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Dal bunker Soratte a Piana delle Orme, nel Lazio rivive la

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12 maggio 2017

Per chi vuole fare un viaggio nel tempo, oltre che nello spazio, il luogo giusto è il Lazio. Non solo per le millenarie vestigia della città di Roma o per le tombe etrusche di Cerveteri e Tarquinia. C’è una storia più recente, quella del Novecento, la cui memoria rivive in alcuni luoghi in cui tutto sembra essersi fermato a 70 anni fa. Un lavoro di ricostruzione storica fondamentale, che serve a far conoscere alle nuove generazioni una storia spesso dolorosa ma che è necessario conoscere affinché non si ripeta.

Ne è un perfetto esempio il Museo di Piana delle Orme, a Borgo Faiti, vicino Latina, dove ha sede una delle più grandi collezioni italiane dedicate alla storia del Novecento. La mission dell’istituzione museale è chiara già nel nome: le

‘orme’ sono quelle lasciate dall’uomo nel suo percorso storico. La raccolta è straordinaria per vastità e qualità: migliaia di pezzi, dai giocattoli d’epoca ai veri tank della Seconda guerra mondiale, collezionati dal visionario imprenditore Mariano De Pasquale che nel 1997 diede vita ad una dei musei più particolari d’Italia. “Questo è un museo dove si entra nella storia, la si tocca con mano, la si vive – spiega la direttrice Alda Dalzini, che guida l’istituto dalla sua fondazione -È un racconto che parte dalla bonifica delle pianure Pontine e descrive, attraverso accurate ricostruzioni, la vita dei nostri nonni. I ricordi, così, prendono vita e i ragazzi che visitano questo posto possono comprendere i racconti che hanno ascoltato a casa”.

Il percorso è lungo e emotivamente molto intenso: si tratta di 45mila metri quadri di esposizione suddivisi in 14 padiglioni (che presto diventeranno 16) e una visita può durare anche più di 4 ore. Oltre 20mila all’anno i visitatori all’anno, in buona parte scolaresche, perché una visita qui equivale ad un anno di lezioni di storia. La collezione è stata messa in piedi interamente con fondi privati, senza sussidi pubblici, e giustamente i dirigenti ci tengono a farlo notare. E’ difficile catalogare questa esposizione, ma in sostanza si tratta di un viaggio nella memoria storica dell’ultimo secolo, uno spaccato che parte dal museo del giocattolo d’epoca, dove si può ammirare una fedele ricostruzione della battaglia di Waterloo fatta con i soldatini, e che passa per il nostro passato di popolo prevalentemente agricolo, con fedeli ricostruzioni delle nostre migliori tradizioni contadine (le produzioni di olio e vino diventano delle vere e proprie esperienze olfattive, oltre che visive), di come veniva fatta mietitura e trebbiatura, della

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Dal bunker Soratte a Piana

meccanizzazione agricola, con i primi trattori Fiat (ce n’è uno datato 1917), fino ad arrivare ai padiglioni dedicati alla Seconda guerra mondiale, con focus dedicati allo sbarco di Anzio, alla battaglia di Montecassino e a quella di El Alamein. Nei padiglioni dedicati alla bonifica della pianura Pontina sembra di vivere in prima persona le storie di “Canale Mussolini”, il fortunato romanzo di Antonio Pennacchi vincitore del Premio Strega: “Ho lavorato 35 anni nel Consorzio di bonifica – racconta il consulente storico Piergiulio Subiaco – e conosco i tanti segreti della bonifica. Anche Pennacchi è venuto a vedere il museo. Abbiamo installato, accanto alle ricostruzioni, le foto originali di questa zona prima della bonifica. Questo era un posto di frontiera, per certi aspetti simile al far west”.  

Nel padiglione dedicato ai mezzi bellici, tutti restaurati tanto da sembrare appena usciti dalla fabbrica, si possono ammirare tanti mezzi militari che spesso abbiamo visto nei film, a cominciare dal celebre carro armato della scena finale de “La vita è bella” di Benigni, ma anche mezzi che hanno calcato le scene ne “Il paziente inglese” (1996) e in “Malena” (2000).

“Ci hanno colpito i diversi atteggiamenti dei reduci che sono venuti qui – spiega la direttrice Dalzini - il tedesco sempre schiena dritta e sguardo fiero, mentre gli italiani si commuovono e piangono e gli americani sembrano quasi divertiti.

Questo ci ricorda quanto per noi la guerra è stata dolorosa”.

Il pezzo forte della collezione è il tank anfibio Shermann DD, recuperato al largo di Salerno e restaurato dai tecnici del museo. Ce ne sono solo tre al mondo e quello di Piana delle Orme è l’unico funzionante. E’ stato anche oggetto di un contenzioso con il Mibact, che ora sembra risolto. La sua è una storia particolare: gli americani, che non posseggono più esemplari di questo tipo, tentarono di recuperarlo senza chiedere permessi, ma poi dovettero desistere.

Nella ricostruzione della storia del ‘900 non poteva mancare uno spazio dedicato alle deportazioni; gli ebrei, i rom, i prigionieri politici, gli internati militari. Una fedele ricostruzione della stazione Ostiense, con tanto di locomotiva e carrozza dell’epoca, ricorda il tragico destino di quelle persone. In un vagone sono attaccati alle pareti tutti i nomi degli oltre 8mila ebrei italiani deportati e un altoparlante scandisce i nomi delle vittime di una delle più buie pagine del secolo scorso. Persino il cancello di Auschwitz è stato fedelmente ricostruito.

A nord di Roma invece, nelle profondità del monte Soratte, c’è un luogo che è stato protagonista in prima persona della grande storia recente. Si tratta del grande bunker del monte Soratte, fatto costruire a partire dal 1937 dal regime fascista, un dedalo ipogeo che costituisce una delle più grandi ed imponenti opere di ingegneria militare presenti in Europa. E’ stato un crocevia dapprima nella Seconda guerra mondiale, quando gli occupatori tedeschi guidati dal generale Kesserling vi hanno impiantato il loro quartier generale per circa 10 mesi, poi, dopo un periodo di abbandono, è diventato un bunker antiatomico che avrebbe dovuto ospitare il governo italiano e il presidente della Repubblica in caso di attacco atomico. L’area, da alcuni anni, è stata riacquisita dal Comune di Sant’Oreste ed è oggetto di un progetto di recupero delle ex-caserme e di allestimento di un museo storico diffuso, denominato “Percorso della memoria”.

Oggi le gallerie sono visitabili tutti i week end grazie all'impegno

dell’Associazione Culturale Bunker Soratte guidata dall’architetto Gregory Paolucci che la sta rendendo un museo di storia militare di prim’ordine. “Non ero un appassionato di armi o veicoli storici – racconta Paolucci – Sono nato e cresciuto a Sant’Oreste, col tempo mi sono reso conto che qui è passata la storia d’Italia e così ho iniziato una ricerca storica. Nel mettere in piedi questo museo mi sono ispirato all’esperienza di Piana delle Orme”.

Il 13 e 14 maggio si svolgerà nel bunker un grande evento che richiamerà sul Soratte migliaia di visitatori: è il “Bombing day”,  la rievocazione storica del

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12 maggio 2017 bombardamento alleato del 12 maggio 1944. Si raduneranno numerosi figuranti in uniforme d'epoca (tedeschi, Inglesi e americani), decine di veicoli storici (tedeschi e americani) e velivoli d'epoca e acrobatici protagonisti di un air show.

Una vera e propria ‘macchina del tempo’ che riporterà i visitatori indietro di 70 anni. Per l’occasione avverrà l’inaugurazione ufficiale della ricostruzione della

‘war room’ della Nato e dello Stato maggiore dell’Aeronautica.

Non si tratta però di un bunker come un altro. Il bunker del Soratte era una vera e propria cittadella sotterranea (circa 4km di cui 2 visitabili oggi): Albert

Kesselring, comandante delle forze germaniche in Italia, prese possesso del bunker poco dopo l'8 settembre, trasformandolo in una vera e propria fortezza sotterranea, con tanto di cinema-teatro, negozi e lazzaretto. Nonostante il bombardamento, il bunker ha retto: nella fascia più esterna sono crollati i controsoffitti, ma all’interno la struttura ha resistito perfettamente. Il portone di entrata, imponente e scenografico, è stato ricostruito; una volta dentro sembra quasi di lasciare il presente per tornare indietro nel tempo. All’interno si cammina quasi in punta di piedi, come se qualcuno potesse ascoltare: frutto forse anche dell’impatto psicologico dei cartelli tipici dei bunker, fedelmente riprodotti lungo le gallerie, come “taci, il nemico ti ascolta” o “silenzio, qui l’aria è preziosa”.

Dopo aver visitato anche il bunker antiatomico, vera fortezza nella fortezza, è impossibile non pensare ai tanti miti e leggende che aleggiano sul luogo: dalla vicenda del minatore Pasquale, spia inglese che contribuì a salvare il paese di Sant’Oreste dal bombardamento del 1944, a quella dell’oro della Banca d’Italia, i cui lingotti sarebbero stati nascosti da Kesserling nelle gallerie, anche se le ricerche successive non hanno dato riscontro a queste teorie. Ambienti da film, tanto che il luogo è stato scelto come set anche per alcune scene di “La mafia uccide solo d’estate” di Pif.

Infine merita una visita anche il Museo storico dell’Aeronautica militare di Vigna di Valle, sul lago di Bracciano, il più antico del genere in Italia, con oltre 80 velivoli e una collezione di motori e cimeli aeronautici, dove nel 1908 volò il primo dirigibile italiano. Fa parte, insieme a Piana delle Orme, il Caproni di Trento, il Volandia di Milano e il Baracca di Lugo di Romagna della Rete di Musei dell’Aeronautica militare.   

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Redazione CinqueColonne | 12/05/2017

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