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Il campo lessicale di ‘tempo’ in EBS

8. Conclusioni

8.1 Il campo lessicale di ‘tempo’ in EBS

Alla luce dei dati fin qui presentati, è possibile tracciare i lineamenti complessivi del campo. Si rilevano elementi di forte continuità rispetto all’ebraico biblico standard, ma soprattutto tardo. Nondimeno, se ne possono sottolineare alcune pe- culiarità. עת 1 resta il principale strumento lessicale attraverso cui sono istituite

semplici relazioni temporali. La posizione relativa di due eventi è fissata attraver- so la congiunzione di due “punti” nel tempo. עת 1 fornisce la rappresentazione les-

sicale di tali punti, del tutto privi di specificazioni, né quantificabili in alcun mo- do, dal momento che la durata degli intervalli cui si riferiscono non è dotata di sa- lienza. La frequenza di questa unità lessicale risponde ad una fondamentale quan- to ineludibile esigenza di collocare un’azione nel tempo, poiché non vi può essere azione al di fuori del tempo. Data la natura sapienziale e poetica del corpus non sorprende che עת 1 soddisfi la gran parte delle necessità “cronologiche” di Ben Si-

ra. Non si tratta di narrare una complessa serie di eventi, che richiedono un’altrettanto elaborata e coerente struttura di relazioni reciproche. La dimensione storica, quando trova spazio nell’opera poetica di Ben Sira,398 non raggiunge mai

la precisione “cronachistica” delle genealogie di Genesi o dei resoconti di 1-2Re. Al contrario, gli insegnamenti di natura etico-comportamentale che Ben Sira im- partisce pongono al centro l’azione umana osservata nella propria astoricità. Non sono descritte specifiche istanze di azioni, ma l’azione nella propria paradigmati- cità, che in quanto tale non ha coordinate storiche precise, bensì occupa un punto nel tempo “virtuale”, astorico.

Se, dunque, l’agire umano non ha posto nel divenire storico, ma nel tempo “virtuale” della dimensione etica, ogni punto, ogni momento non è osservato se-

condo parametri quantitativi, bensì qualitativi. A tale scopo EBS distingue un’ulteriore unità lessicale, עת 2 che, al contrario, individua un punto nel tempo de-

terminato, non perché misurabile, ma in virtù del particolare carattere di appro- priatezza che il momento mostra in relazione all’evento che vi ha luogo. La “dot- trina del momento appropriato”399, fondamentale nel pensiero di Qohelet, si dota

di uno strumento di espressione specifico funzionale e non frutto di una semplice modulazione contestuale della prima unità. Che עת 2 scaturisca da עת 1 è dimostrato

dal fatto che il primo è attestato a partire dall’ebraico biblico tardo, peraltro in un solo passo.400 Inoltre, è chiaro come tra le due unità vi sia una relazione di impli-

cazione: ogni “momento opportuno” è primariamente un punto nel tempo, ma non tutti i punti nel tempo sono necessariamente i momenti più opportuni per determi- nati eventi. Il carattere sapienziale del corpus rende ragione della stabilità delle proprietà semantiche descritte, al punto di dover distinguere un’unità lessicale in- dipendente. עת 2 consente di stabilire non quando l’uomo agisca, bensì quando

debba agire nel contesto sociale secondo le direttive divine. Alla “cronologia” Ben Sira sostituisce l’ortocronia, ovvero una serie di tempi fissati da YHWH co- me i più appropriati per gli insegnamenti sapienziali.

La distribuzione del lessema sembra anche fornire indizi di una sua possibile estensione a coprire l’intera area del campo, ovvero ad esprimere il concetto di ‘tempo’ in quanto tale. Tuttavia, l’assenza di paralleli accertabili sia interni alla lingua funzionale sia esterni richiede cautela nel formulare un giudizio sulla que- stione. Non aiuta il confronto con קץ , che mostra un uso analogo nel medesimo passo, anch’esso privo di termini di confronto.

ע

ת 2 non esaurisce lo spettro espressivo del tempo determinato qualitativamen-

te all’interno di EBS. L’opposizione tra tale unità e דעומ1 mostra come

quest’ultimo individui un punto nel tempo prestabilito da YHWH per un evento, privo, tuttavia, del carattere di appropriatezza osservato per עת 2. Fissare i tempi è

399 Cfr. Von Rad (1972); Fox (1999); Schultz (2005). 400 Qo 10,17.

esplicita prerogativa divina, fatto che rende in certa misura ovvia l’ulteriore di- stinzione operata sul piano lessicale tra דעומ1 e דעומ2. Alcuni tra i tempi prestabiliti

hanno più importanza di altri per una serie di fattori coincidenti. Sono dedicati al culto, dunque, pertengono alla sfera del sacro, ed hanno particolare importanza nella definizione dell’identità sociale del gruppo, dal momento che sono legati a fenomeni naturali ciclici connessi all’agricoltura.

Il carattere ricorrente di questi tempi festivi dona loro una posizione particola- re all’interno del calendario ed è peculiarmente significativo, perché consente di osservare l’intersezione tra due piani di percezione del tempo. Gli intervalli deno- tati dalla gran parte dei membri del campo di dispongono idealmente su una linea la cui progressione procede dal passato nel presente e verso il futuro. Ogni עת ,

מ ו ע

ד , קץ e così via si dispone su tale linea. Anche i tempi festivi hanno una precisa collocazione nel divenire storico, tuttavia il loro ricorrere periodicamente all’interno del calendario in posizioni prestabilite implica un’esperienza del tempo non più solo lineare, bensì circolare.401 Ciò dimostra come ogni modello che po-

stuli per l’ebraismo una concezione del tempo esclusivamente lineare risulti in- completo e fuorviante.402 Il tempo era esperito e percepito da entrambe le prospet-

tive, ergo coerentemente espresso sul piano lessicale.403

ק

ץ 1 mantiene la valenza assunta nella profezia biblica, ovvero il punto finale

nel tempo nel quale converge la storia e sul quale è proiettata l’attesa del tempo presente. La progressione lineare della storia acquista un’intensità particolare at- traverso l’annullamento della distanza tra presente e “fine”. Quest’ultima è il pas- so immediatamente seguente, almeno nelle attese dell’osservatore. Si ha l’oppressione del tempo presente, “immediatamente” seguita dall’intervento di YHWH, che ne costituisce la fine. Non si dà alcuna fase intermedia.

401 Vi è il giorno di Pesaḥ nell’anno a, b, c e così via. Tali giorni corrispondono a punti

specifici e distinti tra loro sulla linea temporale. Al contempo ricorre nella medesima posizione ogni anno.

402 Cfr. Stefani (1999: 13). Si veda anche l’introduzione al presente lavoro. 403 Cfr. Barr (1969: 143-149).

ק

ץ mostra, inoltre, uno sviluppo analogo a quanto osservato per עת , ovvero un’apparente estensione a coprire l’intera area del campo lessicale. Tuttavia, l’assenza di termini di confronto rende arduo corroborare tale ipotesi.

In conclusione, la struttura del campo in EBS rivela che il tempo è osservato primariamente secondo una prospettiva etica. Gli eventi assumono valenza arche- tipica, paradigmatica rispetto alle loro singole istanze che nel corso naturale, ov- vero storico, del tempo.

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