaparrarsi tutti questi vantaggi appare del tutto ragionevole e, cosa non da poco, alla portata dei più: si tratta di trovare del tempo da dedicare al movimento, cercando se possibile di unire l’utile al dilettevole. Posto in questi termini, il problema sembrerebbe di facile soluzione.

Calandosi però nella realtà dei fatti, a causa dei motivi più svariati, la situazione tende ben presto a complicarsi e la possibilità che le persone facciano effettivamente dell’esercizio fisico si riduce notevolmente. Data questa situazione negli ultimi tempi si sono moltiplicati gli sforzi per cercare di capire come mai tante persone, pur avendo ben chiari i vantaggi di uno stile di vita attivo, si mostrano così restie nel tradurre i loro migliori propositi in fatti ed azioni. I risultati di questo corposo settore di ricerca hanno portato ad identificare un variegato insieme di fattori in grado di facilitare od ostacolare la decisione di muoversi di più. Questi fattori, noti anche come determinanti dell’attività fisica, sono generalmente raggruppati in livelli di analisi, distinti a seconda dell’ambito in cui si esprime la loro influenza.

Ogni gruppo di fattori raccoglie in sé una grande quantità di variabili. Il punto fondamentale è che tali variabili o determinanti dell’attività fisica, oltre ad esercitare un’influenza diretta sui comportamenti dei singoli individui, interagiscono fra loro ed è proprio da questa loro interazione che dipende in larga misura la probabilità di essere

fisicamente attivi. A complicare ulteriormente la situazione è il differente peso che ciascun determinante esercita in funzione dell’età: lo stimolo che può spingere un ragazzo a fare dell’attività fisica può essere di nessuna efficacia per una persona anziana, e viceversa.

Ciò significa che occorre sempre avere bene in mente a chi ci si rivolge e quali siano gli strumenti più opportuni a disposizione.

Provando a scendere nel dettaglio, partendo dai livelli micro verso quelli a più ampio raggio, troviamo il piano dei fattori intrapersonali, che raccoglie i determinanti di tipo biologico, demografico e psicologico. Tra i primi, risultano correlati con l’attività fisica i fattori genetici, l’alto rischio per i disturbi cardiaci, lo stato di salute, l’anamnesi patologica prossima o remota.

Tra i fattori demografici, alte correlazioni si hanno con il genere, l’età, lo stato civile, lo status socio-economico ed i livelli di istruzione. Ad esempio, esistono chiare evidenze sul rapporto tra età, genere ed attività fisica: al crescere dell’età, diminuisce la disponibilità e l’interesse a fare del movimento e, per ciascuna fascia d’età, le donne fanno registrare livelli di pratica inferiori rispetto alla controparte maschile. Sul piano dei determinanti psicologici, tantissime sono le variabili correlate con l’attività fisica, così come gli atteggiamenti, la percezione delle barriere, il divertimento, le aspettative sui benefici per la salute, l’intenzione ad esercitarsi, la percezione soggettiva del proprio stato di salute, la salute psicologica, le motivazioni a muoversi, la predisposizione al cambiamento ed il senso di auto-efficacia.

Nel caso della percezione soggettiva del proprio stato di salute, è noto l’alto valore predittivo di questa variabile: chi sente di poter contare su una buona salute ha

maggiori probabilità di muoversi di più. Se però andiamo a controllare cosa accade nelle diverse fasce d’età, scopriamo che per i più giovani il non sentirsi in buona forma rappresenta un ostacolo maggiore rispetto a quanto non accada tra gli anziani . Al contrario, tra questi ultimi è il senso di autoefficacia a fare la differenza. Con questo termine si intende la convinzione personale di poter svolgere un dato compito con successo. Nel campo dell’attività motoria, l’autoefficacia rappresenta dunque il grado di fiducia personale nelle capacità di eseguire un determinato compito motorio. Per l’anziano, tale fiducia è considerata quale fattore di cruciale importanza sia nella fase di avvicinamento all’attività fisica sia in quella di mantenimento. Inoltre, la rilevanza dell’autoefficacia risulta ulteriormente accresciuta dalla sua trasferibilità: la sensazione di essere in grado di fare un certo esercizio può essere istintivamente trasferita ad altre attività della vita quotidiana. Ciò significa, ad esempio, che la partecipazione ad un corso di attività motoria può regalare, come premio aggiuntivo, un accrescimento della convinzione di poter svolgere compiti analoghi nella vita di tutti i giorni, andando così ad incrementare i livelli di autonomia personale.

Sempre nel campo dei determinanti psicologici, un altro importante incentivo a muoversi è rappresentato dalle aspettative circa i benefici dell’attività fisica. Anche in questo caso, le differenze d’età giocano un ruolo fondamentale: ad esempio, per i più anziani questo fattore sembra essere di minor peso e, superata una certa età, la speranza di ottenere dei reali benefici per la salute appare molto stemperata. Scoprire simili risultati rappresenta un esempio paradigmatico delle possibili applicazioni pratiche di questo campo della ricerca. Se, infatti, scopriamo che gli anziani accettano con difficoltà l’idea di poter migliorare la propria salute attraverso il movimento e se,

viceversa, noi sappiamo trattarsi di una falsa convinzione, è chiaro il compito che ci aspetta: lavorare su queste errate credenze al fine di aumentare la probabilità che anche le persone più anziane pratichino regolarmente dell’attività motoria.

Infine, è d’obbligo il richiamo all’importanza dell’adeguatezza delle proposte al fine di far sperimentare situazioni di successo, quale fonte inesauribile di motivazione. In vista di questo obiettivo, quando si pianificano iniziative rivolte agli anziani, occorre fare molta attenzione al fatto che le proposte siano adeguate alle possibilità dei singoli partecipanti ma, al tempo stesso, abbastanza impegnative da risultare sufficientemente stimolanti.

In altre parole, un’attività adeguata non deve essere sinonimo di attività leggera o facile – come fin troppo spesso accade - bensì di attività impegnativa al punto giusto, tanto da garantire sia motivazione che possibilità di sperimentarsi con successo.

Spostandosi al successivo livello d’analisi incontriamo i determinanti interpersonali, ossia quell’insieme di fattori che nascono ed agiscono nell’ambito delle relazioni interpersonali. Tra questi, risultano particolarmente correlati all’attività fisica il supporto sociale ed il modelling. Con il termine di supporto sociale ci si riferisce all’insieme di risorse sulle quali un individuo può contare all’interno della rete sociale di appartenenza e, soprattutto, alla percezione che l’individuo ha di tali risorse. Rispetto alla possibilità/ probabilità di praticare attività fisica, un ruolo importante spetta dunque al grado di supporto che un individuo riceve o sente di poter ricevere. Il fatto di sapere che le persone a noi vicine approvano e sostengono il nostro desiderio di movimento aumenta fortemente la probabilità di essere fisicamente attivi. Esistono diverse forme di supporto sociale: si va dalla semplice approvazione fino al vero e

proprio sostegno che, tramite azioni concrete, rende possibile al singolo individuo lo svolgimento dell’attività prescelta. Diverse sono anche le fonti del supporto: familiari, amici, colleghi di lavoro, vicini, personale sanitario, insegnanti, compagni di palestra rappresentano tutte possibili fonti di supporto.

In effetti, se si considerano i pregiudizi culturali che ancor oggi circondano il binomio attività fisica/anziano, non è difficile immaginare come mai il supporto sociale appaia così rilevante per questo settore della popolazione.

Altro fondamentale è il modelling termine con cui si intende la possibilità di frequentare, conoscere o semplicemente vedere persone fisicamente attive da prendere come modelli. In questo senso, possono divenire modelli di riferimento sia familiari ed amici che vicini ed abitanti della propria zona di residenza. In altri termini, il semplice fatto di vedere intorno a sé persone che fanno del movimento può divenire uno stimolo importante a muoversi. Questo significa che maggiore è il numero di persone attive in una data area

territoriale e maggiori sarà la probabilità che tale comportamento conquisti un numero sempre più grande di persone.

Passando ai fattori socioculturali, il richiamo va innanzitutto ai molti pregiudizi che ancora circondano la relazione anziano, corpo e movimento.

L’idea di un anziano attivo, attento alla cura del proprio corpo ed interessato alla propria forma fisica, stenta ancor oggi a farsi spazio nell’immaginario collettivo. Molto spesso, quel supporto sociale tende a trasformarsi in un supporto al negativo, divenendo un freno più che un sostegno. In effetti, anche senza il bisogno di prendere la forma esplicita del divieto, la sola idea che l’attività fisica possa non essere

un’attività adeguata per chi è avanti negli anni può rappresentare un forte ostacolo alla pratica stessa. Allo stesso modo, muovendoci su un piano più ampio, una carente sensibilità politica al tema dell’attività motoria quale strumento di promozione della salute può ostacolare e rallentare la messa a punto di specifiche politiche, programmi e strategie di intervento. Va però aggiunto che l’attenzione ai tanti e possibili benefici ottenibili attraverso all’esercizio fisico unita alla grande attenzione suscitata dal fenomeno dell’invecchiamento della popolazione fanno di quello presente un momento particolarmente propizio per la promozione dell’attività fisica. L’attuale situazione socio-demografica unita ai risultati provenienti dall’ambiente scientifico rappresentano dunque dei forti determinanti socio-culturali a favore della promozione dell’attività fisica per gli anziani, capaci di influenzare, inmodo più o meno indiretto, i livelli di pratica.

Altro ambito di influenza è rappresentato dall’ambiente, sia esso fisico che costruito. Il clima, le stagioni, la disponibilità di spazi verdi, di marciapiedi ben curati, di strutture sportive, di piste ciclabili, di parchi attrezzati, l’accessibilità a tali strutture come anche il traffico ed i tassi di criminalità sono tutti elementi in grado di incidere sugli stili di vita dei singoli cittadini. In particolare, una facilità di accesso alle strutture e una disponibilità di marciapiedi puliti, sicuri e ben curati possono essere di forte impatto sui livelli di attività motoria.

Infine, non va trascurata l’importanza delle caratteristiche dell’attività praticata. Perché un’attività abbia successo è necessario che sia adeguata alle capacità dei singoli. Come per qualsiasi altro settore, sperimentare situazioni stimolanti e di successo costituisce il segreto per accrescere la fiducia nelle proprie capacità,

l’interesse per quello che si fa e il desiderio di perseverare nel proprio impegno. Di conseguenza, il primo elemento che deve caratterizzare un’attività, a prescindere dalle altre caratteristiche, è che l’intensità e le abilità richieste siano adeguate alle capacità dei singoli.

Altro elemento fondamentale è quello relativo alla distinzione tra attività individuali e di gruppo. Non esiste una classificazione a priori che possa dirci quale sia la scelta migliore: tornando a quanto detto prima, l’attività da privilegiare sarà quella che meglio si adatta ai gusti, alle preferenze, ai bisogni ed alle aspettative del singolo. Un punto però può essere sottolineato senza timore: per una persona anziana che non abbia mai praticato alcuna forma di attività motoria può risultare fondamentale la partecipazione ad attività strutturate, al fine di imparare a conoscere le proprie risorse ed i propri limiti senza il pericolo di incorrere in inutili rischi od insuccessi. In questo modo, inoltre, può attuarsi quel graduale trasferimento di conoscenze ed abilità verso altri tipi di attività e verso altri ambiti della vita quotidiana, basilare per l’incremento dei livelli di autonomia personale. Infine, il fatto di trovarsi in un gruppo può garantire la possibilità di condividere difficoltà e timori, rendendo così più agevole il loro superamento. In altri termini, il gruppo può divenire fonte di quel supporto sociale, così importante negli anziani.

Un’attenta valutazione di tutti questi fattori non è ancora sufficiente per riuscire a spiegare i motivi alla base di uno stile di vita attivo. La comprensione del comportamento degli individui, come anche il successo degli interventi mirati alla promozione dell’esercizio fisico, dipendono sì dalle caratteristiche del singolo individuo ma, su questo livello micro, operano fattori di più ampio respiro che non

possono essere ignorati. Solo attraverso la costruzione di modelli capaci di considerare l’influenza di ciascun livello di analisi entro un unico contesto teorico è possibile mirare alla piena comprensione delle ragioni che possono condurre verso uno stile di vita attivo.

Per questo motivo, la ricerca si è attualmente indirizzata verso la costruzione di un modelli di tipo socio-ecologico. Secondo tale modello teorico, il primo passo da compiere qualora si progetti un intervento di promozione dell’attività motoria, è quello di comprendere se dare priorità “all’individuo o all’ambiente” . Ad esempio, una campagna di sensibilizzazione per l’adozione di stili di vita attivi potrebbe sortire un effetto boomerang se l’ambiente circostante non dovesse garantire la possibilità di svolgere ciò che, a parole, viene proposto. Diversamente, in un ambiente già ricco di opportunità e strutture appaiono più appropriate azioni di tipo educativo, intese a diffondere in modo capillare l’esigenza ed il valore di una vita fisicamente attiva.

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