ELLORA
Ellora ubbidì.
Abbassò l’arco che, in un movimento di difesa istinti-va verso gli sconosciuti, aveistinti-va teso, ed uscì dalle mèssi.
Con passo titubante e diffidente si avvicinò al piccolo drappello.
— La presenza di tanti uomini l’ha spaventata – disse il vecchio. – Voi dovete perdonarle, signori: all’infuori di me non ha mai veduto esseri umani nell’isola.
— Padre – esclamò la fanciulla volgendo gli occhi spauriti ed un po’ selvaggi sugli sconosciuti – chi sono costoro?
— Buone persone che hanno ricevuto il messaggio affidato al volo dell’anitra – rispose il vecchio.
— E che son ben liete di venire in soccorso ad Ellora ed al suo nobile padre! – esclamò Yanez, avanzandosi e facendo un leggero inchino alla ragazza.
— Quando noi sapremo quale ingiustizia v’è da ripa-rare, non lesineremo il nostro coraggio ed il nostro ardi-re – disse Sandokan, salutando e guardando in viso la
C
APITOLOVIII.
ELLORA
Ellora ubbidì.
Abbassò l’arco che, in un movimento di difesa istinti-va verso gli sconosciuti, aveistinti-va teso, ed uscì dalle mèssi.
Con passo titubante e diffidente si avvicinò al piccolo drappello.
— La presenza di tanti uomini l’ha spaventata – disse il vecchio. – Voi dovete perdonarle, signori: all’infuori di me non ha mai veduto esseri umani nell’isola.
— Padre – esclamò la fanciulla volgendo gli occhi spauriti ed un po’ selvaggi sugli sconosciuti – chi sono costoro?
— Buone persone che hanno ricevuto il messaggio affidato al volo dell’anitra – rispose il vecchio.
— E che son ben liete di venire in soccorso ad Ellora ed al suo nobile padre! – esclamò Yanez, avanzandosi e facendo un leggero inchino alla ragazza.
— Quando noi sapremo quale ingiustizia v’è da ripa-rare, non lesineremo il nostro coraggio ed il nostro ardi-re – disse Sandokan, salutando e guardando in viso la
sua figlia.
Quali misteriosi avvenimenti avevano gettato sull’iso-la dimenticata e fuggita, quei due esseri umani?
Sandokan e Yanez avevano fretta di sentire dal vec-chio la storia di Ellora.
La fanciulla, il cui viso veniva illuminato dalla luna, appariva di una rara bellezza. I suoi lineamenti rivelava-no chiaramente la razza indiana. Due occhi neri, grandi, lampeggianti, davano al viso di Ellora un fascino singo-lare: una chioma abbondante e scarmigliata le scendeva per le spalle e pel seno: tutta la persona aveva una gra-zia selvaggia. La sua voce era chiara e limpida.
— Se tu dici che sono nostri amici – esclamò Ellora – essi debbono veramente essere tali. Siano i benvenuti nella nostra casa.
— Questi signori hanno dovuto sopportare una grave fatica per raggiungere l’isola – disse il vecchio. – Essi debbono essere affamati e stanchi.... Fa’ in modo che mangino e si riposino, figlia mia.
— Padre, essi sono venuti nell’isola per soccorrerci:
la nostra casa è la loro – dichiarò la fanciulla con grazia, volgendo lo sguardo su tutti i componenti il drappello.
— Signori, – disse il vecchio – degnatevi di seguirci.
— La nostra casa è umile e di una primitiva semplici-tà, ma vi sarà spazio sufficiente per tutti.
Il vecchio si appoggio al braccio della fanciulla e con lei si avviò verso la casa, seguito dal piccolo drappello.
Entrando, Ellora accese una candela. Alla luce di que-sua figlia.
Quali misteriosi avvenimenti avevano gettato sull’iso-la dimenticata e fuggita, quei due esseri umani?
Sandokan e Yanez avevano fretta di sentire dal vec-chio la storia di Ellora.
La fanciulla, il cui viso veniva illuminato dalla luna, appariva di una rara bellezza. I suoi lineamenti rivelava-no chiaramente la razza indiana. Due occhi neri, grandi, lampeggianti, davano al viso di Ellora un fascino singo-lare: una chioma abbondante e scarmigliata le scendeva per le spalle e pel seno: tutta la persona aveva una gra-zia selvaggia. La sua voce era chiara e limpida.
— Se tu dici che sono nostri amici – esclamò Ellora – essi debbono veramente essere tali. Siano i benvenuti nella nostra casa.
— Questi signori hanno dovuto sopportare una grave fatica per raggiungere l’isola – disse il vecchio. – Essi debbono essere affamati e stanchi.... Fa’ in modo che mangino e si riposino, figlia mia.
— Padre, essi sono venuti nell’isola per soccorrerci:
la nostra casa è la loro – dichiarò la fanciulla con grazia, volgendo lo sguardo su tutti i componenti il drappello.
— Signori, – disse il vecchio – degnatevi di seguirci.
— La nostra casa è umile e di una primitiva semplici-tà, ma vi sarà spazio sufficiente per tutti.
Il vecchio si appoggio al braccio della fanciulla e con lei si avviò verso la casa, seguito dal piccolo drappello.
Entrando, Ellora accese una candela. Alla luce di
que-sta apparve una camera abbaque-stanza spaziosa nella quale vi erano una tavola greggia e due sedie rudimentali: alle pareti, formate da assi e da tronchi d’albero, erano appe-si archi e frecce, carabine e pistole, stoviglie di metallo e parecchi altri oggetti di uso casalingo che senza dub-bio provenivano dalle navi naufragate:
— Non vi sono che due sedie, signori. Non ne ho co-struite di più ed il motivo è evidente....
— Degnatevi di sedere – soggiunse il vecchio, rivol-gendosi a Sandokan e a Yanez.
— Sedete voi, signore, – disse Sandokan, aiutando il vecchio a riposarsi sulla sedia.
— Grazie... sono veramente stanco e sento che i miei ultimi giorni si avvicinano – continuò con voce lenta.
Ellora, che stava cercando viveri nelle diverse casse appoggiate alle pareti, si voltò:
— No, padre – esclamò – tu devi vivere ancora a lungo.
Il vecchio scosse il capo, tristemente.
La ragazza posò sulla tavola numerose pagnotte ed una abbondante quantità di pesce salato.
— Non abbiamo altro – disse il vecchio. – Il pesce forma il nostro maggior nutrimento.
— Ed il pane? – chiese con meraviglia Yanez.
— Lo facciamo noi – rispose il vecchio. – Ho costrui-to un forno dietro la casa, sono ormai più di quatcostrui-tordici anni.... Maciniamo il grano, impastiamo la farina e pre-pariamo il pane ogni settimana.... In quanto, ai pesci, ne abbiamo sempre in abbondanza: Ellora è una pescatrice sta apparve una camera abbastanza spaziosa nella quale vi erano una tavola greggia e due sedie rudimentali: alle pareti, formate da assi e da tronchi d’albero, erano appe-si archi e frecce, carabine e pistole, stoviglie di metallo e parecchi altri oggetti di uso casalingo che senza dub-bio provenivano dalle navi naufragate:
— Non vi sono che due sedie, signori. Non ne ho co-struite di più ed il motivo è evidente....
— Degnatevi di sedere – soggiunse il vecchio, rivol-gendosi a Sandokan e a Yanez.
— Sedete voi, signore, – disse Sandokan, aiutando il vecchio a riposarsi sulla sedia.
— Grazie... sono veramente stanco e sento che i miei ultimi giorni si avvicinano – continuò con voce lenta.
Ellora, che stava cercando viveri nelle diverse casse appoggiate alle pareti, si voltò:
— No, padre – esclamò – tu devi vivere ancora a lungo.
Il vecchio scosse il capo, tristemente.
La ragazza posò sulla tavola numerose pagnotte ed una abbondante quantità di pesce salato.
— Non abbiamo altro – disse il vecchio. – Il pesce forma il nostro maggior nutrimento.
— Ed il pane? – chiese con meraviglia Yanez.
— Lo facciamo noi – rispose il vecchio. – Ho costrui-to un forno dietro la casa, sono ormai più di quatcostrui-tordici anni.... Maciniamo il grano, impastiamo la farina e pre-pariamo il pane ogni settimana.... In quanto, ai pesci, ne abbiamo sempre in abbondanza: Ellora è una pescatrice
abile e fortunata; la sua pesca è sempre doviziosa.... Si-gnori, se gradite....
— Ben volentieri – fece Yanez. – Abbiamo un eccel-lente appetito e faremo onore al pesce salato.
Yanez, Sandokan e tutti i tigrotti sedettero sul pavi-mento di legno e si misero a mangiare avidamente il semplice cibo che aveva apprestato loro la ragazza.
Ellora usci dalla stanza:e rientrò poco dopo, recando un otre e qualche tazza.
— È una bevanda che ho preparato io – disse il vec-chio – e che è dovuta alla fermentazione del grano. Non so se a voi riuscirà gradevole.
Ellora riempì le tazze.
Yanez ne tracannò subito una.
— Ma questo è il più eccellente liquore che io abbia mai bevuto! – esclamò. – Credo che dovremo cambiare nome a quest’isola, e chiamarla «Scogliere del Paradiso».
— Bevine anche tu un gocciolino: – disse Ellora por-gendo una tazza al vecchio – tu sai che questa bevanda ti rianima quando ti trovi depresso.
— Sì... hai ragione, Ellora.
Con le mani tremanti il vecchio prese la tazza che gli porgeva la ragazza, l’accostò alle labbra, e ne bevve qualche piccolo sorso.
Subito un segno di vigore passò nei suoi occhi. La voce che prima era stanca, riprese un po’ di energia.
Il vecchio volse lo sguardo sul viso dei suoi ospiti, come se li volesse esaminare ad uno ad uno.
abile e fortunata; la sua pesca è sempre doviziosa.... Si-gnori, se gradite....
— Ben volentieri – fece Yanez. – Abbiamo un eccel-lente appetito e faremo onore al pesce salato.
Yanez, Sandokan e tutti i tigrotti sedettero sul pavi-mento di legno e si misero a mangiare avidamente il semplice cibo che aveva apprestato loro la ragazza.
Ellora usci dalla stanza:e rientrò poco dopo, recando un otre e qualche tazza.
— È una bevanda che ho preparato io – disse il vec-chio – e che è dovuta alla fermentazione del grano. Non so se a voi riuscirà gradevole.
Ellora riempì le tazze.
Yanez ne tracannò subito una.
— Ma questo è il più eccellente liquore che io abbia mai bevuto! – esclamò. – Credo che dovremo cambiare nome a quest’isola, e chiamarla «Scogliere del Paradiso».
— Bevine anche tu un gocciolino: – disse Ellora por-gendo una tazza al vecchio – tu sai che questa bevanda ti rianima quando ti trovi depresso.
— Sì... hai ragione, Ellora.
Con le mani tremanti il vecchio prese la tazza che gli porgeva la ragazza, l’accostò alle labbra, e ne bevve qualche piccolo sorso.
Subito un segno di vigore passò nei suoi occhi. La voce che prima era stanca, riprese un po’ di energia.
Il vecchio volse lo sguardo sul viso dei suoi ospiti, come se li volesse esaminare ad uno ad uno.
L’impressione che egli ne ricevette non fu senza dub-bio cattiva, perchè disse:
— Sono felice di vedervi nella mia,casa e qualcosa mi dice che voi salverete Ellora e la porrete in possesso di quanto le spetta.
— Padre mio, – disse la fanciulla con un accento di amorevole rimprovero – non voglio sentirti parlare così... Io non desidero altra cosa che di stare sempre al tuo fianco...
— Lo so, buona figlia mia! – disse il vecchio, guardan-do con espressione di immensa tenerezza la fanciulla – ma tu non devi rimanere sempre prigioniera in quest’isola... Il destino ha voluto che questi signori ricevessero il mio ultimo messaggio: ciò significa che il destino vuole che una nuova vita incominci per te...
— Per te sola – soggiunse sospirando – perchè non v’è più speranza per me di uscire da quest’isola... Ma non importa: io sarò felice di morire pensando che que-sti signori ti porteranno dove il tuo diritto ti chiama.
— No, tu non devi parlare così, padre – esclamò la fanciulla. – Io voglio che tu viva: rinuncio a tutto purchè io possa rimanere sempre al tuo fianco.
— Signori, – soggiunse il vecchio volgendo i suoi oc-chi sul viso di Yanez e di Sandokan – io scorgo in voi la giusta curiosità di sapere perchè da quindici anni io mi trovi su quest’isola... Domani io vi narrerò la mia storia e la storia di Ellora... Voi siete ora stanchi per la grande fatica che avete compiuto e vi occorre qualche ora di ri-L’impressione che egli ne ricevette non fu senza dub-bio cattiva, perchè disse:
— Sono felice di vedervi nella mia,casa e qualcosa mi dice che voi salverete Ellora e la porrete in possesso di quanto le spetta.
— Padre mio, – disse la fanciulla con un accento di amorevole rimprovero – non voglio sentirti parlare così... Io non desidero altra cosa che di stare sempre al tuo fianco...
— Lo so, buona figlia mia! – disse il vecchio, guardan-do con espressione di immensa tenerezza la fanciulla – ma tu non devi rimanere sempre prigioniera in quest’isola... Il destino ha voluto che questi signori ricevessero il mio ultimo messaggio: ciò significa che il destino vuole che una nuova vita incominci per te...
— Per te sola – soggiunse sospirando – perchè non v’è più speranza per me di uscire da quest’isola... Ma non importa: io sarò felice di morire pensando che que-sti signori ti porteranno dove il tuo diritto ti chiama.
— No, tu non devi parlare così, padre – esclamò la fanciulla. – Io voglio che tu viva: rinuncio a tutto purchè io possa rimanere sempre al tuo fianco.
— Signori, – soggiunse il vecchio volgendo i suoi oc-chi sul viso di Yanez e di Sandokan – io scorgo in voi la giusta curiosità di sapere perchè da quindici anni io mi trovi su quest’isola... Domani io vi narrerò la mia storia e la storia di Ellora... Voi siete ora stanchi per la grande fatica che avete compiuto e vi occorre qualche ora di
ri-poso. Non ho da offrirvi soffici letti come vedete, la no-stra vita è qui molto semplice...
— Noi non siamo più stanchi – disse Yanez. – Il vo-stro pesce salato e specialmente il vovo-stro vino hanno compiuto il miracolo di farci passare ogni senso di stan-chezza.
— E poi – soggiunse Sandokan – vi confessiamo sin-ceramente che la nostra curiosità è così viva che non sa-remo capaci di prender sonno se prima non conosciamo il vostro segreto...
— Desiderate che io vi racconti subito tutto? – chiese il vecchio.
— Questo sarebbe il nostro desiderio – disse Sando-kan – ma non vogliamo stancarvi maggiormente.
— Sono stanco, è vero; ma penso che voi dovete sa-pere in casa di chi siete ospitati...
— Come voi dovete sapere chi siamo noi – fece Sando-kan. – Signore, vi presento l’ex-maharajah dell’Assam che ha ceduto il trono a suo figlio...
— Ed io a mia volta vi presento il mio amico fedele Sandokan, che gli inglesi hanno ingiustamente scacciato dal suo sultanato. E questi sono i suoi baldi tigrotti.
— Un maharajah ed un sultano! – disse il vecchio. – Voi conoscerete presto come Ellora sia degna della vo-stra difesa.
— Figlia mia, è bene che io racconti subito a questi signori la nostra storia. Dammi ancora un goccio di vino: ciò m’infonderà un po’ di lena.
poso. Non ho da offrirvi soffici letti come vedete, la no-stra vita è qui molto semplice...
— Noi non siamo più stanchi – disse Yanez. – Il vo-stro pesce salato e specialmente il vovo-stro vino hanno compiuto il miracolo di farci passare ogni senso di stan-chezza.
— E poi – soggiunse Sandokan – vi confessiamo sin-ceramente che la nostra curiosità è così viva che non sa-remo capaci di prender sonno se prima non conosciamo il vostro segreto...
— Desiderate che io vi racconti subito tutto? – chiese il vecchio.
— Questo sarebbe il nostro desiderio – disse Sando-kan – ma non vogliamo stancarvi maggiormente.
— Sono stanco, è vero; ma penso che voi dovete sa-pere in casa di chi siete ospitati...
— Come voi dovete sapere chi siamo noi – fece Sando-kan. – Signore, vi presento l’ex-maharajah dell’Assam che ha ceduto il trono a suo figlio...
— Ed io a mia volta vi presento il mio amico fedele Sandokan, che gli inglesi hanno ingiustamente scacciato dal suo sultanato. E questi sono i suoi baldi tigrotti.
— Un maharajah ed un sultano! – disse il vecchio. – Voi conoscerete presto come Ellora sia degna della vo-stra difesa.
— Figlia mia, è bene che io racconti subito a questi signori la nostra storia. Dammi ancora un goccio di vino: ciò m’infonderà un po’ di lena.
La fanciulla porse al vecchio la tazza.
— Grazie, Ellora...
Ed il vecchio incominciò a parlare lentamente, mentre Sandokan, Yanez ed i tigrotti facevano circolo attorno a lui, fissandone il bel viso nobile e rugoso.
La fanciulla porse al vecchio la tazza.
— Grazie, Ellora...
Ed il vecchio incominciò a parlare lentamente, mentre Sandokan, Yanez ed i tigrotti facevano circolo attorno a lui, fissandone il bel viso nobile e rugoso.
C
APITOLOIX.
LA STREGA
— Alla Corte del principe Amrawati, signore del Gondwana o paese dei Gond – incominciò il vecchio – io ero un personaggio molto influente. Il signore di Gond-wana non prendeva alcuna decisione senza consultarmi, tanto che io era chiamato dai sudditi il «secondo rajah».
In ogni circostanza notevole il Principe mi diceva:
— Nandar (tale è il mio nome) consigliami quanto debbo fare. – Ed io lo consigliavo del mio meglio per-chè le cose del Gondwana procedessero bene.
Il principe Amrawati era buono e non opprimeva i suoi sudditi: cercava di fare giuste leggi, ed in ciò lo aiutavo anch’io mettendo a contributo la mia coscienza e la mia dottrina. Egli aveva sposato la principessa Ad-janta, donna bellissima e di animo dolce.
Un lieto evento si annunciava: la principessa Adjanta doveva dare alla luce un erede al trono di Gondwana. Il Principe attendeva con immensa gioia questo lieto even-to, di cui il giorno si avvicinava. Fu in quella circostan-za che, per la prima volta, il signore di Gondwana
cre-C
APITOLOIX.
LA STREGA
— Alla Corte del principe Amrawati, signore del Gondwana o paese dei Gond – incominciò il vecchio – io ero un personaggio molto influente. Il signore di Gond-wana non prendeva alcuna decisione senza consultarmi, tanto che io era chiamato dai sudditi il «secondo rajah».
In ogni circostanza notevole il Principe mi diceva:
— Nandar (tale è il mio nome) consigliami quanto debbo fare. – Ed io lo consigliavo del mio meglio per-chè le cose del Gondwana procedessero bene.
Il principe Amrawati era buono e non opprimeva i suoi sudditi: cercava di fare giuste leggi, ed in ciò lo aiutavo anch’io mettendo a contributo la mia coscienza e la mia dottrina. Egli aveva sposato la principessa Ad-janta, donna bellissima e di animo dolce.
Un lieto evento si annunciava: la principessa Adjanta doveva dare alla luce un erede al trono di Gondwana. Il Principe attendeva con immensa gioia questo lieto even-to, di cui il giorno si avvicinava. Fu in quella circostan-za che, per la prima volta, il signore di Gondwana
cre-Ed ecco come. Si era presentata al palazzo reale una strana donna che veniva dal Boundelkhand. Essa disse di essere dotata di un magico potere: Siva le aveva infu-so il dono di rendere felici le creature che nascevano in sua presenza.
Gli occhi, i gesti, tutto l’insieme di quella donna non mi piacquero. Io sentivo in essa qualcosa che mi ripu-gnava: sentivo in lei la ciurmeria e l’inganno.
Essa era venuta al palazzo reale due settimane prima che dovesse aver luogo il lieto evento.
Come sempre, il Principe mi chiese:
— Nandar, che debbo fare?
— Altezza, – risposi – ti consiglio di non credere a quella donna.
— Perchè?
— Perchè mi pare che essa si vanti di possedere un dono inesistente.
— Tu non credi che i suoi sortilegi facciano felice il nascituro?
— Non credo, Altezza!...
— Eppure le parole di quella donna mi hanno convin-to – disse il Principe.
— Altezza, tu mi hai chiesto il mio parere, io te l’ho dato: ma non voglio influire sulla tua volontà.
— La mia volontà è che quella donna dovrà assistere al lieto evento – disse il Principe.
Ed infatti egli diede ordine che la donna fosse intro-dotta nell’appartamento della Principessa.
Ed ecco come. Si era presentata al palazzo reale una strana donna che veniva dal Boundelkhand. Essa disse
Ed ecco come. Si era presentata al palazzo reale una strana donna che veniva dal Boundelkhand. Essa disse