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di A

NTONIO

D

ELOGU

La morte di Remo Bodei è certamente una grave perdita per la cultura italiana, europea, internazionale. Bodei è stato un protagonista del dibattito filosofico degli ultimi cinquant’anni. Ne danno conferma i suoi interventi ai numerosissimi convegni cui è stato invitato, le sue brillanti e profonde conferenze, le sue avvincenti lezioni tenute in molte Università al di qua e al di là dell’Atlantico. Bodei è stato un grande filosofo e, diremmo, un filosofo gentiluomo,

un filosofo perbene: sempre aperto al confronto dialogico, impegnato a difendere le proprie ragioni con garbate quanto persuasive argomentazioni, mai incline alle polemiche acide o astiose. Certamente è stato tra i pochi filosofi italiani che dagli anni Sessanta del secolo scorso hanno contribuito a sprovincializzare la cultura italiana aprendola sul vasto orizzonte intercontinentale e, al contempo, facendo conoscere all’estero ciò che di nuovo emergeva nella ricerca filosofica del nostro Paese. Si deve anche sottolineare che le sue permanenze in un vastissimo contesto internazionale non gli hanno fatto dimenticare la sua Sardegna. Veniva spesso nell’isola, non soltanto nella sua Cagliari, ma anche a Nuoro e a Sassari accogliendo l’invito a partecipare a convegni e a tenere conferenze. Nel 1979, rispondendo con squisita cortesia al mio invito, fu tra i relatori al convegno sassarese su “Libertà e liberazione”. A Nuoro intervenne con illuminanti relazioni ai convegni su Salvatore Satta. A Cagliari contribuì al successo dei Festival filosofici da lui promossi, tra il 2012 e il 2014, in accordo con Roberta De Monticelli. A questi Festival, di larghissimo successo, ho avuto la fortuna di par- tecipare, in dialogo con lui, su La paura della libertà e La coscienza e la legge: conservo il prezioso ricordo del suo avvincente argomentare.

Ricordo anche con gratitudine la sua disponibilità a presentare a Pisa il mio libro su La fi- losofia in Sardegna -1750-1915, pubblicato nel 1999 a conferma del suo interesse per la storia della filosofia nella sua isola. Mantenne sempre viva la memoria dei suoi anni caglia- ritani al Liceo “Siotto”, dei compagni di studio, dei docenti, soprattutto del suo professore di filosofia, “uomo piacevole nel discorrere, spiritoso e acuto”1 . Bodei è stato un filosofo polie-

drico, tanto impegnato a dare il suo prezioso contributo di pensiero alla filosofia italiana quanto partecipe, da protagonista, dei momenti più significativi del dibattito filosofico in atto in Europa, negli Stati Uniti, in Canada, nell’America latina. Il razionalismo critico, che ne ha caratterizzato il lungo e proficuo percorso filosofico, si è arricchito via via dell’esperienza nelle università di Tubinga, Friburgo, Heidelberg, Bochum, Los Angeles, Toronto, New York, Cambridge.

Ha vissuto il suo impegno filosofico con chiara consapevolezza dell’importanza pedagogica del lavoro intellettuale. Compito del filosofo, diceva, è quello di “rendere i concetti più chiari, scardinare i costrutti ideologicamente falsi, mantenere desto lo spirito critico contro la passività intellettuale, ricostruire orizzonti di senso a proposito di temi d’importanza collettiva, apportare alla società e ai singoli un contributo rilevante non abbandonandosi alla sola scienza”2.

Frequentò, durante gli anni di studio alla Normale di Pisa e poi nei suoi soggiorni all’estero (soprattutto in Germania) filosofi e studiosi di prim’ordine: Cesare Luporini, Arturo Massolo, Delio Cantimori, Aramando Saitta, Luigi Russo, Eugen Fink, Ernest Bloch, Carl Lowith. Nei primi anni del suo percorso teoretico, oggetto dei suoi studi sono stati George Gurvitch, Theodor W. Adorno, Jurgen Habermas, Hegel e, tra i poeti, Hӧlderlin e Novalis. Davvero im- portanti sono i suoi saggi su Michel Foucault, John Rawls, Robert Nozick, Ernst Bloch e Freud: approfondì, tra l’altro, le applicazioni della psicoanalisi ai testi letterari. Gli ultimi dieci/quindici anni d’insegnamento li trascorse a Los Angeles nella cui Università (UCLA) teneva corsi semestrali. Su Marx e il marxismo ha scritto pagine illuminanti di critica contro la tendenza, propria degli anni Settanta e Ottanta, a trasformarne il pensiero in dogmi che ne oscuravano “le incongruenze e le previsioni errate”.

di breve periodo” per renderla capace di comprendere la complessità dei processi storici. Non rinunciò mai alla chiarezza argomentativa che, sottolineava ricordando un celebre detto di Miguel de Unamuno, è “ la cortesia del filosofo”. Per comprendere a fondo il senso che at- tribuiva al lavoro del filosofo, si può ritornare a una bella pagina del suo libro Una scintilla di fuoco. Invito alla filosofia, pubblicato dall’editore zanichelli nel 2005: “Crescendo, ri- schiamo di perdere la spinta verso la conoscenza, di spegnere in noi l’interesse e l’inquietudine per le grandi domande e finiamo, addirittura, per vergognarci davanti all’idea stessa di porle. Preferiamo accatastare alla rinfusa le nostre esperienze, seguire automaticamente comanda- menti e divieti, giudicare rozzamente quel che capita (...) mossi da criteri vaghi, immersi in una sorta d’incoscienza”3. Ed ecco il suo pensiero su ciò che deve essere la ricerca filosofica:

“Esercizio critico, capacità affinata di soppesare in maniera metodica e paziente le argomen- tazioni e le prove relative a determinati problemi in vista di possibili soluzioni; articolazione del dubbio e sospensione del giudizio quando non si raggiunge una chiara visione delle que- stioni; propensione a vagliare idee, convinzioni, norme nella consapevolezza dei condiziona- menti, dei pregiudizi e dei limiti che ogni civiltà e personalità comporta”4.

Alla scuola di Bodei, perciò, s’impara a praticare un pensiero libero da dogmatismi, con- sapevole che la verità si raggiunge per gradi e che non è mai una conquista fatta una volta per tutte. Ricerca teorica e approfondimento di momenti importanti della storia del pensiero sono stati i suoi due ambiti di ricerca: momenti strettamente correlati in cui, tra l’altro, il sapere fi- losofico incrocia gli altri saperi nello sforzo di definire quadri concettuali in cui vengono ad evidenza i problemi di un mondo teorico problematico quanto avvincente, proposto con stile narrativo limpido e rigoroso. Ogni suo libro (l’elenco è lunghissimo a testimonianza del suo inesauribile, assiduo lavoro filosofico) ha, oltre che forte valenza teoretica, proficua rilevanza pedagogica, non comune nel campo degli studi filosofici. Tra i tanti suoi libri di storia della filosofia ci piace citare La filosofia del Novecento che, uscito per i tipi dell’editore Donzelli nel 1997, ha avuto larghissima diffusione: Bodei, fedele al compito della Nota introduttiva vi “offre strumenti per pensare l’esperienza di un secolo denso di impreviste trasformazioni”, “ ricostruisce le coordinate che orientano i nostri paesaggi mentali e delinea la mappa dei percorsi in cui la filosofia incrocia i saperi più rappresentativi”.

Filosofo dalle argomentazioni persuasive, non ha mai ceduto all’esaltazione o al culto della logica, pur consapevole, come profondo studioso di Hegel, che ad essa ci si deve affidare seppure con le necessarie cautele. L’immaginazione è stata al centro di alcune sue importanti opere in cui emerge l’esigenza di rendere più ricca, aperta, solidale la nostra esi- stenza. Non a caso il rapporto tra ragione e passione attraversa alcuni dei suoi libri più inte- ressanti e coinvolgenti: Geometria delle passioni. Paura, speranza, felicità: filosofia e uso politico e inoltre: Destini personali. L’età della colonizzazione delle coscienze ed ancora: Ordo amoris, Le logiche del delirio. Ragione, affetti, follia e infine: La passione furente, il dottor Freud e i nervi dell’anima. Filosofia e società a un secolo dalla nascita della psicoa- nalisi.

Peraltro ha affrontato e discusso con fine sensibilità e notevole intelligenza della posta in gioco i pressanti e gravosi interrogativi posti dalle biotecnologie e dalla bioetica muovendo da posizioni critiche nei confronti dei riduzionismi biofisici. Bodei si è sapientemente occupato di estetica, di ecologia, di filosofia politica educando i suoi lettori a esperienze intellettuali e morali profonde, purificate dalle acritiche convinzioni, capaci di farci guardare alle cose che

ci circondano senza ridurle a strumenti di mera manipolazione. Lo scetticismo, ci dice Bodei, non è l’approdo della navigazione filosofica che ha lo scopo di porsi delle domande e di darne risposta senza lasciarsi andare a più o meno illusorie profezie.

Il filosofo, ha detto giustamente, a conclusione di uno dei suoi libri più belli Immaginare altre vite. Realtà, progetti, desideri, deve “dare ascolto al monito di non credere all’inevitabile e di prepararsi teoricamente e praticamente all’inatteso”; deve dimostrare vigore etico e teo- retico vincendo la pigrizia mentale, la boriosa presunzione, lo sterile conformismo, il deleterio pregiudizio con la pratica del confronto serrato e argomentato.

Note

1B. Maiorca, Filosofi italiani contemporanei, Dedalo, Bari, 1984, p. 147. 2Dove va la filosofia italiana, a cura di J. Jacobelli, Laterza, Bari, 1986, p. 38. 3R. Bodei, Una scintilla di fuoco. Invito alla filosofia, zanichelli, Bologna, 2005, p. 3. 4Ivi, p. 4.