Ag o s t i n o Br u n o. G li A rchivi del Comune di Savona. __ S avona Tipo-Litografia Vescovile di Miralta, 1884.
L ’ autore avendo « avuto occasione di qualche studio intorno agli ar
chivi suddetti, ha creduto di rilevare in una breve monografia quanto di più rimarchevole si trova nei medesimi » , avvisandosi in tal guisa di
« richiamare l’ attenzione degli intelligenti fopra quelle im portami rac
colte, che offrono largo campo d’ investigazione alla paleografia ed alla storia ». Egli ha distribuita la sua monografia in due parti: nella prima delle quali tratta dell’ Archivio M unicipale, e nella seconda ragiona del-1 A i eluvio degli' antichi Notari. L ’ Archivio Municipale contiene circa otto
mila tra volumi e fogliazzi, distribuiti secondo i governi ai quali appar
tengono, cioè : il governo a popolo che giunge fino al 15 2 8 , e, compresa la signoria di Genova, fino al 179 9; governo francese ( 1 8 0 0 - 1 4 ) ; il σ0- verno sardo ed italiano (18 15 in poi). Naturalmente la prim a serie è^la più ricca, ed anche la più preziosa; e nell’ ordine cronologico stanno anzitutto 1 due ben noti codici a catena, che vanno dal 998 al sec X V I e che possono paragonarsi ai libri jurium di Genova. D al 1 1 7 8 c o m in c i!
poi la serie dei cartulari de’ cancellieri; e primo è quello di A rnaldo (Minano e Giovanni di Donato, che va fino al 1 1 8 3 . M a perchè misti agli atti di indole pubblico sono in questo e ne’ successivi cartolari con notabile preponderanza, gli atti privati, cosi a noi sembra che il Cum ano il Donato, il Martino, ecc. ecc., troverebbero più acconcia sede nell’ A r chivio Notarile il quale verrebbe in tal guisa a rivaleggiare d’ antichità con quello di Genova, che principia, come è risaputo, dal 1 1 5 4 .
Se alle indicazioni proprie il Bruno avesse inoltre associate quelle de^li scrittori che prima di lui attinsero negli archivi s a v o n e s i, la sua m o n o grafia, per quanto lodevole e interessante, sarebbe riuscita senza follo di una utilità molto maggiore. In vece, salve le citazioni generiche contenute per questo rispetto nella prefazione, lo studioso non isperi di avere in lui una guida che gli insegni quali fra gli atti citati via v ia sieno di già editi, 0 quali fra i codici sieno stati in altro tempo esaminati e descritti.
Eppure questi cenni sarebbero tornati assai più vantaggiosi di quei quattro
lecitasse la ricognizione di quanti altri notari tuttavia rim angono ignoti.
11 che diciamo specialmente, pensando che già fino dal 1868 A n g e lo Berto-
g i o r n a l e l i g u s t i c o i 6 i
G I U S T I N A R E N I E R M I C H I E L
I.
Non v ’ è persona mediocremente colta e un po’ informata delle cose venete nel secolo scorso, che non abbia presente lo scandalo del segretario Gratarol, cui è dedicata tanta parte delle Memorie inutili. Un vero garbuglio di a m o r i , di am bi
zioni e di gelosie diede origine e contribuì allo sv o lgim e n to di questo episodio, che ebbe principio comico e fine tra
gica. Carlo Gozzi, innamorato della attrice T e o d o r a R icc i, mette in caricatura nelle Droghe d’ amore ( 1 7 7 7 ) Pierantonio Gratarol, che della Ricci godeva i favori; il capocom ico S a c elli , che amava egli pure la R icci, ne trae partito per v e n dicarsi del rivale; Caterina Dolfin T r o n , che odiava il G r a tarol, soffia nel fuoco ed usa della sua influenza per farlo d i
vampare ( 1 ) . All’ intrigo privato prendono p a r t e i m agistrati pubblici, che spregiano i ricorsi del Gratarol e com andano che le Droghe, secondo il desiderio del pubblico, siano re
plicate. Il perseguitato segretario parte da V e n e z i a , ed ecco che il consiglio dei dieci gli intima di presentarsi alle pri
gioni entro ventiquattro ore e lui latitante condanna nel capo (2). Tutto questo per un pettegolezzo di d o n n e !
(1) Cfr. Ma g r i n i, I tem pi, la vita e g li scritti di C arlo G o n i , Bene- vento 1883, pag. 1 10-129 e M asi> Lc f i abe ài C. Go\%i, I , c l x x i i i - c d r x x .
(2) Cfr. E. Mo r p u r g o, Marco Foscarini e Venezia nel sec. X V111, Firenze 1880, pag. 12 4 -12 6 .
Gio rn. Lig u s t ic o. Anno X II. IT
Nella parte che il magistrato della repubblica prese in questo scandalo si vede una mano d’ uomo superiore , che maneggia i fili dietro le quinte: è la mano del n. h. Andrea T r o n , el paron di Venezia. Am ante prima, poi marito a C a terina Dolfìn, egli indulse questa volta al capriccio della m o glie ed ebbe a pentirsene. C h e forse, se quello scandalo del Gratarol non era, noi avrem m o veduto, morto nel 17 7 9 A l vise M ocenigo, succedergli nel dogato Andrea T r o n , anziché il n. h. Po lo R en ier ( 1 ) .
Com unque sia di ciò , la elevazione al dogato del n. h.
R en ier segnò l’ apogeo di quella famiglia, già illustre per am basciatori e procuratori di S. M arco (2). È una caratteristica figura questa di P o lo Renier, che meriterebbe ora una storia imparziale e diffusa, com e meritò dai contemporanei elogi e com m emorazioni ( 3 ) . Il T o m m a se o scrisse che « se fosse
» vissuto fino al n o v an tasette, forse Venezia non periva, o di
» m iglior morte periva » (4 ). E credo si ap po n g a, chè per certo alla gloriosa repubblica nessuna sciagura potea succe
dere peggiore , che 1’ avere a capo in quei giorni difficili il debolissimo n. h. L u d o v ico Manin. N o n già che il Renier potesse fare m ir a c o li , rinsanguare un corpo esausto,
ritem-( ) È una idea espressa da E . Ca s t e l n u o v o, Una dama veneziana del sec. X V I I I , in N . A n tologia, 15 giugno 18 8 2 e confermata da quel compe
tentissim o che è il Lo e h n e r , in A rch ivio ven eto , vo l. X X I V , p. 209 n.
(2) G aspare Gozzi, dedicando a Po lo Renier II quadro d i Cebete Tebano v u lg a r iz ja t o , ram m enta nominatamente alcune fra le glorie principali della fam iglia. Vedi Opere d i G aspare Goz_%i, P ad ova 1 8 1 8 - 2 0 , vol. V I . p. 1 0 9 - 1 1 0 .
( 3 ) Pi e t r o Mo c e n i g o, E lo gio del doge P. Renier , Venezia 1788. —
Em. d e Av e z e d o , O ratio in funere serenissim i P rin cip is P . R a in e r ii, V ene z ia 1789. Cfr. anche Mo s c h i n i , D ella letterat. v e n e \ .n e l sec. X V I I I , V e n ezia 1806, vol. I l i , p. 3 1 .
(4) S to ria civile nella le tte ra ria , T o r in o 18 72 , p. 2 5 1 .
GIORNALE LIGUSTICO 163
prare un popolo infiacchito e corrotto; ma egli almeno ebbe e mostrò tempra virile ed era senza alcun dubbio un in
gegno superiore. Nel decennio del suo dogato ( 1 7 7 9 - 1 7 8 9 ) la Serenissima riebbe ancora qualche momento del suo antico vigore: indizio di ciò stanno, opera rom anam ente in
trapresa e com piuta, i m u ra c i. Il Renier aveva inteso il male dell’ antico governo e avea preso a curarlo. A ciò forse si deve quel suo voltafaccia, che indignò tanto alcuni con
temporanei e non trovò indulgenza neppure nei posteri. Il Renier giovane appartenne a quel gruppo di patrizi lib e r a li, che sotto il dogato di Francesco Loredan e di M arco F o - scarini cercarono opporsi alla straordinaria potenza del con
siglio dei dieci e degli inquisitori di stato. Di questa oppo
sizione era l’ anima il n. h. Angelo Q uerini, celebre non meno come mecenate degli studi e delle arti che come spi
rito largo e amante di libertà. T r a il Querini e il R en ier si strinse un amicizia, che purtroppo non doveva durare, giac
ché il doge Renier del 1779 apostatò le idee propugnate dal senatore Renier nel 17 6 1. Il doge era nemico dei Barna- botti, quanto il senatore ne era stato amico. Ripristinare P antica potenza delle famiglie nobili , richiamare il governo aristocratico alle sue tradizioni, rialzare il prestigio della D o
minante fuori delle lagune, furono i concetti a cui si ispirò il governo del Renier. Forte della sua eloquenza che tutti vantano prodigiosa e di quel tatto politico che rese celebri i Veneziani più antichi, egli volle opporsi alle correnti sov
versive, presago delk rovina che qualunque allentamento dei vecchi ordini di governo doveva recare alla gloriosa repub
blica ( 1 ) .
(1) A questa apostasia del Renier si collegano le curiose e poco note vicende del suo busto. Nel 1776 il Querini pensò di far fare un busto dell’amico e lo commise al giovane Canova. Il busto fu.eseguito e meritò
C o n c e d ia m o del resto che in P o lo R e n ie r Γ uomo politico fu di m o lto su p e rio re al privato. Lascian d o stare Γ accusa d’ essersi arricch ito durante il bailato di Costantinopoli ( i ) , egli è certo che Γ am b izio n e del R e n ie r lo condusse a presen
tarsi al b ro g lio calando s t o l a , e quel che è peggio ad aprirsi la via al d o gato con la corruzione. L o disse apertamente il G r a d e n ig o c o n te m p o ra n e o : « Ha com perate le balle per 15
lode. In s e g u i t o , fatto doge il R en ie r e mutate le sue tendenze, il Que
rini , inasprito a n c h e da nuove ragioni di inimicizia personale che s’ erano so vrap p o ste , non v o lle più nel suo studio il busto canoviano. E i lo confinò ne lle sua v illa d’ A l ti c h i a r o , dietro l’ altare delle Furie, esposto ad o gni genere di insulti e di brutture. Venduto quindi dagli eredi, malconcio e guasto nel passare di mano in mano , si perdette la memoria del- 1’ u o m o che rap p re se n tava e dell’ artista che lo àv e v a fatto. Giambattista G i r a l d o n B o s i o , che lo acquista va nel 1 8 3 4 , non sapeva chi rappresen
tasse quella effigie , e solo per caso venne a conoscerlo di poi, per avere un artista ottantenne riconosciuto in essa il busto del Renier che aveva a m m ira t o in c asa Querini. C o sì almeno pensa P e t r o n i o M a r i a C a n a l i , nel suo opuscolo intitolato S to ria aneddota del busto erma del doge Renier opera d i C a n o v a , V e n e z i a 1 8 4 c , e dietro a lui il R e u m o n t , D ie Buste P a o lo R e n ie r’ s , in B eitrâ g e \ u r italieniscben Geschichte , vol. I I , Berlin 1 8 5 3 , p. 3 3 1 e seg. S e poi con questo busto canoviano sia realmente da identificarsi quello già posseduto dal sig. Niccolò Bottacin, come si sostiene n e ll’ opuscolo : Intorno a lla scoperta d ’ un busto del doge Renier m odellato da A nton io C an ova ora p roprietà del sig. Nicolò Bottacin di T r ie s t e , cen n i d i B . T . , T r i e s t e 1 8 6 4 , io non oserei decidere. Questo busto c o m p e ra to dal Bottacin passò con altri oggetti d’ arte e di antichità nel M u s e o C i v i c o di P a d o v a , dove ho potuto vederlo. Il ch. prof. Gloria mi a v v e r te che di esso h a discorso anche 1’ U r b a n i nel Bollettino d ’arti in du strie e cu riosità veneziane del genn.-febb. 18 78 , ma io non potei pro
c u rarm i la conoscenza diretta di questa pubblicazione.
(1) È la n ciata senza sottintesi da L u ig i B a l l a r m i, le cui lettere pienè di m ald ic e n z a , che va n n o dal 1 7 8 0 al 1789, si conservano in sei grossi v o lu m i nel M u seo C o r r e r . V e d i M o l m e n t i , Vecchie Storie, Venezia 1882, p. 19 8-20 0 e anche 2 1 4 - 1 7 e 247-48.
GIORNALE LIGUSTICO
» e più zecchini l’ una; di queste se ne contano circa tre -
» cento ». Nè vale la generosa, ma passionata difesa di G i rolamo Dandolo, che esponendo il complicatissimo sistema elettorale dei d o g i, nega la possibilità della corruzione e chiama una ciarla quella che corse sul conto del R en ier ( i ) . Il maggiore storico della repubblica ha messo le -co se al posto loro, ed ha mostrato come nell’ ultimo secolo della S e re n is sima gli accorti fossero giunti ad eludere lo stesso guardingo e complicato sistema di votazione, che usavasi per la ele
zione del d o g e , e com e, pur non ammettendo le cifre del Gradenigo, lo scolpare il Renier dalla taccia di corruzione sia cosa meglio impossibile che difficile (2 ). A V en ezia era permesso il broglio , e dal broglio alla corruzione non v ’ è che un sol passo: Roma ammaestra ( 3 ) . L e annotazioni degli Inquisitori di S tato , recentemente messe in luce ( 4 ) , con
fermano quanto il Romanin ha asserito; e il compianto Emilio Morpurgo ha fatto rilevare come lo stesso severo e dotto Marco Foscarini non repugnasse da queste arti (5). E che, osserva il Morpurgo giustamente, tali c o r ru z io n i, più che Γ opera dell’ iniziativa personale, fossero la conseguenza
(x) L a caduta della repubblica di Venezia ed i suoi u ltim i cinqu antanni, Venezia 18 5 5 , p. 183-185.
( 2) Ro m a n i n, Storia documentata di V enezia, vol. V i l i , V ene z ia 1 8 5 9 , p. 2 4 1 n.
(3) Cfr. I. Ge n t i l e, Le elezioni e il broglio nella repubblica rom ana, Mi
lano 18 79 , p. 228 e seg.
(4) Dal Ba z z o n i nell’ Arcb. St. It. , Serie III, voi 1 1 . Si veda anche
Lo e h n e r nell Arch. veneto, X X I V , 2 1 0 - 1 1 . L a cronaca ms. dell’ abate Gen- nari (1739-18 00), che si conserva nella biblioteca del S em inario d iP a d o v a , e dove si riferiscono fatti importanti e caratteristici intorno al R en ie r e al suo dogato , mi fu inaccessibile.
(5) Marco Foscarini e Venezia nel sec. X V I I I , p. 62-65. C fr. p. 79-89 e p. 384-89.
del decadimento assoluto dello Stato, lo dimostra il non aver avuto il Foscarini nessun co m p e tito re, e l ’ essere stato il Renier indiscutibilmente il prim o uom o di Stato veneto dei tempi suoi.
Il M u tin e lli, in un suo libro pieno di frasacce gonfie e stupefacenti, m olto più simile certo a un romanzo à sensa
tion che a una m onografia storica, ha sostenuto, tra le m olte accuse da lui lanciate contro il n. h. R e n ie r, e h ’ egli appar
tenesse alla setta dei L ib e ri M uratori. E anche a questo r i
spose il Dandolo sd egn osam en te; m a non in m odo , a me sembra, da soddisfare la critica spassionata.
È questa dei massoni in V en ezia nel secolo passato una intricata e difficile istoria , alla quale pur troppo mancano i documenti. C iò è tanto più a d eplo rarsi, perchè forse da questi documenti trarrebbe luce grande e insperata quel fatto molto d iscu sso , ma non ancora interamente c h ia rito , che è la caduta della repubblica. R iform atasi nei primi anni del secolo scorso la m a s s o n e r ia , riunitesi nel 1 7 1 7 in una sola le quattro loggie di L on d ra, pubblicata nel 1 7 2 3 The constitution o f thè freem asons ( 1 ) , non tardò la setta a diffon
dersi in tutta E u ro p a e fuori. In Italia si contrastano il pri
mato cronologico la loggia di N apoli, contro la quale sembra che già nel 1 7 3 1 si pronunciasse C arlo III di S p a g n a , e quella fondata il Firen ze dal duca di Middlessex nel 1 7 3 3 ( 2 ) . L e vicende della loggia fiorentina, cui era affigliato nel 1 7 3 5 il C r u d e li, che vi tenne carica di segretario , e il cui processo determinò la caduta dell’ inquisizione in T o s c a n a , hanno trovato il lo ro storico ( 3 ) . L a massoneria veneta, la
( 1 ) Fi n d e l, H istoire de la fran c-m açon n erie, Paris 1 8 6 6 , vol. I, p. i5! >
1 6 1 , 4 5 0 .
( 2 ) Fi n d e l, Op. cit., vol. I , p. 4 2 5 - 3 1 ; F . S b i g o l i , Tommaso C rudeli e t p rim i fram assoni in F ir e n z e , Milano 1 8 8 4 , p. 6 2 e seg.
( 3 ) Sb i g o l i, Op. c i t ., p . 1 0 5 - 2 9 6 .
GIORNALE LIGUSTICO 1 6 7
cui ingerenza fu di gran lunga superiore a quella della fio
rentina, non Io ebbe peranco. « A Venise toutes les loges
» avait été fermées en 1 7 3 8 , mais elles furent rouvertes
» peu à peu en secret », dice il Findel ( 1 ) ; ma non si sa su quali documenti si appoggi. Il 17 38 è la data della bolla lu eminenti di Clemente X I I , che stigmatizza la mas
soneria (2), la quale doveva essere seguita pochi anni dopo da un’ altra bolla di Benedetto X I V . Le repressioni venete saranno state motivate dalla scomunica papale? Non è agevole il dirlo. Certo peraltro si è che la massoneria continuò poi sempre in Venezia, e che solo nel 1785 fu scoperta e chiusa la loggia di Rio Marin in contrada San Simeon grande (3 ).
O r a , in questa oscurissima storia, non mi si dia dello sfacciato se io timidamente accenno a certi miei sospetti, che ho tentato invano di scacciare dalla mente. L e relazioni che si hanno del modo in che la loggia veneta fu scoperta v a riano fra di loro radicalmente. 11 Mutinelli dice che il n. h.
Girolamo Zulian, affigliato, dimenticò in gondola alcune carte compromettenti, le quali dai gondolieri vennero consegnate all’ Inquisizione (4). Egli si attiene ad una relazione sincrona
(1) Op. cit., I , 426.
(2) Fi n d e l, Op. c it., I, 258.
(3) Nel 1785 era doge Polo Renier. Della esistenza della massoneria in Venezia nel 1777 sono prova due lettere del nunzio pontificio Ranuz- zini al Segretario di Stato, che si conservano nell’ A rch ivio Vaticano. Da queste due lettere si ricava come allora fosse capo della massoneria vene
ziana il Gratarol, ciò che forse in parte spiega le persecuzioni strane, di cui egli fu oggetto. Devesi questa notizia ad uno scrittore pseudonimo del Giornale degli eruditi e curiosi, il quale peraltro erroneamente ne dedusse (forse per essere il Gratarol segretario del Senato) che il go ve rn o veneto proteggesse in quel tempo la massoneria. Cfr. Giorn. cit., I, 530, 6 5 2 - 5 3 , 709, 784 ; li, 12-13, 266.
(4) Memorie storiche degli ultimi ciuquanl'anni della repubblica ven eta , Venezia 18 5 4 , p. 20-22.
ras. che è nella raccolta C orrer. Il Dandolo invece, riferen
dosi a un’ altra relazione contem poranea che è in due codici C icogn a , dice che la loggia di R io M arin fu scoperta per la denuncia di un m arangone, che vi portò certo suo armadio a muro ( i ) . Il R o m an in riferisce la relazione pure sincrona di G irolam o A scanio M o l i n , nella quale non si parla nè di falegname, nè di gondolieri. Q ui la loggia è scoperta diret
tamente dagli Inquisitori, che ne danno ad esaminare lo Sta
tuto ad un teologo (2). Q uesta assoluta discordanza dei rela
tori contemporanei fa m eraviglia. Si dà il caso che la sc o perta della loggia avvenisse pochi giorni dopo quel m em o
rando 25 aprile 17 8 5 in cui fu appiccato il fuoco all’ A r se nale di Ven ezia, pericolo gravissim o quasi miracolosamente scongiurato. T r a i due fatti vi è relazione; ma come mai il G o v e rn o avrebbe subito posto la mano sulla loggia di R io M a r in ? N o n sem bra che egli dovesse essere prevenuto di tut- tociò che si alm anaccava e si complottava laggiù , sicché al prim o entrare in azione di quei congiurati, ponesse fine alle loro c o n g r e g h e ? N o n sem bra che le diverse maniere con cui si n arra lo scoprim ento della loggia siano novelle sparse ad arte per deludere il pubblico e i massoni ? N on potrebbe darsi che il n. h. R e n ie r , d o g e , già lib eralissim o, già affi
gliato alla setta , profittasse allora, minacciata gravemente la repubblica, di quello che ei sapeva della l o g g i a , per soppri
merla ?
Ard ito è certo questo co lp o ; ma non inverosimile. A b biamo infatti tre liste di massoni veneti di quel tem po , una che il Mutinelli dice tratta àa\Y A rchivio democratico, l’ altra esistente nel m useo C o rre r, la terza, credo sinora sfuggita,
ri-( i j N ota sui lib eri m uratori veneziani, in appendice ri-(con paginat, spec.) all’ Op. c it ., p. 13 - 16 .
'2 ) St. do c u m ., V i l i , 2 7 5 -8 1.
GIORNALE LIGUSTICO 1 6 9
cavata dagli Atti della polizia austriaca ( 1 ) . Il Mulinelli corse troppo chiamando « pressoché uguali » le prim e due ( 2 ) ; ma il Dandolo, a sua volta, si lasciò accecare dal precon
cetto nel dirle « buone ad involger acciughe » ( 3 ) . Giurare*
sulla esattezza di queste liste non si può ; ma crederle inat
tendibili perciò solo che in parte discordano, non mi sembra buon consiglio. La discordanza può dipendere dall’ essere state compilate in tempi d iv e r s i, nè è detto che con esse i massoni intendessero dare 1’ elenco compiuto dei loro affigliati.
Non vale po i, come fa il Dandolo, provare Y alibi di al
cuni fra i massoni registrati ( 4 ) , giacché l’ assenza non in
clude espulsione dalla loggia. Io so che fra i massoni trovo in due delle liste Angelo Querini, i cui sentimenti liberalis
simi sono noti; so che vi trovo Giovanni Pindem onte , so
spettato dagli inquisitori, caldo per le idee fra n c e s i, autore di uno scritto in cui difende sé stesso e le idee liberali contro gli oligarchi veneti ( 5 ) ; so che vi trovo i fratelli Memmo, Bernardo e Lorenzo, amici del noto massone G i a como Casanova , da cui la povera madre loro li diceva tra
viati (6), e denunziati come p ia m i e miscredenti dallo spione
(1) Carte segrete e atti ufficiali della polizia austriaca in Ita lia d a l 4 giugno 1 S 14 al 22 marzo 18 4 8 , Capolago-Torino 1 8 5 1 , p. 82. Debbo la conoscenza di questo libro alla buona amicizia del conte C a rlo Cipolla.
(2) Op. c it ., p. 9-10.
(3) Nota cit., p. 7-9.
(4) Nota cit., p. 1 0 - 1 1 .
• (5) G i u s e p p e B i a d e g o , Poesie e lettere di Giov. Pindemonte raccolte ed illustrate, Bologna 18 8 3 , p. x x x i-x x x i v, u v , l v i-l v i i , 332-54.
(6) D ’ An c o n a, Un avventuriere del secolo X V I I I , in N . A ntologia, voi.
L X I V , p. 435-36. Che la principale accusa per cui il Casa n ova fu arre
stato fosse di massoneria, mi sembra, dopo il bello studio del D ’A n cona, inoppugnabile.
G iam b attista M an uzzi ( 1 ) . S e dunque in due di queste liste che serbano i n o m i di p e r s o n a g g i più ο m eno com promessi nella fam a p u b b lic a , mi a v v ie n e di tro v a re P o lo Renier, le cui idee s o v v e r s i v e nel p r im o perio do della sua vita sono g ià state r am m e n tate, io non credo di ingannarm i giudicando che egli fosse ascritto alla m a s s o n e r i a , si facesse fors’ anco aiutare da essa n ella sua elezion e a d o g e , e poi la sconfes
sasse. N o n per n u lla il P isa n i ed il C o n ta rm i tramarono co n tro la vita del R e n ie r e n ’ ebbero 1’ uno la cattura, l'altro il confino a C a tta r o di D alm azia ( 2 ) . V accorto vecchio sa
peva gu ard a rsi.
Io mi gu ardo bene dal credere di aver espresso qui più che una ipotesi in to rn o alla oscura questione. T ro p p o co se avrei da dire su questo s o g g e t t o , che qui è toccato so lo per incidenza. L ’ azione m assonica negli ultimi anni della repubblica veneta d o v e v a essere grande e continua: lo stesso o r g a n is m o di quello stato , la stessa sua debolezza, in quei tem pi, la eccitavan o e la perm ettevano. È certo che i m asso n i non si rad u n av an o secretamente per starsene tran
Io mi gu ardo bene dal credere di aver espresso qui più che una ipotesi in to rn o alla oscura questione. T ro p p o co se avrei da dire su questo s o g g e t t o , che qui è toccato so lo per incidenza. L ’ azione m assonica negli ultimi anni della repubblica veneta d o v e v a essere grande e continua: lo stesso o r g a n is m o di quello stato , la stessa sua debolezza, in quei tem pi, la eccitavan o e la perm ettevano. È certo che i m asso n i non si rad u n av an o secretamente per starsene tran