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2.3 Instabilità dei mercati e accordi collusivi nella filiera

2.3.1 La bolla dei prezzi nel biennio 2007-

Il mercato italiano del frumento dipende fortemente dalle dinamiche che si realizzano a livello internazionale sia per quanto concerne l’andamento dei prezzi interni che per gli ingenti quantitativi di materia prima importata (Ismea-Italmopa, 2011).

Per il settore del frumento duro, sono due i mercati di riferimento: per i grani “generici”(a basso valore proteico) i prezzi stabiliti nel mercato italiano sono presi come riferimento soprattutto nei mercati degli altri Paesi Europei; i prezzi di riferimento dei grani di qualità, invece, sono stabiliti nei mercati nordamericani (Serra, 2008).

Gli aumenti esponenziali dei prezzi internazionali dei prodotti agricoli avvenuti nel corso del 2007 e nei primi mesi del 2008 hanno innescato un dibattito internazionale che ha coinvolto governi, isitituzioni mondiali ed esperti del settore a cui i mass media hanno dato grande risonanza.

Sia fattori strutturali quali il tasso di crescita delle rese o l’adattamento alle politiche agricole, sul lato dell’offerta, oppure, su quello della domanda, la crescente richiesta di alimenti proveniente dai Paesi terzi o il cambiamento dei modelli di consumo, sia i molti eventi congiunturali che hanno caratterizzato il mercato delle commodities negli ultimi anni, sono stati chiamati in causa per spiegare il boom dei prezzi delle commodities (FAO, 2008; Commissione Europea, 2008; De Fiippis, 2008; Schmidhuber, 2008).

Con la riduzione dei prezzi delle materie prime agricole avvenuta a partire dalla seconda metà del 2008, il dibattito si è trasferito sulle cause che generano l’instabilità dei mercati e la forte volatilità dei prezzi (De Filippis, 2012; Sarris, 2009).

Il carattere improvviso del rialzo dei prezzi avvenuto nel 2007, ha indotto gli esperti a considerare di natura congiunturale l’improvviso squilibrio riscontrato sui mercati internazionali, anche se, molto probabilmente, i mutamenti di carattere strutturale, comportando un livello delle scorte non sufficiente a compensare l’inadeguatezza dell’offerta produttiva, hanno creato le condizioni affinché l’effetto concomitante di carattere congiunturale generasse un aumento esplosivo dei prezzi (Tangermann, 2008).

Sul lato dell’offerta, il rallentamento del tasso di crescita della produzione è il risultato di un effetto combinato di fattori tradizionali, quali la rigidità dell’offerta agricola a cui si sono aggiunti un minor tasso di crescita delle rese, una minore profittabilità delle produzioni agricole in virtù degli incrementi riscontrati nei costi di produzione, e il deterioramento delle ragioni di scambio che, associati a un livello basso dei prezzi sui mercati mondiali, hanno comportato una riduzione degli investimenti in agricoltura18 (De Filippis, 2008).

Le cause strutturali sul lato della domanda, oggetto di un ampio dibattito, riguardano essenzialmente la crescita della domanda degli alimenti da parte dei Paesi emergenti, in particolare India e Cina, e l’incremento della stessa legato alla produzione di biocarburanti. La richiesta di alimenti dei Paesi in via di sviluppo, soprattutto di quelli proteici, ha comportato un aumento della domanda dei cereali per l’alimentazione animale (Trostle, 2008, von Braun, 2007, De Filippis, 2008), anche se, come sottolineato dalla Fao (2008), questo aspetto è stato inizialmente troppo enfatizzato rispetto all’incremento reale della domanda, la quale risulta essere pressoché simile rispetto agli anni precedenti. L’altro elemento strutturale legato alla domanda riguarda la crescita della produzione di biocarburanti, indotta sia dal prezzo elevato dell’energia che, soprattutto, dalla politica di incentivazione implementata dai Paesi sviluppati, in particolare gli Stati Uniti e l’Unione Europea (Zezza, 2008; Schmidhuber, 2008). Conseguentemente, la domanda di prodotti agricoli da parte della filiera energetica riduce l’offerta degli stessi destinata all’alimentazione, a causa del crescente utilizzo di terra per la produzione di colture energetiche, anche se i timori iniziali risultavano spoporzionati agli effetti reali riscontrati (Esposti, 2008).

Agli elementi strutturali si sono aggiunti fattori cosiddetti congiunturali, i quali avendo una origine improvvisa possono determinare degli squilibri tra la domanda e l’offerta che si riflettono in

18Secondo due studi della Commissione Europea realizzati in seguito alla crescita improvvisa dei prezzi sui

mercati internazionali delle più importanti commodities, i prodotti per i quali l’aumento del prezzo si deve principalmente a fattori operanti sul lato dell’offerta sarebbero il grano, il riso e i prodotti caseari (Commissione Europea, 2008a e 2008b).

fenomeni di tensione sui prezzi. Un primo elemento congiunturale riguardava la crescita del prezzo del petrolio e la svalutazione del dollaro. L’aumento del prezzo del greggio produce un duplice effetto sui prezzi delle materie prime agricole, in quanto se da un lato, incrementa i costi di produzione che deve sostenere la componente agricola, dall’altro fa crescere la domanda di prodotti agricoli da parte della filiera energetica riducendo la produzione destinata all’alimentazione; la debolezza del dollaro, la moneta usata per esprimere i prezzi dei prodotti agricoli sui mercati internazionali, ha migliorato il potere di acquisto dei paesi importatori, i quali aumentando la domanda hanno contribuito a creare ulteriore tensione sui mercati generando un rialzo dei prezzi.

Figura 11. Prezzi agricoli e prezzi del petrolio 1996-2008 (valori nominali)

Fonte: De Filippis, 2008

Il fattore climatico, il secondo elemento congiunturale che ha contribuito alla impennata dei prezzi nel biennio 2007-08, ha animato il dibattito tra gli addetti ai lavori, i quali non considerano più la frequenza di eventi climatici sfavorevoli come episodi congiunturali ma la coseguenza di un fenomeno strutturale più ampio e profondo quale il cambiamento climatico (De Filippis, 2008). Il rialzo dei prezzi era stato preceduto da tre annate caratterizzate da alluvioni nel nord Europa, una forte siccità in diversi Paesi, soprattutto in Australia, e il forte freddo che aveva colpito la Russia e l’Ucraina.

Infine, il terzo fattore congiunturale, riconducibile alla crisi finanziaria che ha liberato molta liquidità sui mercati internazionali alla ricerca di impieghi remunerativi, è rappresentato dalla speculazione finanziaria che ha colpito i mercati internazionali delle materie prime agricole. All’interno del dibattito sul ruolo e sul peso della speculazione, favorita dalla forte concentrazione

presente nei mercati internazionali dei cereali (Serra, 2008), vi è chi tende a minimizzare la sua importanza e chi la indica come la causa principale della crescita dei prezzi agricoli.

Una volta affrontate le cause che hanno contribuito alla forte crescita dei prezzi del biennio 2007- 08, ora, brevemente ci soffermiamo sulle conseguenze subite dai Paesi. I più colpiti sono quelli che dipendono maggiormente dalle importazioni di alimenti, dove è più elevata l’incidenza della popolazione povera ed è maggiore nelle aree urbane rispetto alle aree rurali (World Bank, 2007; Ivanic, Martin 2008).

Ai Paesi sviluppati l’aumento dei prezzi dei prodotti agro-alimentari ha avuto conseguenze sul processo inflazionistico e sulla riduzione della domanda, causata anche dall’effetto psicologico che ha sui consumatori l’aumento dei prezzi agricoli, in termini di maggiore percezione dell’inflazione reale (Sassi, 2008). Alcuni comparti sono stati più colpiti rispetto agli altri, come la carne e il settore caseario (Commissione Europea 2008a, 2008b), mentre in alcuni settori, come la pasta, ha consentito che alcuni soggetti operanti lungo la filiera ne approfittassero.