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CAPITOLO II. CONSUMISMO AL GIORNO D’OGGI

2.2 Descrizione delle categorie di consumo considerate

2.2.3 Beni e servizi per il tempo libero

Nel merito del tempo libero è bene fare distinzione fra i beni ed i servizi; infatti, i servizi hanno un ruolo molto importante in questo settore.

La spesa per i beni e servizi inerenti il tempo libero è senza dubbio quella che più si è evoluta nel corso dei secoli. Una tipologia di consumi praticamente inesplorata per la stragrande maggioranza della popolazione nei secoli precedenti, è diventata nel Novecento un settore alla portata di tutti. La standardizzazione degli orari lavorativi per i dipendenti e gli operai (che non erano più subordinati, al contrario dei contadini, agli orari naturali, quali l’alba ed il tramonto) ha portato all’esaltazione ed alla ricerca della qualità nella fase della giornata in cui non si lavora, ossia nel tempo libero; ecco quindi che, grazie al concomitante avvento del consumismo, si crea una nuova tipologia di beni

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e servizi, quelli inerenti il tempo libero. Il tempo libero, inteso come la fase non lavorativa e di svago all’interno della giornata da parte di un lavoratore, è sempre esistito ma con l’avvento delle Rivoluzioni Industriali, la standardizzazione degli orari lavorativi, l’urbanizzazione crescente delle città a scapito delle campagne, l’attaccamento sempre meno forte alla religione, si sono create le basi per una nuova forma di tempo libero, quello basato sui beni di consumo. Proprio l’ultimo punto, ossia la tendenza marcata ad una società sempre meno credente, ha favorito, secondo molti, questa tendenza; se non si crede in Dio o nella vita dopo la morte, naturalmente saremo intenti a cercare il Paradiso nella nostra vita terrestre108. Il lavoro frutta denaro, che i lavoratori cercano di spendere nell’industria del tempo libero:

This industry has fully understood the total logic, and now provides endless opportunities for us to have leisure time (‘quality time’) without feeling the need to avoid commercialization, or to seek our true selves, or any other truth outside the familiar borders of purchasing and advertising. Thus the most popular leisure activities in the US today are visiting shopping malls and watching TV109.

Al giorno d’oggi, quindi, viviamo in una collettività alla costante ricerca di beni e servizi volti allo svago, abbiamo società che si occupano del nostro benessere, altre che si occupano della produzione di beni utili per le nostre passioni (che possono andare dalla musica al teatro, dalla ceramica allo scrapbooking).

Le passioni, economicamente parlando, sono diventate un aspetto di estremo interesse per i beni inerenti il tempo libero. È attraverso il mondo delle passioni che passa buona parte del consumismo così come lo conosciamo oggi. Si pensi, ad esempio, alla passione per la musica, la quale favorisce non solo l’industria degli strumenti musicali e quelle per l’accessoristica annessa, ma incentiva anche la nascita di scuole per imparare a suonare tali strumenti, nonchè tutto il ramo della vendita e distrubuzione di cd e la più moderna offerta di servizi per lo streaming online di musica sotto corrispettivo di un canone mensile (si pensi ai servizi emergenti a livello globale del calibro di Spotify e Deezer). Proprio l’offerta di servizi di streaming musicali sembra essere la nuova via sulla quale puntano le case discografiche; esse, infatti, vengono da un periodo molto duro, causato da un calo in termini di vendite di supporti fisici a causa della pirateria online (che comporta la violazione dei diritti di copyright). Le case stanno effettuando, in questi anni, un importante passaggio storico, un passaggio che

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H. Ramsay, Reclaiming Leisure: Art, Sport, and Philosophy, “Palgrave Macmillan”, (2005), p. 37.

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porta dal materiale all’immateriale, ovvero dai supporti fisici (quali i vecchi dischi in vinile, le musicassette ed i più attuali CD) ai prodotti digitali (ovvero la musica scaricabile o direttamente ascoltabile online).

Il ramo del turismo sta attraversando uno straordinario percorso, si tratta di un settore nato in un periodo relativamente recente; infatti, le vacanze fuori porta di più giorni come motivo di svago sono diventate di uso comune per la grande maggioranza della popolazione (quindi, non considerando le famiglie ricche e nobili, le quali storicamente avevano sempre avuto le possibilità e le disponibilità economiche per fare vacanze) soltanto nel secolo scorso.

I primi sentori di turismo moderno si ebbero grazie alle terme110, dal Seicento in avanti; infatti molte città termali cominciarono ad adeguarsi all’accoglienza dei turisti, creando strutture adeguate e locali di attrazione. Tuttavia, per fare un ulteriore step verso il turismo di massa vero e proprio, c’è da aspettare il Novecento; gli anni Venti rappresentarono il boom dei viaggi organizzati negli Stati Uniti, favorito dalla concessione delle ferie ai lavoratori e alla diffusione sempre più massiccia delle automobili. L’Europa, per quanto concerne la diffusione del turismo di massa, arrivò in notevole ritardo rispetto agli Stati Uniti, specialmente a causa di una situazione politica ed umana decisamente desolante; una situazione provocata dalle conseguenze dei due conflitti mondiali, i quali sono stati vissuti in buona parte sul suolo europeo, con moltissime battaglie e bombardamenti, che avevano pesantemente influito sulla vita di tutti i cittadini del Vecchio Continente. Una situazione, dunque, ben diversa da quella vissuta dagli Stati Uniti, i quali avevano vissuto i conflitti mondiali in una maniera più marginale. Una volta arrivati al turismo di massa di metà Novecento, il passo alla situazione odierna è breve; si passa da un mercato dominato dalle agenzie vacanze, le quali proponevano (e propongono tuttora) pacchetti vacanze prestabiliti e con scarse possibilità di personalizzazione del viaggio, ad un mercato in cui regna il viaggio fai-da- te, deciso, programmato e prenotato interamente dal consumatore in prima persona, grazie anche alla diffusione di moltissimi siti internet che offrono servizi di ricerca e di assistenza viaggi (come si vede, anche in questo caso l’evoluzione del settore dipende molto dalla diffusione della rete globale, che offre strumenti e consente possibilità impensabili fino a non molti anni fa).

In molti casi si è avuta un’inversione dei ruoli, ossia è il consumismo stesso ad essere diventato la passione dei consumatori. Per capire meglio cosa stiamo cercando di

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dire, si pensi ai collezionisti, questi soggetti sono degli appassionati di un determinato tipo di bene, e non si sentono soddisfatti finchè non entrano in possesso di tutti i beni di questa determinata serie o categoria, o meglio, non si sentono soddisfatti fino a quando non ritengono di aver chiuso la propria collezione; una volta che ciò avviene, è molto probabile che questi soggetti sentano il bisogno di buttarsi su qualche nuova collezione, e così via. Sebbene diversi studi siano stati effettuati per questa categoria di consumatori, ciò che a noi interessa osservare è come, in questo caso, si parli di una passione totalmente incentrata sul possesso di beni di consumo, il ruolo del consumismo ha qui assunto un ruolo di primaria importanza. Aspetti simili possono essere trovati in un’altra categoria di soggetti consumatori, una categoria che è sempre esistita, ma che è venuta in particolar modo alla ribalta in questi ultimi decenni, quella dei consumatori pionieri. I consumatori pionieri sono coloro che hanno il costante desiderio di possedere i nuovi prodotti (o determinate categorie di prodotti) per primi, poco importa se il prodotto sia il migliore sul mercato o meno, l’importante è essere stati fra i primi ad entrarne in possesso. Questa è diventata una tendenza molto comune ultimamente, specialmente nell’ambito dei prodotti informatici, uno su tutti, per quanto riguarda gli smartphone. In questi settori si ha una percentuale (generalmente piccola rispetto al totale) di consumatori che si affrettano a comprare subito il nuovo prodotto, magari cedendo o, addirittura, regalando il vecchio prodotto che possedevano precedentemente; le motivazioni che portano a questo comportamento possono chiaramente essere svariate (spesso questi soggetti sono spinti a tale comportamento per il loro spirito di curiosità che li porta a voler provare sempre qualcosa di nuovo; un’altra motivazione può essere data dallo status symbol che il possesso di quel bene comporta, il che provocherebbe la volontà di essere tra i primi ad entrarne in possesso). Ancora una volta, quello che ci interessa osservare è come sia nata una forma di passione che mette al centro i beni di consumo.

Se vogliamo, questo appena descritto può essere visto come il culmine del processo evolutivo del consumismo, che porta appunto alla centralizzazione del consumo stesso, i beni di consumo non sono più il mezzo attraverso il quale si arriva ad un fine, ma il possesso di questi beni diventa (altresì) il fine stesso. Questa è la società moderna così come la vediamo in tutto il mondo Occidentale ed è su questa società che si interessa questo lavoro.

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