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CURIOSI AVVENIMENTICONTEMPORANEI

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(1)

R A C C O L T A

DI

CURIOSI AVVENIMENTI

C O N T E M P O R A N E I

ESPOSTI

DAL SAC. BOSCO GIOANNI

T O R IN O , 1854

T I P O G R A F I A D I B . DA P. D E - A G O S T 1 N I V ia della Zecca N. 23

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AVVISO

Nel p u b b licare la p resen te R a c c o lt a d i f a tti c o n te m p o r a n e i, stim iam o a p ro ­ posito di avv isare i nostri lettori com e i protestanti siansi dim ostrati altam en te indegnati sop rattu tto pei fatti che loro ri­

gu ard an o. Ciò d im ostraron o con d etti, con lettere p riv a te , e cogli stessi pubblici loro giorn ali. Noi aspettavam o ch e e n ­ trassero in questione p er farci rilev are qualche e rro re da noi stam p ato; m a non fu così.

Tutto il loro d ir e , scriv e re e pubbli­

ca re non fu ch e un tessuto di villanie ed ingiurie con tro alle L ettu re C attoliche e con tro chi le scriv e. A dire ingiurie e villanie noi con ced iam o loro di buon grado v itto ria , senza ferm arci a dare

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n em m eno una p arola di risposta. P e r­

cio cch é ab biam o sem p re avuto massimo im pegno di non vo lere m ai p u b b licare cosa alcu n a ch e fosse c o n tra ria alla c a ­ rità ch e devesi u sare a qualunque uomo di questo m ondo. L a o n d e , perdonando di buon grado a tutti i nostri d ileggia­

tori, ci stud ierem o di evitare le p erson a­

lità , m a di sv elare l’ e rro re ovunque si nasconda.

Iddio colm i di sue celesti benedizioni i nostri le tto ri, e tu tti quelli che si uni­

ran n o con noi p e r sosten ere la v e rità , e co n serv are n e’ popoli la S an ta C atto­

lica Religione.

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Un p arroco in mano agli assassini.

Un p arroco di una piccola p arrocch ia della collina di T o r in o , pieno di zelo pel bene delle anime affidale alla sua cura dalla divina Provvidenza, aveva in­

trapreso un corso regolare di sacre istru­

zioni, dirette a premunire il suo gregge contro gli e rro ri, che fatalm ente si vanno tuttodì spargendo a danno delle anim e.

Lo zelo, la ch iarezza con cui svelava il serpente velenoso che ten tava insinuarsi nell’ovile di Gesù C risto , e corrom pere la santa sua dottrina, e più an co ra l'a s - siduità e frequenza de’ suoi p arrocch iani, gli provocarono co n tr a , prim a l’invidia, poi l’anim osità, e in fine l’odio m ortale di alcuni. Più volte avvisarono, più volte m inacciarono il coraggioso C u rato per farlo desistere da certi ragionam enti. Egli nulla rispondeva, se non: Verbum Dei non est alligatum ; la p a ro la d i Dio non può essere trattenuta d a i clam ori degli uo­

mini. I m alevoli vedendo andare a vuoto ogni lor fatica, si appigliarono ad un p ar­

tito degno di simile razza di genie.

A spettarono il buon servo di Dio in una I.

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strad a meno frequentata per tentargli un colpo.

E ran o le selle di sera, nel m ese di agosto, ora in cui, tram ontando il sole, si avvicina l’im brunire della notte, ed il nostro cu rato, perchè male nelle piante, assiso sop ra un’umile cavalcatu ra, che noi diciamo s o m a r o , dalla capitale si avan­

zava verso ca sa a passo lento, e re c i­

tando il b rev iario : quando, sul com inciare di una rapida salita, tre om acci di fiero aspetto gli si avventano gridan d o: scel­

lerato, fe rm a ti, sei mor to : e in ciò dire, uno afferra la briglia del som iere, gli altri stringono il Curato alle spalle.

Curato. Miei cari am ici, disse con animo tranquillo, so benissimo che io sono un scellerato, e che voi siete tutti galan tu o­

m ini: perciò vi prego, che da galantuomini mi lasciate fare la mia strada.

Assassini. T aci, scellerato, ne hai fatte a b b astan za, per te è finita, non andrai più ad ingannare la gente.

C. So an ch ’io che ne ho fatto molte, perciò datemi tempo a convertirm i; vo­

lete m andarmi cosi a casa del diavolo?

A. Niente affatto: un minuto per fare un a t to di contrizione

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C. Datemi almeno tempo per andarmi a confessare!

A. Se vuoi fare un alto di co n tri­

zion e... del resto ti farem o a brani sul­

l’istante.

C. M a... miei signori galantuom ini...

A. Che?

C. Mi pare che voi mi prendiate per un altro diverso da quel che sono.

A. C om e! non sei tu quel scellerato che predica continuam ente contro ai migliori giornali chiam andoli scritti empi ed infa­

mi? Non ti pare questo un delitto en orm e?

C. Miei signori, è vero che ho fatto queste pred ich e, ma io non mi pensava di fare alcun male.

A. Come ! ... scellerato! osi dire che non sapevi di fare alcun m a le ? e non ti abbiamo più volte avvisato, e non li a b ­ biamo scritte più l e tte r e , dicendoti di

ta cere?

C. È vero, che mi hanno detto più cose, e scritto più volte; m a...

A. M a... ma, che m a ? birbante che sei!

C. Voleva dire, che in niuna di quelle lettere, in niuno di quegli avvisi mi venne mai dim ostrato alcun male che io fa­

cessi colle mie prediche. Se v o i , o si­

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gnori, mi fate sem plicem ente con oscere il male che ho f a tto , vi do parola di m ontare dom enica in pulpito, e ritra t­

tarmi di quanto ho detto.

A. T a c i , lingua m aledetta; su presto un colpo vibrato e gagliardo.

C. Ma almeno aspettate un m om en to, ascoltate.

A. Niun ascolto: si tronchi ogni di­

spu ta: io lo afferro pel c o llo : tu trap as­

sagli con un coltello i fianchi.

C. Giacché dunque siete risoluti di scannarm i in questo lu o g o , vi prego di un favore, ed è l’unico e l’ultimo che io vi domando.

A. Quale?

C. Di lasciarm i un istante le b raccia in libertà p er togliermi la cam icia dai fianchi, affinchè non sia gu astata dal col­

tello, e possa an co ra servire a coprire qualcuno de’ miei parrocchiani nel futuro inverno.

Queste parole furono com e un fulmine al cuore di quegli assassin i: si gu ard a­

rono l’ un l’ a ltr o ; io non ne posso p i ù , dice uno: mi sento com mosso, soggiunge l’altro: m i crepa il cuore, conchiude il terzo.

C. Miei cari amici, ripigliò il C u rato dacché gli lasciarono libero il re s p ir o ,

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miei cari, l’ho già detto, vi com patisco, mi avete preso per un altro, non è vero?

A. Signor c u r a to, ci perdonate questo affron to?

C. Miei buoni figli, se vi perd on o! sì, s ì vi perdono di tutto cuore, anzi con queste parole voi mi fate piangere di consolazione.

A. Ma ci prom ettete, signor C u rato, di non m anifestarci ad a lcu n o ?

C. Cari miei figli, non solam ente vi prom etto di non manifestarvi ad alcuno, ma vi assicuro, che sono disposto a dare vit a e roba per liberarvi da qualsiasi pe­

ricolo; e, se mai potessi far tanto, a n ­ drei a prendervi nel più profondo del­

l’inferno per condurvi al paradiso.

A. S ig n o r C u rato, questo fu per noi un cattivo momento: ne fummo disin­

gannati. L a dolcezza delle vostre parole, la tranquillità del vostro aspetto, quel volere fino all'ultimo momento fare opere di carità, tutto queste cose unite alle in­

cessanti fatiche che voi vi prendete pel bene dei vostri p a rro cc h ia n i, ci hanno propriam ente disingannati; ci hanno fatto ap rire gli occhi. Vi preghiam o solamente di con servare il segreto di questo fatto, e noi per l’ avvenire sarem o vostri leali

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a m i c i , pronti a fare qualsiasi sacrifizio per difendere il vostro on ore e la vostra riputazione: perm etteteci ch e in segno di rispetto e di am icizia vi baciam o la

mano.

C. Non solo baciarm i la m ano, m a io bacio voi medesimi, e vi bacio con tu tta l’effusione del cuore. Il S ign ore vi doni lunghi giorni e felici, e vi colmi di sue celesti benedizioni nella vita p resente e nella futura. Addio, miei c a ri, addio.

Quel C urato fu costante nel s e rb a re il segreto di questo avvenim ento; nè mai persona l’avrebbe saputo, se uno di q u e ­ gli aggressori comm osso dalle parole e dai tratti dell’uomo di Dio non fosse corso in c i t t à , e non avesse raccontato il fatto con tutte le più minute c ir c o ­ stanze. T ra gli uditori di quel raccon to ci fui an ch ’io, che, parendomi degno, let­

teralm ente lo mando alle stampe.

G loria e venerazione al coraggioso e caritatevole C u rato: grazie al Signore Iddio, che nella sua bontà in somigliante m aniera volle toccare il c u o r e , e r i­

durre a buon senno quei m iseri trav iati.

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BUON SENNO DI UN O P ER A IO

Talvolta s’incontrano uomini dota ti di naturale in g e g n o , così pronto e perspi­

cace da far stupire ed anche tacere sovente colle savie loro risposte c e r ti indiscreti s a c c e n tuzzi, che vogliono sem ­ p re farla da dottori in fatto di religione.

Certo Giuliano, che vive e lavora in questa città di Torino, fu protestante, fin ch é, illum inato da Dio, abbandonò la riform a di L u te r o , e ad unico fine di av er m aggiori mezzi di condurre una vita virtuosa si fece cattolico. Ho f a tto , egli dice, il confronto, per quanto potei sap ere, del p ro te s tantismo col c a tto lici- sm o; e sono s ta to pienam ente convinto, che i mezzi di salute sono immensi nel c a ttolicism o, e sono s ca rsissim i nel pro­

testantism o. D a venticinque anni, che io ab bracciai la cattolica religion e , ne fui sem pre con tento, e toccai con mano es­

sere questa sola la religione di verità;

al con trario nella Riform a non ci ho tro ­ valo che inquietudini e rim orsi.

Giuliano fu un giorno a p ren der p a rte ad un p ra n z o , cui intervennero molti operai c a tto lic i, e non cattolici. Appena

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assisi a tavola, subito si venne a disputa­

re di religione. Il m aggior numero di que­

gli artisti erano serraglieri, falegnami, cal­

zolai, sarti, p arru cch ieri, perciò nessuno della p ortata di far dispute di religione;

tuttavia, secondo la sm ania d’ og g id ì, si venne a quistioni le più com plicate. E poiché Giuliano tra quella b rigata era con sid erato com e il più fervoroso c ri­

stiano, le dimande furono a lui d irette.

G iu lian o, prese a dirgli un com m en­

sale, tu hai fatto una m inchioneria a farti cattolico.

Giuliano. Voi dovreste essere c o n te n to che ho ab b racciata la vostra religione.

Commensale. T u tte le religioni sono buone, caro Giuliano, purché siano os~

servate.

Giul. Che tutte le religioni abbian qualche cosa di buono, vel concedo. Che tutte le religioni siano egualmente buone per salvarci, io non posso crederlo, e nol crederò giam mai.

Comm. Tutte le religioni sono buone, e tutti si possono salvare in quella r e ­ ligione, ove furono da Dio c r e a ti.

Giul. M a , signor mio, io non sono teologo, e non so darvi un’esatta risp osta;

m a vi domando soltan to : i Cattolici, i

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T u rc h i, gli E b re i, i Calvinisti, i L u teran i, quelli che oggidì si dicono E v an g elici, si possono tutti egualm ente salvare?

Comm. Tutti si possono egualm ente sal­

v are.

Giul. Mi fa già p iacere, m entre a s s e ­ rite che i C attolici nella propria religione si possono salvare, e p erciò non ho fatto tanto grave m inchioneria a farmi c a ttolico.

Ma ditemi; il b ianco è simile al nero?

il rosso è simile al giallo?

Comm. No: il nero è n e r o , il b ianco è bianco, e non possono essere som i­

glianti.

Giul. Dunque siccom e tra queste re li­

gioni, non se ne trovano due che in molti punti non sieno opposte tra di loro, così ne segue, ch e una sola può esser v era, e che tutte le altre debbono esser false, e p erciò tu tti quelli che pro­

fessano tali religioni, sono fuori della strad a della salute: salvo che vogliate dire essere lo stesso b ian co e nero, vero e falso.

Comm. V h a i , vhai! sono tutte cose di s a c r e s tia , Iddio è b u o n o , e ci vuol tutti con lui in cielo. L asciam o tali questioni.

Giul. Sì; Iddio è buono, e ci vuol tutti con lui in cielo, perciò ci dà i

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m e z z i, com e li diede a me, onde c o ­ n oscere la vera religione, ed andarcene tutti con lui in cielo: ma mi pare che questo non venga a significare, che Iddio voglia ricev ere in cielo quelli che sanno di adorarlo con una religion e falsa.

Comm. Giuliano, tu sei un buon uomo, tu l’ h ai sem pre colle religioni fa ls e , e non sai, che le religioni sono tutte buone, com e li ho più volte ripetuto?

Q ueste parole delle con forza, voltarono gli sguardi di tutti verso i due dispu­

tanti, sicché Giuliano rim ase alquanto confuso; poscia facendosi animo ripigliò:

Giuì. Ma p er bacco b a c c o n e , voi mi andate sem pre ripetendo, che tutte le religioni sono b u o n e , e non rispondete alle ragioni che io vi op p on go; ora ditemi a n co ra : com e può essere q u esto , m en­

tre una giudica vero ciò che l’altra giu ­ dica falso? forse chè Iddio è com e un bu­

rattino, che riceva p er buono tutto quello che ne’ loro capricci gli uomini giudi­

cano d’offerirgli? Ditemi, di grazia, quelli idolatri i quali adorano il sole, la lu n a, le s te lle , com e loro Dio, vi pare che pratichino una buona religione?

Comm. Oh! certam en te no.

Giul. Dunque almeno la religione di

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co s toro non è buona. Inoltre direste voi essere buona la religione di coloro che fanno sacrifizi al Dio B acco , coll’ubbria- carsi tutti i giorni ?

Comm. Nemmen co s toro avrebbero una buona religione.

Giul. E quelli che fanno con sistere la loro religione nel rubare, darsi ai pia­

ceri e cose simili?

Comm. Nemmeno, nemmeno: ma tu s c h e r z i, non è vero?

Giul. A scoltate an co ra...

Comm. Ma. . . m a . . . m a voi G iu lian o. . . d i t e ... mi p a r e .. . — Qui il com m ensale non seppe più che soggiungere, e fu fatto profondo silenzio, finché un altro con­

vitato ripigliò, parlando co sì : Io com ­ prendo benissim o la difficoltà, e debbo convenire che il nostro am ico s’inoltrò a difendere una cattiva cau sa; do p ien a­

m ente ragione a Giuliano; è impossibile che tutte le religioni siano egualm ente buone: c ’è un Dio solo , una sola fede, un solo battesim o, dunque una sola deve essere la vera religione.

Giul. Appunto per questo ho fatto ogni sforzo per con oscere quale fosse la v era religione: e conobbi chiaram ente che la sola cattolica può essere vera.

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Sono venticinque anni che io l’ho ab b rac­

cia ta : più la studio, più ci trovo la ve­

rità; spero nell’aiuto del S ig n o r e , di vivere e m orire in questa santa religione, di cui è capo il Rom ano Pontefice su c­

cessore di S. Pietro, vicario di Gesù Cristo.

UNA B E L L A S IM ILIT U D IN E Un fatto analogo all’ antecedente su c­

cedette ad un altro p ro te s ta n te , che da parecchi anni, in un colla sua fam iglia, abiurò li suoi errori, ed ora professano tutti esem plarm ente la cattolica religione.

Trovossi c o s tu i, non ha gran tempo, con altri com pagni cattolici e protestanti. I protestanti usando prudenza non uscivano in discorsi di religione; ma i c a tto lic i, in ciò di gran lunga peggiori de’ prote­

stanti, com inciarono a dargli la b a ia ; ed uno di essi, di nome P ietro, gli indirizzò queste parole: tu, G iovanni, che hai ab­

bandonata la Riform a per farti cattolico, mi sapresti dire quale differenza passi tra p rotestan tism o, e c a tto lic is m o ?

Gioanni. Se avessi qui il fascicolo ottavo e duodecimo delle L ettu re C attoliche vi saprei dare risposta.

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Protestante. Ma intanto ti sei fatto c a t­

tolico senza saper la ragion e.

Gio. Mi son fatto cattolico p erchè era e sono persuaso che la religione catto­

lica, è la sola religione di Gesù Cristo.

Pro. Ma non sai dirmi che differenza passi tra protestantism o e cattolicism o.

Gio. Sapete voi dirmi quale differenza passi tra quel popone (melone) posto in mezzo della tavola tutto in tie r o , e quello che abbiam o noi qui vicino?

Pro. Buon Gioanni! quello posto in mezzo della ta v o la , è pieno, in tero;

quello che abbiamo n o i , non ha più altro che la s c o r z a , il resto l’abbiamo m angiato noi.

Gio. Quale p rendereste voi di questi due poponi?

Pro. C ertam ente io lascierei ad altri queste scorze, e mi prenderei quell’a l- tro intiero, ove si trova qualche co sa da m angiare.

Gio. O ra b en e: sappiate, che il popone intero, è il ca tto licism o , il quale non fu m ai alterato, non fu mai guastato;

il popone, che non ha più che la scorza, è v era im m agine del protestantism o, il quale h a una sola apparenza di religione;

tutto il resto, i Sacram enti le buone

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o p e r e , l’autorità religiosa, la Bibbia s t e s s a , tutto fu roso e guasto dai fonda­

tori della Riform a.

P erciò , abbracciando la Religione C at­

tolica intesi di gettare via la s c o r z a , cioè l’apparenza di religione, per assi­

curarm i d’avere la santa C attolica R e li­

gione tutta i n t e r a , com e fu fondata dal nostro S ig n o r Gesù Cristo.

F ER M EZZA CATTOLICA Povera donna, dissero due signori en­

trando in ca sa di una v e d o v a , povera d o n n a , p are che siate assai nelle stre t­

tezze.

Vedova. Mi trovo veram ente alle mas­

sime strettezze; questa per m e è un’an ­ nata calam itosa; la m iseria si fa sentire fieram ente.

Signori. Che c ’è là su quel paglium e?

V. Un figlio sem i-fatu o, che non può reg gersi sulla persona.

S. E da quell’altra parte chi c ’è?

V. Un altro mio figlio infermo.

S. In tutto quanti ragazzi avete?

V. Nove.

S. Avete già dato loro quest’oggi qual­

che sollievo?

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V. Niente affatto, miei signori, e se voi potete aiutarm i, vi professo tutta la mia gratitudine dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini.

S. Farem o tutto quello che possiamo per aiutarvi : qual è il vostro nom e ?

V. B ard issone A ngela, vedova e m a­

dre di nove ragazzi.

S. P ren d ete questi libri, leggeteli voi, e fateli legg ere ai vostri r a g a z z i, e vi tro verete molto contenta.

V. Sono forse catechism i dativi dal no­

stro sig. c u ra t o , per distribuire ai suoi p arrocchiani?

S. Sono libri assai m igliori del c a te ­ chismo: è la Bibbia con alcuni libretti divoti; legg ete, ne sarete contenta.

V. Mi hanno detto, che si spargono tanti libri p erversi, ed io li accetto, pur­

ché mi p erm ettiate di portarli a vedere al nostro c u r a to. S cu sa te m i, se parlo co sì : io sono una povera donna, ma as­

sai gelosa della nostra religione.

S. Non o cco rre di andare dal vostro cu rato: s ta te sulla nostra parola.

V. Credo benissimo a quanto voi dite;

ma se mai fossero libri p rotestan ti!

S. Non sono libri protestanti, ma libri evangelici.

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V. Che cosa sono questi libri evan­

gelici?

S. Sono libri che contengono la vera religione.

V. Questa v era religion e... b a s t a , io non voglio questi libri; i miei ragazzi ne hanno ab bastanza del catech ism o.

S. Ma se voi non date questi libri ai vostri r a g a z z i, li private di cognizioni im portantissim e.

V. Amo meglio che siano ig n o ra n ti, che m etterli a rischio d’im p arare cose dannose alla loro etern a salute.

S. Se non volete a c ce tta re lib r i, al­

meno non v o rrete rifiutare un sussidio, ch e noi siamo in caso di procurarvi.

V. Se mi date qualche lim osina, io la ricevo colla m assim a gratitudine, e prego il Signore e la B e ata V ergine che ve la rim eriti.

S. Anzi, noi siamo per fare la vostra fortuna, se la volete a ccettare; vi paghe­

rem o il fitto p er un locale più sano e più spazioso di questo, che, a dirvela sch ietta, sem b ra piuttosto un porcile, che un’abi­

tazione d’uomini. Prom ettiam o di vestire la vostra fam iglia, e provvederla di co ­ p erte in questi freddi; insom m a...

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V. Vi ringrazio di tutto cuore; oh!

certam en te è il Signore che vi ha m andato.

S. Noi faremo tutto questo, e faremo in modo, che p er l’avvenire nulla venga a m an care p er voi e per questi vostri ragazzi; m a bisogna che facciate senno, ed eseguiate i nostri consigli.

V. Dite pure: purché i vostri consigli siano tali da potersi esegu ire.

S. Si tratta solam ente di ven ire a sen­

tire le prediche che si fanno nella chiesa evangelica.

V. Ma io non ho mai sentito a p ar­

lare di questa chiesa: c ’è colà qualche cu rato, o qualche altro prete che fac­

cia prediche?

S. L à non c ' è nè c u r a to, nè p r e te , c ’è solo un m inistro che spiega la p a ­ rola di Dio.

V. Ma per bacco, o che io non capisco voi, o che voi non capite me; dite su:

quelle prediche si fanno da preti cattolici o dagli eretici? Quel luogo, dove mi sug­

gerite di an dare è una società di benefi­

cenza, o c h e , parlatem i chiaro, volete forse ch ’io faccia quello che ho sentito di alcuni, e com e ha fatto qui il nostro vicino Bartolom m eo G...che si fece p ro ­ testante per avere qualche sussidio?

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S. B e n e , noi vi parlerem o dunque chiaro, p erch è intendiamo di dirvi la ve­

rità; nostro scopo è di farvi con oscere il vero Vangelo, e, se volete dire c o s ì , insegnarvi la religione p rotestan te...

V. lo ne ho ab b astan za, andate, an ­ date, io ne ho abbastanza.

S. A spettate, non ispaventatevi di que­

sta parola, ascoltatene la spiegazione...

V. Non aspetto, e non ascolto alcun a spiegazione; io son nata cattolica, nè io, nè i miei ragazzi p rofesseranno mai altra religione, se non quella p red icata dal no­

stro curato.

S. Ma voi siete nella m iseria, e niuno vi so cco rre .

V. Io sono abbastanza socco rsa dal la­

voro delle mie mani, e da qualche poco che mi danno il curato ed alcuni c a r i­

tatevoli signori, i quali mi favoriscono li­

mosina senza obbligarm i a rin n egare la m ia religione.

S. V eram ente il locale in cui vi tro ­ vate, i mobili di vostra casa dimostrano ch e siete ben s o c co rs a !

V. Non im porta : sono contenta del mio stato.

S. Ma questi poveri ragazzi patiscono il freddo e la fam e!

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V. F arò quel che potrò p er aiutarli:

ma non venderò giammai l’anima loro e la m ia p er un tozzo di pane.

Que' duo sconosciuti vennero ben tre volte instando sempre sul m edesim o argo­

mento, finché la povera vedova diresse loro queste p arole:

V. Io non so com prendere il motivo di queste vostre v isite; da me certam ente potete aspettarvi nulla; perchè dunque tanta sollecitudine p er indurmi ad ab ­ b ra ccia re la vostra setta?

S. Noi vi diciamo la co sa sch iettam en te:

questi lib ri ci sono dati gratuitam ente, e se, vendendoli, prendiam o qualche cosa è per noi. P e r ogni associazione che fac­

ciam o a questo giornale, ci danno venti Soldi: che se giungiamo a condurre qual­

cheduno alla nostra credenza ci danno una m ancia assai più grossa. E rav am o pur noi cattolici, da alcuni mesi ci siamo fatti protestanti, e d'allora in poi ce la siamo sempre cavata bene, an corché sia questo un anno di m iserie.

V. Andate pure, voi colle eresie pro­

testan ti: nè io, nè i miei ragazzi daremo giam m ai ascolto a quanto dite: voi avete fatto ben male ad abbandonare la vostra religione p er dar nome a quelle sette; e

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far ciò per un p o’ di danaro: vergog n a!

vendere così l’anim a vostra p er due boc­

co n i. Che se ci fu le tante volte in se - gnato nel catechism o dover noi essere pronti a lasciarci am m azzare piuttosto che rin n egare la fede: non dobbiamo tanto più essere preparali a tollerare le m iserie temporali di q uest’a n n o ?

L E M IS E R IE D E L L ’ ANNATA Carlo con alcuni artigiani.

A rtigiani. Che trista annata è questa mai!

C arlo. V eram ente trista, cari a m ic i, ed io ne sento tutto il peso: questa m at­

tina ho pagato le Castagne dieci fra n ch i, cent. 5 0 l'em ina, il riso nove e 50 cent.;

non so com e potrò andare al fine del­

l’ anno.

Ar. L a s c ia te a noi i lamenti; voi siete a casa vo stra, non pagate alcun fitto;

lavo rate a vostro conto, avete fondi, ma noi che ci troviam o col fitto da p agare, famiglia da m antenere e da vestire, senza altro reddito che la fatica delle nostre mani, e per soprappiù scarsi di lavoro;

dove prenderem o da m a n g ia re ?

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C. Mi affligge veram ente quanto voi d ite , e mi affligge an co r più p erchè se tali m iserie trovansi in c i tt à , si fanno sentire assai più fra la gente di cam p a­

gna. A mio paese mi fu detto che tra cinquecento famiglie di contadini appena una decina avrà di che m angiare fino al finire di maggio; gli altri tutti studiano di vendere i loro bestiam i o i loro campi per com perarsi il n ecessario. Povera gente!

è un crep acu ore sentire il raccon to delle loro m iserie! Ma parliam o di cose più allegre, altrimenti la tristezza ci fa venir ammalati anzi tempo.

A. È impossibile d isco rrere di altre c o s e ; l’uomo è costretto a p arlare di ciò che gli fa m aggior p en a; ora quello che più ci affanna sono le miserie e il pensare al gran numero di artigiani privi di lavoro.

Ma voi, o C arlo, vi trovaste già in simili annate?

C. S ì, sì: io mi ricordo di una terri­

bile siccità, che in mia giovinezza desolò le cam pagne per siffatta guisa, e cagionò così orribile carestia, che mio p a d re , ah ! me ne sovvengo a n c o r a , ebbe a pagare le fave dieci franchi l’ emina.

A. Come si passò quell’ a n n a ta ?

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C. Quell’an nata si passò tra ’ patimenti e l’afflizione.

A. Non si diede alcun provvedimento per alleviare la m ise ria ?

C. Si tentarono varii provvedimenti, m a un solo fu trovato efficace.

A

. D itecelo : e lo p raticherem o anche noi.

C. L a p regh iera.

A. L a p regh iera! — la p regh iera è buo­

na, ma forse che la p regh iera farà venir giù dal cielo le pagnotte belle e c o tte ?

C. L a p re g h ie r a , miei cari amici, fu il solo mezzo trovato efficace: si fecero trid u i, n o v en e, p rocessioni, prediche, e tutti davano i più esem plari segni di pe­

nitenza, e così si ottennero le benedizioni del Signore.

A. In che m an iera?

C. Cadde dal cielo una benefica piog­

gia, che inaffiando le inaridite cam pagne fece rin ascere nel cuore di tutti la sp e­

ran za di buona ra cco lta ; e il fecondo germ ogliare dei campi, delle vigne e dei prati diede coraggio e vita al com ­ m ercio, agli artigiani ed ai contadini.

A. Ma noi siam o in caso d iverso: non abbiam o bisogno di p io g g ia , abbiam o solam ente bisogno che giunga il tempo

(27)

della racco lta, allora soltanto le nostre m iserie saran no finite.

C. Chi ci assicura che siano finite le nostre m iserie alla novella ra c c o lta ? non potrebbe darsi che il S ign ore ci m an­

dasse una penuria simile a quella di que­

st’a n n o ?

A. Guai a n o i , se ciò fosse! gli uo­

mini si m angerebbero l’ un l’altro.

C. È appunto per questo motivo che dobbiamo p reg are il Signor Iddio, che ci dia più copiosa racco lta; e studiarci di p lacare l’ ira divina con una vita co­

stum ata; p erch è, diciamolo tra noi, siam o a tempi infelici per la m iseria tem po­

r a le , ma lo siam o assai più per le m i­

serie spirituali. E Dio vedendoci a di­

sprezzare la sua santa legge ci m anda castighi p er farci rav v ed ere: tante volte io ho sentilo a p red icare, e l’esperienza stessa lo com prova che i peccati rendono infelici i popoli, e a cagione dei peccali ci accadono le disgrazie; p rop ter p e c c a ta veniunt adversa.

A. Voi, Carlo, dite bene, e lo sappiamo che siete un galantuomo; m a non biso­

gn a esag erare le c o s e , e non supporre il mondo tanto perverso com e taluno il vorrebbe; e a noi sem bra che non ci sia

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mai stata tanta m oralità e tan ta religion e com e da tre o quattro anni in qua: e da tal tempo appunto le m iserie si fe­

cero ognor più sentire.

C. L a tanta m oralità e la tanta religione di alcuni anni in q u a, io non la veggo.

Che anzi se considero il disprezzo in cui sono tenute le cose di religione, il modo indegno con cui si parla del P ap a, dei Vescovi e degli altri m inistri della religione; se considero il modo con cui alcuni catto lici fanno applauso all’eresia, e festeggiano l’inaugurazione stessa del tempio de’ protestanti; se considero le cose irreligiose e sco n ce che si scrivono, si stampano e si vendono pubblicam ente ne’ libri e n e’ g io rn ali; se io considero i furti sacrileghi e le derisioni che si fanno delle cose più sacrosan te di n ostra re li­

gione, miei buoni a m ic i, io debbo dire che appunto tali peccati sono la cagione delle nostre disgrazie.

A. Da quanto vediamo, o Carlo, voi volete farci una p r e d ic a , e poiché non abbiam o altro a fare, vi sentiamo anche volentieri.

C. Non faccio p r e d ic h e , vi espongo fatti. Sono tre anni che alcuni empi gior­

nali dicevano ch e le cose non andarono

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mai tanto bene, come dopo che il P ap a ci mandò la scom u nica: e p er l’opposto noi siamo costretti a dire ch e le cose non sono mai andate tanto male. Anche Napoleone quando fu dal P apa scom u ­ nicato andava dicendo per burla: « crede

» forse il P ap a che le sue scom uniche

» facciano cad ere le armi di mano a ’ miei

» soldati? » P u re nella ritirata di M osca, in cui la sua arm ata fu quasi annientata, le arm i cadevano di mano de’ suoi più va­

lorosi soldati. P e r questo motivo lo stesso Napoleone soleva dire di poi: « Tem ete il

» P ap a, com e se egli avesse sem pre d u -

» cento mila soldati a fianco.

A. Comprendiam o benissim o ciò che vo­

lete dire, tuttavia vorreste voi cred ere, che tante anim e buone che soffrono l a m iseria al p ar di noi, trovinsi pure in tale stato pei loro p e cca ti?

C. Non dico questo: ma costoro devono portare il peso dell’iniquità degli altri.

A. Che giustizia è mai questa! casti­

gare g l'in n o cen ti !

C. L e m iserie e le tribolazioni per le anime buone non sono un c a stigo, ma piuttosto un mezzo onde p reservarsi dalle colpe e p ro cacciarsi merito per l’altra vita; costoro però, vivendo in paesi dove

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in gran num ero gli uomini sono p er­

versi, devono pur essi essere co lti dai divini castighi. Nè ciò è cosa nuova nelle vie ordinarie della Provvidenza. P e r un peccato com m esso dal solo R e Davidde furono terribilm ente puniti molte migliaia de’ suoi sudditi. Quanti fanciulli in n o ­ centi si saranno tro v ati al tempo del d ilu v io, e dell’incendio di Sodom a e G om orra? pure furono tutti quanti col­

piti dai divini flagelli. Moltissimi altri esempi ci fanno conoscere come il S i­

gnore mandò terribili castighi pei p e c ­ cati degli uomini senza badare a colpe­

vole o ad innocente; colla sola diversità che tali castighi ai colpevoli sono una pena m eritata, ai giusti sono occasione di merito per la vita eterna. Ma è sem ­ pre vero che i p e cca ti sono cagione delle nostre m iserie.

A. Sem bra che v o i , o C a r lo , ab biate studiato T eo lo g ia; e vi diamo piena ra ­ gione di quanto dite, p erchè, a parlarvi schietto, vediamo co’ nostri propri occhi esserci gravi disordini nel com m ercio, n e’ negozi, nei signori, nei p o v e r i, nei cittadini, nei co n tad in i; nè ci ricordiam o di aver sentito a p arlar tanto male di Dio e della religione come ai nostri dì.

(31)

Ma voi, in queste circostan ze, che c o n ­ siglio d a re s te ?

C. Avrei certam en te molti consigli a dare, m a bisogna che li tenga nel mio desiderio, p erchè essendo un povero ne­

goziante non posso far sentire la m ia voce dove vorrei.

A . Ma supponete che la vostra voce potesse p erven ir all’ orecch io di tutti gli uomini del mondo, ch e consiglio d a re ste ?

C. Se mai la mia voce potesse g iu n ­ gere all’orecch io di tutti, mi p rostrerei dinanzi a Dio, e com inciando dal Sommo Pontefice vorrei p arlar così:

Beatissim o P a d r e , voi che siete il Vi­

cario di Gesù C r is to , su ccessore di S.

P ietro , il Suprem o P asto re della Chiesa, p regate , e com andate che tutti i c a tto ­ lici del mondo preghino Iddio ad avere di noi pietà.

Voi p o i , V e s c o v i, P a r r o c i , ed altri sacri ministri della C h iesa, p red icate da tutte le p a r l i , fate sentire a tutti gli uo­

mini del mondo, che l’ unico mezzo per rim ediare ai nostri mali è il lasciare il peccato e darsi alla virtù.

Voi p o i , o Principi, R e, M o n a rc h i, I m p e ra to ri, e voi tutti quanti am m ini­

strate la giustizia fra gli uomini; voi

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pure, o uomini di tutti i gradi e di tutte le con d izion i, unitevi strettam ente ai sa­

cri ministri dell’a ltare, e tutti di un cuor solo e di un’anim a sola dite queste pre­

cise parole: « O Signore on n ipotente, co­

nosciam o che i nostri peccati sono causa d e’ nostri m ali; ne dimandiamo umile p er­

dono: usateci m iserico rd ia: vi p ro m e t­

tiamo di voler vivere e m orire da buoni cristiani; sospendete i fulmini della vo- s tra g iu s tiz ia , allontanate da noi i vostri flagelli: benedite il com m ercio e chi lo traffica; benedite i campi, e chi li col­

tiv a, e chi ne è il p o sse sso re ; dateci tempi m igliori, più abbondante racco lta;

e n o i , o Dio p ie to s o , vi prom ettiamo em endazione, virtù e santità.

LA V ER ITÀ CONOSCIUTA Un P rete ed un Amico.

Amico. Si può en trare un momento sig T eologo ?

P rete. S ì , venite pure avan ti, questa cam era è sem pre ap erta agli amici.

A. Scusatem i il disturbo: avrei bisogno di trattenerm i un tantino con voi a discor­

rere d’un affare che mi sta molto a cuore.

(33)

P. Com piacetevi d’en trare, sedetevi e dite pure con tutta lib ertà in quale cosa vi possa servire.

A. V orrei parlarvi in confidenza: ma non vorrei che prendeste in m ala parte quanto sono p er dire.

P. P arlate pure liberam ente, e vi assi­

curo tutta la confidenza e l’am icizia.

A. V orrei d im an d arv i, sig. Teologo, ma scusatem i la dimanda, se siete voi l’ autore del dodicesimo fascicolo delle Letture Cattoliche.

P. Ne sono il com pilatore, p erch è la m ateria colà contenuta è ricav ata da altri libri di m aggior mole, i quali per lo più sono ivi citati in fondo di pagina.

A. Così, così: mi perm ettete un’os­

serv azio n e?

P. Ve la perm etto, anzi mi fate un gran servizio a fa rm e la , com e me lo fanno tutti quelli che si com piacciono di significarm i qualche cosa la quale possa contribuire al m iglioram ento di questi libretti.

A. Bene: poiché mi date animo a p a r­

lare lib e ra m e n te , io vorrei dimandarvi dove avete preso le notizie ch e fanno con oscere com e i protestanti siano uo­

mini scellerati, quali me li d escriveste in

(34)

molte pagine di questo dodicesim o fa­

scicolo?

P. Se voi badate a quanto ivi si legge, la risp osta è data: dalle definizioni ivi a rre c a te del protestantism o seguono le conseguenze di cui parliam o.

A. Ma in quelle definizioni non si la p arola di quanto voi sosterrete: le con ­ seguenze dedotte dalle definizioni pos­

sono avere altro sign ificato; quindi poi risolversi in vera calunnia quanto voi dite con tro ai protestanti.

P. Debbo osservarvi ch e, posto un p rin cip io , è perm esso di trarn e le co n ­ seguenze che naturalm ente da quello de­

rivano; (perciò non sono fuori di proposito le conseguenze dedotte dalle definizioni ricav ate dai libri de’ medesimi p ro te ­ stanti.) che se voi oltre alle conseguenze dedotte da tali definizioni, volete a s se r­

zioni s to r ic h e , anche in questo sono in grado di appagarvi: p erch è posso a c c e r­

tarvi che non mi azzardo di stam p are la minim a notizia che riguardi ai p ro te ­ stanti, senza che ne abbia i documenti che reggano a tutta prova. Che anzi...

A. Di questi docum enti appunto desi­

dero aver notizie.

(35)

P. S p ieg atevi, e ditemi intorno a quali cose d esiderate le testimonianze.

A. V orrei i documenti s to ric i, che mi m ostrassero col fatto, che i p rotestan ti sono quei b irb anti, quei s ce lle ra ti, quei viziosi, quali sono descritti nel m en tovato fascicolo.

P . Se avet e letto tutto il citato fasci­

colo avete altresì potuto osservare che quanto ivi si dice va soggetto a m olte eccezion i , e che se i protestanti non vanno agli eccessi cui la loro dottrina li co n d u rreb b e, ciò è dovuto a quel po’

di cattolicism o che tra di loro si co n ­ serva, e dal com m ercio che essi hanno coi cattolici. Nondimeno devo assicurarvi con vero dolore dell’anim o, che la storia ci dà prove le più ce rte dei gravissim i disordini che furono comm essi e tuttodì si com m ettono tra i protestanti; e poiché siamo qui noi due s o l i , se mel p erm et­

tete, vi farò vedere alcuni documenti con cui si possono tessere certe b io g ra­

fie che temo facciano arrossire voi e tutti quelli che voi ch iam ate vostri m inistri.

A. Io voglio con servare la dignità ed il risp etto delle persone; parliam o non di quelli che v iv o n o , ma di quelli che vissero.

(36)

P. Anche in ciò vi posso appagare.

A. Ma io non voglio documenti scritti nè da preti, nè da frati.

P. Anche in ciò voglio soddisfarvi;

a c c e tta te adunque l ' autorità di scrittori cattolici?

A. Non voglio rifiutare assolutam ente l’autorità di scrittori cattolici; m a ben sapete che difficilmente i cattolici p a r­

lano bene de’ protestanti.

P. Lo storico deve essere im parziale ne’ suoi r a c c o n ti, e dare a ciascuno il fatto suo; ed io potrei accen narvi molti protestanti lodati da scrittori c a tto lici, com e fu lodato Cobbe t t , M u h ler, L eo ed altri, che per probità e dottrina m erita­

rono lode dai cattolici. Di molti poi non si può parlar b en e, perchè la loro con­

dotta non m erita che rim proveri. Ma la­

sciam o ciò a p arte; voglio ap pagare la vostra dimanda, e provarvi l’im m oralità che regna tra ’ protestanti con documenti, per cui voi medesimo ne sarete stupito.

A. Questo appunto desidero.

P. Comprendete il latino senza diffi­

coltà?

A. Sì, com prendo il latino, e sono ap­

punto occupato a dare lezioni di questa lingua.

(37)

P. Va benissim o; apriam o q uesto li­

b ro, e leggete a pag. 3 8 .

A. Quivi sta scritto così: « Ut totus mundus cognoscat eos non esse P apistas, nec bonis operibus quidquam fi d e r e , illo - rum etiam operum nullum exercen t p en i- tus, jeju n ii loco com essationibus et perpo- tationibus nocte dieque vaca n t: ubi pau pe- ribus benigne fa c ere oportebat, eos deglubunt et ex corian t ; p r e c a tiones vertunt in ju r a - m enta, blasphem ias et divini nominis ex e - crationes, idque tam p erd ite, ut Christus ne ab ipsis quidem Turcis hodie tantopere blasphem etur. Demum p rò hum ilitate r e ­ gn at passim superbia, fastus, elatio, atque universum vitae genus, ab illis evan geli- cum dicitur in sltitutum » . (In conci one 4, super cap. 21 Luca.) Ma chi è l’ autore di questo scritto?

P. P rim a di nominarvi l’ autore di questo scritto vi prego di tradurm elo in italiano.

A. Ve lo traduco: « Affinchè ciascuno rico n o sca bene che essi (i protestanti) non sono papisti, e che non hanno alcun a confidenza nelle buone o p e r e , passano i giorni e le notti a m angiare ed a bere in luogo di digiunare. S c o - pron essi de’ poveri, cui bisognerebbe

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a s s is te re ? Gli scortican o fino al vivo Cangiano le pregh iere in giuram enti, in bestem m ie ed in parole di esecrazione- contro il santo nome di Dio; fanno tut­

to ciò con tan ta p e rv e rs ità , che oggi il nome di C risto non è bestem miato dai T u rch i con tan ta e m p ie tà , com e lo e dai riform ati; l 'umiltà disparve di m ezzo ad essi, e non si vede re g n a re che l’orgoglio, il fasto, l’arroganza; e tutto questo gen ere di vita essi lo chiamano la p ratica del Vangelo! »

Ma lasciatem i vedere il nome dell’au­

to re di questo libro.

P. O ra vedetelo pure; egli è uno ze­

lante lu te ra n o , di nome Chenidelinus.

A. Q uel pazzo! Chi sa che cosa abbia mai studiato a scriv ere queste cose;

forse avrà avuto il capogirlo...

P. Ho pure qui un altro libro, il cui autore non vi sa rà certam ente sospetto:

leg g ete qui a pagina 2 3 4 :

A. Leggo anche questo: « Testatur scholae suae discipulos m agnam p a r tem epi- cureos esse, m etiri conciones. ex suo cerebro, et hoc q u aerere ut bonos dies habeant.

In P apatu ta lia nebulonum porten ta non inveniri: vocari reform atos, cum re ipsa potius in carn ati daem ones esse videantur.

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