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‘Cerco la mia stabilità’

III. 3 Biografia di Šayḫ ‘Ammār Al-‘Azzābī

Le seguenti, brevi note biografiche sono tratte dal libro: “Raḥīq al-Azhār” (“Il nettare dei fiori”)273

.

Šayḫ ‘Ammār Al-‘Azzābī è nato il 6 Dicembre 1935, un Venerdì del mese di Ramadan

dell’anno 1353 h., a Budria, località nelle immediate vicinanze della capitale tunisina. È cresciuto orfano dei genitori accudito dal fratello maggiore. Divenne non vedente all’età di otto anni a causa dell’esplosione di una mina abbandonata durante la seconda guerra mondiale. Entrò nella Ṭarīqa Ismā’īliya-al- Madanīya nel 1972, e raggiunse il vertice della conoscenza iniziatica. Nel 1978 Šayḫ Ismā‘īl al-Hadfi lo scelse come ‘muqaddem’ della ‘zāwiya Budria’. Partecipò attivamente alla diffusione della ṭarīqa e diede il patto iniziatico a migliaia di persone, sia tunisine che straniere, e tra quest’ultime alcuni europei. Si dedicò inoltre allo studio dei testi tradizionali e riuscì a conciliare l’aspetto esteriore della religione con la dottrina esoterica, diventando il sicuro riferimento intellettuale di molti ‘ulamā e di coloro che ricercavano la scienza del taṣawwuf. Fu una persona umile, sempre sinceramente disponibile all’accoglienza di chi voleva frequentarlo, estremamente generoso, vestito elegantemente, dotato di una bella voce, maestro nel canto delle qasa’id sufi; per questa caratteristica ricevette dal suo Maestro l’appellativo di ‘Usignolo della ṭarīqa’. Non risparmiò le sue energie intellettuali e fisiche anche durante la vecchiaia, fino al suo decesso avvenuto il 9 Settembre 2011, corrispondente al giorno 11 del mese di Šawwal 1432 h., mentre la Tunisia era scossa dalla rivolta popolare che avrebbe cambiato la storia recente della nazione. Il suo maqām è situato all’interno della casa adiacente la

zāwiya che ha guidato per molti anni.

In occasione della pubblicazione del Diwān citato sopra, Denis Gril274 ha scritto in lingua araba un’introduzione alla raccolta dei testi poetici dalla quale elaboro sinteticamente alcune sue considerazioni sull’opera dello Šayḫ.

Nel testo viene messo in risalto come il Diwān composto da Šayḫ ‘Ammār, nonostante alcune differenze formali e concettuali, sia direttamente collegato a quello del suo Maestro, poiché nascono entrambi dalla stretta osservanza dei riti peculiari della ṭarīqa. Il Corano evidenzia in diverse passi la corrispondenza tra la pratica del ḏikr e la purezza del cuore, la via che realizza la condizione spirituale della ‘ubudiyya.275 Seguendo quello del suo Maestro, l’insegnamento di

Šayḫ ‘Ammār era fondato sulla necessità, dottrinale ed operativa, del continuo orientamento

interiore verso Allah e il Profeta. Nel testo delle qaṣa’id di Sidnā Šayḫ Ismā‘īl l’aspetto divino della ğalāl,276 pur presente, viene raccolto, sviluppato e presentato in quello della Sua ğamāl.277

273

Il testo verrà presentato avanti nella stesura di questo paragrafo.

274 Professore di ‘Lingua e cultura araba’ alla ‘Université de Provence Aix-Marseille’. La sua fama internazionale di

docente è dovuta principalmente alla sua numerosa produzione saggistica sul taṣawwuf.

275

La ‘servitù’, dal verbo arabo َدَبَع-‘abada- con il significato di ‘servire, obbedire a qualcuno’, ma anche’ adorare Dio’. Dal punto di vista della teologia islamica la condizione di servitù dell’essere umano e dell’intera creazione nei confronti del Creatore è ontologica e irrinunciabile. [“Lode a Colui che ha nascosto il segreto della elezione sotto l’apparenza dell’umanità, e si è manifestato nella grandezza della Signoria facendo apparire la servitù.”. Ibn ‘Atā Allah al-Iskandarī, “Sentenze e colloquio mistico”, a cura di Caterina Valdrè, pag. 56 op. cit.]

276

Si intende l’aspetto della ‘Maestà divina’; il nome Al-Ǧalīl-ليلجلا-è inserito nella lista dei” novantanove bellissimi nomi” di Dio.

277 La ‘Bellezza divina’, Al-Ǧamāl -لامجلا- il nome non è inserito nella lista tradizionale citata sopra.

È necessario evidenziare che i due Attributi divini, quello della Maestà e della Sua Bellezza, sono complementari e non opposti nella manifestazione: [“Chi possiede la ‘scienza della certezza’ (نيقيلا ملع ‘ilmu l-yaqīn) attesta la maestà

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Šayḫ ‘Ammār, come a volere alleviare le difficoltà dei fuqarā nella pratica della Via, ma non

trascurando nel testo il rigore dottrinale, mostra nelle sue qasa’id che la Bellezza divina è l’aspetto inalterabile e universale dell’esistenza.

La grande bellezza delle sue poesie è riposta principalmente nella loro melodia e nel ritmo; diversamente, l’eccellenza delle qaṣa’id di Sidnā Šayḫ Ismā‘īl proviene dalla sua completa conoscenza della lingua araba (fasaha), che emerge, più che dai suoi studi accademici, dalla sua altissima conoscenza iniziatica (ma‘arifa) e dal suo completo riferirsi all’amore divino. Le regole formali delle qaṣa’id di Šayḫ ‘Ammār sono sfumate nella particolare dolcezza della rima, in modo che l’ascoltatore viene condotto dalla precisa armonia dei versi ad una condizione interiore di consapevolezza dei significati delle parole. La sua cultura poetica era evidente e si attualizzava nella facilità di costruzione delle frasi e delle immagini, mentre il testo delle qasa’id risulta vicino al lettore in modo naturale, come era lo Šayḫ nella sua vicinanza a coloro che lo frequentavano per imparare i segreti della Via. La caratteristica principale della sua guida spirituale si può riassumere nella particolare ‘presa sul cuore’ che provavano le persone che lo avvicinavano, che, grazie a numerose testimonianze, si può definire come una condizione di leggerezza e rigore allo stesso tempo. Le qaṣa’id sono, in definitiva, una luce sui segreti della anima e sospingono i cuori ad avvicinarsi allo Šayḫ nel suo totale orientamento verso Allah.

divina, ma chi possiede la ‘realtà della certezza’ (نيقيلا قح ḥaqqu l-yaqīn) attesta la bellezza divina,” come afferma Al-Qušayrī richiamando le definizioni (coraniche) di ‘ilmu l-yaqīn e di ḥaqqu l-yaqīn, da mettere in relazione rispettivamente alla ‘conoscenza teorica’ della dottrina e alla Realizzazione metafisica come Conoscenza del Reale per come è -“Dalā’ilu l-Ḫayrāt”, a cura di Lodovico Zamboni, nota a pag. 19 op.cit].

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