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a bItudIne al fumo – b20 C S eGhieri , C S peroN

2.1 Il vaccino per MPR

7. a bItudIne al fumo – b20 C S eGhieri , C S peroN

Il fumo di tabacco è tra i principali fattori di rischio nell’insorgenza di numerose patologie cronico degenerative, soprattutto a carico dell’apparato respiratorio e cardiovascolare. Inoltre, il fumo è il maggiore fattore di rischio evi- tabile di morte precoce, a cui gli esperti attribuiscono il 12% degli anni di vita in buona salute persi a causa di morte precoce o disabilità. Evidenze scientifiche mostrano che l’interruzione dell’abitudine al fumo porta al dimezzamento del rischio di infarto al miocardio già dopo un anno di astensione; dopo 15 anni il rischio diventa pari a quello di un non fumatore. L’abitudine al fumo negli ultimi 40 anni ha subito notevoli cambiamenti: la percentuale di fumatori negli uomini, storicamente maggiore, si è in questi anni progressivamente ridotta, mentre è cresciuta tra le donne, fino a raggiungere nei due sessi valori paragonabili. Inoltre, è in aumento la percentuale di giovani che fumano.

L’indicatore Abitudine al fumo si compone di un sottoindicatore relativo alla percentuale di fumatori nella popo- lazione intervistata e un sottoindicatore relativo alla Percentuale di fumatori che hanno ricevuto consiglio di smet-

tere.

In Toscana il 29,20% delle persone intervistate dichiara di essere un fumatore, dove per fumatore si intende chi ha fumato più di 100 sigarette nella propria vita e attualmente fuma tutti i giorni o qualche giorno o ha smesso da meno di sei mesi. La minore percentuale di fumatori si trova nella zona Piana di Lucca con un valore dell’indicatore del 22,90%.

1 Fig.2, Percentuale di fumatori, anno 2008

Fig. 1 - Abitudine al fumo, anno 2008

78 – PARTE III: LA VALUTAZIONE DELLA CAPACITÀ DI PERSEGUIMENTO DELLE STRATEGIE REGIONALI

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Fig.3, Percentuale di fumatori, anno 2008

In Toscana la percentuale di fumatori consigliati dal medico di smettere, tra coloro che si sono recati dal medico nell’ultimo anno, è del 54,93%. Tra le zone, il miglior risultato è stato raggiunto dalla zona Valle del Serchio con valore dell’indicatore pari a 68,60%.

3 Fig.4, Percentuale di fumatori che hanno ricevuto consiglio di smettere, anno 2008

Fig. 3 - Percentuale di fumatori, anno 2008

a cura di Sara Barsanti – 79

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Fig.5, Percentuale di fumatori che hanno ricevuto consiglio di smettere, anno 2008

PARTE IV

LA vALutAzione Socio-SAnitAriA (c)

A cura di Anna Bonini

I

ntroduzIone

Alla promozione del territorio come sede primaria di assistenza e di governo dei percorsi sanitari e socio-sanitari è stato dedicato uno dei dieci progetti strategici del Piano Sanitario Nazionale 2003-2005. Il Piano rivendica per la medicina generale e per la pediatria di base un ruolo centrale nell’assistenza ai malati, in grado di garantire, tra l’altro, la corretta erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza, la continuità assistenziale, una gestione più appropriata delle prestazioni specialistiche e l’attivazione di percorsi diagnostici e terapeutici omogenei. Anche il Piano Sanitario Re- gionale della Toscana 2005-2007 poneva molta attenzione alla medicina territoriale, dedicando, come nuovo modello organizzativo territoriale, uno dei dodici progetti speciali alle unità di cure primarie. Tali logiche sono riprese anche nel vigente Piano Sanitario Regionale, in cui diventa elemento centrale per la medicina territoriale una sanità di iniziativa, che si “attiva” prima ancora del paziente stesso.

La medicina territoriale, però, è priva di un sistema informativo in grado di fornire dati significativi e completi; vista quindi la indisponibilità o inadeguatezza di flussi informativi regionali che rilevino informazioni riguardo ai pro- cessi territoriali, si è fatto ricorso a misure indirette, che utilizzano dati provenienti da fonti ospedaliere. Il trade-off tra la significatività dell’indicatore e la sua disponibilità ha portato alla scelta di un indicatore magari meno efficace per la valutazione del territorio, ma più facilmente fruibile. I dati elaborati nel seguente report provengono dunque da flussi amministrativi correnti: in particolare si fa riferimento ai flussi DOC consolidati delle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) e ai Certificati di Assistenza al Parto (CAP).

Rispetto alla performance aziendale, la valutazione sanitaria delle zone distretto si concentra chiaramente sugli aspetti relativi all’assistenza territoriale (valutati comunque anche nel report aziendale), considerando sia il ricorso ai servizi ospedalieri da parte dell’intera popolazione che, in particolar modo, la gestione delle patologie croniche e non da parte dei medici di medicina generale, in primo luogo, e degli altri soggetti deputati alle cure primarie. Tale ge- stione è valutata indirettamente dagli indicatori relativi ai tassi di ospedalizzazione globale e specifici per scompenso cardiaco, diabete, BPCO e polmonite. Un indicatore considerato per la valutazione per l’integrazione sociosanitaria è la percentuale di ricoveri con degenza superiore ai 30 giorni.

La tematica della salute mentale è analizzata anch’essa tramite indicatori riguardanti il ricorso al ricovero ospeda- liero, ed in particolar modo il ricovero ripetuto, che può indicare una mancata presa in carico del paziente da parte dei servizi di salute mentale. È presente, inoltre, un indicatore di osservazione riguardante il percorso materno infantile, che considera i concepimenti delle minorenni.

Viene introdotto quest’anno un nuovo indicatore relativo alle prestazioni di diagnostica per immagini che consi- dera i volumi di prestazioni di risonanze magnetiche, TAC e Ecocolordoppler effettuati dai residenti di ciascuna zona- distretto. Questa prima fase di sperimentazione intende fornire spunti di riflessione per un’analisi più approfondita sull’appropriatezza delle prestazioni e mettere in luce eventuali eccessi o vuoti di offerta.

Sono inoltre presenti gli indicatori relativi all’appropriatezza farmaceutica, gli stessi utilizzati a livello aziendale qui riprodotti a livello di zona distretto.

Per quanto concerne i risultati del 2008, la variabilità già riscontrata tra le aziende è maggiormente amplificata nel confronto tra le zone, anche all’interno della medesima azienda. Le ragioni delle differenze possono essere molteplici: da un lato diverse modalità organizzative o professionali, dall’altro la casistica, che in parte può essere anche dovuta a morbosità legate alla specificità del territorio. La presentazione e valutazione di tali risultati intende spingere le zone ad agire sulla componente organizzativa e professionale.

82 – PARTE IV: LA VALUTAZIONE SOCIO–SANITARIA

1. t

asso dI ospedalIzzazIone globale

– c1

t

M. S. B

raMaNti

Negli ultimi anni, le politiche di riorganizzazione della rete ospedaliera hanno determinato una diminuzione delle attività di ricovero ordinario a favore del day hospital e di un parallelo incremento delle prestazioni ambulatoriali; tutto questo con la finalità ultima di diminuire l’inappropriatezza dei ricoveri stessi, che si manifesta con una presta- zione eseguita ad un livello di assistenza più intensivo di quello effettivamente necessario.

Per valutare i livelli di utilizzo e l’accesso alle strutture ospedaliere e territoriali e quindi la capacità di governo della domanda espressa dai cittadini, viene utilizzato il tasso di ospedalizzazione.

Il “Tasso di ospedalizzazione per zona distretto, standardizzato per età e sesso”, è dato dal rapporto tra il numero di ricoveri (ovunque erogati) relativi ai residenti in una specifica zona ed il numero di residenti della stessa zona; è standardizzato per età e sesso al fine di eliminare eventuali differenze nella composizione della popolazione delle singole zone.

La valutazione viene data solo al tasso di ospedalizzazione globale ma, per un maggiore approfondimento della situazione, vengono presentati anche dati più specifici, relativi ai ricoveri ordinari ed ai ricoveri in Day Hospital (me- dico e chirurgico).

Fig.1 - Struttura ad albero – C1T – Tasso di ospedalizzazione

Fig.1 Struttura ad albero – C1T – Tasso di ospedalizzazione

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