• Non ci sono risultati.

Alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, oltre al tomo miscellaneo contenente le note di Giovanni da Lupico che vanno dal 1267 al 1273, si è voluto consultare anche il primo

dei due codices diplomatici composti da Giusto Fontanini a Roma nel 1713 con tutto il

materiale che aveva potuto reperire, anche grazie alla benevolenza di amici e conoscenti,

durante la sua permanenza in Friuli. In realtà la biblioteca veneziana, qui elencata per ultima,

fu la prima tappa del mio percorso alla ricerca di tracce notarili “friulane”, allorché dovetti

consultare il primo registro patriarcale del notaio da Lupico, edito nella mia tesi di laurea

specialistica

118

: così qui a Venezia il cerchio si chiude.

BNMV, Lat. XIV, 80 (=4601)

– note di Giovanni da Lupico (anni 1267-1273)115;

BNMV, Lat. XIV, 101 (=2804)

– Codex Diplomaticus Foroiuliensis116.

116 BGSD, 265 (Fontanini LXXXII) «Regesta diplomatum seu notae autographae Gubertini de Novate Mediolanensis notarii Bertrandi patriarchae Aquilegensis» (anni 1335; 1340-1342), 360 pp. (i manoscritti fontaninani hanno una paginazione moderna); BGSD, 266 (Fontanini LXXXIII), con lo stesso titolo (anno 1337), pp. 1-108 (cfr. BRUNETTIN, I registri della Guarneriana).

117 BGSD, 254 Fontanini LXX), pp. 31-79; per Giovanni da Modena cfr. infra, § 3.4.4.

118 S. BLANCATO, Il “primo registro patriarcale”. Note in libro di Giovanni da Lupico (VENEZIA, Biblioteca Nazionale Marciana, Lat. XIV.80 [4601]), tesi di laurea magistrale in Scienze del Testo e del Libro, Università degli Studi di Udine, Facoltà di Lettere e Filosofia, relatrice L. Pani, anno accademico 2011-2012. La tesi non è citata in bibliografia perché comunque essa è integralmente confluita (con modifiche) nell’edizione completa dei registri di Giovanni da Lupico che la integra e per molti versi la supera (Cfr. BLANCATO, Giovanni da Lupico).

N

OTE ALLE

F

ONTI

1 ASU, NA, b. 667, fasc. 1, 65 cc.:il registro ha i primi due e gli ultimi due fogli completamente lacerati, rinforzati con intervento di leaf-casting. Sulla coperta in pergamena è ancora abbastanza ben leggibile l’indicazione dell’anno «M°CC° nonagesimo septimo» cui segue, di altra mano, probabilmente posteriore, un elenco di scarsa leggibilità che pare tuttavia essere un indice degli atti più importanti. La prima data leggibile «die XIII intrante martio» si trova in fondo a c. 1v. Tutte le imbreviature (note) sono evidenziate da un titolo-rubrica, scritto all’interno dello specchio di scrittura ma evidenziato da una sorta di cartiglio, in cui dopo la parola «nota» viene posto al genitivo il nome della parte rogante. Il primo documento, ad esempio, è indicato come «Nota domini Carli de Mediolano». La data topica, alla maniera “cividalese”, è indicata nel protocollo, dopo la data cronica. Questo sistema si è ritrovato in tutti i registri di Giovanni Rosso.

2 ASU, NA, b. 667, fasc. 2, 37 cc.:il registro è con ogni evidenza integro. Il primo documento scritto sulla c. 1r riporta infatti la data completa dell’indicazione del millesimo: «Anno Domini millesimo tricentesimo nono, indictione septima, die decimo intrante martio», mentre l’ultimo foglio (c. 47v) è scritto solo per le prime 26 righe lasciando bianco il rimanente ultimo quarto di foglio. Anche sulla coperta di pergamena di questo registro, incollata sulla coperta membranacea del recente restauro, si legge l’indicazione dell’anno «M°CCC°VIIII» seguito da un elenco di atti (quasi del tutto illeggibile).

3 ASU, NA, b. 667, fasc. 3, 30 cc.: anche questo liber è integro, anzi è l’unico del Duecento friulano – a quanto consta – che presenti nel frontespizio anche un’avvertenza sulla “lineatura”, ovvero sull’uso degli stratagemmi adottati dal notaio per evidenziare una nota cancellata per volontà delle parti: «Nota quod capita cuiuslibet note presentis libri, ubi erit hoc si[gnum] «+» crucis et nota illa habebit tres cancellaturas sive virgulas per transversum, cancellata erit de voluntate partium nec de ipsa poterit fieri instrumentum nec ulterius fieri debebit». A questa comunicazione segue il solito cartiglio di rubrica della nota successiva (che è cancellata da quattro linee «per transversum», motivo probabile dell’avvertenza appena menzionata); quindi la nota che anche qui inizia, come nel caso del registro precedente, con la datazione completa di millesimo e indizione, oltre al mese e al giorno: «Anno Domini millesimo tricentesimo septimo, indictione quinta, die sexto exeunte decembri». Il registro è considerato dal notaio a tutti gli effetti dell’anno 1307: nel Patriarcato era in vigore lo stile della Natività per cui il frontespizio parte dal primo giorno dell’anno 1307 che corrisponde al 25 dicembre dell’anno precedente secondo l’uso odierno (stile della Circoncisione).

4 ASU, NA, b. 667, fasc. 4, 32 cc.: il registro è mutilo, infatti la prima nota è acefala e la seconda non è databile in quanto inizia con le solite indicazioni: «Item, eodem die, loco et testibus». Di conseguenza la data riferita come iniziale è quella con cui inizia la terza nota «Die IIII intrante iulio, in Civitate».

5 ASU, NA, b. 667, fasc. 5, 270 cc. (scatola di fascicoli e fogli cartacei sciolti): le cc. 1r-17v, datate 1294-1295, trattano della «questio matrimonalis Sabadini de Pagnacco et mulieris Iacumine de Utino»; il notaio verbalizzante sembra essere Giovanni Rosso da Cividale, ma i documenti riguardano sia il processo di secondo grado (ovvero l’appello, in cui il giudice delegato dal patriarca è Giuliano da Rizzolo), sia il processo di primo grado (presieduto da Domenico da Grazzano, prete in Lovaria, delegato da Tommaso, canonico di San Felice, a sua volta vicario di Gilono, arcidiacono di Aquileia). I documenti di questa prima tornata processuale (tutti della prima metà del 1294) furono scritti originariamente da Simone da Udine. Le cc. 18r-48v sono stralci di due diversi registri di imbreviature scritte a Cividale, molto probabilmente di mano del notaio Giovanni Rosso: le cc. 18r-32v in un periodo che va dal 14 maggio al 23 luglio di un anno non precisamente databile. I termini accertati sono gennaio 1303 - luglio 1310: infatti alla c. 18r compare testimone presente «Iohanne notario Civitatensi filio quondam magistri Iuliani» e sappiamo che Giuliano da Rizzolo morì il 23 gennaio 1303 (cfr. SCALON, Libri

degli anniversari, p. 221), mentre la c. 32v contiene una «Nota Iohannis Florantini notarii», la cui morte ebbe luogo il 26 luglio 1310 (ibid., p. 379). Le cc. 33r-48v, vanno dal 16 marzo al 30 giugno del 1316. Nonostante a c. 33r una mano moderna abbia indicato l’anno «1314», il fascicolo deve essere per forza datato al 1316 perché le cc. 48r-v contengono il codicillo aggiunto da maestro Gualtiero da Cividale nell’ultimo giorno della sua vita (28 giugno 1316) e la notizia della sepoltura avvenuta il giorno dopo (cfr. PANI, Gualtiero da Cividale, p. 52). Le cc. 49r-52v trattano ancora una causa di matrimonio – fra Margherita da Cividale e Filippo di Zuccola – e sono dello stesso periodo (1294) della precedente. Le cc. 53r-54v riprendono la questio matrimonialis tra Giacomina e Sabadino da Pagnacco. Le cc. 57-75v furono scritte presumibilmente da Giovanni Rosso dall’8 settembre al 30 novembre di un anno probabilmente anteriore al 1299. Il termine ante quem potrebbe essere dato dalla «Nota magistri Iohannis medici», in cui una delle parti è proprio «Iohannes dictus Normannus medicus domini patriarche»: Giovanni Normanno era infatti medico del patriarca Raimondo della Torre, che come sappiamo morì alla fine di febbraio del 1299. Il bifoglio successivo (cc. 76-77) e la c. 78 sono dello stesso notaio e contengono atti del 1307. Così continuano fra brevi fascicoli e carte singole fino a c. 130, una serie di note

databili ai primi anni del XIV secolo. Sicuramente sotto il pontificato di Clemente V (1305-1315) sono le cc. 104r-104v (approvazione del passaggio della prebenda canonicale del defunto Conone di Cucagna a Odorico figlio di Paolo Boiani da parte del cardinale Pietro Colonna, delegato di papa Clemente). La cc. 118 e 119 (staccate) contengono, tuttavia, due atti del 1294 (rispettivamente di dicembre e agosto). Le cc. 131-132 e 167-172 contengono nuovamente una causa matrimoniale fra Marta da Gorizia e tale Urzilino, servo del miles Raone di Gorizia, svoltasi negli anni 1308-1310. Le cc. 133-134 contengono un frammento della vertenza contro il cardinale Pietro di Piperno, titolare della prepositura di Cividale (1297). Le cc. 135-156 presentano nuovamente cause matrimoniali tutte degli anni 1311-1312. Le cc. 155-157 contengono un frammento di una causa (1302) fra Gelazio de Nerlis, mercante di Firenze, e la badessa Cavriola di Aquileia. Dalla c. 175 alla c. 208 ricominciano, per quanto sparpagliate, le imbreviature notarili di Giovanni Rosso riguardanti per la maggior parte affari del Capitolo di Cividale, scritte negli ultimi due decenni del secolo XIII. A partire dalla c. 209 fino alla fine (c. 273) le note di Giovanni Rosso sono tutte dell’anno 1307.

6 ASU, NA, b. 668, fasc. 1, 28 cc.: il registro si presenta in cattive condizioni di conservazione; larghe macchie di umidità hanno cancellato ampie aree di scrittura e in molti fogli l’umidità (forse la pioggia diretta) ha reso talmente sbiadita la scrittura che questa risulta a tratti quasi illeggibile. Questo protocollo, come tutti i registri di imbreviature del notaio Rainerio, evidenzia un’elevata considerazione dell’aspetto formale e un notevole impegno organizzativo: reca nel frontespizio, al di sopra dello specchio di scrittura, la scritta: «In Christi nomine, amen. Sancti Spiritus adsit nobis gratia». Segue in alto a sinistra l’apposizione del signum (ST 100) e accanto l’indicazione del millesimo e dell’indizione con la seguente scritta: «Quaternus notarum scriptarum per me Raynerium Vendrami de Montebelluna notarium ut inferius est scriptum». Inoltre in tutte le carte è apposta, a mo’ di titoli correnti, sia sul recto che sul verso l’indicazione del millesimo e dell’indizione. Le rubriche delle note sono apposte fuori dello specchio di scrittura sul margine sinistro del foglio secondo una modalità ben precisa: in alto sta il nome della parte rogante al genitivo, sotto, separato da una barra orizzontale, il nome della controparte, al nominativo (es. «Domini (...) --- Dominus (...)», dove « --- » indica in effetti una barra orizzontale, come quella che in una frazione separa il nominatore dal denominatore). L’indicazione del luogo al genitivo preceduta da «Actum» si trova alla fine delle note.

7 ASU, NA, b. 668, fasc. 2, 65 + 3 cc.: il registro è mutilo, infatti la prima nota a c. 1r è acefala. Inoltre le carte contenenti i documenti del 1296 precedono (cc. 1r-18v) le carte ove sono scritti i documenti del 1295 (cc. 19r-65v). Queste ultime sono legate in due fascicoli, la cui prima carta reca sempre l’invocazione e il millesimo (cc. 19r, c. 45r). Alla c. 64v seguono tre cedole non numerate – di dimensioni varie, ma tutte comunque superiori alla metà del foglio (in altezza) – in cui sono scritti documenti del 1294, di altra mano.

8 ASU, NA, b. 668, fasc. 3, 33 cc.: le prime 11 cc. del registro sono quasi totalmente illeggibili perché la scrittura vi è fortemente sbiadita; nelle prime tre carte inoltre manca tutto l’angolo esterno fin al centro del margine superiore e perciò sono state rinforzate con il metodo del leaf-casting. La prima data leggibile («die secundo intrante martio») si trova a c. 7r. In alto a c. 43r, per quanto fortemente sbiadita, si riesce a leggere la scritta «M° tricentesimo sexto, indictione quarta» separata dalla prima nota sottostante con una linea tracciata per tutta la larghezza della carta. Poiché la prima nota di questa prima carta del fascicolo è datata «V exeunte decembri» (ovvero 27 dicembre 1305, 3 giorno del nuovo anno 1306 secondo lo stile della natività) e l’ultima

nota di c. 42v è datata «die nono exeunte decembri» si è potuto datare al 1305 tutte le prime carte del registro. La

c. 89r comincia con la scritta «Anno Domini millesimo trecentesimo septimo, indictione quinta, die sexto exeunte decembri» e l’ultimo atto della c. 88v è datato «octavo exeunte decembri»: ciò permette l’individuazione dei termini cronologici proposti per il registro. L’attribuzione al notaio Clemente è legittimata dalla scritta «Ego Clemens notarius» a c. 27v e soprattutto dall’indicazione «Actum in Burgo Pontis iuxta domum mei Clementis notarii» (c. 122r). Come nel caso di Rainerio, anche Clemente indica il luogo di rogazione dell’instrumentum alla fine del documento dopo la parola «Actum». Le rubriche, incluse in cartigli, non sono sempre presenti, ma sono abbastanza regolari. L’indicazione dell’estrazione in mundum è segnalata dalla scritta «facta» all’interno di un piccolo cartiglio, in genere a margine dello specchio di scrittura e prima della rubrica.

9 ASU, NA, b. 668, fasc. 4, 159 + 4 cc.: il protocollo è composto da 3 blocchi: cc. 1r-64v, dal 27 dicembre 1310 (primo documento di c. 1v, la c. 1r ha perso completamente ogni traccia di scrittura – che pure doveva esservi – tanto da essere stata usata come coperta dall’archivista che vi ha indicato con lapis blu il numero di segnatura del registro) al 22 dicembre 1311 (c. 64r; c. 64v bianca); cc. 65r-128r, dal 25 dicembre 1311 al 21 dicembre 1312; cc. 129v-157v, dal 26 dicembre 1312 (il primo documento del nuovo anno 1313 secondo lo stile della Natività fu scritto dal notaio sul verso del foglio) al 21 agosto 1313. Le cc. 158-159 non sono che due monconi che lasciano intravedere parte di scrittura negli angoli inferiori interni dei rispettivi fogli (integrati con

leaf-casting). Seguono quattro cedole di dimensioni varie e di difficile attribuzione, due delle quali datate 1312.

10 ASU, NA, b. 668, fasc. 5, 92 cc.: il primo bifoglio si presenta in pessime condizioni e i ff. 1 e 2 staccati, sono stati ricomposti con la tecnica del leaf-casting, ma nel far ciò della c. 1 è stato invertito il recto e il verso,

sicché il frontespizio (riconoscibile dal signum del notaio, nonché dalla solita invocazione e introduzione dei

quaterni notarum di Rainerio) costituisce attualmente la c. 1v.

11 ASU, NA, b. 668, fasc. 6, 66 cc.: tutto il registro è stato restaurato con intervento di leaf-casting. Le carte in condizioni peggiori sono le prime sei (e particolarmente le prime quattro, dalle quali manca completamente l’angolo superiore esterno) e due bifogli (cc. 57-60), dei quali sono rimasti solo i lacerti inferiori interni e per il resto integrati con la tecnica restaurativa suddetta. Il signum del notaio è apposto alle cc. 1r, 21r, 31r, 51r. L’ultimo documento datato «die tercio intrante decembri» fu in realtà aggiunto in fondo alla c. 66v in un secondo tempo, forse per non sprecare spazio: il documento precedente infatti è datato 24 ottobre. A c. 55v vi è la seguente indicazione del notaio apposta alla fine di un documento cancellato da due coppie di linee trasversali: «In M° tricentesimo secundo, indictione xv, die lune x° intrante septembri, de mandato dictorum Anthonii et Petris dictam notam cancelavi ego Raynerius notarius Vendrami de Montebelluna». Poiché l’atto in questione è datato 27 febbraio 1301, il notaio appose questa nota al termine dell’imbreviatura un anno e mezzo dopo.

12 ASU, NA, b. 668, fasc. 7, 77 cc.: benché le prime 6 carte siano staccate, la datazione è possibile grazie all’uso di Rainerio di apporre il millesimo e l’indizione sul margine superiore. Inoltre in due di esse vi è anche il

signum del notaio (c. 3r e 4r). Questo si ritrova anche alle cc. 27r, 47r, 68r. La c. 1 è in realta una coperta di

cartoncino sul cui recto vi è la scritta, probabilmente settecentesca, «Notte Rainerii de Montebelluna notarii», ma dové fungere in precedenza come coperta delle note di un altro notaio: sul verso, infatti, benché molto stinto, è ancora visibile un signum (che non è quello di Rainerio) e sopra si può leggere la scritta «Liber notarum mei Diomedis Venerii notarii [...] 6 - 1599». Dall’Index risulta in effetti un notaio Diomede Venerio attivo a Gemona fra il 1586 e il 1638 (ST 4096). Le rimanenti cinque carte staccate sono tutte datate 1296: la c. 2 contiene documenti del 1° dicembre; la c. 3 del 18-19 ottobre; le cc. 4-6 hanno documenti cronologicamente in sequenza a partire dal 10 dicembre fino al 16 dicembre 1296. Il successivo fascicolo (cc. 7r-10v) contiene documenti dal 17 al 24 dicembre 1296. Segue una carta, numerata 11 sul recto e 12 sul verso, che contiene un atto del 16 dicembre 1296. Il fascicolo costituito dalle cc. 13r-26v contiene documenti che vanno dal 6 giugno al 10 novembre 1299; il fascicolo cc. 27r-46v contiene documenti che vanno dal 23 gennaio al 19 marzo 1295. I documenti nel fascicolo cc. 47r-66v seguono cronologicamente il fascicolo precedente: sono infatti datati 20 marzo – 13 maggio 1295. La c. 67, scritta solo sul recto, è staccata e non sembra appartenere alla mano di Rainerio (non ha in effetti la solita indicazione del millesimo sul margine superiore): il documento è comunque datato 12 maggio 1295 e fu «actum in Austria Civitate ». L’ultimo fascicolo, composto dalle cc. 68r-77v, parte dal 27 dicembre 1294 e arriva al 21 gennaio 1295. Nel contenitore è conservato anche un foglio di pergamena, che ha sul lato carne note annullate di Rainerio e sul lato pelo la scritta «Note Vendrami not(arii) de Montebell(una)» che ne evidenzia il suo uso in passato come coperta di un registro del padre di Rainerio, Vendramo, anch’egli notaio.

13 ASU, NA, b. 669, fasc. 1, 48 cc.: la coperta di pergamena reca la scritta coeva «MCCCXIII°, indictione XI | Note Iohannis notarii quondam domini Iuliani». Il registro è deteriorato in tutti i fogli nel margine superiore ed è stato rinforzato dal restauro. Per questo motivo non si legge affatto la prima riga di c. 1r che doveva contenere l’invocazione, come lascia indovinare la I iniziale sovramodulata e vagamente stilizzata. Anche Giovanni di Giuliano, come Giovanni Rosso, colloca la datatio cronica subito dopo la topica all’inizio del documento. Le rubriche racchiuse in un cartiglio menzionano semplicemente il nome del rogante al genitivo (in qualche raro caso, ove non si tratta di compravendita o prestito, si può trovare una maggiore specificazione quale, ad esempio, «De matrimonio Benevenuti atvocati», c. 15r, in cui Giovanni è rogato a scrivere il matrimonio del notaio Benvenuto figlio del fu Pantaleone Tossolan detto l’avvocato con Nida del fu Zenone calzolaio (caligarius; cfr.

Documenti infra, n. XXIX).

14 ASU, NA, b. 669, fasc. 2, 55 cc.: la mano moderna dell’archivista ha scritto sul foglio di guardia: «Giovanni q. Giuliano – febbraio-dicembre sec. XIV». In realtà l’indicazione, alla c. 6r, «domino Iohanne custode Maioris ecclesie Civitatensis», ovvero Giovanni da Cavalicco, fratello di Giuliano il Giovane e a lui succeduto, dopo qualche anno dalla morte di questi (1306) nella carica di custode (dopo il settembre 1315: cfr.

infra § 5.3) restringe il periodo fra il 1316 e il 1331, anno della morte dello stesso Giovanni da Cavalicco (cfr.

SCALON, Libri degli anniversari, p. 321). Il registro inizia a c. 1r con una nota acefala e la prima data leggibile si trova in fondo a c. 2r («die XII intrante ianuario»). In quella stessa carta vi è anche l’esplicita indicazione del notaio («apud domum mei Iohannis»). Il registro prosegue apparentemente senza alcuna perdita di fogli – quantunque fra una nota e l’altra possano intercorrere talvolta anche più di venti giorni, segno evidente che il notaio non svolgeva l’attività a tempo pieno – fino al 25 dicembre che, pur essendo il primo giorno del nuovo anno, non è comunque segnalato in modo alcuno: «Item die vii exeunte decembri, in Civitate » (c. 54r).

15 ASU, NA, b. 669, fasc. 3, 45 cc. non numerate: il registro è composto da due serie di fascicoli separati da copertine di cartoncino azzurro, conservate in una coperta di cartone grigio in cui è scritto, in caratteri moderni, «Notaio Antonio. Cividale. 1293, 1° nov.». In realtà solo il primo blocco di carte (1-32) fu realmente scritto nel 1293; sulla copertina che contiene il secondo blocco di carte (33-45), in parte sciolte, una prima mano

d’archivista scrisse «A quanto si può decifrare del 1305», cancellando poi «del 1305» e aggiungendo «certo almeno di un medesimo carattere». Una mano posteriore ha corretto in «Antonio notaio di Cividale. 1293 … novembre 1305-6». La data non è accettabile perché alla c. 39v si legge un atto scritto il 21 novembre «apud Civitatem, ante domum quondam magistri Syrii medici»: poiché maestro Siro mori il 2 febbraio 1319 (SCALON,

Libri degli anniversari, p. 235) questo risulta il termine post quem.

16 ASU, NA, b. 669, fasc. 4, 72 cc. non numerate: i fascicoli sono contenute in una carpetta di cartoncino da imballaggio legata con uno spago ove è apposta la scritta seguente: «ignoti notai. Frammenti sec. XIV (1290-1310 cc.) prob. Giovanni fu Giuliano o Domenico?». In realtà le cc. [1-4] sono di mano di Giovanni Rosso e contengono note del 1295 (agosto 1-ottobre 12); le cc. [5-6] sono di Rainerio da Montebelluna databili all’anno 1290 (come dimostrano anche il millesimo e l’indizione correnti sul margine superiore delle carte); da c. [7] fino alla fine, le carte in parte staccate, in parte in piccoli fascicoli, variamente databili (anni ’90 fino al secondo decennio del Trecento) sono di mano di Antonio da Cividale

17 ASU, NA, b. 669, fasc. 5, 188 cc.: sul foglio di guardia esterno vi è la scritta moderna «Pietro di Orsaria 1303 dic. 27 – 1305 febb. 14». Nel foglio di guardia interno, c. 1r, è apposta la seguente didascalia, a quanto pare ottocentesca: «Pietro di Orsaria not.° di Cividale. Vedi il nome del not.° quasi sul fine del 9no quinternetto segnato a rosso ». Effettivamente a c. 111r è due volte sottolineata in rosso la frase: «ego Petrus de Orsaria extiti fideiussor». Ma l’indicazione del notaio si può trovare già a c. 13r, in cui in un documento che tratta della vendita di una vigna, nell’elenco dei terreni confinanti è anche indicata «ab alia parte est [sottinteso vinea] mei Petri notarii». Le prime 48 cc. contengono documenti che vanno dal 27 dicembre 1302 (non 1303, come vuole l’archivista che non tiene conto dello stile della natività) al 9 dicembre 1303. Le cc. 48-49 sono bianche e corrispondono rispettivamente al foglio di guardia posteriore del primo blocco e al foglio di guardia anteriore del secondo blocco di carte che contiene fascicoli non sempre in sequenza (cc. 50-84). In realtà le cc. 50-80 riportano documenti che vanno dal 21 giugno 1304 al 15 novembre dello stesso anno: la c. 80v è scritta solo a completare il documento, ma la c. 81r comincia con un documento acefalo e i documenti successivi fino alla c. 84r riportano documenti dal 27 settembre al 17 ottobre. La sequenza dei documenti che vanno da c. 85r a c. 168r (10 febbraio - 18 dicembre 1305) è cronologicamente sicura; le cc. 168v-169v sono bianche; da c. 170r a c. 184v (ultima carta scritta del registro) vi è di nuovo una sequenza cronologica completa dal 26 dicembre 1304 al 7 febbraio 1305. In realtà quindi quest’ultimo fascicolo dovrebbe precedere le cc. 85-169, dando una perfetta

Documenti correlati