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Cambiamenti dopo il

I COSACCHI UCRAIN

2.5 Cambiamenti dopo il

L’Ucraina nel corso del XVII e XVIII secolo fu oggetto di contesa tra i grandi e potenti stati russo e polacco.

I cosacchi inevitabilmente si erano trovati a dover fronteggiare questa doppia minaccia sforzandosi di ritagliarsi il loro spazio nel panorama politico del tempo, formarono da un lato uno stato semi-indipendente, ma comunque sempre legato a un potere più grande, oppure, come fecero gli zaparožcy, rigettando ogni forma di potere, si barricarono nelle loro strutture governative tradizionali.

Entrambi i gruppi tuttavia, a periodi alterni e con differente intensità, si sono avvicinati a uno stato quale la Polonia, la Russia, l’Impero Ottomano e addirittura la Svezia. In battuta finale l’intesa con Mosca fu la più stabile e duratura, tanto che sia l’Etmanato che gli zaparožcy furono inseriti nella realtà moscovita.

Tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo si assistette anche ad importanti cambiamenti socio-economici e culturali. Le strutture sociali che formalmente rimasero intatte, mutarono, sostanzialmente sia nella composizione sociale che nelle relazioni tra i diversi gruppi sociali. In questo senso il cambiamento più significativo fu il rimpiazzo della nobiltà polacca con un’appena nata nobiltà cosacca e una gerarchia ortodossa che divennero la nuova élite dominante dell’Ucraina.

Dal punto di vista economico i rapporti commerciali con l’Impero Ottomano e con la Russia si intensificarono e dal punto di vista della religione la chiesa ortodossa venne progressivamente inserita in modo sempre più stabile all’interno dell’orbita del patriarcato di Mosca24.

Dopo il “tradimento” di Mazepa è interessante notare come lo zar russo abbia deciso di legare più strettamente i territori ucraini al resto dell’impero: così emanò, ad esempio, un’ordinanza nel 1714 che evidenziava l’opportunità di mescolare ucraini e russi e di insediare funzionari russi in Ucraina25.

23 Magocsi P. R., A history of Ukraine, cit., pp. 239-248. 24 ivi, p. 259.

2.5.1 Sloboda Ucraina

Focalizzando l’attenzione sullo sviluppo delle realtà territoriali e politiche ucraine, dotate di una propria autonomia, che si formarono nel corso del XVII, la prima che deve essere analizzata è la Sloboda Ucraina (di cui una traduzione potrebbe essere insediamento libero ucraino).

Il vasto territorio, definito Sloboda Ucraina, situato a est di Poltava e che ebbe il suo centro nell’attuale città di Charkiv, tecnicamente era all’interno dei confini dello stato russo. A causa della poca densità di popolazione e dell’esposizione agli attacchi dei tatari, il governo russo permise, nel corso del XVII secolo, a un numero consistenti di ucraini di stabilirsi in quelle zone e instaurare una realtà governativa autonoma cosacca.26.

Durante le ribellioni cosacche contro la Polonia, molte persone si spostarono dalla riva destra e quella sinistra del Dnepr, sperando di poter trovare pace e rifugio nelle zone controllate da Mosca e aumentando sensibilmente la popolazione di quella regione.

La zarina Anna fu la prima nel 1732 ad attentare all’autonomia della Sloboda, rimasta fino ad allora intatta. Il colpo mortale venne inferto nel 1765da Caterina II, che ne abolì definitivamente l’indipendenza, trasformandola in una provincia, governata da un funzionario nominato direttamente da San Pietroburgo ed inserendola così, definitivamente, nell’impero russo27.

2.5.2 Zaporož'e

Dopo la morte di Bohdan Chmel’nyc’kij, gli zaparožcy svilupparono la loro organizzazione politica in maniera indipendente e molto spesso in aperto antagonismo con il potere costituito. Tuttavia, con l’avvento e il successivo “tradimento” di Ivan Mazepa, la ormai discretamente solida alleanza con Mosca venne abbandonata a favore di un’unione con la Svezia, provocando l’ira dello zar che distrusse la Seč. Questo fatto costrinse i cosacchi a spostare l’accampamento e stanziarsi nei territori ottomani, dove trovarono protezione dal 1711 al 1734.

Intorno agli anni 30 del ‘700 i russi stavano progettando una nuova guerra contri gli ottomani e si dimostrarono disposti ad aprire negoziati per trovare un’intesa con gli zaparožcy. Il risultato fu l’accordo di Lubni, grazie al quale i cosacchi riuscirono a recuperare i loro territori natii e conservare le loro tradizioni e i loro costumi. La nuova Seč venne posta sotto il diretto controllo dell’impero russo.

26 Subtelny O., Ukraine. A history, cit, p. 153.

Negli anni 50 del ‘700 lo zar cominciò a promuovere un programma per la colonizzazione di questi territori, al fine di aumentare ancor più il suo controllo su queste zone ucraine.

I cosacchi parteciparono a molte guerre e nel 1754 il governo russo trasformò i territori degli zaparožcy in frontiere militari28.

Nella seconda metà del ‘700, dopo la vittoria contro i rivoltosi guidati da Pugačëv, Caterina II decise di imporre un più fermo controllo sui cosacchi, abolendo definitivamente nel 1775 la Seč e annettendo i territori degli zaparožcy all’impero29.

2.5.3 L’Etmanato

L’autonomia governativa che vigeva nell’Etmanato, fondato da Bohdan Chmel’nyc’kij, fu la più sviluppata nell’intera Ucraina.

Nel 1708, immediatamente dopo il tradimento di Mazepa, Pietro I nominò un nuovo Etmano, che si dimostrò un burattino nelle mani dello zar, in quale ordinò inoltre che la capitale venisse spostata e trasferita in una città al confine con lo stato russo, dichiarando, così, esplicitamente che l’influsso del governo da quel momento aumentava consistentemente.

Nel 1722 venne decretato che un collegio composto da sei ufficiali russi si stanziasse nei territori dell’Etmanato; lo stesso collegio però, nel 1727, venne abolito.

L’élite cosacca, che non solo vide confermati e suoi diritti, ma ebbe riconosciute le terre come sue proprietà, venne inserita all’interno della nobiltà imperiale nel 1785.

Caterina II con questa decisione completò quel processo di centralizzazione e inserimento dei territori ucraini all’interno dell’impero, che era iniziato con Pietro I30.

28 ivi, p. 267- 270.

29 Riasanovsky N.V., Storia della Russia, cit., p. 266. 30 Magocsi P. R., A history of Ukraine, cit., pp. 271- 274.

CAPITOLO 3: