• Non ci sono risultati.

Borghesia imprenditoriale

Nel documento Abitare in alto a Milano 1920 - 1960 (pagine 48-51)

2.1.1 Il Piano Ina-Casa

2.2 Borghesia imprenditoriale

Oltre all’edilizia economica, che resta il centro della cultura architettonica più progressista del dopo guerra fino alla crisi dei tardi anni Settanta, si affiancano altri temi di riflessione e sperimentazione. L’oggetto di questi studi deriva dalla domanda di un altro tipo di committenza, rappresentata dal mercato dei privati, per il quale la ricerca della qualità segue processi differenti, dettati in particolare da richieste più esigenti e da disponibilità economiche molto diverse. Si tratta per lo più di interventi nelle aree centrali delle città industriali, in particolare del Nord e ancor meglio a Milano, dove gli interessi fondiari risultano maggiori ed il cui valore immobiliare riceve valore aggiunto da un intervento architettonico di prestigio.

Milano è il soggetto attivo di uno sviluppo economico che la rende la più importante città italiana, togliendo il primato demografico a Napoli, il primato finanziario a Genova e quello etico-politico a Roma. Il motore di questa crescita è la borghesia imprenditoriale, capace di innescare un tale processo di modernizzazione economica, tecnologica e anche sociale, per il fatto che questi imprenditori sono presenti in tutti i settori della vita cittadina.53 Accanto ad un tipo di monumentalità civile e religiosa, se ne afferma una di tipo economico, simbolo del primato dell’imprenditoria; l’avvento del fascismo interrompe l’iniziativa borghese nell’ambito strettamente politico, motivo per il quale le esigenze rappresentative si concentrano ancora di più sulla dimensione economica e tecnologica. Si procede poi con l’affermazione del suo ruolo di indirizzo anche nell’amministrazione del territorio e nella crescita architettonica della città come organismo complesso, con la partecipazione alla determinazione dell’assetto urbanistico della Milano moderna. L’auspicio è quello di una riappropriazione popolare della città nella convinzione, da parte della committenza borghese, che Milano dovesse assumere l’aspetto e le dimensioni di capitale.54

L’evoluzione demografica ed economica milanese dimostrano il forte legame tra urbanizzazione ed industrializzazione, ed il mercato edilizio, con la speculazione delle aree edificabili, è accompagnato

52 RUBINACCI L. (Ministro del lavoro e della previdenza sociale), Aspetti e incrementi del Piano Incremento occupazione operaia –

case per i lavoratori, al IV Congresso Nazionale di Urbanistica a Venezia, ottobre 1952.

53 SAPELLI G., La città borghese e il suo ‘ethos’, in NEGRI M., REBORA S. (a cura di), La città borghese. Milano 1880-

1968,Skira Editore, Milano, 2002, p. 19.

54 CANELLA M., La nozione di necessità, in NEGRI M., REBORA S. (a cura di), La città borghese. Milano 1880-1968,Skira

41

dall’intervento delle società finanziarie. La borghesia è stata capace di condizionare scelte morfologiche che l’hanno resa protagonista nel meccanismo speculativo edilizio con i risanamenti che hanno ristrutturato il centro per la propria residenza e la nascente periferia alle classi intermedie ed operaie. Il potere politico ha dato l’avvio alla trasformazione della città.55

Sui casi più emblematici legati all’imprenditoria milanese si possono fare alcuni esempi.

Fu la Snia Viscosa, impresa leader nel settore tessile, ad indire nel 1935 un concorso per la realizzazione della nuova sede rappresentativa della società: acquistati due lotti sulla Piazza San Babila in formazione, la volontà era quella di affermare il proprio prestigio. I trenta metri di sviluppo previsti dal regolamento edilizio non vennero rispettati e la torre venne elevata fino a sessanta metri. Il presidente della Montecatini, Società Generale per l’Industria Mineraria e Chimica, chiese nel 1935 il progetto per una sede di ampliamento in zona Moscova, su un lotto in posizione strategica per l’ingresso in città. Luigi Mattioni venne scelto nel 1950 dal gruppo di imprenditori della società di scopo Grattacielo di Milano Spa, tra cui anche i proprietari di una società produttrice di cemento e componenti per l’edilizia, per realizzare la Torre Breda, primo edificio che con i suoi 117 metri supera la Madonnina del Duomo di Milano; l’ingegnere della società riuscì a far modificare i parametri urbanistici per apportare le modifiche volute al progetto, chiaro esempio del peso che all’epoca era riservato agli interessi finanziari56. Nel 1956 la Torre Galfa, il cui nome deriva dall’unione delle due vie su cui si trova ad insistere, Galvani e Fara, era stata costruita per accogliere gli uffici di Attilio Monti, imprenditore proprietario della società di raffinazione Sarom. Come non citare poi il grattacielo Pirelli, edificato tra il 1955 e il 1960 per ospitare gli uffici della Pirelli, famosa industria di pneumatici.

Gli architetti più illustri sono dunque chiamati a rispondere alle esigenze della committenza privata ed impegnati nel dare forma ai bisogni della sempre più influente borghesia, alla ricerca di mezzi celebrativi ed auto rappresentativi.57

Milano si può considerare il centro dinamico del capitalismo italiano, dove più intensa è la trasformazione della città. Qui più che altrove la classe dirigente, rappresentata da imprenditori e industriali, sembra affermare la propria egemonia nella ricostruzione della città.58

La borghesia, pur non essendo la classe fondamentale, è il ceto detentore dei mezzi di produzione e del nuovo che avanza, possiede i mezzi per permettere lo sviluppo dei settori di cui si interessa, architettura compresa, in una concezione di sé che la spinge a scelte autoreferenziali: si tratta di intellettuali, imprenditori e nuovi professionisti che puntano sull’affermazione di sé e della loro condizione. Il boom economico aumenta ancora di più la spinta delle famiglie borghesi verso immaginari più alti, nell’ottica di una nuova rappresentatività urbana. A volte questo atteggiamento ha portato ad una sorta di appiattimento delle critica progettuale, accantonata per aderire alle richieste della committenza.

55 FIOCCA G. (a cura di), Borghesi e imprenditori a Milano dall’unità alla prima guerra mondiale, Laterza, Bari, 1984, p. 355. 56 Estremizzando si può parlare di asservimento delle politiche comunali in materia edilizia a quelle che sono le pretese dei

costruttori e delle immobiliari, nell’ottica diffusa del maggior sfruttamento di suolo possibile.

57 MELEGARO F., Vico Magistretti: un architetto per la borghesia e l’industria, Tesi di laurea in Architettura, Politecnico di Milano,

marzo 1999.

Capitolo secondo Gli architetti

42

Accanto allo sviluppo tecnologico e alla modernizzazione del ciclo edilizio nelle sue prestazioni funzionali, si riprende una sorta di sintesi delle arti, in un connubio tra le arti visive, il disegno d’architettura e disegno dell’oggetto d’arredo59; l’apertura verso nuove forme artistiche si esprime nella

progettazione di interni e del design, in un’affermazione della famiglia borghese del suo «essere per sé». L’arte e l’architettura diventano lo strumento di identificazione e riscatto personale dell’intera classe, di promozione sociale e di affermazione del proprio status symbol. L’attenzione allo spazio dell’alloggio, insieme alle esigenze rappresentative della committenza, portano ad una sempre maggiore ricerca del dettaglio e cura dei particolari, espressioni della cultura del design. La caratterizzazione del mobile trova così corrispondenza nell’idea di varietà edilizia propria del periodo ed una rinnovata concezione produttivistica dell’industria si trova ad auspicare il lavoro artigiano.

«Sembra che il costruirsi del mito di Milano come capitale italiana dell’economia, della finanza, del lavoro fino all’adozione del termine di capitale morale vada di pari passo con il definirsi di una dimensione mitica della borghesia milanese che trova nei suoi riti la sua più evidente manifestazione.»60

59 IRACE F., Milano Moderna: architettura e città nell’epoca della ricostruzione, F. Motta, Milano 1996, p. 54.

43

CAPITOLO TERZO

Nel documento Abitare in alto a Milano 1920 - 1960 (pagine 48-51)