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I.3 Le frasi scisse in sintassi generativa

I.3.3 Belletti (2009, 2015)

L’analisi di Belletti si muove invece su un modello bifrasale delle frasi scisse, con una frase copulativa principale ed una pseudorelativa da essa dipendente, e porta avanti una netta distinzione strutturale tra cleft di nuova informazione, che possono essere solo con soggetto focalizzato, e cleft correttivo-contrastive, che comprendono invece, insieme al soggetto, tutti gli altri tipi di elementi focalizzati.

La copula della frase scissa proietta come suo complemento una Small Clause, che però viene reinterpretata da Belletti come un CP ridotto, ovvero dotato solamente di alcune proiezioni funzionali nella periferia sinistra:

(81) be [ForceP [TopP [FocP [TopP [PredP [FinP che [TP

La proiezione PredP è ciò che rimane della funzione dell’originaria Small Clause, ovvero la possibilità di instaurare una predication relation, cruciale nelle frasi scisse secondo l’autrice, mentre la proiezione più bassa dello split-CP è FinP, che ospita nella sua testa il complementatore che. All’interno del TP si trova poi l’elemento che verrà scisso nella fase di derivazione.

La posizione di arrivo dell’elemento scisso è però diversa a seconda della funzione che ha la singola frase scissa, di nuova informazione oppure correttivo-contrastiva: nel primo

45 Questo è infatti uno dei motivi per cui in questo lavoro di tesi vengono proposte due strutture diverse per le cleft soggetto e le cleft non soggetto (le cleft oggetto hanno uno status particolare).

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caso infatti l’elemento scisso va ad occupare una proiezione di FocP che si trova nella periferia sinistra del vP che contiene la copula, per così dire un ‘Focus basso’ (82a), mentre nel caso della cleft correttivo-contrastiva la posizione di arrivo è la proiezione FocP della periferia sinistra della frase secondaria (82b):

(82) a. [TP [Top [FocP[TopP [vP be [CP [Nuova informazione] b. be [FocP[PredP [FinP che [TP [vP [Correttivo-contrastiva] C’è inoltre una differenza fondamentale tra il CP delle cleft di nuova informazione – che, ricordo, possono essere solo cleft soggetto – e le cleft correttivo-contrastive, che rende il processo di derivazione diverso e, di conseguenza, anche la posizione di arrivo dell’elemento scisso: il CP delle cleft di nuova informazione ha un EPP feature da soddisfare, che lo rende una posizione di tipo A, che può quindi essere occupata solo dal DP che corrisponde al soggetto e da nessun altro elemento. Nelle cleft correttivo-contrastive invece non c’è nessun EPP feature da soddisfare, e dunque qualsiasi elemento può essere mosso all’interno del CP tramite movimento A’ per giungere alla posizione di SpecFocP senza creare problemi nell’’incrociare’ il soggetto che si trova nello SpecTP. Il motivo dunque per cui solamente le cleft soggetto possono avere valore di focus di nuova informazione risiede nel fatto che solamente il soggetto è in grado di soddisfare l’EPP feature e salire alla periferia sinistra del vP della copula.

Il CP che dipende dalla copula è considerato da Belletti strutturalmente identico al CP delle frasi pseudorelative che dipendono da verbi di percezione, come nell’esempio (83)46:

(83) a. Ho visto Maria che parlava con Gianni [Pseudorelativa]

b. Ho visto [CP …[PredP Maria [FinP che [TP (pro) parlava (-) con Gianni]]]] A differenza quindi di Frascarelli&Ramaglia (2013), in questo tipo di analisi non sussiste il problema dell’assegnazione di caso: il costituente scisso viene infatti generato all’interno del vP della frase secondaria e solo in un secondo momento si muove alla periferia sinistra del CP o del vP della copula. Inoltre in ogni passaggio della derivazione

46 Belletti 2015 p. 48.

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Belletti presta molta attenzione ad evitare violazioni della località, che sono state individuate supra come punto debole dell’analisi di Frascarelli&Ramaglia (2013).

Il limite dell’analisi di Belletti, come di tutte le altre in cui la seconda parte della cleft è considerata alla stregua di una pseudorelativa, è che non sono poche le caratteristiche sintattiche della frase scissa che si discostano evidentemente da quelle delle pseudorelative rette da verbi di percezione, oltre al fatto che non è stato mai specificato esattamente in cosa consista una frase pseudorelativa. Per prima cosa, ad esempio, la pseudorelativa non può essere negata, mentre la negazione della subordinata nella frase scissa non genera agrammaticalità:

(84) a. ?Ho visto Maria che non abbracciava Gianni b. È Maria che non abbracciava Gianni (non Irene)

In secondo luogo, come nota Belletti stessa, perlomeno in italiano esistono solamente frasi pseudorelative sul soggetto, mentre la frase scissa può coinvolgere anche un complemento oggetto, dei complementi preposizionali e molti altri elementi (cfr. par. I.1.3.2):

(85) a. *Ho visto Gianni che Maria abbracciava b. È Gianni che Maria abbracciava

Inoltre va notato che il verbo delle pseudorelative deve necessariamente accordare nei tratti di tempo con il verbo della frase principale, cosa che non accade nelle frasi scisse, nelle quali è anzi spesso presente un mismatch temporale tra la copula ed il verbo semanticamente pieno (si veda a questo proposito anche il par. II.1.2).

(86) a. *Vedo Maria che abbracciava Gianni b. È Maria che abbracciava Gianni

In base a questi argomenti ritengo dunque che la frase subordinata delle strutture cleft – ammesso che sia davvero una subordinata – non possa essere assimilata ad una pseudorelativa retta da verbi di percezione.

Un altro aspetto che non trovo del tutto convincente nell’analisi di Belletti è poi la rigida bifrasalità della struttura scissa, che non rende conto sufficientemente del grado di grammaticalizzazione di questo costrutto, o perlomeno di alcuni suoi elementi di base,

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come la copula. Non è molto chiaro infatti quale sia il valore semantico della copula secondo l’autrice, se pienamente verbale, e dunque identificazionale, oppure solo funzionale, e per quale motivo abbia la possibilità di non acccordare per tempo con il verbo principale. Il fatto che la copula sia il verbo reggente dell’intera struttura, che sia lo snodo principale che rende disponibili la propria periferia sinistra (per il focus basso) e la Small Clause-CP dipendente fa però pensare ad un ruolo cruciale e ad un valore verbale pieno, mentre dal mio punto di vista è più probabile che la copula abbia valore di

focus marker, come affermano Frascarelli&Ramaglia (2013).

Ma il principale punto debole che individuo in questo tipo di analisi è il fatto che non rende sufficientemente conto delle affinità delle cleft con il focus fronting al livello di struttura dell’informazione e, di conseguenza, al livello sintattico. Allo stesso tempo però non trovo soddisfacente la proposta, come in Frascarelli&Ramaglia (2013), di indicare in SpecFocP la posizione di arrivo dell’elemento scisso, dal momento che per alcuni aspetti la focalizzazione e la scissione sintattica si comportano in maniera differente, e penso che non sia fuori luogo postulare un’ulteriore proiezione, simile a FocP ma non del tutto sovrapponibile. Lo studio sperimentale impostato per questo lavoro di tesi, sia sul piano della sintassi che su quello della prosodia, è volto principalmente ad indagare questi aspetti, motivo per cui rimando un approfondimento della trattazione ai capitoli successivi.

I punti dell’analisi di Belletti che invece sono stati mantenuti per la proposta di derivazione delle cleft di questo lavoro sono legati alla differenza strutturale tra le cleft di nuova informazione e le cleft correttivo-contrastive, che porta con sé una differenziazione tra le cleft soggetto e le cleft non-soggetto. Per quanto la struttura sintattica che verrà proposta più avanti non si articoli nello stesso modo, non coinvolga la distinzione tra presenza/assenza di EPP feature, e quindi le proiezioni target del movimento siano differenti, la distinzione tra le cleft soggetto e gli altri tipi di cleft è uno dei binari principali sui quali si muove questo lavoro di tesi.