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Tra
i veterani ilprimo
posto è del Giuliano, il simpatico e intelligentissimo professore, che del professore ha soltanto 1’ ingegno e ladottrina, senza quel bagaglio di cose antipatiche che, pur troppo, nella significazionecomune
va ancora implicitamente unito alla parola professore. In quelle sue marinec’è
una
freschezza euna
vivacità che, senza fargli torto, devemeravigliare chi,non
conoscendolo prima, e conoscendolo poi, si trova dinanziun uomo
ma-turo invece diun
giovinotto ».Così scriveva il gennaio dell’83 il poveroGarletto Borghi nell’Italia,
E dopo
dodici anni il giudizionon
fauna
grinza.Non ne
ha fattenemmeno
Giu-liano, che s’è conservato tale e quale d’allora, e—
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nell’aspetto,
—
salvo qualche pelo grigio di più(ma
ionon
liho
contati)—
, e nell’arte,sempre
pieno diuna
vitalità giovanile.Mi
accolse colla nota sua affabilità nel grazioso studio di via Annunciata, e deposta la tavolozza,mi
spiegòbrevemente
, nel suo vigoroso accento piemontese, che la lungadimora
in Milano dalla nativa Susanon
è riuscitoneppur ad
attenuare , il titolo e il soggetto deidue
quadri, cheha
giàfinitida
parecchi mesi.Sono due
marine di 2 metri per 1 1/2:Tempo
burrascoso e Scogliera presso Quinto.
Due marine
liguri.
Nel
Tempo
burrascosouna
famiglia di pescatori sene
sta sulla spiaggia aggruppatacon
molta natu-ralezza, fissa inuna
barcapeschereccia, che in balìa dell’onde, minaccia disommergere.Una donna
tiene fra le ginocchiaun bambino
che piange;un
vecchio impotente al soccorso, si strappa i capelli; altriuomini levano le braccia al cielo scongiurando, inor-riditi,
un
miracolo. Piove, il cielo è nero, ilmare
sconvolto, altissimo, pauroso.Scogliera raffigura
un
mattino col cielo coperto che qui s’imperla nel grigio, là tenta sorridere nel roseo,ma
s’attristisce poi nel violaceo epiomba
nel nero. Il mare,mosso
dallo scirocco, increspato, colle creste dell’onde schiumose, rinsacca tra gli scogli bruni.Come
nell’altra,anche
in questama-rina v’è
una
vera esuberanza di colore nel cielo,
nell’acqua, nei dettagli della spiaggia, negli attrezzi pescherecci, nel muraglione, negli scogli, nelle case degradanti, nelle figurine, nella costa rocciosa; vi è
una
robustezza, Un’energiapittoricaveramenterara.Girando intorno l’occhio vedevo dappertutto delle 4
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due
quadri, dei bozzetti presi sul vero, assai forti nella loro crudezza e nella loro ingenuità.A
lato diuna
scena grandiosa e terribile, ilmare
nel suo incantevole aspetto, ne’ suoipoemi
di luce e di trasparenze, nei piaceri delle spiagge popolate di bagnanti, nella operosità pesante dei porti, nella festa degli arrivi, nella mestizia delle partenze.Tra
questi bozzetti, alcuni dei quali meravigliosi di co-lore, tra parecchi studi genialissimi per lacompo-sizione, il Giuliano ci inizia al superbo e sconfinato
mondo
del mare.Da
lungi ove scivola sul biondo specchio qualche solitario veliero, sivedono
avvi-cinarsi nel loromovimento
regolare delle lungheonde
dalla cresta biancheggiante; essevengono
a dividersi o a rompersi contro delle rocce a fior d’acqua, lasciandovi delle verdichiome
di fuco, di alghe, delle migliaia di conchiglie , di granchi, di stelle dimare,
di tremolantimeduse,
che ridannotutti i colori dell’iride
;
un gruppo
di gabbianigio-cando
sui flutti, li attraversa a volo per drizzarsi risolutamentead un punto
dell’orizzonte; dei pe-scatori traggono le loro reti dalmare
ove si riflette il sole sottouna
sottile nebbia;una
barca dalle vele tormentate dal vento, si dirigeappena
inclinata versouna
rivalontana;una
notte surun mare
calmo colle stelle e la luna che spariscono dietro la nu-volaglia,con un
vapore che rimorchiauna
nave:tutto
un poema
nell’ombra; poi, suruna
spiaggia luminosa,due
giovani signore, cheguardano
il mare, sognando...E
mentremi
passavano sotto gli occhi queste diverseimmagini
del mare,mi
risovvenivano alcune splendide pagine della letteratura marinaresca.—
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Pensavo
ad una
recente opera di Paolo Bourget nella quale descrivendo la punta diun
capo irlan-dese intorno a cui facevano la voltauna
truppa di gabbiani, dice: « il loro lamento saliva, saliva misto al raucorumore
delle onde.Esso
montava
ora feroce, ora così triste, chedi-veniva dolce.
Ed
eracome
se la natura, in predaalla spaventevole fatica della sua immortale lotta per la vita, si fosse valsa del grido di questi ani-mali per lanciare il suo dolore verso il cielo bianco d’un giorno di tempesta, all’estrema punta della più disgraziata isola della vecchia
Europa
».E
ricordavo quel meraviglioso libro di Michelet in cui ha studiato VOceano
collamedesima
cura che i nostri romanzieri psicologimettono
a farel’inventario deH’animo d’uno dei loro personaggi.
Ha
analizzato ilmare
quasi flutto a flutto. Nella incomparabile descrizione d’una burrasca ha con-statato che tutte leonde
elettrizzate tra loro pel furiosomovimento
avevano presocome
un’anima fantastica. «Nel
furor generale ciascuna mostravail proprio furore ».
Era
per lui un’orribile folla,non
già d’uomini,ma
di cani abbaianti,un
milione,un
miliardo di alani aizzati e pazzi, di apparizioni esecrabili, di mostri senza occhi, nè orecchie,non
aventi che delle fauci spumose.