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Bolle speculative e teoria economica

Nel documento T Facoltà di Economia U S T (pagine 51-55)

Capitolo 3 La Borsa e un fenomeno particolare: le Bolle Speculative

3.3 Le bolle speculative

3.3.3 Bolle speculative e teoria economica

La teoria standard neoclassica preclude l’esistenza delle bolle. Tutti gli agenti in tali modelli sono ipotizzati razionali e l’ipotesi di un mercato efficiente implica l’assenza di bolle. La realtà dimostra invece che fenomeni come le bolle ed i crash esistono. La presenza di agenti con razionalità limitata sui mercati reali viene superata con l’ipotesi dell’esistenza di un numero sufficientemente alto di agenti arbitraggisti con buona informazione sul mercato in grado di contrastare gli effetti della razionalità limitata.

Al contrario Abreu e Brunnermeier (2003) hanno prodotto un modello che dimostra la persistenza delle bolle, nonostante la presenza di agenti arbitraggisti perfettamente razionali con piena informazione ed accesso al finanziamento. Le ragioni che portano all’annullamento dell’ipotesi sono legate alla presenza sul mercato di agenti abitudinari e la mancanza di coordinamento degli agenti arbitraggisti nel valutare l’istante in cui i prezzi iniziano la caduta. Il modello analitico proposto cerca di riprodurre le caratteristiche dei prezzi, attraverso formule. L’attenzione si concentra nell’individuare il momento in cui la bolla cessa di esistere legato ai comportamenti degli investitori sul mercato. Nel modello sono previsti due tipi di investitori: gli arbitraggisti e gli agenti behavioural. Se per quanto riguarda gli agenti arbitraggisti sono dettagliatamente definite le caratteristiche comportamentali, l’altro tipo di agenti sembra introdotto per giustificare in qualche modo l’insorgenza della bolla e per creare una controparte per le strategie di investimento degli arbitraggisti nel corso del suo sviluppo. Infatti il momento in cui si verifica la bolla è considerato un fenomeno esogeno che si verifica nel momento in cui, per opera degli agenti del secondo tipo, il valore del titolo si discosta dal suo valore fondamentale. Gli agenti arbitraggisti sono in grado di percepire questo cambiamento solo un certo numero di istanti più tardi e non sanno se gli altri investitori sono già arrivati alla stessa conclusione. Questa mancanza di coordinazione conferisce una discontinuità nell’andamento dei prezzi e può conferire al modello una componente di incertezza riguardo la durata della bolla.

Dal momento in cui i prezzi si discostano dal valore fondamentale, la bolla si sviluppa solo quando un numero sufficientemente alto di agenti arbitraggisti ne acquisiscono la consapevolezza. Tale mancanza di sincronia comporta anche differenti valutazioni degli agenti riguardo il momento di abbandonare il mercato. Grazie all’introduzione di una componente stocastica, quindi, il modello è in grado di generare endogeneamente il crash. In presenza infatti di perfetto coordinamento di comportamento degli agenti arbitraggisti, la bolla si potrebbe sviluppare all’infinito o dovrebbe essere interrotta in maniera esogena. Gli autori individuano quindi nella mancanza di coordinazione un elemento importante per tradurre i comportamenti eterogenei osservati sui mercati reali.

Il modello analitico proposto può spiegare una particolare caratteristica del fenomeno delle bolle, ma l’ipotesi secondo la quale queste si generano risulta a mio parere piuttosto restrittiva. Seppure nel modello vengano introdotti

comportamenti differenti, tutti sono caratterizzati dalla stessa metodologia comportamentali, dallo stesso accesso al credito ed alle informazioni provenienti dal mercato. L’eterogeneità è introdotta nel modello utilizzando una scala temporale d’azione differente per gli investitori. I risultati ottenuti sono coerenti con i dati osservabili in realtà, ma forniscono scarse indicazioni sulle cause dell’andamento dei prezzi legate alle caratteristiche degli elementi che li determinano.

Sempre restando nel settore dei modelli analitici sono diversi gli esempi di studi che cercano di ricondurre il fenomeno delle bolle ed i conseguenti crash al raggiungimento di un punto critico del sistema. La teoria dei punti critici presenta diverse analogie con la spiegazione dei fenomeni fisici e si traduce nel sostenere che si verifica un cambiamento di tendenza dell’andamento dei prezzi nel momento in cui un certo andamento ha raggiunto il livello massimo in termini di sostenibilità in conformità con le caratteristiche delle componenti del sistema. In questo modo è possibile tradurre con formule l’andamento dei prezzi nel sistema ed ottenere una sorta di prevedibilità dell’istante in cui questo raggiunge il punto critico.

Un elemento sul quale molti studiosi concordano è che fenomeni come le bolle ed i crash hanno una forte matrice emozionale e quindi sono strettamente collegati alla componente sociale del sistema finanziario: gli individui.

Alcuni studiosi individuano la condizione in cui si verifica una bolla o un crash o comunque una situazione di forte variazione dei prezzi come il raggiungimento di un’uniformità comportamentale degli agenti nel sistema, al contrario di altre teorie che classificano questi fenomeni come “anomali” e quindi dominati dal caos in contrapposizione a periodi di stabilità8.

Nel suo modello Kaizoji (2000) cerca di spiegare quali siano le caratteristiche degli individui che operano su un mercato finanziario che possono determinare un particolare andamento dei prezzi. L’approccio utilizzato è quello del modello ad agenti. Nel modello ci sono N investitori, ciascuno identificato con un indice. Ogni investitore può essere sia acquirente che venditore nel corso della simulazione. I cambiamenti di prezzo sono soggetti alle leggi di mercato: il prezzo sale se si verifica un eccesso di domanda e scende nel caso contrario. In un altro modo si può dire che il prezzo sale quando ci sono troppi acquirenti per il titolo. In tale prospettiva, si possono collegare le decisioni di investimento degli agenti sulla base di ciò che questi sono in grado di prevedere sul comportamento degli altri individui sul mercato. Nel modello la decisione dell’agente è anche condizionata dalle caratteristiche dell’ambiente: con ambiente si intende un valore numerico ottenuto dal surplus di valore acquisito da un titolo rispetto al fondamentale sottostante a cui è sottratto il valore del tasso di interesse di mercato che rappresenta l’investimento alternativo al titolo scambiato sul mercato. Se l’ambiente ha valore positivo, allora l’investitore è propenso ad acquistare. Tuttavia la scelta dell’investitore si ottiene utilizzando una formula matematica che esegue una somma ponderata tra il valore dell’ambiente ed il valore che viene attribuito alla scelta effettuata da un altro investitore che ha operato sul mercato. I volumi

8 Un’analisi più dettagliata di alcuni modelli di questo tipo è fornita alla fina del Capitolo 6 nella parte dedicata alla discussione sulla prevedibilità delle bolle speculative.

Capitolo 3- La Borsa ed un fenomeno particolare: le bolle speculative

oggetto di scambio dipendono quindi dall’attitudine degli investitori ed il prezzo di mercato del titolo viene definito da un market maker sulla base delle proposte di acquisto e di vendita.

Con questo modello l’autore sperimenta diversi scenari possibili. L’equilibrio del mercato si manifesta quando il numero di acquirenti corrisponde al numero di venditori dello stesso titolo. Al di là di questa condizione vi sono comunque delle fasi di transizione che permettono meglio di osservare ed individuare la dinamica del mercato. L’autore cerca di rappresentare le decisioni di scelta degli investitori con una formula analitica, i cui parametri possono subire modifiche nel trascorrere di un tempo discreto. In questo modo individua i valori dei parametri in grado di rappresentare situazioni di forte crescita o calo dei prezzi. Sulla base dei dati raccolti nel periodo del boom dei mercati giapponesi tra il 1987 e 1992, l’autore dimostra l’attinenza del modello creato sia per quanto riguarda l’andamento dei prezzi, che la teoria comportamentale degli agenti che operano sul mercato.

I modelli sopra descritti si occupano quindi dello studio di una particolare caratteristica osservabile sui mercati finanziari: l’insorgenza di bolle e crash. Attraverso diversi approcci i modelli cercano di dare una spiegazione a questi fenomeni in base all’azione degli agenti al loro interno. Lo scopo di queste analisi è quello di produrre modelli che si discostano dalle metodologie della teoria economica per gli strumenti e i concetti utilizzati. In questa prospettiva, nel capitolo che segue sono segnalati ed analizzati una serie di modelli individuati nella dottrina recente che cercano di rappresentare l’attività ed i fenomeni che si manifestano sui mercati finanziari.

Nel documento T Facoltà di Economia U S T (pagine 51-55)