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Breve analisi degli spostamenti della popolazione tra il primo dopoguerra e gli ann

5. L'industria cinematografica americana al tramonto degli ann

5.1 Breve analisi degli spostamenti della popolazione tra il primo dopoguerra e gli ann

A partire dal primo dopoguerra, si assistette a un graduale spostamento in periferia della popolazione urbana, cui la Depressione degli anni Trenta pose un netto rallentamento. La crisi economica esacerbò inoltre le tensioni sociali. I gruppi etnici che, alla seconda o alla terza generazione d'immigrazione, erano riusciti ad accedere ai frutti dell'identità americana, temevano ora di perdere il proprio status, mentre quelli che cercavano l'inserimento sentivano la minaccia della miseria più lacerante e premevano per distaccarsene. Questa tendenza accrebbe notevolmente le discriminazioni razziali: posto in stretta correlazione il gruppo etnico – definito da costumi,

colore della pelle e lingua o cadenza del parlato – con le sue condizioni economiche, si determinò un atteggiamento di difesa dei privilegi in coloro che erano riusciti ad accedervi. La discriminazione razziale riguardava soprattutto l'ambito lavorativo – fonte dello status – e l'istruzione – capace di valorizzare e accrescere le opportunità del singolo.

La mobilità sociale esisteva ancora: dopo una o due generazioni di lavoratori non qualificati, i figli di immigrati, soprattutto italiani ed ebrei, potevano accedere a un'istruzione in grado di farli inserire nell'avvocatura o nell'insegnamento. D'altra parte, generalizzando, gli anglosassoni cercavano di mantenere il proprio status che li vedeva sovente impiegati in attività qualificate di tipo professionale e direttivo, mentre irlandesi e tedeschi, di più recente immigrazione ma ormai integrati, difendevano i ruoli ormai consolidati di abili artigiani o addetti al settore impiegatizio. L'istruzione era un'arma a doppio taglio per i vari gruppi: se, da un lato, rendeva merito alla celebrata uguaglianza delle opportunità, d'altro canto produceva in breve un eccesso di personale qualificato rispetto ai posti disponibili, e ciò si aggiungeva alla competizione già esistente tra i gruppi stessi; una competizione che si rifletteva anche sulla problematica degli alloggi, laddove ebrei ed italiani, ad esempio, si erano conquistati uno spazio in quartieri migliori e gradualmente lasciavano Manhattan per andare a risiedere nel Bronx o a Brooklyn, in un movimento che portava i vecchi abitanti, altrettanto progressivamente, ad abbandonarli. Questo genere di mobilità spaziale nel centro urbano incise sui costi degli appartamenti e condusse al principio di degrado dei quartieri, che presto avrebbero visto alterati i propri tratti storici. Inserita in questo contesto di disagio generale, negli anni Trenta l'identità etnica poteva – a seconda del caso – sia rappresentare un blocco alle aspettative di mobilità sociale, sia garantire uno status guadagnato dalle fatiche di generazioni precedenti.

Con gli anni Cinquanta si stabilì il livello di benessere garantito dall'American way of life; gli Stati Uniti vivevano una fase di crescita, sia per quanto concerne il reddito familiare, sia per la domanda di lavoro, incoraggiata dalla ripresa delle attività imprenditoriali. La crescita economica garantiva una diffusa offerta di lavoro, cosicché i dissidi tra etnie poterono attenuarsi. L'aumento del tasso di natalità e le nuove prospettive economiche dei nuclei familiari produsse un nuovo spostamento verso i sobborghi urbani dal centro della città, cui sarebbero rimasti vincolati solo nuclei di anziani o di “affezionati” ai quartieri d'origine. È questo il caso degli italiani rimasti al Greenwich Village e degli ebrei dell'East Side.

In verità, si tratta di una dinamica che si ripresenta a cadenze regolari in una nazione altamente industrializzata; ma in questa fase lo spostamento fu massivo e per molti nuclei si trattò della prima possibilità di attingere realmente a prospettive di vita migliori che si materializzavano nel rinsaldarsi dei rapporti e nella costruzione di un edificio familiare fondato sui figli, cui si volevano

regalare condizioni abitative e possibilità di crescita in un contesto più sobrio e agiato rispetto al caos e agli spazi ristretti della mondanità urbana. Lo status sociale cui ebbero accesso molte famiglie lasciava trasparire, dunque, quello che per gli americani, nella prassi, era sempre stato il modello di vita di riferimento. Il possesso di una casa edificata su un appezzamento di terra di proprietà si connetteva a una serie di abitudini – la televisione, il fai-da-te, il barbecue, lo sport, il giardinaggio, i rapporti di buon vicinato – che la periferia poteva consentire. Questo spostamento, se rapportato alla collocazione delle sedi lavorative, condizionò i movimenti del pendolarismo: la presenza di molte industrie in periferia generò un flusso che girava attorno ai sobborghi e un altro che proveniva direttamente dalla città. Rispetto alle fasi contrassegnare dagli spostamenti abitativi che la società aveva conosciuto prima, questo tipo di pendolarismo non si fondava più sul trasporto pubblico. Un fattore non di poco conto considerato che la necessità del possesso di un'automobile amplificava la percezione delle distanze tra le fasce di reddito: chi non poteva permettersi un'automobile era automaticamente escluso dalle possibilità di una vita in periferia. La distanza dal centro produttivo divenne allora un metro di valutazione del reddito familiare.

L'economia di Hollywood risentì non poco di questi spostamenti. La maggior parte delle sale cinematografiche era stata costruita nei centri cittadini, proprio per intercettare la fetta più larga possibile di pubblico, mentre le periferie erano generalmente sprovviste di teatri e luoghi d'intrattenimento. A questa carenza l'industria cinematografica avrebbe in seguito risposto con la costruzione dei multisala nei grandi centri commerciali ma, per diversi anni, l'incapacità – o impossibilità – di prevedere i movimenti della popolazione, costituirono un serio freno agli introiti – che si sarebbe palesata solo dagli anni Sessanta, in virtù degli aumenti ai prezzi dei biglietti.

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