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Rivista di storia economica. A.05 (1940) n.3, Settembre

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(1)

RIVISTA

DI S T O R I A

ECONOMICA

(2)

cui polttmi COMpéttfdMHO

e r imposti

{m torto di tUmpd).

3. L'ottimt Imposti.

•>

4. Miti e paradossi delti giustiaia tributaria {pmbblittdo: L. 20).

J A * a l «onci d i« « ,.

Saranno raccolti in questo serie scritti, sparsi in riviste e pubblicasiooi

e, intorno alla storia della sdenta e dei fatti economici.

W f- s»—

raccolti in questa serie^ distribuiti per ordine cronologico, di mare­

ria, gli articoli pubblicati in riviste e in giornali (prindpalmente nel « Corriere

della Sem?, dal 1900 al 1925) su problemi di attualità. Sari quasi una storia

ed un cedimento giorno per giorno dei prindpali avvenimenti economici italiani

(3)

'R iv iila, d i ¿¡iòtiO '

jtoòH&MCfr

difetta da Jluigi Einaudi

D irezione: Via Lamarmora, 60 - To rin o . Amministrazione: G iulio Einaudi editore. Via M ario Gioda, 1 - To rin o — Abbonamento annuo per l'Ita lia L. 40. Estero l . 50. Un numero l. 12.

Anno V - Numero 3 - Sellembre 1940 - XVIII

Aldo Maulino : Adamo Sm illi eu il mercantilismo. . Pag. 145

Guido Rossetti: G li scritti economici del conte Vittorio

F o sso m b ro n i... » 151 N O T E E RASSEGNE :

Luigi Einaudi: Bonifiche vecchie e n u o v e ... > 163 ---Le premesse del ragionamento economico e la

realtà storica (con estratti da un carteggio con

Attilio Cabiati, Spectator e Mario Lamberti) . . » 179 R EC EN SIO N I d i: F. M., L. E. ed A. Rainoni su lib ri di

P. M. Sweezy, A. O . Greef, T. S. Ashton, B. Fitzpa­ trick, W . Lippmann, H. W ithers, G. Guiglia, B. N

o-garo, W . G. W elk, I. P. H ù lt e r ... » 200 TRA R IV ISTE ED A R C H IV I:

(4)

iamo il luogo d ’onore ad una breve nota che Aldo Mautino aveva steso, appena ventenne, su « Adamo Smith ed il mercantilismo ». La esercitazione scolastica, che qui si pubblica postuma, assurge alla dignità di prova d i quanto sa­ rebbe stato capace di dare il giovane del quale gli amici sempre piangono la per­ dita. Il direttore della rivista nella sua nota introduttiva chiarisce il valore de! contributo fornito dal Mautino alla esegesi del pensiero di Adamo Smith intorno al mercantilismo.

Nitida è la analisi che il maggiore Guido Rossetti fa d el pensiero economico d i Vittorio Fossombroni. Il quale, a! par dei maggiori toscani dei tempi Leopoldini fu, dopo Sallustio Baud ini, economista insofferente di vincoli e fautore di libertà economica; ma fu, sovralutio, bel ragionatore, il quale dalla conoscenza profonda delle scienze matematiche, trasse l'abito mentale atto a vedere e far vedere i vincoli reciproci intercedenti tra fatti e fatti, istituti ed istituti, provvedimenti e provvedi menti, per cui l’uno condiziona l'altro e gli effetti « effettuali » dei provvedimenti risultano spesso diversi da quelli « previsti ». Su questa singolare attitudine, che il Fossombroni applica non ad astrazioni intellettuali ma a dati tratti dalla realtà, insiste a ragione il Rossetti, come quella che dà all'uomo l’impronta dell’economi­ sta « nato ».

N elle Note e rassegne il direttore della rivista cerca di mettere in luce quel che di più significativo vi è in un gruppo d i pubblicazioni, che si può dire d i storia in atto, perchè riassume i risultati previsti ed effettivi di grandiose bonifiche, alcune appena iniziate, altre in corso, ed altre ancora antiche di secoli. Alla dom anda: con­ venne bonificare?, il recensente risponde con quella peritanza che si addice all’inda­ gine oggettiva, di sì. E dice le ragioni del sì.

In altra nota si dà un seguito alla memoria pubblicata dal Cablati nel prece­ dente quaderno, intorno ad alcune recenti teorie sul problema dei prezzi in regime collettivistico. Poiché la memoria diede luogo ad un carteggio del direttore della rivista con lo stesso Cablati, con Spectator e con Mario Lamberti, si danno estratti

•f

(5)

scrvazioni metodologiche. Oneste vertono sovralntlo sul punto: se volendo dedurre le necessarie premesse d ei patti storici passati e da (juelli probabili presenti, debba ¡’analisi teorica partire dalla premessa della libertà d i scelta dei consumi e delle

occupazioni ovvero da qualcuna delle tante immaginabili premesse di coazione. I l quaderno si chiude con le consuete rubriche bibliografiche.

ATTILIO CABIATI

I L S I S T E M A A U R E O

E

IL FONDO DI CONGUAGLIO

DEI CAMBI

Un volume della « Biblioteca di Cultura Economica » di p. 324, L. 25.

Che posto avrà l’oro nella

nuova

sistemazione

europea

e

mondiale ?

Questo libro vi aiuta a comprenderlo.

BRUNO M INOLETTI

LA MARINA MERCANTILE

E LA SECONDA G UERR A MONDIALE

Un volume della collezione « Problemi Contemporanei » di p. 225, L. 18.

(6)
(7)

Adamo Smith ed il mercantilismo.

Nell’inverno del 1937-38, quando appena aveva compiuto vent’anni, Aldo Mautino leggeva, ad occasione delle esercitazioni da me tenute nel Laboratorio di economia politica della università di Torino, le pagine che seguono, è parso agli amici, quando le ritrovarono nelle sue carte, che il pensiero in esse raccolto, se pure poteva esigere, come l’autore pensava, una più approfondita elaborazione critica, meritasse di essere comunicato al pubblico studioso.

Contro le accuse di indifferenza alle esigenze di potenza e di grandezza dello stato mosse dai rivendicatori del mercantilismo ad Adamo Smith, Mautino, con linguaggio nel tempo stesso sobrio e caldo, oppone : no, Adamo Smith non ignora lo stato, anzi lo vuole potente e forte. Ma il suo non è lo stato dei mer­ cantilisti, oramai volto alla decadenza; sibbene un altro stato, il quale derivi la sua grandezza dalla forza, dalla coscienza, dalla vigorosa educata viva per­ sonalità degli uomini che lo compongono. È, in fondo, la tesi svolta da Nicholson in

A Project o f Empire. A criticai Sltidy o f thè Econom ia o f Imperialism, wìth special refercnce lo thè ldeas o f Adam Smith, che però Mautino allora non co­ nosceva. Ma laddove Nicholson mette sovratutto in luce l’importanza del pensiero smithiano nella formazione delle correnti ideali creatrici della nuova comunità bri­ tannica delle nazioni e si compiace, giustamente, di correggere le contraffazioni degli storicisti intenti ad attribuire allo Smith una immaginata grottesca identi­ ficazione fra l’astratto homo oeconomicus ed il concreto uomo reale, proprio a quello Smith al quale si deve la sentenza lapidaria D efence is o f much more importante than opulence. (La difesa è molto più importante dell'opulenza, in Wealth o f Nations, IV, 11), Mautino va alla radice del contrasto. Due ideali di vita si contrapponevano allora. I mercantilisti e lo Smith miravano amendue allo stesso fine: la grandezza dello stato. Ma i primi reputavano di toccare la meta movendo dall’alto, con la coazione delle leggi, con l’autorità dei governanti; lo Smith re­ plicava: lo stato non è una creazione avulsa dagli uomini che lo compongono. Esso è gli uomini stessi; e solo uomini consapevoli, istruiti, laboriosi, orgogliosi

(8)

146 ALDO M AU TIN O

della propria autonomia spirituale ed economica, compongono lo stato grande. Nelle brevi pagine del suo saggio giovanile, Mautino aveva posto nitidamente il vero problema storico dei rapporti fra pensiero mercantilistico e pensiero smithiano.

Luigi Einaudi

In opposizione al giudizio smithiano, si è cercato, in tempi relativa­

mente recenti, di chiarire e avvalorare gli intendimenti particolarmente poli­

tici del mercantilismo, di unificazione dello stato contro le sovrastrutture

medievali universalistiche e l’interna disgregazione feudale e comunale, e

di grandezza e potenza economica e militare nei rapporti internazionali con

l'estero.

La concezione di Adamo Smith intorno al mercantilismo rimase chiusa,

come comunemente si afferma, alle esigenze di unità e potenza statale da

questo perseguite, o invece implicitamente riuscì a intenderle e giustificarle?

Giova qui tener presente che la posizione di Adamo Smith nel riguardo

del sistema mercantile è decisamente polemica; e se la posizione degli sto­

rici che intesero più tardi riabilitare il mercantilismo, degli Schomoller e dei

Cunningham, è anch’essa di fatto polemica, resta perciò a vedere da quale

degli opposti punti di vista, se da quello dell’ostilità ovvero da quello della

simpatia, si sia riusciti infine ad una miglior comprensione del medesimo

fenomeno storico. Senonchè l’atteggiamento dello Smith è atteggiamento

di polemica politica contemporanea. Lo Smith non si propone di esporre

e spiegare storicamente il mercantilismo, bensì di combatterlo. In questa

sua dichiarata e aperta battaglia, egli sottintende implicitamente tutte le

ragioni che possono giustificare il mercantilismo. Sopratutto, egli non bada

alle origini di questo e ai risultati vantaggiosi ottenuti in passato; che, ogni

qualvolta egli si riferisca espressamente ad esso, egli sempre intende desi­

gnare la politica economica a lui contemporanea; la quale è quella che ha

maggiore importanza a’ suoi occhi, non di storico, ma di politico. È neces­

sario penetrare sotto questa precisa intenzione polemica e ricercare quel che

da essa è volutamente sottinteso, per conoscere la valutazione complessiva

del mercantilismo propria dello Smith.

Solo così si può scorgere di fatto in che cosa consista l’opposizione

tra il pensiero di Adamo Smith e il mercantilismo: e cioè in una opposta

concezione dello stato. Non è vero che lo Smith non riconosca i motivi poli­

tici del mercantilismo, addotti per giustificarlo. Si è potuto dimostrare in­

fatti che egli, accennando ai diversi indirizzi e metodi del sistema mercantile,

(9)

ADAMO SM ITH ED IL M ERCANTILISM O 147

si rende sempre conto, magari per semplice sottinteso, degli intendimenti

di potenza statale perseguiti dal medesimo. Ma egli, in ogni caso, ritiene

che la potenza statale risieda altrove da dove viene ricercata dal mercanti­

lismo. Qui appunto occorre chiarire e precisare questa opposizione di con­

cezioni.

Lo stato, per il mercantilismo, era ancora lo stato assoluto; e la politica

economica mercantile si presentava come l'aspetto economico della politica

generale dello stato assoluto. Lo stato si ergeva come un idolo, al quale

ogni cosa doveva essere sacrificata; in materia economica, il cosidetto « in ­

teresse generale » si doveva a forza sovrapporre sul reale interesse di

ognuno e di tutti. Sarà sufficiente ricordare, a modo d’esempio, la poli­

tica nei riguardi della popolazione svolta dagli stati assoluti, in rapporto

con la politica economica mercantile. L’uomo era considerato come merce

venale: e come l’abbondanza di oro e argento si riteneva aumentasse

la ricchezza dello stato, così si credeva che l’abbondanza di uomini ne

accrescesse la potenza. Precisamente si mirava ad ottenere maggior forza

disponibile per la guerra, mentre durante la pace, si voleva poter offrire

sul mercato del lavoro maggior numero di braccia umane, contribuendo con

l’aumento della concorrenza ad abbassare i salari al limite e a diminuire,

di conseguenza, i costi di produzione, collo scopo di favorire l’industria

nazionale.

(10)

148 ALDO M AUTINO

Dopo avere degradato gli uomini, quella politica mostrava di preoc­

cuparsi della loro felicità e virtù, tentando di indirizzarli, di autorità, sulla

strada del bene: nel campo economico, presumeva di insegnare ai cittadini,

anche contro la loro volontà, in che modo essi dovessero guidare la loro

economia privata, ed arricchire; al resto provvedevano le leggi dei poveri,

vendendo a questi la carità in cambio della naturale fierezza di uomini li­

beri. In tal modo, lo stato assoluto si sollevava fuori e di sopra della dignità

morale e del benessere dei cittadini, ricercando la sua grandezza e potenza

nell’abbondanza di oro, di braccia da lavoro, di arnesi guerreschi.

Se ora si passi dal mercantilismo al pensiero di Adamo Smith, pur

rimanendo a un dipresso entro i medesimi limiti di tempo, si passa in verità

ad altro secolo, ad altra civiltà. Lo stato, la potenza e ricchezza dello stato,

l’interesse generale e via dicendo sono per lo Smith, come si è già accen­

nato, fondamentalmente altra cosa da quello che i mercantilisti intendevano

per essi. Per dire il vero, lo Smith addirittura evita quanto più può di par­

larne: troppe volte quei nomi erano serviti a mascherare potenza e ric­

chezza e interessi a cui la maggior parte del popolo non era chiamata a

partecipare. Egli preferisce parlare degli uomini al singolare; della loro

ambizione arida e costante di sollevarsi e arricchire, della religione del

lavoro, del desiderio del guadagno, del piacere del risparmio, sopratutto

della loro volontà rigorosa e intransigente di autonomia economica, sde­

gnosa d’ogni carità e capace di difendere, in ¡spirito di sacrificio, la propria

originale individualità. Le pratiche corruttrici della politica di beneficenza

che « si propone di mettere denaro nelle tasche di noi tutti » sono da lui

schernite: « è la più alta impertinenza e presunzione dei re e dei ministri

pretendere di sorvegliare l’economia dei privati.... Che essi curino bene la

propria spesa, e possono con sicurezza affidare ai privati la loro ». In questo

modo lo Smith finisce per ritrovare lo stato e la sua potenza e ricchezza

proprio nell’« uniforme, costante e non interrotto sforzo di ogni uomo per

migliorare la propria condizione ». Riferendosi all’Inghilterra, egli afferma

che precisamente « questo sforzo, protetto dalla legge e a cui la libertà

concede di esercitarsi nella maniera che è più vantaggiosa,.... ha mantenuto

il progresso dell’Inghilterra verso l’opulenza e i miglioramenti in quasi

tutti i tempi passati, ed è da sperare lo manterrà in tutti i futuri ». Nello

stesso senso, egli ha una parola di speranza anche per le altre nazioni; la

volontà di sollevarsi e arricchire, « il principio da cui la pubblica e nazio­

nale, come la privata opulenza vengono originariamente derivate, è spesso

potente abbastanza a mantenere il naturale progresso delle cose verso i

,f '

(11)

ADAMO SM ITH ED IL M ERCANTILISM O 149

miglioramenti, ad onta della stravaganza del governo e degli errori più

grandi dell’amministrazione; simile a queU'ignoto principio della vita ani­

male, il quale spesso ristora la salute ed il vigore della costituzione di un

uomo, ad onta non solo della malattia, ma anco delle assurde prescrizioni

del medico ». Lo stato, nel pensiero dello Smith, non si sovrappone alla

coscienza dei cittadini, capace di opprimerla e sopprimerla; ma risiede in

essa, e prende vita e anima dall’opera autonoma e discorde dei cittadini

medesimi, dai loro contrari ideali, dalla loro reciproca lotta politica ed

economica. Nel rispetto religioso della dignità umana e della libertà con­

siste la sua grandezza e potenza. Per tale ragione, lo Smith combatte le

leggi mercantili anche ove possano parere economicamente non svantag­

giose, come « impertinenti segni di schiavitù » e « manifesta violazione dei

più sacri diritti degli uomini » : dinnanzi alla libertà non si fanno calcoli di

dare ed avere e chi cerca nella libertà vantaggi o danni ha animo disposto a

servire. Al pari degli altri idoli, anche la superstizione mercantile

del-1’« interesse generale » è riguardata dallo Smith con sospetto. L'interesse

generale non esiste: solo esistono in pratica molti differenti interessi gene­

rali, i quali acquistano significato e valore diverso a seconda del punto di

vista politico da cui vengono considerati. « L’interesse generale » difeso dal

mercantilismo, secondo lo Smith non era altro se non l’interesse della classe

mercantile al potere — di cui era espressione il « governo di bottegai » — ,

la quale era riuscita a persuadere « l’onesto ma semplicissimo spirito del

pubblico » e a imporre in tal modo il proprio interesse come « interesse

generale ». Di qui, lo Smith sostiene che l’industria che torna a beneficio

dei ricchi e potenti è quella che precipuamente viene incoraggiata dal no­

stro sistema mercantile, laddove quella che va a beneficio dei poveri e degli

indigenti è troppo spesso negletta ed oppressa ».

(12)

150 ALDO M AUTINO, ADAMO SM ITH ED IL M ERCANTILISM O

l'entusiasmo e della superstizione che tra le nazioni ignoranti spesso ca­

gionano i più fatali disordini: ed inoltre un popolo istruito ed intelligente

è sempre più decente ed ordinato che uno ignorante e stupido.... Nei

paesi liberi, ove la salute del governo dipende moltissimo dal giudizio

favorevole che il popolo può formarsi della sua condotta, deve certamente

essere di grandissima importanza che il popolo non sia disposto a giudi­

carne capricciosamente, o temerariamente ». L ’opposto giudizio formulato

per un verso dai politici dello stato assoluto e dai mercantilisti, per l’altro

dallo Smith a proposito della politica della popolazione conferma l’opposto

giudizio degli uni e dell’altro a proposito della vita politica e dello stato

in generale. Il contrasto tra lo Smith e il mercantilismo pare ormai chiaro.

Da esso l’atto di battaglia dello Smith scaturiva deciso e schivo di com­

promessi.

Egli precorreva in un certo modo i suoi tempi, ma nella sua opera

erano poste le premesse della nuova vita politica inglese, fondate sugli

imperativi di un’economia privata autonoma, responsabile, dignitosa.

(13)

Gli scritti economici del conte Vittorio

Fossombroni.

1. — £ noto quale periodo di risveglio intellettuale sotto tutte le forme

segni la seconda metà del settecento in Italia ed in Toscana in particolare

dopo la morte di Giangastone, ultimo granduca mediceo (1737) e l’avvento

dei lorenesi, Francesco Stefano (1738-65) e Pietro Leopoldo (1765).

In questo risveglio un posto preminente ebbe il pensiero economico

col Neri, col Paoletti, col Gianni, col Fabbroni, col Paolini e col Fossom­

broni, i quali, con i loro scritti, prepararono e resero possibili le riforme

leopoldine concernenti il libero commercio dei grani.

2. — Il conte Vittorio Fossombroni vissuto a lungo tra i due secoli

XVIII e XIX fu certo uno dei maggiori uomini di stato ed anche l’uomo di

più sicura fiducia dei granduchi toscani della dinastia loreno-austriaca. Pro­

vetto nell’idraulica e nella matematica scrisse intorno a queste scienze opere

che ancora si ricordano con onore. Come idraulico il suo nome è legato alla

bonifica della Val di Chiana. Come economista non dirò che il Fossom­

broni sia scrittore ignoto, è certo però che è maggiore la sua fama di

matematico e di politico che non quella di economista e che è più noto il

nome che non siano gli scritti, segnatamente quelli economici. Un primo

piccolo cenno di essi fece il Cusumano ( l ) , il Cossa (2) li disse interessan­

tissimi ed il Ricca Salerno (3 ) ricordò brevemente alcune sue idee

finan-(1) Vito Cusumano, La teoria del commercio dei grani in Italia. Bologna, 1877, capo III, § 3.

(2) Luigi Cossa, Introduzione allo studio dell’economia •politica. Milano, Hoepli, 1892, p. 24Ó, p. 504.

(3) Giu s e p p e Ricca Salerno, Storia delle dottrine finanziarie in Ilidia, Palermo, Re­ ber, 1896, p. 314.

(14)

152 GUIDO ROSSETTI

ziarie. A questo o a poco più si limitano le citazioni ed i richiami al pen­

siero economico del Fossombroni prima che il Morena ne pubblicasse gli

scritti, che illustrò con un discorso storico-economico premesso alla rac­

colta (4). Con gli economici il Morena pubblicò gli scritti politici ed i

sociali che con essi hanno attinenza, i pensieri e i ricordi e altresì i motti

le sentenze e gli aneddoti.

Il discorso alquanto apologetico che precede gli scritti condensa il ma­

teriale bio-bibliografico che fino a quell’epoca si era venuto ad assommare

sulla vita e sull’opera del ministro toscano ed è intessuto di richiami alla

storia politica ed economica della Toscana efficaci ad illustrare i problemi

che avevano dato origine ai dibattiti liberistici ed antiprotezionistici del

tempo. Nelle 150 pagine del Morena non c’è verbo intorno al valore scien­

tifico degli scritti, nè d’altronde l’ufficio suo di curatore richiedeva un esame

critico dei testi pubblicati.

Con queste brevi note ci proponiamo di mettere in evidenza quel che

dei suoi scritti aventi attinenza diretta o indiretta con cose economiche, ri­

vela la figura di un Fossombroni fornito dell’attitudine a diventare un

economista vero e proprio.

3.

— Il Fossombroni studiò legge, ma il tempo maggiore certo diede

alle matematiche perchè l’anno stesso della laurea pubblicò la « memoria

sulle equazioni irriducibili di terzo grado », lavoro che cominciò la sua

fama.

Il « Discorso economico » del Bandini esercitò nella sua mente un fa­

scino potente e lo eccitò ad indagini che divennero a grado a grado abi­

tuali e assorbenti. Come il Bandini aveva tratto dall’esame delle condizioni

della maremma senese la materia del suo celebrato discorso, così il Fossom­

broni fece servire da « corpus vile » per le sue investigazioni economiche

la Val di Chiana, con questo di più che egli, perito nell’arte idraulica, me­

glio del Bandini, vide i legami tra bonificamenti e libertà frumentaria. Ma

più degli studi e dei libri su lui poterono la familiarità con Leopoldo e

con gli uomini più ragguardevoli del secolo leopoldino. I suoi scritti sono

la espressione del pensiero maturo e dei saldi convincimenti di un politico

pratico che ebbe tra mani più faccende che libri.

Prima della pubblicazione del Morena si sapeva che il Fossombroni era

soltanto autore delle «

Id ee sui vincoli commerciali

» ch’egli scrisse, sotto

(4) Abele Morena, Scritti d i pubblica economia del conte Vittorio Fossombroni con un discorso storico ed economico, Arezzo, 1896, Castaldi (Edit. Bellotti), 2 voli. A questa prima ed unica raccolta degli scritti del Fossombroni si riferiscono i miei rinvìi.

f

. /

(15)

G U SCRITTI D EL CO NTE VITTO RIO POSSOMBRON1 153

il titolo generico di professore dell’università di Pavia, in forma di lettera

diretta al Fabbroni dal quale fu fatta stampare nel 1804 a Firenze coi suoi

«

Provvedimenti annonari

» e con la «

M emoria sopra la materia frum en­

taria

» del Neri. La lettera fu ristampata dieci anni dopo, (Firenze, Piatti,

1814) nonché riprodotta nella «

Raccolta degli economisti toscani

» tra gli

scritti del Fabbroni.

Anteriore alle « Idee sui vincoli commerciali » è la « Rappresentan­

za (5) sull’arte della seta» (1793-94) di cui il Fossombroni fu estensore,

divisa in tre parti: 1) massime generali di pubblica economia; II) dell’arte

della seta; III) dei mezzi per avvantaggiare il commercio e lavorio delle

sete toscane.

Il titolo della prima parte potrebbe far pensare ad una trattazione di

qualche intenzione sistematica. In realtà si tratta di una decina di pagine

nelle quali è contenuto il nucleo principale dei concetti in parte rifusi, in

parte letteralmente riprodotti (la ripetizione non è rilevata dal Morena),

nelle «

Id ee sui vincoli commerciali ».

Non altrettanto può dirsi della se­

conda parte di quello scritto la quale mette in luce la felice attitudine del

Fossombroni a condurre indagini economiche concrete.

Oltrecchè dei suddetti scritti il Fossombroni è autore di un’altra ven­

tina fra rapporti, discorsi, memorie, lettere, appunti vertenti sulla libertà

frumentaria, sull’abolizione del dazio sui cereali e dei vincoli all’esporta­

zione delle materie greggie, sulla libera importazione del ferro ecc. Di essi

soltanto sei hanno una propria individualità:

Discorso per il mantenimento

d ella libertà frumentaria pronunziato alla presenza d el granduca Ferdinan­

do III

(1 792);

Risposta ai dubbi d el granduca Ferdinando 111 (sulla que­

stione frumentaria)

(1 7 9 2 );

Quadro della pubblica econom ia toscana

(1 802);

Rapporto a l ministro Canning sulla legislazione d ei grani in T o­

scana

(1827) (6 );

Parere a l granduca Leopoldo II sulla franchigia del

porto d i Livorno

(1 8 34); scritto senza titolo indicato dal Morena:

M emoria

in occasione d elle discussioni inglesi per il commercio d ei grani

(1844).

4.

— Nella forma e nel loro insieme gli scritti del Fossombroni sono

una serrata requisitoria contro la politica vincolatrice e restrittiva del tempo

e sotto questo riguardo offrono scarso interesse per l’economista.

(5) Rappresentanza nel linguaggio del tempo equivale a relazione ufficiale.

(16)

154 GUIDO ROSSETTI

Quel che in essi colpisce è l’immediatezza, l'aderenza alla realtà mo­

desta e quotidiana e la semplicità del ragionamento le quali richiamano alla

mente il Bandini. Le conclusioni stritolano per sempre il sistema dei vin­

coli, ma esse non sono tratte da principi astratti, ma dal buon senso e dalla

logica. Il Fossombroni conosceva i limiti dell'astrazione e sapeva quanto

fosse irta di difficoltà gravi e di condizioni ignorate l'applicazione delle

verità ai problemi concreti.

« Le regole generali annunziano un comodo così grande, che fanno talvolta perder di vista la possibilità della loro applicazione. Qual più bello scopo di gene­ rali contemplazioni, che quello di fissare i canoni, secondo i quali debba provve­ dersi all’opulenza delle nazioni? Pure tale impresa, tentata da tanti, resta ancora im­ perfetta a segno, che le regole sono per lo più in collisione con le pratiche auten­ ticate dall’uso e dalla moltitudine, le opinioni di dettaglio sono quasi altrettante quanti sono gli autori, e l’incostanza dei resultati teorici è tale, che vi è chi dubita se la pubblica economia possa meritare il nome di scienza. E, se lealmente la pub­ blica economia, o sia l’arte di regolare le sussistenze delle nazioni potesse dimo­ strarsi che non formasse un corpo di scienza (cioè non ammettesse una concatenata serie di verità dedotte da pochi principi), nascerebbe quindi il più trionfante argo­ mento in favore di coloro, i quali, proscrivendo ogni regolamento, riconoscono nella più perfetta libertà delle contrattazioni la meno pericolosa e più utile di tutte le montature sociali. Infatti i regolamenti e le restrizioni di tal libertà dovrebbero na­ scere o dal capriccio, che nel contentar pochi affligge sempre molti, ovvero sareb­ bero sofistiche e vacillanti speculazioni, perchè dedotte da una scienza che per ipo­ tesi non esisterebbe ».

(Rappresentanza sull'arte della seta, voi. I, pp. 79-80).

Egli conosceva la interdipendenza dei fenomeni economici e vedeva

l’errore ed il pericolo di considerare il singolo fattore in se stesso distac­

cato dagli altri fatti concomitanti e di assumere isolatamente i problemi:

« Ho considerato quanto grave cosa sia modificare una legge vasta che con­ templa le due grandiose risorse di ogni stato, cioè l'industria agricola e l’industria trafficante o commerciante. Ho indagato la indivisibile correlazione che hanno tra loro gli elementi della macchina economica toscana ; ho veduto che per quanto possa essere vizioso alcuno di questi elementi, non può togliersi senza sconvolgerne una gran serie e che dunque conviene di tutti conoscere le intrinseche appartenenze, af­ finchè si sia certi, nel muoverne uno, di quale felice o funesta modificazione si af­ fettino tutti gli altri ».

(Parere sulla legge frumentaria d el 1767, voi. I, p. 31).

Fossombroni non si attarda nell’esporre i principi dai quali parte,

scruta i fatti, li fa parlare:

/ / >

(17)

G U SCRITTI D EL CO NTE VITTO RIO FOSSOMBRONI 155 « Ma per convincersi quanto sia ridicolo e fuori di ogni probabilità l’attri­ buire il rincaro dei prezzi dei detti generi al moderno regolamento toscano, servirà di gettare un'occhiata sopra i prezzi di ogni genere di tutte le altre nazioni di Eu­ ropa e confrontandoli a quelli di venti, trenta e quaranta anni scorsi, si troveranno tutti cresciuti notabilmente. Sopra questi la pratica toscana non può avere contri­ buito se non per l'importare di un grano di panico sopra un moggio. Dunque ci è una ragione universale in Europa dell'aumento dei prezzi di tutti i generi in con­ fronto della moneta, o questo sia per l'aumento deH’introduzione dell'oro e dell’ar­ gento in Europa e in conseguenza dell'avvilimento dei detti metalli, o dell'aumento dell'industria europea e in conseguenza della maggior circolazione delle monete e dei generi che ha prodotto il prurito universale in tutte le classi del popolo di vo­ lere maggiori comodi e maggiori godimenti. Questo si vede ancora in Toscana a colpo d’occhio, non solo nella capitale, quanto in tutte le città provinciali, nelle terre c castella e nell'istessa aperta campagna ».

(Risposta ai il abbi del granduca Ferdinando 111, vol. 1, p. 52).

e da essi estrae quelle generalizzazioni di cui sono capaci:

« I prezzi sono rapporti o resultati di proporzione che hanno i generi fra loro designati con la moneta, e un tal rapporto o proporzione non è in facoltà di alcuno di alterarlo come fissato e riconosciuto dal concorso generale delle nazioni fra loro commercianti; al quale concorso se alcuna non si vuole uniformare, conviene o che cessi ogni commercio con le altre, o che lo faccia a tutto suo rischio ».

(Ivi, pp. 53-54).

5.

— L ’educazione del Fossombroni non fu quella propria dell’eco­

nomista, ma provetto nella matematica e nell’idraulica possedeva, senza

che ne fosse consapevole, lo strumento per porre e discutere problemi eco­

nomici concreti. L’abito mentale dell’idraulico che investiga il regime seco­

lare delle acque della Chiana, dell’Arno e del Tevere, che cerca rapporti fra

massa dell’acqua e velocità della corrente, fra velocità della corrente e

pendenza del pelo per risolvere il problema di massimo di sottrarre la Val

di Chiana alla devastazione delle acque coll’aiuto delle acque medesime, lo

rende atto a ragionare come un economista nelle questioni prettamente eco­

nomiche. E la stessa scienza idraulica presta motivi ai suoi ragionamenti

economici.

(18)

156 GUIDO ROSSETTI

vitesse. Ces deux éléments agissant dans un sens opposé et l'effet de la saignée de­ venant incertain, l'on en a déduit una espèce da paradoxe hydraulique, c’est-à-dire qu'il peut arriver que la dépression de la surface d’une rivière augmente la masse de l’eau courante, au lieu de la diminuer, toutes les fois que, par l'introduction de la nouvelle eau, la vitesse de l’eau courante s’accroisse dans une certaine proportion plus forte que celle de la masse.

Alors l'économie politique présenta ainsi que l’hydraulique son apparent pa­ radoxe, c’est-à-dire que comme l'on a vu, qu’une saignée pratiquée pour une eau courante ne faisait point baisser sa surface, ainsi l’on vit se procurer le blé, qui man­ quait pour le subsistances d’une nation, en permettant que le blé national pût libre­ ment être vendu à l’étranger. Ce résultat, auquel l’imagination ne se serait jamais attendue, fut présenté d'abord par l’expérience, répété en suite en Toscane, dans le cours de plus d'un demi siècle, et il est aisé d'en voir la raison ».

(Rapporto al ministro Canning stilla legislazione dei grani in Toscana, vol. II, pp. 168-169-170).

Mentre teorici e dottrinari elaboravano memorie e sfoggiavano dis­

sertazioni per vincere il titubare dei governi a concedere piena libertà al

commercio frumentario, Fossombroni consigliava di sostituire alle presun­

zioni, ai calcoli indiretti e cervellotici una vera e propria rilevazione stati­

stica per accertare quali effetti il commercio libero dei grani avesse generato

nel ventennio 1765-84 e cioè a quali leggi avessero ubbidito in quel periodo

la popolazione, la produzione agricola ed il consumo.

« La presente questione, se il libero commercio dei generi di prima necessità sia vantaggioso o dannoso, non è presentemente trattabile con quelle ragioni che persuasero Pietro Leopoldo di adottarlo; ma dopo venti anni di esperienza si riduce a quistione di mero fatto, e non ha più luogo l’esempio delle altre nazioni o go­ verni, che quasi tutti tengono un tale commercio sotto diversi regolamenti legali. In Toscana si riduce all'esame, se da questa libertà sieno venuti dei beni o dei mali, se la Toscana, insomma, sia più povera o più ricca di quando fu introdotta la libertà. Tali dati possono chiarirsi : 1) col riscontro della popolazione confron­ tando i registri delle anime delle diocesi dello stato del 1766-67-68, che prima si pubblicavano ogni cinque anni, con il ristretto dei registri del 1790-91, che non so se sieno stati fatti, ma che in ciascheduna diocesi son molto facili a farsi; 2) col­ l’esame, se sia cresciuta o scemata la coltura non solo delle terre di campagna, ma ancora la fabbricazione delle case sia rurali che civiche; da potersi chiarire con una circolare ai giusdicenti che informino, previo un esame delle persone provette e ono­ rate, se da venti anni sieno state aumentate, o diminuite le coltivazioni, e se ci sia aumento o diminuzione di fabbriche nelle loro giurisdizioni, con indicare la pro­ porzione dell’aumento o del decremento; 3) col riscontro e confronto dei prodotti delle gabelle di consumazione del 1768 con il 1790-91. Per questo in Firenze ab­ biamo la gabella della farina, e fuori della città nello stato fiorentino ci è la tassa

(19)

G LI SCRITTI D EL CO NTE VITTO RIO FOSSOMBRONl 157 detta delle teste e bocche (7 ); quella del vino per la sola città di Firenze come pure quella della carne; e per tutto lo stato il consumo del sale. Per Io stato di Siena e altre giurisdizioni, che hanno diversi metodi d'imporre sopra le consumazioni, si potranno fare i confronti del prodotto avanti la libertà del commercio col presente. Se sarà cresciuta la popolazione; se sarà aumentata la cultura dei terreni e in con­ seguenza la sussistenza; se saranno accresciute le fabbriche e in conseguenza il più comodo vivere; e se saranno aumentate le consumazioni; lascerò tirare la conseguenza a chiunque possa aver coraggio di dire che la Toscana stia peggio, e sia più povera di prima ».

(Risposta a! granduca Ferdinando 111 sulla questione della libertà frumentaria,

voi. I, pp. 21-22).

Consultato sopra il rimettere vincoli all’arte della seta, assume la piu

minuta informazione intorno a questa industria ed anche qui alle indu­

zioni di quel che doveva essere sostituisce la rilevazione dei dati su quel

che realmente accadeva, utilizzando una memoria redatta dagli

indrappa-tori di Firenze e presentata nel 1780 al governo ed i libri di dogana.

Facciasi astrazione dal linguaggio, a tratti mercantilistico, si guardi

alla sostanza del ragionamento che è quella di mettere in rilievo i diversi

effetti generati dal regime vincolistico e dal regime di libertà e si legga:

« All’epoca di tale soppressione [del tribunale dell’arte della seta] convien fare qualche riflesso che ci ponga in grado di formare almeno delle congetture sul­ l'influenza di questo tribunale nel commercio delle sete toscane. Abbiamo da una rappresentanza, fatta dagl’indrappatori di Firenze e presentata nel 1780 al governo, che nel decennio dal 1769 al 1778 il prodotto delle sete toscane ammontava nell’anno comune a libbre 165178; si ha parimente che nell’anno comune del medesimo de­ cennio si introducevano in Firenze (non servendo le sete nazionali all'indrappatura) libbre 48470 di seta forestiera. Si trova ancora che il prezzo di rottura di detta seta nell’anno comune era di lire 18,18,4 (8).

(7) Era l'imposta personale pagata per ciascuna testa o bocca. Si chiamò anche: testa­

tico, decima delle teste, gravezza delle bocche, capitazione.

(8) La relazione è corredata da una tabella dei prezzi della seta a Firenze (sete cala­ bresi di Firenze ossia di prima qualità) dal 1700 al 1795 che qui riproduco:

(20)

158 GUIDO ROSSETTI

Nell'istessa memoria si trova ancora che la seta in natura col suo importare produceva allo stato annualmente scudi 437618 circa. Vi si calcola finalmente che nel­ l'anno comune di tal decennio la manifattura della sopradescritta seta importava scudi 309347.

Si conclude per tanto che, sommando l'importare annuo della seta in natura e quello della manifattura, il denaro che entrava nello stato per il generale com­ mercio delle nostre sete, non era minore della cospicua somma di scudi 746965. Tutto denaro estero introitato, a riserva di una tredicesima parte che si suppone re­ sultare dai drappi venduti nello stato, e che si potrebbe sottrarre da quella somma; ma bisogna considerare che, se non si fossero comprati i drappi nazionali, si sareb­ bero forse fatti venire gli stranieri con spesa anche maggiore; onde ancor questi 57458 circa possono dirsi introitati in vigore del commercio delle nostre sete.

Bisogna convenire pertanto che, quando fu soppresso il tribunale dell'arte, il commercio della nostra seta era in una situazione alquanto florida, mentre un in­ troito di scudi 746965, è rispetto alla Toscana, oggetto assai considerabile. Nè sopra questo resultato si può muover dubbio, mentre nasce dai libri della dogana e da quelli del soppresso tribunale della seta, ed i principali negozianti lo riconoscono anche oggigiorno per vero, avendo Giovan Battista Redi nell'anno scorso, di con­ senso degli altri, presentato la predetta memoria, che si può mostrare sempre che occorra di riscontrarla, e dove sono i dati dai quali nasce il sopra descritto resultato.

Stando dunque le cose in questa maniera, fu non solo soppresso il tribunale dell'arte, ma concessa a tutti facoltà di trarre (9) la seta liberamente, d’indrappare, di contrattare, manovrare comunque questa derrata, e finalmente nel 1781 fu data ancora libertà di estrarre (9) la seta greggia dello stato, pagando una gabella; onde si eccitarono timori non pochi che il commercio delle nostre sete andasse incontro alla sua decadenza, per ovviare alla quale il soppresso tribunale aveva tanto specu­ lato e provveduto.

In questa situazione l’attività dei produttori, animati dal maggior prezzo, per cui potevano esitare agli esteri le proprie sete, si vide eccitata; moltiplicarono i

trat-AN N O A N N O A N N O AN N O 1736 L. 12. 13. 4 1752 L. 18.

_

__ 1767 L. 17. 13. 4 1781 L. 17. 13. 4 1737 » 12. 13. 4 1753 » 17. 6. 8 1768 » 17. 13. 4 1782 » 16. — — 1738 » 12. 13. 4 1754 » 16. 6. 8 1769 » 16. 16 8 1783 » 15. 10. — 1739 » 13. 6. 8 1755 » 16 — — 1770 » 17. 6. 8 1784 » 15. 10. — 1740 » 13. 6. 8 1756 » 14. — — » 16. 13. 4 1785 » 17. — — 1741 » 11. 13. 4 1757 » 14. — — » 17. 6. 8 1786 » 16. — — 1742 » 11. 6. 8 1758 » 14. — — 1772 » 19. 10. — 1787 » 21. 10. — 1743 » 1 3

.

10. — 1759 » 15. 10. — 1773 » 17. — — 1788 » 17. — — 1744 » 12, 10. — 1760 » 14. 16. 8 1774 » 17. — — 1789 » 15. 10. — 1745 » 13. 6. 8 1761 » 14. 16. 8 1775 » 23. 10. — 1790 » 16. — — 1746 » 12. 13. — 1762 » 14. 16. 8 1776 » 18. 10. — 1791 » 16. 10. — 1747 » 12. 15. — 1763 » 18. — — 1777 » 23. 10. — 1792 » 17. 10. — 1748 » 13. 10. — 1764 » 18. — — 1778 » 18. 13. 4 1793 » 16. — — 1749 » 17. — — 1765 » 21. — — 1779 » 18. — — 1794 » 15. 10. — 1750 » 16. — — 1766 » 20. — — 1780 » 19. — — 1795 » 15. — — 1751 » 16. 13. 4

(9) trarre, eitrarre nel linguaggio del tempo valgono: esportare.

(21)

G L I SCRITTI D E L CO NTE VITTO RIO FOSSOMBRON1 159 tori (10), e l’impegno giunse tant'oltrc, che, laddove prima i piantoni di gelso co­ stavano tra le quattro e le sei crazie l ’uno, si videro pagare fino una lira; indizio il più sicuro di essere rivolte a questa specie di produzione le mire dei campagnoli. In effetto, fosse per l ’aumentata coltivazione dei gelsi, fosse per mettere in opera e tenere più cura di quelli che già esistevano (giacché fra i rilievi fatti dai negozianti di seta vi è ancor quello, che in Toscana non si raccoglieva una quantità di seta corrispondente al numero dei gelsi), resulta da varie memorie presentate dai negozianti di seta in Firenze (non volendo far conto della generale asserzione di tutti i pratici della campagna), che la quantità di seta, che si raccoglie adesso in T o ­ scana, giunge annualmente verso le libbre 300000.

E rimarchevole adunque primieramente l’aumento di produzione, ottenuto in Toscana in meno di venti anni, dopo soppresso il tribunale dell’arte. In secondo luogo, supponendosi che la manifattura dei drappi possa essere stata negletta nel tempo che è stata favorita la produzione, consideriamo cosa possa essere avvenuto alla nazione, anche sul falso supposto che la manifattura fosse del tutto perduta, e che si fosse venduta agli esteri tutta la seta prodotta nello stato.

Qualora la seta greggia di Toscana venduta agli esteri venga pagata da questi, come spesso accade, venti lire la libbra, le 300000 libbre della nostra seta importe­ rebbero scudi 857142, vale a dire scudi 100176 di più dei scudi 746965, che im­ portava per lo stato tutto l’universale commercio e manifattura di seta avanti la soppressione del tribunale dell’arte; avvertendo che, qualora si negasse che tutte le trecentomila libbre potessero esitarsi a venti lire la libbra, si credesse perciò di po­ ter fare un’obiezione al nostro resultato di arricchimento nazionale, bisogna ricor­ darsi aver noi fatto la troppo più svantaggiosa supposizione che l’indrappwtura fosse nulla in Toscana, e che per questo capo abbiamo regalato tutta la cospicua somma di cui realmente la nazione si è arricchita.

E indubitabile pertanto che, esitando la Toscana agli esteri le sue trecentomila libbre di seta (e quelle di più che si sarebbero potute ottenere, se l’incoraggimento della libera estrazione non fosse stato tolto nel 1788), la Toscana guadagnava an­ nualmente circa centomila scudi di più di quello che guadagnasse avanti la soppres­ sione del tribunale dell’arte, con l’universale commercio e lavorìo di questo inte­ ressantissimo prodotto; ma per l’altra parte convien confessare esser giustissimi i riflessi degli onesti e sagaci negozianti fiorentini, i quali non tanto per proprio in­ teresse, quanto per commiserazione di tante povere famiglie della capitale, che cam­ pano in questa manifattura, reclamano perchè l’indrappatura si mantenga in Firenze nel suo florido stato, dal quale, se punto declinasse, è innegabile che la miseria dei braccianti aumenterebbe all’eccesso.

La Deputazione per tanto non si è acquietata al solo aspetto del vantaggio nazionale sopra indicato, resultante dall’aumentato prodotto in questi ultimi anni, ed ha ricercato qual possa essere stato in questo tempo, in cui si è tanto aumentata la seta greggia, il lavorìo della capitale; essendo troppo vero che, per quanto fosse plausibile una speculazione che avvantaggi in generale la nazione intera, conver­ rebbe sospenderne l’effettuazione, qualora tendesse a rendere improvvisamente oziose tante braccia occupate in Firenze.

(22)

160 GUIDO ROSSETTI

Fortunatamente nei libri di questa dogana si è potuto trovare come esaurire ancor questa ricerca. Infatti nel decennio sopra mentovato dal 1769 al 1778 si ri­ leva che nell'anno comune la quantità dei drappi fabbricati nella città di Firenze e spediti fuori di stato ascendeva a libbre 121038; questo era dunque ciò che la ma­ nifattura fiorentina esitava agli esteri al tempo del soppresso tribunale dell'arte.

Nell'anno comune del sessennio dal 1787 al 1793 si ha la quantità dei drappi fabbricati in Firenze e spediti fuori di stato, ascendente a libbre 145133 vale a dire che nell'anno comune si trovano fabbricate in Firenze libbre 24093 di drappo più, dopo soppresso il tribunale dell'arte, di quello che fosse avanti la soppressione del tribunale ¡stesso; ed è notabile che nell'anno 1792 si rileva dai medesimi libri che la quantità dei drappi, fabbricati in Firenze e spediti per fuora, era ancora ac­ cresciuta sopra l'anno comune del precitato sessennio, ascendendo a libbre 155456. Paragonando adunque il nostro commercio di seta a tempo del tribunale del­ l'arte con quello che abbiamo avuto in questi ultimi anni dopo la soppressione di quel tribunale, si trova aumentato adesso tanto il prodotto greggio quanto la ma­ nifattura; risultato tanto più consolante, quanto meno aspettato e meno soggetto a titubanze e contradizioni, perchè dedotto da semplicissimi ed irrefragabili documenti, proposti dagli stessi sagacissimi negozianti di seta.

Si osservi inoltre che, quantunque non si abbia in questi ultimi anni un det­ taglio delle spese di fabbricazione, come ebbero in tempo che sussisteva il tribunale dell’arte i negozianti di seta, che formarono lo sopracitata memoria, per poterne direttamente dedurre il numerario introdotto nello stato dall’universal commercio delle nostre sete, pure potremmo nonostante, combinando a dovere i dati che ab­ biamo fra mano, formare un giudizio assai ben fondato.

Infatti, per ottenere questo finale e più di tutti gli altri concludente resultato con la maggiore esattezza, è convenuto principiare dall'assicurare la quantità del prodotto greggio che si raccoglie oggi in Toscana, non servendo per un calcolo rigoroso la probabile quantità di libbre 300000, che sopra abbiamo adottato.

Nel decennio dal 1769 al 1778 potè questo aversi con precisione, mentre, esi­ stendo allora il tribunale dell'arte che prescriveva i quadernucci ai trattori, si ot­ teneva con sufficiente precisione anno per anno la desiderata notizia del prodotto greggio; ma, mancando in questi ultimi anni ogni diretta notizia, è convenuto far capitale d’altri principj, come appresso.

Nei libri della dogana, oltre alla quantità dei drappi fabbricati adesso in Fi­ renze, abbiamo anno per anno la quantità della seta greggia forestiera introdotta per la lavorazione, ed un anno per l’altro si trova in questi ultimi tempi ascendere que­ sta forestiera seta greggia a libbre 10125. Abbiamo adunque nel decennio antico, a tempo del tribunale dell'arte, la quantità dei drappi fabbricati, la quantità della seta greggia nazionale e quella della seta greggia estera nell'anno comune; nell'anno comune poi di questi ultimi tempi, da che manca il tribunale dell'arte, abbiamo per dati noti la quantità dei drappi fabbricati, della seta greggia forestiera introdotta, restando per ignoto dato, che si cerca, la quantità della seta greggia nazionale.

Sono adunque sei quantità, una sola delle quali è ignota, e questa potrà con facili aritmetici artifizi o con più facile ancora semplice equazione algebrica di primo grado ritrovarsi; ammettendo che sia l’istessa ragione quella della quantità dei drappi

(23)

G L I SCR ITTI D E L CO NTE VITTO RIO FOSSOMBRONI 161

clic si fabbricava al tempo del tribunale dell’arte alla somma della seta greggia na­ zionale ed estera che si consumava allora in Toscana, e quella della quantità dei drappi che si fabbricano in questi ultimi tempi, da che è soppresso il tribunale del­ l'arte, alla somma della seta greggia nazionale ed estera che si consuma adesso in Toscana ».

(Rappresentanza sull'arte della seta, voi. I, pp. 94-98).

Il risultato dell’indagine c compendiato in una tabella la quale, sfron­

data dei dati superflui e con i mutamenti che ho ritenuti necessari a ren­

derne più chiara la lettura, riproduco nel suo contenuto sostanziale:

. flK* ’

avanti dopo

la soppressione del tribunale dcU'artc della seta

( m e d i a d e c e n n i o 1 ( m e d i a s e s s e n n io 1 7 0 9 - 1 7 7 8 ) | 1 7 8 7 - 1 7 9 3 )

Aumento o diminuzione

Seta greggia nazionale prodotta (libbre) 165178 246038

i

+ 80 8 6 0

Seta greggia importata e lavorata in

Fi-renze (libbre) 48470 10125 — 38345

i (quantità lib.) 121038 145133 4- 24095 Produzione drappi 2

( (valore scudi) 746965 1035816 + 288851

Ed ecco la conclusione dell'inchiesta:

« Dopo aver ponderato questi irrefragabili resultati, si resta ben lontani dal poter concepire una decadenza nel commercio e lavorìo delle sete toscane, e molto meno viene in capo d'invocare contro questo preteso disastro la ripristinazione del tribunale dell’arte, come non verrebbe in capo d’insinuare regime e medicamenti per chi fosse sano, fuori che a qualche medico, il quale dall’arte sua, troppo spesso agli altri funesta, impara a trovar caratteri di malattia anche sulle fresche gote di un uomo, che si sente in forze ed ingrassa ».

(Ivi, pp. 99-100).

Poiché qui importa guardare non ai risultati, ma alla forma dell'in­

dagine basti rilevare:

— la diligenza dell’analisi, la cautela nell’assumere i dati e la cri­

tica severa a cui vengono assoggettati onde ridurre al minimo il rischio di

errare;

(24)

162 GUIDO ROSSETTI, G U SCR ITTI D EL CO N TE VITTO RIO FOSSOMBRONI

— l’avvedimento usato per calcolare il dato relativo alla quantità

della seta greggia prodotta nel sessennio 1787-1793;

— la utilizzazione dei dati rilevati dai libri di dogana.

Questa del Fossombroni è, fra le molte inchieste rivolte alla forma­

zione di statistiche del commercio internazionale che si conducevano in

Italia nella seconda metà del secolo XVIII, una delle prime e più diligenti

che siano state compiute in Toscana, benché limitata ad una sola partita

del commercio estero (11).

6.

— E potremmo e vorremmo continuare ad esporre il pensiero del

ministro toscano: ma non è pur sufficiente il fin qui detto a rendere chiara

la figura di un Fossombroni fornito dell'attitudine ad analizzare problemi

economici concreti con spirito non preoccupato da miti e da formule ver­

bali? A distanza di quasi due secoli si tacciano i primi liberisti di astrattismo

e di ignoranza delle condizioni di fatto. Quanto diversa appare la realtà a

chi legga le vecchie scritture!

Fossombroni non era un dottrinario, ma un politico pratico che sa­

peva scrutare con occhio limpido la realtà e ritrarne i contorni senza defor­

mazioni e con semplicità e aderenza di discorso. Per questo le sue pagine

significano qualche cosa oltre il tempo in cui furono scritte.

Gu id o Ro s s e t t i.

( I l ) Il primo tentativo per conoscere sulla base dei dati tratti dai libri di dogana quale fosse il volume delle esportazioni in Toscana fu compiuto nel 1757 dal CARLI nel

Saggio politico ed economico sopra la Toscana stampato per la prima volta a Milano nel 1787. Secondo il calcolo del CARLI l'esportazione dei drappi di seta ammontava in quel­ l'anno a scudi 700.000.

/

‘f

(25)

--- *

N O T E E R A S S E G N E

BONIFICHE NUOVE E VECCHIE

Giu seppe Tassinari: La bonifica integrale della legge Mussolini. — Roma, Sottosegretariato per la bonifica integrale. XV II-1938. Un voi. in 4° di pp. 392-212, 80 illustrazioni e 22 corografie fuori testo ed una grande carta della distribuzione geografica dei comprensori di bonifica e dei perimetri di sistemazione montana. S. i. p.

Giu seppe Medici e Paolo Pr in c ipi: L e bonifiche di Santa Eufemia e di

Rosarno. — N. Zanichelli, Bologna, 1939. Un voi in 8° di pp. 263, 54 tavole fuori testo e 5 carte. Prezzo L. 60.

Aurelio Carrante - Giu seppi: Medici - Luigi Perdisa: Nuove direttive per la trasformazione dell’agricoltura. — Laterza, Bari, 1939. Un voi. in 4° di pp. 195 ed una coreografia del comprensorio di bonifica del Tavoliere S. i. p.

Paolo Bignami, con la collaborazione di G . Baroni, B. Belingeri, A. Fer­ rari, G. Medici e L. Pizzamiglio: Il grande canale Mazza, la rete delle rogge de­ rivate e il territorio irrigato. — Ulrico Hocpii, Milano, 1939. Un voi. in 8° di pp. XV -453, con 45 illustrazioni e 2 tavole a colori fuori testo. Prezzo L. 60.

1. — Si annunciano qui sopra alcuni tra i più significativi rapporti suscitati dall’idea della bonifica integrale e dalla sua attuazione. Non può, in questa rivista storica, essere compito del recensente dar notizia di tutti i fatti ed i problemi esposti e discussi dagli egregi compilatori con spirito scientifico avvalorato dall’entusiasmo per l ’opera alla quale essi, in grado diverso, collaborano.

La bonifica può essere concepita storicamènte come un fatto, il quale, dopo essere stato un mero piano di previsione (Carrante, Medici e Perdisa sul Tavoliere), diventa realtà in corso di attuazione (Tassinari, Medici e Principi), ed, anche quando è antico di secoli, sta tuttora divenendo e trasformandosi (Bignami).

(26)

164 LU IG I EIN A U D I

2. — La « previsione » sta divenendo di gran moda tra gli economisti — massimamente inglesi, i quali la chiamano « anticipation » — come uno dei dati principali dai quali dipende la costruzione di una corretta teoria della dinamica eco­ nomica. Purché la simpatia verso il concetto non si risolva nella mera inserzione di una nuova lettera dell’alfabeto nelle equazioni dell’equilibrio economico, l'impor­ tanza nuova data al concetto antico può essere feconda. Carrante, Medici e Perdisa adoperano, tuttavia, il concetto di previsione a guisa di strumento non di costru­ zione di una teoria, bensì di creazione di un fatto che si chiama bonifica integrale del Tavoliere delle Puglie. A dirla in breve si tratta di trasformare i circa 438.000 ettari di terreno agrario e forestale pianeggiante contenuti nel comprensorio del Con­ sorzio generale per la bonifica della Capitanata (comunemente noto col nome di Tavoliere delle Puglie) in guisa da costringerli a produrre di più e a fornire più abbondanti occasioni di lavoro alle moltitudini lavoratrici. Oggi, la situazione è per molti rispetti poco soddisfacente. Il regime fondiario è tale che su 47.273 ditte proprietarie, ben 25.144 o più della metà posseggono appena 12.162 ettari o meno di un ettaro a testa, e 9.748 posseggono da 1 a 2 ettari l’una o 13.462 in tutto, laddove 466 ditte posseggono da 120 a 250 ettari l’una (80.487 ettari), 225 ditte da 250 a 500 ettari l’una (75.236 ettari), 97 ditte da 500 a 1000 ettari l’una (62.346 ettari in tutto) e 25 ditte più di 1000 ettari l’una e 40.616 ettari in tutto. In com­ plesso il 93 % dei proprietari possiede appena il 16 % del territorio, laddove il restante 7 % possiede l’84 % del territorio. Non da questa circostanza soltanto, ma da questa e da molte altre concomitanti — terreni magri, regime idraulico difettoso, acque superficiali scarse, clima ventoso e sub-arido, con scarse precipitazioni estive, mancanza di case in campagna, infezione malarica, — derivano conseguenze econo­ miche imponenti : scarsità del bestiame, in continua diminuzione, persistenza del maggese nudo, pascoli estesi su 115.000 ettari, seminativi estesi a 285.000 ettari, con scarsissima diffusione degli erbai e delle culture miglioratrici, culture legnose fruttifere ed orti limitati rispettivamente a 36.200 e 1.800 ettari. Una ingente massa di braccianti poveri, ben 57.000, va distinta in abituali (25.145 uomini e 6.555 donne) occupati per più di 180 giornate annue, occasionali (8694 uomini e 4836 donne) occupati per più di 90 giorni e per meno di 180 ed eccezionali (5.329 uomini e 1.534 donne) i quali non raggiungono le 90 giornate di lavoro annuo. Il grado di attività è in funzione del tipo di cultura:

Superficl ettari totali Opere per ettari Seminativo... 285.000 5.163.000 18 Pascolo ... 115.000 575.000 5 O liv e ta... 16.800 789.600 47 Vigneto e vigneto-oliveto 18.300 2.196.000 120 M andorleto... 1.100 40.700 37 Totale 436.200 8.764.300 20

Scopo della « bonifica integrale » dovrebbe essere la trasformazione

(27)

B O N IFIC H E N U O V E E VECCHIE 165 agraria della regione in guisa da aumentare notevolmente sia la produzione lorda che quella netta e da crescere perciò il grado di attività ossia di occupazione degli uomini sulla terra.

3. — Nel linguaggio, che vedo accolto da tutti gli economisti agrari ita­ liani e da essi attribuito al Tassinari, il prodotto totale della terra si fraziona nel modo seguente:

Prodotti del fondo impiegati nel fondo stesso per reintegrare quelli consumati durante il fenomeno produttivo (mangimi, lettimi, letami, sementi (m)

Produzione totale conseguita ( nell'azienda » Produzione lorda vendibile

Spese sostenute dall'imprenditore per l'acquisto di servizi extra-aziendali e per la reintegrazione dei capitali tecnici, sia integrale (concimi, anticrittogamici, carburanti) sia per quote (ammortamenti o noleggi macchine ed attrezzi ecc.) (n)

(

Prodotto netto o somma dei com­ pensi spettanti al­ le persone econo-miche che coope- / rano alla prndn- ' zinne con presta-zioni di servizi personali c reali (r)

Beneficio fondiario spettante al pro­ prietario del fondo come tale. Interesse al proprietario del capitale

agrario.

Salario ai lavoratori agricoli. Stipendio ai dirigenti amministrativi

e tecnici.

Imposte, allo stato e ad altri enti pubblici.

Tornaconto o profitto, all'impren­ ditore agricolo.

Gli economisti agrari puntano sovratutto sull’incremento del prodotto netto (e), come quello che rappresenta la ricchezza nuova creata nel ciclo produttivo (Tassi­ nari, p. 110); ed è chiaro che se il prodotto netto (r) diventa un massimo, sono senz’altro determinate le quantità m ed n necessarie per ottenere quel massimo. Che cosa sia un « massimo » di prodotto netto non è facile definire a priori, dipen­ dendo la sua determinazione da molti fattori, e fra l’altro dall’ammontare dei capitali reali e personali i quali convenga, relativamente ad ogni altro possibile impiego, investire nella impresa agricola. Ove si supponga tuttavia che quel « massimo » sia un dato, il sistema della bonifica integrale vuole raggiungerlo attribuendo allo stato un compito diretto per tutte le opere di sistemazione montana idraulica e stra­ dale, ie quali necessariamente debbono far capo ad enti pubblici ed uno integrativo là dove trattasi di miglioramenti fondiari di competenza privata.

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