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II.3 Analisi dei risultati

II.3.2 Cleft soggetto e non soggetto

Nel corso della presentazione dei dati sono emerse più volte delle differenze nella distribuzione dei giudizi in base alla funzione dell’elemento scisso nella frase, a quale posizione assume nella struttura argomentale. Le cleft soggetto sono risultate, come ipotizzato in fase iniziale (par. I.3.4), notevolmente diverse dalle cleft non soggetto al

74 Si ricordi che la accessibility hierarchy è stata individuata studiando la possibilità di relativizzare gli NP con diversi casi grammaticali.

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livello strutturale, poiché presentano maggiori possibilità di accordo verbale (accordo di numero con l’elemento scisso ed accordo di tempo verbale con la copula) e poiché accettano l’inserimento di una testa pronominale in superficie che le rende assimilabili alle frasi pseudoscisse. All’interno dell’insieme delle cleft non soggetto è però necessario evidenziare delle differenze non irrilevanti, che non possono essere ignorate.

Prima di tutto le cleft oggetto: esse si trovano, per così dire, a metà tra le cleft soggetto e le cleft non soggetto, poiché hanno dei pattern di accordo peculiari (permettono l’accordo verbale della copula con l’elemento scisso) che però non sono identici a quelli permessi nelle cleft soggetto (non c’è accordo temporale tra la copula ed il verbo principale), non mostrano agrammaticalità quando viene aggiunta una testa pronominale, e rispetto alle altre cleft non soggetto sono meno compatibili con i contesti embedded e accettano meno la distanza di estrazione (par.II.2.3.2 e II.2.3.4). In linea con quanto detto in conclusione del precedente paragrafo, ma in contrasto con le premesse dalle quali si era partiti per impostare lo studio sperimentale, si può dunque affermare che le cleft oggetto sono quasi del tutto assimilabili alle cleft soggetto, ed è per questo necessario rivederne la struttura interna e modellarla su quella delle cleft soggetto.

Come si proponeva in fase iniziale, le cleft soggetto avrebbero una struttura molto simile alle frasi pseudoscisse, e sarebbero dunque formate da una vera e propria frase relativa libera – o meglio una relativa con una testa pronominale silente che funge da antecedente – ed una frase copulativa identificazionale:

(35) a. Quella che scrive è Maria [Pseudoscissa] b. È Maria (quella) che scrive [Cleft soggetto] La frase relativa avrebbe una struttura interna di questo tipo:

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mentre la Small Clause identificazionale proiettata dalla copula sarebbe

Figura 26: Small Clause identificativa della frase pseudoscissa “Quella che scrive è Maria” e della frase scissa “È Maria (quella) che scrive.

identica dunque a quella di una pseudoscissa ma con la testa pronominale quella omessa al livello superficiale (silente).

Questa struttura di partenza permette dunque che l’XP che in seguito verrà scisso faccia accordo con la copula e sia coindicizzato con la testa pronominale della relativa, dal momento che la Small Clause instaura una predication relation tra il suo soggetto ed il suo complemento. La stessa struttura potrebbe essere anche alla base delle cleft oggetto, poiché anche in esse è permesso l’accordo con la copula, e la presenza della testa silente

quella che nasce all’interno della relativa assicura all’elemento scisso la possibilità di prendere il caso accusativo, come illustrato nell’esempio (37):

(37) a. [SC[DP Quellai ACC che invitiamo ti ACC] è [XP MariaACC]] b. È MariaACC (quellaACC) che invitiamo

Il problema si pone nel momento in cui si prova ad applicare lo stesso meccanismo alle cleft preposizionali, che non appaiono più come del tutto corrispondenti alle pseudoscisse:

(38) a. Quella a cui regalo i fiori è Maria [Pseudoscissa] b. È Maria (quella) a cui regalo i fiori [Pseudoscissa inversa] c. È a Maria che regalo i fiori [Cleft preposizionale] Esiste infatti un’opzione intermedia, per così dire, tra la frase pseudoscissa e la cleft preposizionale, che è la cosiddetta pseudoscissa inversa (38b). A differenza di quest’ultima, infatti, la cleft preposizionale pone il segnacaso sull’XP scisso e non sul pronome relativo. Un caso in cui questa fase intermedia è ancora più evidente può essere poi una cleft che ha come elemento scisso un aggiunto e non un argomento del verbo:

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(39) a. Il posto dove/in cui lavora mio suocero è la Thailandia b. È la Thailandia (il posto) dove lavora mio suocero c. È in Thailandia che lavora mio suocero

La frase (39c) appare infatti strutturalmente molto diversa dalla pseudoscissa (39a), e le differenze maggiori riguardano, a mio avviso, il che di (39c), che non sembra avere davvero un valore di pronome relativo, e la copula, che non sembra avere valore identificazionale.

A questo punto c’è però da chiedersi se anche l’analisi delle cleft soggetto ed oggetto sia errata, e se la doppia possibilità di frase scissa o frase pseudoscissa inversa registrata nelle cleft con PP esistano ma non siano visibili nel caso di soggetto ed oggetto perché il pronome relativo è nella forma non flessa che. È infatti possibile che, come nella frase (39), anche nella cleft oggetto (37), riportata qui come (40), ci sia uno stadio intermedio di pseudoscissa inversa, che al livello segmentale è identica alla cleft ed è quindi da essa indistinguibile:

(40) a. Quella che invitiamo è Maria [Pseudoscissa] b. È Maria (quella) che invitiamo [Pseudoscissa inversa] c. È Maria che invitiamo [Cleft oggetto]

Il problema non è di poco conto, e in questa sede si proverà a dare una spiegazione alla coesistenza di queste strutture.

Innanzitutto è il caso di fare un piccolo appunto sulla struttura dell’informazione delle frasi pseudoscisse, sia normali che inverse: esse presentano infatti una parte presupposta ed una parte focale, così come le frasi scisse.

(41) a. [Quella che invitiamo]Presupp è [Maria]Focus b. È [Maria]Focus [quella che invitiamo]Presupp.

Il focus della psudoscissa ‘normale’ in (41a) è a tutti gli effetti un focus di nuova informazione (in linea con É. Kiss 1998), poiché ha valore esaustivo ma non contrastivo, mentre quello della pseudoscissa inversa ha sicuramente valore esaustivo, ma in più, a mio avviso, in alcuni contesti potrebbe assumere anche valore contrastivo.

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Tornando alla coesistenza di cleft e pseudoscisse inverse si può ipotizzare che rappresentino due fasi diverse di evoluzione di una struttura. Potrebbe infatti essere che in una fase iniziale tutte le cleft avessero la forma di una frase pseudoscissa inversa, e avessero dunque una copula con valore identificazionale ed un pronome relativo flesso per genere, numero e caso. La scala di accessibilità alla relativizzazione di Keenan&Comrie (1977) ci dice però che alcuni casi sono più facilmente relativizzabili di altri, ed è dunque ipotizzabile che i casi meno relativizzabili della scala, ad esempio il caso obliquo maggiore (argomento del verbo ma in forma preposizionale), per primi abbiano man mano abbandonato la complessa forma della pseudoscissa inversa (42b), che contiene appunto una frase relativa, per passare, nei casi in cui non fosse necessario il valore identificativo del verbo essere75, ad una forma più snella in cui rimanesse però presente il valore esaustivo del focus delle pseudoscisse. Il processo di semplificazione potrebbe aver coinvolto una prima fase in cui il segnacaso è stato spostato dal pronome relativo al costituente scisso, e si è venuto a formare un complementatore generico che al posto del relativo. Lo spostamento del segnacaso avrebbe poi reso impossibile l’accordo dell’elemento scisso con il verbo essere (42c), che avrebbe dunque preso la forma standard di terza persona singolare, operazione possibile solamente in un contesto in cui il verbo essere non ha valore identificazionale, e dunque non proietta una Small Clause e non deve fare accordo con il suo soggetto come nell’esempio in Figura 26.

La forma finale, una frase scissa prototipica (42d), avrebbe dunque una copula desemantizzata e che ha perso il valore identificazionale, ed un che generico che divide la parte focale dalla parte presupposta.

(42) a. Quelli di cui ci possiamo fidare sono Vittorio e Roberto b. Sono Vittorio e Roberto (quelli) di cui ci possiamo fidare c. *Sono di Vittorio e Roberto che ci possiamo fidare d. È di Vittorio e Roberto che ci possiamo fidare

Le ragioni di questo spostamento e quindi della formazione di un costrutto nuovo (la frase scissa) a partire da uno preesistente (la frase pseudoscissa inversa) sarebbero dunque

75 Ad esempio, alla domanda “Chi sono quelli di cui ci possiamo fidare?”, che verte sull’identità di alcuni individui, il valore identificativo del verbo è richiesto, ed una risposta con una frase pseudoscissa inversa come (42b) è probabilmente preferibile rispetto alla cleft (42d). Questa affermazione è però basata su un’intuizione e andrebbe senza dubbio testata sperimentalmente.

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da rinvenire nel rafforzamento del valore semantico del focus ed un contemporaneo indebolimento del valore semantico del verbo essere: la struttura cleft risultante ha infatti un valore contrastivo molto spiccato rispetto alla pseudoscissa inversa (ancora di più rispetto alla pseudoscissa ‘normale’) e al contempo ha perso del tutto il valore identificativo del verbo essere.

Le due strutture – cleft e pseudoscissa inversa – però coesistono, e nel caso del soggetto e del complemento oggetto hanno la stessa forma superficiale, se si considera l’omissione della testa generica nelle cleft. Il motivo per cui le cleft soggetto possono avere anche valore di nuova informazione (Belletti 2009), mentre tutte le altre cleft hanno solamente valore correttivo-contrastivo, potrebbe dunque essere proprio questo, ovvero che sotto alle cleft soggetto di nuova informazione si ‘nascondano’ delle pseudoscisse inverse con testa generica silente.

La ragione per cui le cleft preposizionali si comportano in modo più ‘prototipico’ rispetto alle cleft soggetto, come hanno dimostrato i risultati di diverse sezioni del test (incassabilità, estraibilità, cristallizzazione della copula) potrebbe inoltre risiedere nel minore livello di accessibilità alla relativizzazione (Keenan&Comrie 1977) e dunque al più veloce sviluppo verso stadi di grammaticalizzazione più avanzati.

La proposta concreta di struttura sintattica dei due tipi di cleft verrà presentata nel capitolo delle conclusioni, dopo un confronto dei dati sintattici con quanto emerso dallo studio di prosodia del capitolo III.

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III Capitolo: Studio sperimentale di prosodia