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Per lo studio della distribuzione areale dei bioindicatori e per la e valutazione delle specificità/preferenze rispetto alla tipologia di vegetazione spontanea si è fatto riferimento allo studio condotto sulla componente faunistica delle biocenosi del bacino della Lama San Giorgio nell’ambito del “Piano di settore territoriale per la tutela e la conservazione dell’area naturale protetta Lama di San Giorgio (BA)” (Martinelli et al. 2001). Questo compendia infatti le conoscenze faunistiche a tutt’oggi disponibili su quest’area geografica, rappresentate da un esiguo numero di studi faunistici, peraltro limitati a tematiche specifiche e ad alcune entità faunistiche particolari, e dalle osservazioni e le ricerche degli Autori effettuate tra il 1992 e il 2000 con particolare riferimento alle relazioni tra avifauna e struttura geomorfologica rappresentata dalla lama stessa.

Tale studio fornisce gli elenchi (check-list) delle specie di vertebrati la cui presenza è segnalata nell’ambito geografico del bacino idrografico della Lama San Giorgio, costruite sulla base dei dati esistenti. Inoltre contiene i risultati di una campagna di rilievi svolti, con modalità diverse, per le differenti classi di vertebrati, finalizzata alla individuazione delle specie effettivamente presenti nel bacino idrografico della Lama San Giorgio, alla individuazione delle loro priorità di habitat ed alla stima della consistenza delle loro popolazioni. In particolare, per gli uccelli i rilievi sono stati basati su un metodo di “censimento relativo” (Bibby

et al., 1992; Tellini Florenzano, 1996) noto come point counts, che permette di

stimare la consistenza della popolazione (in termini di numero di individui per unità di superficie) di ciascuna specie, e di valutare la composizione relativa della comunità ornitica. È noto dalla letteratura di settore (Bibby et al., 1992; Johnson 1995) che gli indici di abbondanza stimati con il questo metodo siano influenzati da molte variabili (specie, fase fenologica ed etologia delle specie, capacità visiva e uditiva e esperienza dell’osservatore, durata dell’osservazione, stagione, ora del giorno, condizioni atmosferiche, caratteristiche ambientali della stazione di

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rilievo, ecc.), e che quindi l’ampiezza della popolazione reale è correlata a quella stimata secondo un coefficiente casuale e variabile (denominato detection

probability, C,) secondo la relazione Y=CX. Tuttavia, nonostante questo limite, in

relazione alla sua efficienza per il monitoraggio delle specie più diffuse su aree vaste, il ricorso a questo metodo è molto comune per indagini a scala regionale, nazionale e continentale (Tellini Florenzano, 1996; Marchant et al. 1990). Infatti, ai fini della confrontabilità delle osservazioni nello spazio e/o nel tempo, è possibile entro certi limiti standardizzare le condizioni del rilevo per cercare di minimizzare la varianza di C.

Preliminarmente all’utilizzo dei dati rivenienti da questo studio per il presente lavoro, è stato verificato il protocollo di rilievo seguito limitatamente alla classe degli uccelli.

L’analisi della struttura della distribuzione dei punti di rilievo sul territorio è stata necessaria per valutare il livello di irregolarità di tale distribuzione e, quindi, tener conto, ai fini delle elaborazioni statistiche, della possibilità dell’esistenza di una dipendenza spaziale tra i punti di rilievo dovuta alla presenza di cluster. Quest’analisi è stata condotta applicando il metodo dell’indice di Morisita (Morisita, 1959; Cressie, 1993) indicato da Dubois (2000) tra quelli utili a questo fine. È stata analizzata la sia la struttura spaziale dell’insieme dei 60 punti di rilevo ricadenti entro la superficie del transetto bidimensionale, sia quella si un sottoinsieme di 29 punti selezionati in relazione alla loro ubicazione entro la fascia dei 100 m dal ciglio della lama. Gli elementi del transetto bidimensionale stesso sono stati utilizzati come celle rettangolari di uguali dimensioni (δ) e definendo l’indice come (1):

(1)

in cui N è il numero totale di punti di rilevo considerati, ni è il numero di punti di

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questo metodo, l’indice viene calcolato iterativamente variando la dimensione della cella (in questo caso la dimensione è stata raddoppiata per 4 volte) e il diagramma dei valori assunti dall’indice in funzione della dimensione della cella informa sul grado di contagio (definito in questo caso come la probabilità che due punti ricadano nella stessa cella) dei punti di rilevo. Se la distribuzione dei punti

di rilevo nello spazio è regolare, Iδ aumenta fino al valore 1 con l’aumentare delle

dimensioni della cella; nel caso di una distribuzione casuale, ma omogenea, Iδ

risulta meno dipendente dalla dimensione della cella e la media si attesta intorno

al valore 1; se la distribuzione è aggregata, invece Iδ supera il valore 1.

Nel caso dell’insieme dei punti di rilevo è stata verificata la esistenza di una distribuzione casuale e omogenea, mentre nel caso del sottoinsieme si evidenzia, nella media una distribuzione aggregata, che però risulta tale solo alle scale di dettaglio, mentre alla scala dell’intero corridoio è ancora di tipo casuale e omogeneo (figura 5.1). 0 0,2 0,4 0,6 0,8 1 1,2 1,4 1,6 1,8 0 1000 2000 3000

Dim ensione della cella (m2)

M o risi ta s' I n d ex set sub-set

Figura 5.1 – Scalogrammi dell’indice di Morista per il set e il subset di point counts, in funzione della risoluzione spaziale.

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Per minimizzare la varianza della detection probability, i rilevi sono stati condotti in un’unica stagione, l’autunno del 2000 (ottobre dicembre), da un unico osservatore, tra le 5 e le 10 antimeridiane, rilevando i dati mediante interpretazione dei canti e osservazione di animali in volo, entro un raggio di 50 m dall’osservatore, per un tempo di 10 minuti.

Per ciascuna delle specie di uccelli censite infine lo studio indicato fornisce il valore conservazionistico (Lambertini e Tallone, 1995) in termini di status biologico, in relazione alle direttive europee in materia di conservazione della natura (tabella 5.1), stimato, analogamente alla procedura seguita per stimare la rarità di una specie (Tellini Florenzano, 1996) considerando la:

⎯ Convenzione di Bonn, del 23 giugno 1979 (ratificata con L. n. 42/83), e successivi aggiornamenti (1991).” Conservazione delle specie migratrici di fauna selvatica”;

⎯ Convenzione di Berna, del 19 settembre 1979 (ratificata con L. n. 503/81). “Conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa”, con capitoli su Flora, Invertebrati, Anfibi, Rettili, Uccelli, Mammiferi; ⎯ Direttiva “Uccelli”, n. 409 del 1979, e successivi aggiornamenti (1991 e

1994). “Conservazione degli Uccelli selvatici”;

⎯ Direttiva “Habitat”, del 25 maggio 1992 (ratificata con L. n. 357/97 e successive modificazioni). “Conservazione degli habitat naturali e della fauna e flora selvatiche”;

⎯ Lista rossa dei Vertebrati in Italia (WWF, 1998).

Per la classe degli uccelli infine, lo studio faunistico di riferimento evidenzia come il basso valore (0,41) del rapporto tra non passeriformi e passeriformi, tra le specie nidificanti, sia indicativo di una condizione ambientale, caratterizzata da un elevato grado di frammentazione degli habitat che non favorisce le specie di maggiori dimensioni.

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Tabella 5.1 - Modalità di presenza sul territorio e valore conservazionistico delle specie di uccelli censite nel bacino della Lama San Giorgio, utilizzate per la costruzione delle tabelle di necessità di habitat. Specie Modalità di presenza Cat. SPEC Status europeo Legge 157/2 Conv. Berna Conv. Bonn IC IP IC+IP

Allodola (Alauda arvensis) SB, M,

W 3 V C III 5 1 7

Ballerina bianca (Motacilla alba) M, W S P II 0 3 3

Beccamoschino (Cisticola juncidis) SB (S) P II 0 3 3

Capinera (Sylvia atricapilla) SB, W,

M

4 S P II II 0 4 4

Cappellaccia (Galerida cristata) SB 3 (D) P III 3 3 6

Cardellino (Carduelis carduelis) SB (S) P II 0 3 3

Cinciallegra (Parus maior) SB S P II 0 3 3

Cinciarella (Parus caeruleus) SB 4 S P II 0 3 3

Codibugnolo (Aegithalos caudatus) SB P II 0 3 3

Fanello (Carduelis cannabina) M, SB,

W

4 S P II 0 3 3

Fiorrancino (Regulus ignicapillus) M, W 4 S P II II 0 4 4

Fringuello (Fringilla coelebs) SB, W,

M 4 S C III 0 1 1

Gazza (Pica pica) SB S C 0 0 0

Gheppio (Falco tinnunculus) SB 3 D Pp II II 3 5 8

Ghiandaia (Garrulus glandarius) SB C 0 0 0

Luì verde (Phylloscopus sibilatrix) M 4 (S) P II II 0 4 4

Occhiocotto (Sylvia melanocephala) SB 4 S P II II 0 4 4

Passera scopaiola (Prunella

modularis) M, W 4 S P II 0 3 3

Passera d’Italia (Passer italiae) SB C 0 0 0

Passera mattugia (Passer montanus) SB S C III 0 1 1

Pettirosso (Erhithacus rubecula) M, W 4 S P II II 0 3 3

Rampichino

Regolo (Regulus regulus) M, W 4 (S) P II II 0 4 4

Saltimpalo (Saxicola torquata) SB, M,

W

3 (D) P II II 3 4 7

Storno (Sturnus vulgaris) M, W,

SB

S C 0 0 0

Strillozzo (Miliaria calandra) SB 4 (S) P II 0 3 3

Taccola (Corvus monedula) SB 4 (S) C 0 0 0

Tordo bottaccio (Turdus philomelos) M, W 4 S C III II 0 2 2

Usignolo di fiume (Cettia cetti) SB S P II 0 3 3

Verzellino (Serinus serinus) SB 4 S P II 0 3 3

SB =sedentaria , M = migratore, W = svernante; IP = indice di priorità di conservazione (Tucker e Heath, 1994); IC = indice di protezione (Lambertini 1995).

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