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BEATA VERGINE

Nel documento CURIOSI AVVENIMENTICONTEMPORANEI (pagine 47-84)

A DUE P A ST O R E L L I

SU LLA MONTAGNA DI LA S A L E T T E D IO CESI DI GR ENOBLE IN F R ANCIA

Il 19 Settem bre 1846 (1)

Un fatto c e rto e m araviglioso, a tte ­ stato da m igliaia di p e rs o n e , e c h e tutti possono a n ch e oggidì v e rific a re , è l’a - parizione d ella B eata V e rg in e , avvenu ta il 1 9 settem b re 1 8 4 6 . Q u esta n ostra

(1) Su questo fatto straord inario si possono consultar m olte operette e p arecchi giornali stampati contem ­ poraneam ente al f atto e segnatam ente:

1° Notizia Sull’Apparizione di Maria SS. (T o rin o , 1847).

2° Sunto Officiale dell'Apparizione, ecc. (1848).

3 ° Il libretto stampato di quest’anno per cura del Sac. Gius. Conf alonieri (N ovara, presso Enrico Crotti).

pietosa M adre è ap p arsa in form a e fi­

g u ra di gran D am a a due p asto relli, cio è ad un fanciullo di 11 an n i, e ad u n a villanella di 1 5 an n i, là sop ra una m o n tag n a della c a te n a delle Alpi si­

tu ata n ella p a rro c c h ia di L a S alette, in F ra n cia . E d essa co m p arv e non pel b ene soltanto d ella F ra n c ia , co m e dice Mon­

sign or Vescovo di G ren ob le, m a pel b ene di tutto il m ondo; e ciò p er a v v ertirci d ella gran co lle ra del suo divin F ig lio , a c c e s a sp ecialm en te p e r i tre p e cc a ti: la b estem m ia, la p rofanazione delle feste e il m an g iar di grasso nei giorni p ro ib iti;

co lle ra p e r cu i, guai alla F ra n c ia , guai a n o i, se M aria non avesse p reg ato , e se non p regasse con tin u am en te p er noi!

E cc o il m araviglioso r a c c o n to . Massimino, figlio di P ietro Giraud, fa­

legnam e del borgo di Corps, era un fan- ciullo di 11 a n n i: F ra n cesca M elan ia figlia di poveri p a re n ti, n ativa di Corps e ra una giovinetta d 'a n n i 15. Niente aveano di singolare: ambidue ignoranti e rozzi, ambidue addetti a guardare il be­

stiam e su pei m onti. — Massimino non sapeva altro ch e il P a ter e l'Ave; Mela­

nia ne sapeva poco più, tantoché p er la sua ignoranza non e ra an co ra stata am ­ m essa alla Comunione.

M andati dai loro g e n ito r i, a rich iesta or dell’uno o r dell’altro p aesano lì vicino, a guidare il b estiam e nei p a s c o li, non fu se non p er puro accid en te che il giorno 1 8 settem bre , vigilia del grande avveni­

m ento, s’in contraron o sul monte, m entre facevano bere le loro vacch e a una fon­

tana.

O r la sera del giorno stesso, nel far ritorno a casa col b estiam e, Melania disse a Massimino: « domani chi sarà il primo a trovarsi sulla m ontagna? . . . » E all’in­

dom ani, 1 9 settem bre, che era un sabato vi salivano in sie m e , conducendo c i a ­ scuno quattro vacch e e una c a p r a , che apparteneva all’istesso padre di M assi­

mino.

L a giornata era bella e senza nuvole, il sole brillante. Verso il mezzo giorno, sentendo suonare la cam p ana Angelus, prendono le loro provvisioni da b occa e vanno a m an giare presso una piccola so rg en te, ch e e ra a sinistra d’un ruscello.

Finito di m a n g ia re , passano il ru scello, depongono i loro sacch i presso a una fontana asciu tta (la quale ben presto di­

verrà il luogo per sem pre celebre dell’A p- parizione) ; discendono an co ra qualche passo, e contro il solito si addorm entano a qualche distanza l'uno dall’altro.

Ma sentiamo il raccon to degli stessi p asto relli, tal quale essi lo fecero la sera del 19 ai loro padroni e il giorno su s­

seguente al Curato del luogo: tal quale

lo ripeterono agli ab ilan ti di L a S alette e di C o r p s , e tal quale lo hanno sem pre e poi sem pre ripetuto a una infinità di persone. E cc o dunque il racconto di M e­

lania:

« Noi ci eravam o addorm entati... io mi sono svegliata per la prim a; e, non ve­

dendo le mie vacch e, svegliai Massimino dicendogli: su, andiam o a c e rc a re le no­

stre vacche. Abbiamo passato il ruscello, s i amo saliti un po’ in s u , e le vedemmo dalla p a rte opposta c o ric a te : esse non erano lontane. Allora tornai giù a basso;

e, a cinque o sei passi prim a di arriv are al ruscello, vidi un ch iarore come il sole, ma, ancor più brillante, non però del medesimo colore; e dissi a M assim ino: vieni, vieni presto a veder là abbasso un ch iarore ( 1).

» Massimino è subito disceso d icen ­ domi: ov’è questo ch iarore? e glielo indicai col dito rivolto alla p iccola fon- tana; ed ei si fermò, quando lo vide.

Allora noi vedemmo una D am a in mezzo alla luce; essa sedeva sopra un m ucchio di sassi, col volto tra le sue mani. Ne avem mo p aura : io lasciai cadere il mio

(1) E ra tra le due e le tre ore dopo m ez­

zogiorno.

bastone. M assimino mi disse; tienlo il bastone; se la ci farà qualche c o s a , le d arò un buon colpo.

«In segu ito questa D am a si levò in piedi, in crocicchiò le b r a c c i a , e ci d isse: avan­

zatevi, miei ragazzi: non abbiate paura, son qui per darvi una gran nuova.

» Allora noi passam m o il ruscello, ed essa si avanzò sino al luogo, dove prim a ci eravam o addorm entati. E s s a era in mezzo a noi due, e ci d is s e , piangendo tutto il tempo che ci parlò: (ho veduto benissim o le sue lagrim e! )

» — Se il mio popolo non si vuole sot­

tom ettere, sono costretta di la s cia r libera la mano di mio Figlio. E s s a è così forte, così p e sa n te , che non posso più tra tte ­ nerla.

» È gran tempo ch e soffro per voi altri! S e voglio che mio Figlio non vi abbandoni, debbo pregarlo costantem ente;

e voi altri non ne fate conto.

» Voi p otrete ben p regare, ben fare;

giammai non potrete com pensare la sol­

lecitudine, che mi sono data per voi altri.

» Vi ho dati sei giorni p er lavorare:

mi son riserv ato il s e ttim o , e non si vuole acco rd arm elo. — Q u esto è ciò che

ren d e tanto pesante la mano di mio Figlio.

» Se le p ata te si guastano, è so la ­ m ente p er cau sa vo stra. Ve lo feci v e ­ dere l’anno scorso ( 1 8 4 5 ) ; e voi non avete voluto farne caso e , trovando pa­

tate g u a s te , bestem m iavate m ettendovi fra mezzo il nome di mio Figlio.

» C ontinueranno a g u a s ta rs i, e q ue- s t’anno per Natale non ne avrete più (1 8 4 6 ).

» Se avete del grano non dovete s e ­ minarlo: tutto ciò che voi se m in e re te , i vermi lo m angieranno; e quello che na­

sce rà an drà in polvere, quando lo b a t­

terete.

» V errà una grande carestia (1).

(1) A vvenne difatto una gran de carestia in F ra n cia , e sulle strad e si scontravano grandi torm e di pezzenti affa m a ti, ch e si recavan o a mille a mille alle città p er que­

stu are; e m en tre che da noi incarì il grano in sul fare della prim avera 1 8 4 7 , in F r a n ­ cia p er tutto l’inverno del 4 6 -4 7 si patì una gran fame. In quest’anno poi nel Pie- m onte, e negli altri S tati d ’Italia, e quasi in tutta E u rop a si provano i tristi effetti di una calam itosa carestia da molti anni non veduta la som igliante.

» Avanti ch e v eng a la carestia, i fan ­ ciulli al disotto dei sette anni sarann o presi d a un trem ore, e m o rirann o fra le mani delle person e che li te r r a n n o ; gli altri faranno penitenza p e r la carestia.

» Le noci si guasteranno, e le uve m arciranno... (1).

» Se si convertono, le pietre e gli sco­

gli si cam b ieran no in mucchi di g ran o , e le p a tate v e rra nn o prodotte dalla te rra stessa. —

» Quindi ci disse:

» — Dite voi bene le v o stre orazioni, o miei ragazzi?

» Noi rispondem m o entram b i: non troppo b e n , Signora.

» Ah! miei fanciulli, dovete dirle bene la se ra e la mattina. Q u and o non avete tempo, dite solam ente un P a ter ed u n ’Ave,

M a ria ; e q u a n d o avrete il tempo, ditene di più.

» Alla M essa non vanno che alcune donne vecchie, e le altre lavorano alla d om enica tutta 1’e s ta te ; e all’inverno i

(1) Nel 1849, se vi ricordate, le noci an­

darono a male da per tutto; e quanto alle uve, tutti ne lamentano ancora il guasto e la perdita, e temono assai per l’avvenire.

g io v a n i, quan do non san n o che fare, vanno alla Messa p e r m ettere in ridicolo la Religione. In q u aresim a si va alla m a ­ celleria a guisa dei cani. —

« Quindi ella disse: — Non hai tu ve­

duto, o mio ragazzo, del grano guasto? —

» Massimino r is p o s e : — O h ! no, S i­

gnora. — lo, non sapendo a chi facesse q u e sta d o m a n d a , risposi sotto voce: — No, Signora, non ne ho an co ra v e d u to .—

» — Voi dovete averne veduto, mio ra ­ gazzo (rivolgendosi a Massimino) , una volta verso il territorio di Coi n con vo­

stro p adre.

» Il p ad ro n e del cam po disse al vo­

stro pa d re, che a n d asse a vedere il suo grano guasto: voi ci siete a n d a ti e n ­ trambi. P re n d e s te due o tre spighe nelle vostre mani, e, strofinate, an da ro n o tutte in polvere, e poi vi ritornaste. Q uando eravate an co ra una mezz’o ra distanti da Corps, vostro p adre vi diede un pezzo di pane, e vi d is s e : p r e n d i , figlio m io, m angia an c o ra del p a n e in quest’anno;

non so chi ne m an g erà l’anno venturo, se il g ran o continua an c o ra a guastarsi in questo modo. —

» Massimino rispose: — Oh! s i,S ig n o ra ;

o ra me ne ricordo; poco fa non me ne sovveniva. —

» Dopo ciò la D am a ci disse:

» — E b b e n e , miei r a g a z z i, voi lo fa­

rete sap ere a tutto il mio popolo. —

» Indi ella passò il ruscello, e a due passi di distanza, senza rivolgersi verso di noi, ci disse di nuovo: E b b e n e , miei ragazzi, voi lo farete s ap ere a tutto il mio popolo. —

» E lla salì in seguito u n a quind icin a di passi, sino al luogo ove eravam o a n ­ dati per ce rcare le nostre vacche; m a essa scorreva so p ra l’e rb a ; i suoi piedi non toccavano ch e la cima dell’erba. Noi la seguivamo; io passai davanti alla Dama, e Massimino u n poco di fianco, a due o tre passi di distanza. E la bella D a m a si è innalzata così (M elania fa un gesto levando la mano di un metro e più);

ella rim a se così sospesa nell'aria un m o­

mento. Dopo, ella rivolse lo sgu ard o al cielo, ind i alla t e r r a ; dopo non vedemmo p iù la testa... non più le braccia... non più i piedi... sem brava che si fondesse;

non si vide più che un ch iaro re nell’a r i a : e dopo il ch iaro re d is p arv e .,

» Dissi a M assim ino: — È forse u n a gran S an ta? — E M assim ino mi rispose: —

— O h ! se noi avessimo s a p u to c h ’era una g ra n S anta, noi le avrem m o detto di c o n ­ durci con e s s a . E io gli dissi: — E se essa vi fosse a n c o ra ? . . . — Allora Massimino slanciò la m ano per ra g g iu n g e re un poco del chiarore, m a tu t to e r a scom parso. O s­

servammo b ene, p er iscorge re se non la vedevamo più. E dissi: — E ssa non vuol farsi vedere per non farci sapere dove sen vada. — Dopo ciò an d am m o dietro alle no stre vacche. »

Q uesto è il ra c c o n to di Melania; la quale, in t e r r o g a ta com e fosse vestita la Dama, risp o se:

« E ssa aveva delle s ca rp e b ianche con delle rose attorno... ve ne erano di tu tti i colori: avea le calze gialle, un g re m ­ biale giallo, u n a veste b ian ca tu t ta co­

sp e rsa di perle, un fazzoletto bianco al collo con to rn ato di rose, u n b erretto alto, un poco p en d en te a v a n t i , una corona con delle rose a t torno al berretto . E s s a aveva u n a piccolissima catena, alla quale e r a appesa un a croce col suo Cristo; a dritta eravi u n a te n a g l ia , a sinistra un martello; all’estrem ità della croce un ’a l­

tra g ran caten a p e n d e v a , come le rose a ttorno al suo fazzoletto da collo. Aveva il volto bianco, allungato; io non poteva

rig uardarla p e r molto tem po, perc h è ci abbagliava. »

In te rro g a t o s e p a r a ta m e n te il fanciullo Massimino fa l’istesso, l’is tessissimo r a c ­ conto, senza variazio ne a lc u n a , nè p er la s o s tanza e n ep p u re p e r la fo r m a ; il quale però ci asteniam o di qui ripetere.

E tutte le volte che furono i n t e r r o g a ti, ora insieme, o ra s e p a r a ta m e n te , sem p re tengono il medesimo linguaggio, e trasm et­

tono p u ram en te e sem p lic e m e n te , come u na lezione im p a ra ta , quel che h ann o udito dalla g ra n D a m a , e quel che fu loro ingiunto di far s a p e re al popolo.

E qu ante volte furono interrogati! E s ì, in te rro g a ti da ogni ceto di p e rs o n e , da num erose comm issioni apposite di Ve­

s c o v i , di Vicari g e n e ra li, di P r e l a t i , di le t te r a ti, di m ed ici, di professori d ’ogni so rta di scien ze, da personaggi i più gravi e i più distinti! . . .

Sono infinite e stravaganti le insidiose dom ande che loro si f e c e r o , specialmente, p e r ben due a n n i , e s o tto in te rro g a torii di 5 , 6 , 7 ore di seguito, coll’ intento di i m b a r a z z a r li, di c o n fo n d e rli, di trarli in contraddizione. C e rto è , ch e forse mai nessun reo fu dai tribunali di giustizia investito così e pressato con tante d iffi

-coltà e interrogazioni intorno ad un d e ­ litto im p u ta t o g li, con qu an te lo furono questi du e villanelli s o p ra la visione che essi raccontano.

Mai non acc adde che v ariassero cosa a lc u n a ; mai che cad essero in contrad­

dizione, nè o l’ uno o l’ altro con se m edesim o, nè l’ uno con l ’altro. Q uel che dice M elania al paese di La S alette , lo dice nell’ istesso tempo M assim ino nel borgo di Corps. Di n ulla si tu rb a n o , di nu lla si confondono. Su di loro non v a l­

gono nè le prom esse o le minaccie, nè le carezze o le in g iu rie , nè i raggiri o le seduzioni d ’ ogni sorta.. . Date loro del d en aro ? lo sd egn ano , non se ne curano.

E pp ure sono fanciulli (notate bene) nè più nè meno come gli altri. Anzi di più p e rc h è M assim ino specialm ente è di ca­

ra ttere ruvido, è bizzarro, è ciarliero, è sg arbato , è irrequieto, è c o n t r a d d i cente ad ogni p a ro la , talché spesso riesce intollera­

bile. M elania è secca nel parlare, è silen­

ziosa, è timida all’ ecce sso ; sono creature sgradevoli e spiacenti! . . . Ma che?

Q u ando sono interrogati sopra il gra n d e avvenim ento, tu t t’ad un tratto, com e se cam biassero n a tu ra , si fanno così serii,

così g r a v i , assum ono qualche cosa di così rispettoso p e r sè stessi e p e r tutto ciò che dicono, che lo inspirano anche a quelli che li ascoltano, e impongono u n a specie di religioso tim ore p e r le cose che discorrono e un certo qual rispetto p e r le loro p e rs o n e, ch e fanno stu p ire : e quel ch e è p iù , am bidue danno r i ­ sposte così p r o n t e , b re v i, c h ia r e , precise, p e re n to rie , e con tale discrezione e r i - serbatezza (virtù difficilissima!), che b i ­ so g n a dire assolutam ente: « qui v’h a il dito di Dio. »

Eccovi alcu na di queste rispo ste d a loro date in differenti tempi in presen za di più centinaia di p ers o n e:

D. T u t ’ in gann i: la D am a che tu hai veduto, non e r a altro che u n a n u be lu ­ minosa.

R. M assim ino: Ma una nube non p a rla ; e poi non vi e ra nube alcuna.

D. Ma è facile l ’involgersi in u na n u be, e scom parire.

R. M elania con viva c ità : Involgetevi voi in u n a n ube, e scomparite.

D. Non ti annoi, o mio ragazzo, di rip etere tu tti i giorni la m e d e sim a cosa?

R. E v o i , o signore, non vi annoiate

(e ra un prete) di dire t u tti i giorni la M essa?

D. L a d a m a ti h a in g a n n a to, o Mas ­ simino; essa ti h a predetto u n a carestia, e p p u re il raccolto è buono da p e r tutto.

R . M assim ino: C he m ’im po rta? .. essa me lo ha detto; ciò ris g u a rd a lei.

A questa m ede sim a d o m an d a i fan ­ ciulli h anno altra volta risposto:

« M a , se si è fatta p en ite n z a . . . » (1).

D. L a D am a , che voi avete ved uta, è in prigione a Grenoble.

R . I F a n ciu lli: « È ben bravo chi la p ren d erà. »

In molte case rispettabili si fece e n ­ tra re tutto ad un tratto Melania: fu m essa davanti ad u n a d a m a , che essa non aveva mai veduta, e le si disse: la D am a che tu hai v eduta e ra essa più gran de o più piccola di qu esta? Rispose senza esitanza : « E lla e ra più g rand e. » Si fece (1) Difatti la gran Dama, cioè Maria V e r ­ gine, disse: Gli altri, faranno penitenza per la carestia; » (cioè la carestia avvenuta in Francia del 4 6-4 7) . Ora se il raccolto dell’au- t unno 1847fu buono è segno che da molti si è fatta penitenza e però fu sospeso il flagello minacciato d ’una susseguente carestia.

e n tra re in seguito M assimino, gli si fece la m ed esim a do m an d a , e rispose im m e ­ diatam ente « essa era p iù grande. »

E s o r t a t i , p re g a ti e minacciati s e v e r a ­ m ente di finirla una volta e di non p arlar più di q u e s to avvenim ento, rispondono:

« noi non possiam o aste nerci di d ire ciò che abbiam o veduto, ciò che abbiam o inteso e che ci è stato ordinato di dire.»

D. « L a dam a, che tu hai veduto, po ­ teva essere uno spirito maligno; poteva essere il dem onio sotto la figura d ’una d a m a : non sarebb e, v e’ , la p rim a volta che si trasform a il demonio!

R. Ma il demonio non proibisce di b e s t e m m ia r e , non p o rte re b b e la croce, e non d ireb be di a n d a re alla Messa.

— Un’altra volta risp osero: il dem o­

nio non p o rta il Cristo.

D. E p p u re il demonio h a p ortato no­

stro S ignore sul tempio e sulla m o n ­ tagn a, non lo sai? potreb be dunque ben anche p o rtare la su a Croce.

R . No, S i g n o r e , disse M elania con u n a c e rta sicurezza; no, il buon Dio non lascierebbe p ortar così la sua C roce.

S ì , è proprio sulla Croce ch ’egli è morto.

D. Ma pure si è lasciato portare lu i stesso.

R. Ma si è col mezzo d ella C roce ch e h a salvato il m ondo.

— Un’a ltra volta risp o se : « S ì , si è lasciato p o rta re lui stesso; m a allo ra non e ra a n c o r glorificato. »

O ltre a ciò fate questo sem p lice r i­

flesso: co m e m ai fanciulli gro sso lan i, i g n o r a n t i , m a n c a n ti d ’ogni istru zion e r e ­ l i g io s a , ch e non co n o sc e v a n o se non le loro m o n tag n e, il loro b estiam e, a b b ia n o potuto in u n a s c a r s a m ezz’o ra im p rim ersi n ella m e m o ria tutto il so p ra d d e tto r a c ­ conto e serv irsi di frasi e di e sp re ssio n i cosi dig n ito se, cosi b i b l i c h e , com e sono q u este :

« S e il mio popolo non vuol s o tto m e t- tersi, sono fo rzata di la s c ia r lib e ra la m a n o di mio F ig lio . . .

« S e voglio c h e mio Figlio n o n vi a b ­ b an d o n i.. .

« Vi ho con cessi sei g io rn i p e r la v o - v o ra re , mi sono rise rv a to il settim o. . . E b b e n e , i miei fanciulli, voi lo farete s a p e r e a tu tto il mio popo lo. . . »

S p ieg ate m i com e ciò in fanciulli che non a n d a v a n o alla s c u o l a , r a r e v olte in ch ie s a , e che sa p e v a n o a p p e n a il P ater

e l’Ave . . . !

S tiam o a v e d e r e , o lettore, che voi

a d e ss o c r e d e r e te ch e q u esti due, villanelli a v ra n n o su b ito co m inciato a darsi u n ’a ria d' im p o rta n z a , o ad a c c o rg e rsi a lm en o di e ss e re d ivenuti l’o gg etto d ella c u r i o ­ sità, dell’a t t e n z i o n e e delle c a rez ze di tu tt ; m a che volete? non se ne a c c o r­

gono tam poco.

All’u s c ire d a quelle fre q u e n ti e ri- spettabili a d u n a n z e di Vescovi, di P relati, di M a g i s t r a t i , M elania e M assim ino resi alla lib ertà non p en sa n o più a n u l l a , p arla n o di n u l l a , nè tr a di loro, n è coi loro c o m p a g n i , nè ai loro p a re n ti, nè alle p e rs o n e c h e conoscono. In som m a, finita la loro p a r t e , d im en tican o tu tto e v an n o n a tu r a lm e n te alla s c u o l a , v an n o ai loro giuochi com e se il fatto di L a S a le tte non li rig u a rd a s s e p e r niente.

S o n o fatti così, e h a n n o 1’aria di non p o te r e ss e re altrim enti. I n o ltre vuoisi n o ­ tare : che q u esti pasto relli fra di loro non h a n n o n e s s u n ra p p o r to : a n z i , in v ece di ce rc a r s i, si fuggono p iu ttosto e sono in ­ differenti, p e r no n d ire antipatici 1' u n o a l l 'a l t r o . C hiam ati e in t e r r o g a ti ogni g io rn o s e p a r a t a m e n t e , non si dicono tam p o c o n è chi gli h a c h ia m a ti, nè quali d o m a n d e sieno loro s ta t e fatte.

Su bito dopo l’ap p a riz io n e , M assim ino e M elania, nel far rito rn o a casa, s ' i n ­

Su bito dopo l’ap p a riz io n e , M assim ino e M elania, nel far rito rn o a casa, s ' i n ­

Nel documento CURIOSI AVVENIMENTICONTEMPORANEI (pagine 47-84)

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