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Brevissime considerazioni sulla questione del “significato” nel processo comunicativo

LA “COSTRUZIONE” DELL’INFORMAZIONE

2.1.2 Brevissime considerazioni sulla questione del “significato” nel processo comunicativo

Sorgente di cambiamento - A far scattare lo spostamento dell’asse paradigmatico delle ricerche in comunicazione è, appunto, il problema della significazione. Fino agli anni ‘60, la supremazia del modello informazionale, come si è avuto modo di capire precedentemente, abbaglia l’attenzione sulla questione. Essa riesce ad avere il posto che le spetta di diritto nelle analisi del processo comunicativo in seguito allo sviluppo degli studi semiotici, soprattutto da parte di Umberto Eco. Da allora “la linearità della trasmissione è vincolata al funzionamento dei fattori semantici, introdotti mediante il concetto di codice. Si passa cioè dall’accezione di comunicazione come trasferimento di informazione a quella di trasformazione da un sistema all’altro” (Wolf, 1985: 123- 124). Legato a un codice – Va ricordato, innanzi tutto, che nello schema formulato da Shannon e Weaver la nozione di codice39 è riduttiva. Si tratta, per lo più, di un insieme di regole

38 Traduzione libera: “A nostro avviso, l'unica nozione di base comune alla maggior parte o tutti gli usi dell’informazione è l'idea che le strutture vengano modificate. Siamo quindi tentati di definirlo come segue: l'informazione è ciò che è capace di trasformare la struttura.”

per la trasmissione di informazioni. “È un sistema puramente sintattico, un sistema organizzante che non contempla nella propria pertinenza il problema del significato del messaggio, cioè la dimensione più specificamente comunicativa” (op. cit: p. 107). Eco, invece, nell’ambito della comunicazione umana, lo concepisce, nel suo trattato di semiotica generale, come una convenzione collettiva formata dai contributi delle competenze individuali: in quanto somma di regole sintattiche e semantiche avrebbe una forma reticolare e riunirebbe “vari sistemi, alcuni dei quali forti e stabili (come quello fonologico che rimane immutato per secoli), altri deboli e transitori (come molti campi e assi semantici)” (1975: pp. 178-179). Tutto ciò concorrerebbe a produrre il significato. Poiché il concetto sembra piuttosto complesso si rincorre ancora una volta all’impiego del cumulo di mattoncini Lego che si presta bene a facilitarne la comprensione. Ebbene, osservandolo si nota che ogni singolo pezzo possiede forma (morfologia) e colore (fonologia) fissi (stabili) però allo stesso tempo ha un tipo di incastro (sintassi) relativamente flessibile che consente varie combinazioni (transitorio). La costruzione degli oggetti (semantica) avviene assemblando i mattoncini d’accordo con le disposizioni ufficiali del manuale di istruzioni (grammatica/convenzione collettiva) o secondo la fantasia di ciascuno bambino (cambiamento naturale della lingua/competenza individuale). Per rendere più plausibile l’illustrazione, si immagina una situazione in cui, davanti a una di queste creazioni al genitore capita di rispondere in questa maniera “Bellissimo… ma che cosa è?”. Il dubbio è illuminante in quanto rivela che in alcun momento lui (il destinatario) e il piccolo inventore (il mittente) non hanno condiviso lo stesso codice, oppure, come si vedrà nella considerazione seguente, ci sono state altre interferenze nell’interpretazione del messaggio.

Condizionato da elementi interni - Dunque, ci si trova davanti a una struttura “montata” – ma potrebbe essere anche un testo o un’immagine – da cui non si ottiene un senso. Sorge, dunque, la domanda spontanea: come si fa a comprenderla? Naturalmente entrano in gioco delle qualità proprie dell’essere umano considerate fondamentali, quali la coscienza e la cognizione. Senza la prima l’individuo non si accorgerebbe neanche della assenza di significato, mentre disfunzioni o alterazioni nella seconda potrebbero portare a una certa disabilità nella comprensione. Comunque, riprendendo l’esempio, si

supponga adesso che durante l’interazione con il bambino la mamma sia distratta da altre incombenze o preoccupata per il ritardo del papà, tale sensazioni influenzano il suo stato d’animo e di conseguenza la sua di capacità di discernimento rimane temporaneamente limitata, sicché il livello di interesse e necessità interferiscono nel processo comunicativo. Secondo Wolf (1985) essi, tra gli altri, sarebbero aspetti interni dell'ordine individuale ravvisti dalla teoria psicologisperimentale per analizzare la co-municazione di massa però, volendo, si applicherebbero anche a quella interpersonale. Condizionato da elementi esterni - Oltre ai fattori interni, si deve tener conto di una serie di variabili esterne che in misura maggiore o minore contribuiscono al rendimento della decodificazione. Qui si fa riferimento all’ambiente in generale e in particolare agli aspetti extralinguistici perché il meccanismo di riconoscimento e di attribuzione di significato non si restringe alla operazione di decifrare un messaggio in codice, rispettando le regole grammaticali e padroneggiando il dizionario di sinonimo, ma sono, in verità, “le intenzioni del locutore e la dimensione spazio-temporale dell’enunciazione, che fanno la differenza” (Valli 1999: p. 44). Per farsi un’idea della loro importanza, basti pensare che in un qualsiasi scambio comunicativo le frasi verbali sono inserite in un contesto ed espresse in un modo che sfugge completamente ai precetti della semantica, eppure queste componenti sono imprescindibili per cogliere il senso dell’enunciato. Sicché, soltanto dispiegando tutto il sistema fino a raggiungere lo strato pragmatico, dove si indaga come il linguaggio si realizza concretamente nell’interazione umana, si è in grado di capire come funziona la comunicazione nel suo complesso.

Pragmatics looks at even larger levels of meaning—not just the meaning of words and sentences, but the intentions and goals that lie behind a message and the attributions given to others’ intentions. Although most communication theorists would acknowledge the importance of semantics and syntactic, it is the study of pragmatics, or language-in-use, that opens avenues for advanced applications in communication. Pragmatics makes the study of communication possible because it deals with more than words and sentence structure and introduces discourse as the highest level of meaning in language40. (Littlejohn, 2009: p. 586)

40 (Traduzione mia): La pragmatica guarda a livelli ancora più ampi il significato – non solo il significato di parole e frasi, ma le intenzioni e gli obiettivi che si celano dietro un messaggio e le attribuzioni date alle intenzioni degli altri. Sebbene molti teorici della comunicazione riconoscano l'importanza della semantica e della sintassi, è lo studio della pragmatica, o del linguaggio in uso, che apre le vie per le applicazioni avanzate nella comunicazione. La pragmatica rende possibile lo studio della comunicazione perché si

Queste riflessioni sebbene non siano esaustive servono a due finalità: la prima è capire la costruzione del significato come il risultato di una molteplicità di azioni interdipendenti fra loro e impiegando tutte le sue competenze in questo processo, l’individuo finisce inevitabilmente col cambiare la sua propria struttura cognitiva. La seconda è evidenziare che un’unica prospettiva teorica non riesce a colmare le diverse lacune che si riscontrano in un esame più approfondito della comunicazione umana. In ogni caso, come sintetizza Wolf “non si tratta quindi di confondere, sovrapporre o annullare le varie pertinenze disciplinari che si ‘disputano’ il territorio della

communication research, quanto invece di esplicitare e approfondire (se ci sono) le

possibili integrazioni” (1985: p.130). Partendo da questo ultimo presupposto, ossia l’eventualità di coniugare diversi riferimenti per cercare un intendimento, si arriva alla configurazione del paradigma relazionale.