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BONIFICHE NUOVE E VECCHIE

N O T E E R A S S E G N E

BONIFICHE NUOVE E VECCHIE

Giu seppe Tassinari: La bonifica integrale della legge Mussolini. — Roma, Sottosegretariato per la bonifica integrale. XV II-1938. Un voi. in 4° di pp. 392-212, 80 illustrazioni e 22 corografie fuori testo ed una grande carta della distribuzione geografica dei comprensori di bonifica e dei perimetri di sistemazione montana. S. i. p.

Giu seppe Medici e Paolo Pr in c ipi: L e bonifiche di Santa Eufemia e di

Rosarno. — N. Zanichelli, Bologna, 1939. Un voi in 8° di pp. 263, 54 tavole fuori testo e 5 carte. Prezzo L. 60.

Aurelio Carrante - Giu seppi: Medici - Luigi Perdisa: Nuove direttive per la trasformazione dell’agricoltura. — Laterza, Bari, 1939. Un voi. in 4° di pp. 195 ed una coreografia del comprensorio di bonifica del Tavoliere S. i. p.

Paolo Bignami, con la collaborazione di G . Baroni, B. Belingeri, A. Fer­ rari, G. Medici e L. Pizzamiglio: Il grande canale Mazza, la rete delle rogge de­ rivate e il territorio irrigato. — Ulrico Hocpii, Milano, 1939. Un voi. in 8° di pp. XV -453, con 45 illustrazioni e 2 tavole a colori fuori testo. Prezzo L. 60.

1. — Si annunciano qui sopra alcuni tra i più significativi rapporti suscitati dall’idea della bonifica integrale e dalla sua attuazione. Non può, in questa rivista storica, essere compito del recensente dar notizia di tutti i fatti ed i problemi esposti e discussi dagli egregi compilatori con spirito scientifico avvalorato dall’entusiasmo per l ’opera alla quale essi, in grado diverso, collaborano.

La bonifica può essere concepita storicamènte come un fatto, il quale, dopo essere stato un mero piano di previsione (Carrante, Medici e Perdisa sul Tavoliere), diventa realtà in corso di attuazione (Tassinari, Medici e Principi), ed, anche quando è antico di secoli, sta tuttora divenendo e trasformandosi (Bignami).

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2. — La « previsione » sta divenendo di gran moda tra gli economisti — massimamente inglesi, i quali la chiamano « anticipation » — come uno dei dati principali dai quali dipende la costruzione di una corretta teoria della dinamica eco­ nomica. Purché la simpatia verso il concetto non si risolva nella mera inserzione di una nuova lettera dell’alfabeto nelle equazioni dell’equilibrio economico, l'impor­ tanza nuova data al concetto antico può essere feconda. Carrante, Medici e Perdisa adoperano, tuttavia, il concetto di previsione a guisa di strumento non di costru­ zione di una teoria, bensì di creazione di un fatto che si chiama bonifica integrale del Tavoliere delle Puglie. A dirla in breve si tratta di trasformare i circa 438.000 ettari di terreno agrario e forestale pianeggiante contenuti nel comprensorio del Con­ sorzio generale per la bonifica della Capitanata (comunemente noto col nome di Tavoliere delle Puglie) in guisa da costringerli a produrre di più e a fornire più abbondanti occasioni di lavoro alle moltitudini lavoratrici. Oggi, la situazione è per molti rispetti poco soddisfacente. Il regime fondiario è tale che su 47.273 ditte proprietarie, ben 25.144 o più della metà posseggono appena 12.162 ettari o meno di un ettaro a testa, e 9.748 posseggono da 1 a 2 ettari l’una o 13.462 in tutto, laddove 466 ditte posseggono da 120 a 250 ettari l’una (80.487 ettari), 225 ditte da 250 a 500 ettari l’una (75.236 ettari), 97 ditte da 500 a 1000 ettari l’una (62.346 ettari in tutto) e 25 ditte più di 1000 ettari l’una e 40.616 ettari in tutto. In com­ plesso il 93 % dei proprietari possiede appena il 16 % del territorio, laddove il restante 7 % possiede l’84 % del territorio. Non da questa circostanza soltanto, ma da questa e da molte altre concomitanti — terreni magri, regime idraulico difettoso, acque superficiali scarse, clima ventoso e sub-arido, con scarse precipitazioni estive, mancanza di case in campagna, infezione malarica, — derivano conseguenze econo­ miche imponenti : scarsità del bestiame, in continua diminuzione, persistenza del maggese nudo, pascoli estesi su 115.000 ettari, seminativi estesi a 285.000 ettari, con scarsissima diffusione degli erbai e delle culture miglioratrici, culture legnose fruttifere ed orti limitati rispettivamente a 36.200 e 1.800 ettari. Una ingente massa di braccianti poveri, ben 57.000, va distinta in abituali (25.145 uomini e 6.555 donne) occupati per più di 180 giornate annue, occasionali (8694 uomini e 4836 donne) occupati per più di 90 giorni e per meno di 180 ed eccezionali (5.329 uomini e 1.534 donne) i quali non raggiungono le 90 giornate di lavoro annuo. Il grado di attività è in funzione del tipo di cultura:

Superficl ettari totali Opere per ettari Seminativo... 285.000 5.163.000 18 Pascolo ... 115.000 575.000 5 O liv e ta... 16.800 789.600 47 Vigneto e vigneto-oliveto 18.300 2.196.000 120 M andorleto... 1.100 40.700 37 Totale 436.200 8.764.300 20

Scopo della « bonifica integrale » dovrebbe essere la trasformazione

B O N IFIC H E N U O V E E VECCHIE 165 agraria della regione in guisa da aumentare notevolmente sia la produzione lorda che quella netta e da crescere perciò il grado di attività ossia di occupazione degli uomini sulla terra.

3. — Nel linguaggio, che vedo accolto da tutti gli economisti agrari ita­ liani e da essi attribuito al Tassinari, il prodotto totale della terra si fraziona nel modo seguente:

Prodotti del fondo impiegati nel fondo stesso per reintegrare quelli consumati durante il fenomeno produttivo (mangimi, lettimi, letami, sementi (m)

Produzione totale conseguita ( nell'azienda » Produzione lorda vendibile

Spese sostenute dall'imprenditore per l'acquisto di servizi extra-aziendali e per la reintegrazione dei capitali tecnici, sia integrale (concimi, anticrittogamici, carburanti) sia per quote (ammortamenti o noleggi macchine ed attrezzi ecc.) (n)

(

Prodotto netto o somma dei com­ pensi spettanti al­ le persone econo-miche che coope- / rano alla prndn- ' zinne con presta-zioni di servizi personali c reali (r)

Beneficio fondiario spettante al pro­ prietario del fondo come tale. Interesse al proprietario del capitale

agrario.

Salario ai lavoratori agricoli. Stipendio ai dirigenti amministrativi

e tecnici.

Imposte, allo stato e ad altri enti pubblici.

Tornaconto o profitto, all'impren­ ditore agricolo.

Gli economisti agrari puntano sovratutto sull’incremento del prodotto netto (e), come quello che rappresenta la ricchezza nuova creata nel ciclo produttivo (Tassi­ nari, p. 110); ed è chiaro che se il prodotto netto (r) diventa un massimo, sono senz’altro determinate le quantità m ed n necessarie per ottenere quel massimo. Che cosa sia un « massimo » di prodotto netto non è facile definire a priori, dipen­ dendo la sua determinazione da molti fattori, e fra l’altro dall’ammontare dei capitali reali e personali i quali convenga, relativamente ad ogni altro possibile impiego, investire nella impresa agricola. Ove si supponga tuttavia che quel « massimo » sia un dato, il sistema della bonifica integrale vuole raggiungerlo attribuendo allo stato un compito diretto per tutte le opere di sistemazione montana idraulica e stra­ dale, ie quali necessariamente debbono far capo ad enti pubblici ed uno integrativo là dove trattasi di miglioramenti fondiari di competenza privata.

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nifica varia in relazione al territorio : 87.50 % nel mezzogiorno, nelle isole, nella maremma toscana, nel Lazio e nella Venezia Giulia e 75 % nelle altre regioni, per le opere pubbliche di bonifica in genere; in relazione alla natura tecnica delle opere : a totale carico dello stato le opere di rimboschimento e di sistemazione mon­ tana ed anche quelle di sistemazione valliva dei corsi d’acqua se compiute nel mezzogiorno continentale o insulare o nel Lazio, nella maremma toscana e nella Venezia Giulia. Altrove la quota a carico dello stato è del 75 % , se si tratti di opere idrauliche di 2a categoria, del 70 % se di 3“ categoria e del 60 % se si tratti di cabine di trasformazione, di linee fisse o mobili di distribuzione dell'energia elettrica per gli usi agricoli dell’intero comprensorio o di una parte notevole di esso;

in relazione al più alto interesse pubblico collegato alla trasformazione fondiaria di dati comprensori di bonifica, e può perciò nei comprensori di bonifica classificati in 1“ categoria essere aumentato dal 87,50 % e dal 75 % rispettivamente al 92 ed all’ 84 % .

Il sussidio nella spesa dei miglioramenti fondiari da eseguirsi dai privati (irri­ gazioni e ricerche d’acqua, acquedotti rurali, strade interpoderali, borgate e fabbri­ cati rurali, dissodamenti meccanici, piccole sistemazioni agrarie, piantagioni, pascoli montani, applicazioni elettro-agricole) è in generale del 38 % nel mezzogiorno, nelle isole, nel Lazio, nella maremma toscana e nella Venezia Giulia e in tutte le « zone comprendenti pascoli da considerarsi montani », ed è del terzo nelle altre regioni ; ma sale al 75 % per gli acquedotti rurali, al 45 % per le cabine di trasformazione e le linee fisse o mobili di distribuzione dell’energia elettrica ad uso agricolo, e scema al 25 % per i macchinari elettrici di utilizzazione dell’energia stessa e per gli apparecchi meccanici di dissodamento.

5. — Sulla base di questo largo intervento diretto ed integrativo dello stato, Carrante Medici e Perdisa propongono che nel Tavoliere delle Puglie o meglio nella zona scelta per l'inizio immediato dei lavori la bonifica abbia per scopo la « colonizzazione », il che vuol dire il frazionamento dei grossi fondi a cereali e pascoli in poderi di varia dimensione, a seconda della località, della natura dei terreni, della possibilità di irrigazione, delle culture da adottare. I tipi fondamentali sarebbero tre : il primo di 30 ettari, prevalentemente cerealicolo-zootecnico, il secondo di 20 ettari, parzialmente irriguo, con medicaio e prato annuale, ed il terzo, sui terreni di crosta o grossolani e permeabili, di 14 ettari, a cultura prevalentemente legnosa. Ogni podere dovrebbe essere fornito di abitazione colonica, stalla, tettoia- ovile, portico per attrezzi, pollaio, porcile, forno, pozzo, concimaia e gabinetto, aia e silo. Tenuto conto del costo delle strade interpoderali, della sistemazione super­ ficiale delle piantagioni legnose, della prima dotazione attrezzi e macchine, bestiame, mangimi, lettimi, sementi, concimi, il costo della colonizzazione sarebbe di 112.000 lire, di cui 29.868 a carico dello stato ed 82.132 a carico del proprietario, per i poderi di 30 ettari; di 111.700 lire, di cui 30.742 a carico dello stato ed 80.958 a carico del proprietario, per i poderi di 20 ettari; e 67.800 lire, di cui 17.898 a carico dello stato e 49.902 a carico del proprietario per i poderi di 14 ettari.

Quali i risultati prevedibili? La risposta è data dal seguente specchietto

(in

lire per ettaro,

e dove la cifra per imposte ecc. è calcolata da me per differenza):

B O N IFIC H E N U O V E E VECCHIE 167 Situazione Fase di Fase di

attuale avviamento assestamento

Podere cerealicolo zootecnico, di ettari 30: in lire per ettaro

Prodotto lordo vendibile 1150 1247 1975

Prodotto netto 560 800 1475

Quota del proprietario 300 294 631

Quota del colono

| 260 377 715

Quota imposte, ecc. 129 129

Podere parzialmente irriguo, dì ettari 20:

Prodotto lordo vendibile 1339 2276

Prodotto netto 839 1676

Quota del proprietario 310 728

Quota del colono 394 813

Quota imposte, ecc. 135 135

Podere a prevalenti culture legnose, d i ettari 14:

Prodotto lordo vendibile 1356 2212

Prodotto netto 921 1569

Quota del proprietario 311 635

Quota del colono 428 752

Quota imposte, ecc. 182 162

La situazione attuale è stata dichiarata una volta sola, essendo essa di partenza generale per tutti i tipi di podere.

Le due categorie interessate guadagnano ambedue nella trasformazione. Il proprietario il quale investe di suo per le opere di bonifica un capitale di 1738 lire per ettaro nel podere di 30 ettari, di 2737 lire nel podere di 20 ettari e di 3564 lire in quello di 14 ettari, vede restare suppergiù infruttifero (294, 311 e 311 lire di sua quota contro alle 300 lire che già ricavava prima della bonifica) il capitale impiegato durante la fase di avviamento, ma vede poi, nella fase di assestamento, crescere la sua quota dalle 300 lire antiche alle 631, 728, e 635 lire rispettivamente nei tre diversi tipi di podere. Anche se l’attesa dovesse durare cinque o sei anni, l’investimento pare conveniente, sovratutto ove si tenga conto dell’aumento probabile del valore capitale del fondo.

I contadini-coloni vedono subito migliorate le loro sorti. Oggi essi ricavano una parte solo della differenza fra il prodotto netto di 560 lire ed il compenso del proprietario che è di 300 lire, quota che probabilmente non supera le 150 lire. Ma già nella fase di avviamento il loro compenso passa a 377, 394 e 428 nei tre diversi tipi di poderi, per giungere a 715, 813 e 752 nella fase di assestamento. Il grado di attività, e cioè il numero medio delle opere per ettaro che oggi è di 20, salirà, secondo le previsioni, a 52, 62 e 79 nei tre tipi di podere. Muta il sistema di vita dei contadini; invece di turbe semi disocccupate viventi nei grossi centri urbani, avremo famiglie insediate in case sparse qua e là nelle campagne e

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al centro dei poderi, esenti dalla perdita del tempo occorrente a recarsi ogni giorno al lavoro, atte ad usufruire nella cultura della terra, nella cura delle piante, del­ l’orto, degli animali da cortile di tutta la propria forza di lavoro.

6. — Previsioni rosee? Sì, ma non perciò di inverosimile attuazione. Le ob­ biezioni comuni, come l’impossibilità del mantenimento di un numero sufficiente di capi di bestiame, la ripugnanza dei contadini pugliesi a vivere lontani dai centri, la scarsa sicurezza, il clima ventoso e semi-arido non sono decisive. Altrove non hanno impedito la riuscita della colonizzazione.

Non sono persuaso che la difficoltà vera, ed agli occhi miei l’unica sostan­ ziale, essere cioè i poderi di 30, 20 e 14 ettari troppo ampi per la famiglia con­ tadina media pugliese, la quale va da 3 a 5 membri e « si è ormai consolidata da secoli creando abitudini, costumi, pregiudizi » possa essere superata grazie ad un « movimento di riunione di famiglie bracciantili » simile a quello che, « per ar­ rivare al podere », i relatori hanno osservato nella bassa valle padana. Non so in che modo, là dove esiste una sola casa e questa è costrutta per una sola famiglia, codeste « riunioni di famiglie bracciantili » possano durare senza promiscuità ris­ sose, combattimenti di galli e rumor di lingue di donne. Confido nella capacità di adattamento del contadino. Dopotutto, coloni a mezzadria non si nasce; e gio­ verà che taluno faccia tirocinio, come avventizio o servitore di campagna, al soldo altrui dormendo in fienili o in tettoie, sì da integrare, con vantaggio proprio, la forza di lavoro delle famiglie poco numerose. Nè vedo perchè, quando ci sia van­ taggio, talun fratello, poco incline al matrimonio, non si adatti alla parte dello « zio », padrino in titolo dei figli del fratello ammogliato. L’istituto dello « zio » è, in talune regioni italiane, nelle famiglie di agricoltori istituto antico ed accettato. Se si potesse calcolare il numero dei figli delle famiglie contadine provviste di « zio », forse il quoziente individuale da attribuirsi al padre ed allo zio non ri­ sulterebbe minore del numero totale dei figli nelle famiglie composte semplicemente di marito e moglie. La natalità dipende da fattori complessi e misteriosi; tra i quali forse non ha ultimo luogo la sicurezza di trovare nello zio aiuto e consiglio per gli orfani in caso di premorienza del padre.

7. — Che le previsioni siano ragionevoli è provato dal libro che, in colla­ borazione col Principi, ha scritto il Medici, uno dei relatori del piano per il T a­ voliere delle Puglie, dei risultati ottenuti nelle due bonifiche di Santa Eufemia e di Rosarno. Non posso, per la strettezza dello spazio, riassumere l’efficace quadro della trasformazione profonda operata in quell’estremo punto d’Italia in parte per l ’iniziativa di valorosi agricoltori, primo il marchese Nunziante, e sopratutto per l’opera sapiente del provveditorato alle opere pubbliche della Calabria. La tecnica della bonifica integrale che va dalla sistemazione dei monti e dei fiumi torrentizi al prosciugamento delle paludi, alla costruzione di centri abitati e di case rurali sparse, dalla creazione della rete stradale a quella dei canali di irrigazione ha tro­ vato qui applicazione stupenda. A leggere il libro ed a guardare le fotografie, le carte e le corografie si resta ammirati per le difficoltà superate e per i risultati otte­ nuti. Dove prima si stendeva la palude malarica, ora lussureggiano campi e si col­

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tivano il riso, il pomodoro, il melone, la fava, il peperone, il fagiuolo. A Santa Eufemia in un podere di 115 ettari la produzione lorda vendibile sale da 1122 a 2876 lire per ettaro, il prodotto netto da 912 a 2529 lire ed, in questo, le imposte e tasse vanno da 48 a 72 lire, i salari da 332 a 782 lire, e i redditi del proprietario e dell'imprenditore da 532 a 1675 lire. In un altro fondo di 200 ettari, ancora in corso di sistemazione, la produzione lorda vendibile è passata da 366 a 1182 lire aU’ettaro, il prodotto netto da 333 a 1063 lire ed, in questo, le imposte e le tasse da 9 a 30 lire, i salari e le quote ai partecipanti da 73 a 329 lire, l’affitto al pro­ prietario da 150 a 375 lire e il reddito netto dell’imprenditore da 101 a 329 lire. 8. — Tassinari, nel volume riassuntivo sul decennio 1929-39, offre dati per 39 imprese agrarie rappresentative dei principali comprensori di bonifica : 8 venete, 5 emiliane, 4 toscane, 4 del Lazio, 2 campane, 4 pugliesi, 2 calabre, 4 siciliane, 6 sarde. Non essendo possibile riassumere i dati relativi a tutte le 39 imprese tipiche, mi restringerò a quelle siciliane e sarde, le quali rendono testimonianza di quel che si può fare in condizioni sfavorevolissime, a tutti i punti di vista, di clima, di terreno, di viabilità, di acqua, di abitato, di tradizioni, di capitale e di Javoro.

9. — Le culture si sono trasformate : nelle quattro imprese siciliane, le culture arboree specializzate, che prima erano limitate ad una sola e toccavano ivi appena l’i l % della superficie, ora giungono al 20, al 22 e al 23 % in tre di esse. Nelle sei sarde, tenute prima esclusivamente a pascolo, il seminativo ora va dal 74 .al 100 % della superficie ed in tre di esse le culture arboree specializzate occupano già il 2, il 10 e IT I % della superficie totale.

La produzione è cresciuta. Nelle quattro imprese siciliane si producevano da 7 a 12 quintali per ettaro, oggi si va dai 12 ai 2 6 ; nelle sei sarde, dove si stentava a giungere in una sola agli 8 quintali, oggi si va dai 14 ai 25. Il granoturco, prima sconosciuto in Sardegna, oggi frutta 30 quintali sulla destra del Tirso e nella bonifica di Terralba; la sulla giunge a 50 quintali a Riu Coxinas ed a 90 nella bonifica di Terralba; la fava che prima della bonifica dava rendimenti unitari di circa 8 quintali per ettaro, giunge a 12 nel Basso Sulcis, a 15 nel Riu Coxinas ed a 25 alla destra del Tirso e nel Campidano minore di Oristano. Nella piana di Catania il pomodoro, di nuova introduzione, dà 220 quintali per ettaro.

L’insieme dei capitali di scorta-bestiame, macchine ed attrezzi, mangimi, lettimi e letame passa in due delle imprese siciliane da 778 e 145 lire per ettaro rispettiva­ mente a 2093 e 1213 lire; e nelle sei sarde varia cosi :

Capitali di scorta Bestiame

(lire per ettaro) (peso vivo in quintalijpcr ettaro)

Prima Dopo Prima Dopo

Bonifica della Nurra 270 914 0.72 1.60

Destra Tirso 91 1078 0.36 0.90

Campidano minore di Oristano 88 1783 0.35 1.94

Basso Sulcis 61 1006 0.24 1.70

Riu Coxinas 100 964 0.40 1.52

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IO. — Il dato più significativo è quello delle produzioni vendibili, dei red­ diti netti e dei valori fondiari (1).

La tabella che segue si riferisce alla situazione esistente nelle imprese studiate all'inizio dell'opera di bonifica e cioè intorno al 1 929:

P r o d o t t o n e t t o Sicilia Pr od uz io ni ve nd ib ile Sp es e re d d it o de l la vo ro m an u al e re dd it o fo nd ia ri o al le im po st e ec c. T o ta le V al or e fo nd ia ri o Sicaminò 438 30 80 257 71 408 3500 Vallelunga-Serrafichera 757 134 330 293 623 4500 Piana di Catania 1303 190 1113 4000 Margi-Soprani-Sottani e Pozzilli 405 164 112 129 241 1500 Sardegna

Bonifica della Nurra 287 7 51 199 30 280 800

Destra Tirso 7315 49 9 73 200

Campidano minore di Oristano 147 1 24 III II 146 1500

Basso Sulcis 6115 4 6 61 500

Riu Coxinas 12033 74 13 120 1000

Bonifica di Terralba 234 17 2 23 500

I valori miserabili relativi al reddito fondiario ed alla quota (imposte) spettante agli enti pubblici sono in funzione delle scarse spese sostenute dall’im­ prenditore per acquisto di concimi, per ammortamenti e uso di macchinari ed attrezzi e per l'avarissimo impiego di mano d'opera. Là dove, come a Vallelunga e proba­ bilmente anche nella piana di Catania', le spese non sono troppo basse, i risultati lordi e netti, senza essere alti, hanno una certa meno indecorosa apparenza. Qual reddito può sperarsi dalle imprese sarde, le quali non traggono dal di fuori nessun sussidio di fertilizzanti e nessun aiuto tecnico e riducono l’uso della mano d’opera

(1) Essi sono calcolati in lire per ettaro. Poiché il momento iniziale della bonifica si può riferire all'incirca ai 1929 e quello attuale al 1938 i dati appaiono discretamente para­ gonabili quanto al metro monetario usato nelle valutazioni. L'allineamento della lira per il decreto 5 ottobre 1936, il quale teoricamente avrebbe dovuto farli aumentare del 69 % , non ha avuto ancora ripercussioni sensibili sui prezzi dei prodotti agricoli e più sui valori fon­ diari, sempre lenti a seguire le variazioni monetarie. Del resto, se anche si dovessero scemare, per questa ragione, di un venti o trenta per cento i valori attuali, lo scarto in più rispetto a quelli iniziali sarebbe sempre rilevante. Notisi che i valori indicati nelle colonne del

reddito fondiario e delle im pone ecc. non sono tratti direttamente dalla relazione del Tassi­ nari, ma sono ricavati (in parte per differenza) dalle percentuali di ripartizione del pro­ dotto netto ivi esposte.

B O N IFIC H E N U O VE E VECCHIE 171 al minimo necessario alla utilizzazione dei prodotti naturali? Naturalmente i valori fondiari capitali per ettaro sono anch’essi minimi, particolarmente in Sardegna, dove

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