• Non ci sono risultati.

cancella la vergogna della sua vita: ed essa ne canta le vicende liete e dolorose nei versi che le nascon nel cuore

La vita breve non la condusse, come tante altre sue pari, allo

spe-dale o al chiostro. Non il veleno, come si è supposto — o propinato o

preso volontariamente —; non il rammarico dell’abbandono, ma una

febbre maligna la tolse agli amori e all’arte, nel fiore degli anni e

del-la bellezza.

A

BDELKADER

S

ALZA

.

Caterina di S. Celso. Nel primo trentennio del 500, a Venezia, un ser Paulo da Ca-nal aveva sposato una meretrice (SANUDO, Diari, XLI, 291), e nel 1526 il patrizio Andrea Michiel sposò Cornelia Griifo « somptuosa et bellissima meretrice » (S A-NUDO, XLI, 166). Ma la Griffo non dovette mutar vita, perché nella Tariffa citata del 1535 è delle principali cortigiane.

APPENDICE

I.

Bibliografia critica su Gaspara Stampa.

Intorno a Gaspara Stampa s’è venuta formando una numerosa bibliogra-fia, più di frasi e di frasche che di fatti e documenti. È inutile ricordare le sto-rie letterasto-rie, in cui si parla di lei in modo compendioso (ricordo per tutte la

Biografia d. scrittori padovani di G. VEDOVA, Padova, 1836, vol. II, ad nom., e le belle osservazioni di F. FLAMINI nel suo Cinquecento, p. 200 sg.), e i repertori biografici femminili, ed altri studi d’indole generale, in cui della Stampa non si discorre di proposito: A. MALMIGNATI, Le lettere e le muse italiane nel sec.

XVI, nella Rivista Europea, N. S., vol. XII, Firenze, 1879, p. 640, 644 sg., ed E.

LEVICATTELANI, Venezia e le sue letterate nei secoli XV e XVI, nella Rivista

Euro-pea, N. S., vol. XV, Firenze, 1879, pp. 498-503, non dicon nulla di notevole. Le Rime della nostra poetessa[97] ebbero tre principali edizioni compiute: quel-la di Venezia, Pietrasanta, 1554, l’altra del 1738 (Venezia, Piacentini), curata da Luisa Bergalli, e quella del Barbèra (Firenze, 1877), a cui va innanzi una prefazione e la biografia della poetessa scritta dalla siga Pia Mestica-Chiappetti: da quest’ultima deriva la ristampa del Sonzogno (Rime di tre

gen-tildonne del sec. XVI ecc., con prefazione di OLINDOGUERRINI, Milano, 1882). Una edizione critica ne ho preparato io stesso per la grande collezione degli

Scrittori d’Italia del Laterza di Bari (1913). Ed ecco un elenco, difficilmente

compiuto, degli studi speciali dedicati alla Stampa:

1 . Pel riaprimento delle scuole del Regio Liceo-Convitto di Venezia dopo le

va-canze dell’anno 1811. Prolusione dell’àb. GIO. PROSDOCIMOZABEO, ecc., Venezia, tip. di Pietro Bernardi,MDCCCXI. È un discorso scolastico, superficiale, senza novità d’informazione biografica sulla « italiana vergine » (p. 6), come lo Z. chiama la Stampa.

2. Gaspara Stampa nell’Anello di sette gemme, o Venezia e la sua storia,

consi-derazioni e fantasie di LUIGICARRER, Venezia, co’ tipi del Gondoliere, 1838, pp. 243-524. Molta più fantasia che considerazioni sono nel prolisso romanzo epistolare, che si legge tuttavia con qualche interesse, e nel quale il Carrer immagina che la poetessa prenda a confidente del suo amore e de’ suoi dolo-ri Ippolita Mirtilla. Da p. 451 in poi vi sono note biografiche e vadolo-rie.

3. BENSONE., Gaspara Stampa, the story of her life. Boston, 1882. Non m’è riuscito trovarlo.

4. DEGUBERNATIS A., Gaspara Stampa, notizie biografiche e spigolature, Fi-renze, tip. dell’Arte della Stampa, 1883. Non m’è noto se non da A. U NGHE-RINI, Manuel de bibliographie biographique et d’iconographie des femmes célèbres,

etc, Turin, Roux et C.; Paris, Libr. Nilsson, I supplément 1900, col. 503. (Vedi nello stesso Manuel anche il vol. del 1892, col. 742, e il II supplément, col. 176).

5. BORZELLI A., Una poetessa italiana del sec. XVI (Gaspara Stampa,

1533-1553, Napoli, Chiurazzi, 1888). È la 2a ediz. delle Note su G. S., Napoli, 1886, migliorate e arricchite. Il Gaspary giudicò le Note « un pasticcio pieno di leg-gerezza e di esagerazioni, ma non del tutto inutile »: gli stessi difetti sono nella 2a edizione, ma attenuati e con maggior diligenza di ricerche.

6. CROCE B., G. S. (nella Rassegna degli interessi femminili, Roma, 1887, I, nn. 2-3).

7. PALLESCHI F., L’amore e le rime di G. S. (negli Scritti letterari dell’autore, Lanciano, Carabba, 1890, pp. 25-37).

8. MAZZONE R., Le rime di G. S., breve studio, Lipari, tip. Caserta e Favalo-ro, 1891. Lavoro farraginoso e diffuso, con qualche osservazione giusta e con uno studio abbastanza ampio dell’imitazione petrarchesca nel canzoniere della Stampa (pp. 39 sg., 72 sgg.).[98]

9. MINOZZIELISA, G. S. Studio, Verona, Drucker, 1893. Lavoro diligente, ma di scarso risultato. L’a. di esso ha fatto indagini d’archivio a Padova, Ve-nezia e altrove, intorno alla Stampa, ma con esito negativo. Propone una nuova distribuzione delle poesie di m. Gasparina, che ne scombussola tutto l’ordinamento della prima edizione, e che non è affatto giustificato, se non per qualche poesia, specialmente delle varie. Cfr. la recensione di questo studio nel Nuovo archiv. veneto, vol. VI, P. 1a, p. 262 sgg.

10. A. F. PAVANELLO, G. S., discorso, Ferrara, tip. Taddei, 1893. Combatte l’ordinamento del canzoniere della S. proposto dalla Minozzi. (Lo stesso au-tore esaminò alcuni studi recenti sulla S. nella Rivista mensile di letter. stor. ed

arte, I, 1900, n. 4).

11. VITTORIA FELSI-MARCHIONNI, La lirica del Cinquecento e G. S. (negli

Scritti letterari e morali dell’a., Fermo, tip. Mecchi, 1894, pp. 65-80).

Insignifi-cante: la S. ebbe « vereconda e rara bellezza », e nel famoso son. O notte de-scrisse le « ore felici trascorse con lui (Collaltino) conversando (!) in una « not-te candida e pura ».

12. CATERINAFIRMATURI DICHIOSI, Saffo e G. S., Palermo, Reber, 1896. Pa-rallelo: Gaspara « si conservò pura e casta, nonostante il suo ardentissimo amore », e attinse questa forza morale dal Cristianesimo!

13. ANTONIETTAGRAZIANI, G. S. e la lirica del Cinquecento, Torino, Bocca, 1899. Breve saggio, senza novità nella vita, ma con giuste osservazioni sul valore della poesia di G. S. Una prima ediz. di questo lavoro è del 1893 (Roc-ca S. Casciano).

14. SFINGE [EUGENIACODRONCHIARGELI], G. S. (nel volume dell’autrice

Femminismo storico: studi, Milano, La Poligrafia, 1901, pp. 145-161). Questo

articolo ha qualche pregio d’indagine psicologica, ma arieggia un po’ la no-vella e non ha ricerche di sorta sulla vita della poetessa.

15. LUISACAPRILE, Due poetesse ital. del sec. XVI, Firenze, Laudi, 1902. La 1a

è V. Colonna, la 2a la Stampa: di ambedue si parla in modo assai superficiale, con preparazione troppo scarsa.

16. G. GERBINO, Sulla vita e la lirica di G. S., Caltagirone, 1902. Non l’ho trovato; lo cito da UNGHERINI, Manuel cit., II Suppl., col. 176.

17. VIRGINIAOLPERMONIS, G. S. nell’arte letteraria (in La Favilla di Perugia, XXIII, fasc. 6-7, 1904, pp. 177-184). Esamina alcuni dei componimenti ispirati dalla vita della Stampa: una nov. di Diodata Saluzzo Boero, il romanzo di L. Carrer, che la Olper Monis loda forse troppo, i drammi del Cabianca (1857) e di G. B. Cisotti (1880), la cantica di Giorgio Fontebasso (1882) ed altre cose di minor pregio ancora.

18. GUGL. BELARDINELLI, G. S. (Una pagina di psicologia d’amore), Iesi, Fiori, 1905. Conferenza poco consistente: l’amante della S. vi diventa Collalto di Collaltino (!).

19. G. FOIANESI-RAPISARDI, G. Stampa (nella rivista Natura ed Arte, XIV, 1). 20. GIULIOBEICHENBACH, L’altro amore di G. S. (Giovanni Andrea Viscardo), Bologna, Zanichelli, 1907.[99]

21. LUIGI DIS. GIUSTO, G. S., (è il 3° dei Profili editi dal Formiggini a Mo-dena, 1909, 2a ediz. 1911). È uno studio psicologico condotto con garbo di scrittrice esperta e con finezza signorile: ma alcune osservazioni e conclusio-ni di esso vengono a cadere per le risultanze del mio studio. Cfr. su questo « profilo » la recensione di B. CROCE, nella Critica, VII, 472-5, con osservazio-ni che sono delle più acute che si siano fatte intorno alla poesia della Stampa.

II.

Girolamo Parabosco a Cassandra Stampa.

Alla bellissima et honestissiraa Madonna Cassandra Stampa. Madonna Cassandra, se il valor, la bellezza et la honestà vostra così por-gesse ardire et valor di cantar le divine virtù, che sono in voi, com’è cagione che ogn’uno che vi mira vi rimanga perpetuo servo, certamente a quest’hora in più di mille parti sentireste il bellissimo nome vostro risonare, il quale ve-ramente a me così dolcemente risuona nel cuore, che ogni altra armonia di-scorda alle mie orecchie. Così piacesse al Cielo, che io lo vi potessi chiara-mente con qualche virtuoso effetto far vedere; ma facciano mia scusa quelle alte virtù, di che sète così compitamente adorna: le quali non solamente co-me ho detto di sopra, non porgono ardire o valore a chi le adora di raccon-tarle; ma fanno chi le conosce quasi reputarsi indegno di considerarle. Ben vi mostrate tale, gentilissima Madonna Cassandra, che potete esser sicura che le mie parole sono vere. Così foss’io sicuro di esservi tal’hor nella memoria, ch’io mi chiamarei felice et appieno guiderdonato della riverenza et affettio-ne ch’io vi porto. Ma sciocco, che premio merito io per amar voi? Certo affettio-

nes-suno: poi che tutti siamo obligati ad amare et a riverire le cose divine. Che voi siate divina et non humana, si conosce dalla bellezza vostra, a paragon della quale quella di tutte le altre è nulla. Che dirò poi di quella tanta hone-stà, che in voi si vede con tanta maraviglia operare, che non meno vi mostra-te ad ognuno gioconda et cauta, che sincera et casta? Che dirò di quello alto intelletto, che così fa stupire gli huomini, risolvendo quello che li vien pro-posto, come proponendo quello, che a pena si può risolvere? Ma ecco che a poco a poco io entro nel profondissimo abisso delle vostre gratie. Il quale spaventandomi è stato cagione ch’io habbia taciuto, et sarà ch’io taccia quel-lo che sempre nel mio petto di voi fra me stesso ragiono. V. S. conosca adun-que lo effetto del mio core, et si renda sicura ch’io le son amorevolissimo schiavo.

(Dalle Lettere amorose di M. GIROLAMOPARABOSCO, Libro Primo, ecc., Venezia, Farri, 1564, cc. 43b- 44a).[100]

III.

Anton Francesco Doni a Baldassare Stampa.

a)

A Messer Baldessare Stampa ingegno raro.

Io ho due oblighi con la signoria vostra. Prima, voi mi honorate (vostra cor-tesia); secondo, mi fate gratia di leggere le vostre rime, giudicandomi esser degno di gustare sì bei concetti amorosi tanto di leggiadria ornati, quanto di bella rara et nuova inventione. Poi merito perdono di due ingiurie, che io v’ho fatto; se così si posson chiamare; una per non vi conoscere ho laudato un altro per voi: l’altra per haverlo mostrato a dito, facendolo di elevato in-gegno, col credermi che le rime vostre fossero uscite dal suo cervello. Ma poi che dalle opere et dalli amici sono informato, et ho fatto esperienza dell’intender vostro, et del non saper di lui, mi vi pare haver fatto un gran carico, et a me un grande scorno: carico a voi, laudando lui per vostra signo-ria; scorno a me stesso, perché quelle persone che havranno conosciuto il suo poco sapere mi terranno per un goffo. Ma io mi tornerò a memoria tutte quelle figure che sono state imboccate da me, colui esser persona sufficiente; et mi ridirò in quel modo che fanno gli heretici in pergamo alla gente. Et non solo vi renderò tutto quel che io v’ho tolto, ma s’io sarò buono ve ne darò lode, come certo meritate, cento per una nel modo che dicono i nostri pari. Mi giudico ben sofficiente a pettinar quel civettino, che io haveva preso per saputo, sulle gratie. Guardate quando mi fu detto: questo è M. Baldessare Stampa, et che io haveva letto quei bei vostri sonetti, e’ non mi pareva quasi possibile che fosse desso, per havermivi già disegnato le buone qualità

vo-stre M. Lodovico Domenichi. Poi praticandolo mi riusciva un certo proson-tuosetto, audace, temerario, insolente; dove più mi si toglieva dalla fantasia, et mi si fermava nel discorso quello non esser voi. Ma come io ho avuto co-gnitione dell’honestà, della virtù et dell’honorato procedere vostro, ho dato cento malanni a quello sciagurato, che mi diede ad intendere quella carotta (sic). Il che so non l’ haver fatto se non per propria malitia, essendo stato sempre, come si vede, costume vostro il giovare et l’honorare altrui; et come e’ mi dà nelle mani, voglio senza una remissione al mondo lavargli il capo, et che si cavi la palandra et le scarpette, dinanzi a voi con le ginocchia ignude vi domandi perdonanza. Hora se io vaglio per voi in cosa, che io possa, ri-cordatevi che io vi son servitore et per la virtù et per la gentilezza che sì ben

[101] possedete; et siate certo che io v’amo di cuore, vi riverisco con l’animo, mi raccomando con tutto il mio sapere; et con la bocca dell’affettione vi ba-scio la mano. Alli XXIIII . di . ottobre MDXLIII . Di Piacenza.

Il Doni.

a)

A M. Baldessare Stampa intelletto preclaro.

Per Dio, che s’andate armeggiando di sacerdote noi ci cruccieremo: non mi curo di tante honorevolezze. E mi tocca più il core un per favor et (che?) un pretaccio. Perchè io mi sono a noia da me medesimo, et spesso spesso metto tutti i miei panni sopra un huomo di legno, et fattomi indietro duo passi rompo la triegua con la mia beretta et col mio saione, con le pianelle e con la toga. O il moscherino tosto mi salta al naso; et fo una bravata a quegli stracci da me solo, et grido tanto ch’io fo correre tutta la casa all’arme: et quando io sono in colera da dovero, fo alle pugna, et lo getto per terra dan-dogli del manigoldo. Ma eccoti che uno mi chiama, o Doni; che così ho detto loro, se non vogliono ch’io gli tambussi le coste et la schiena. Et io in un trat-to chiuggo gli occhi, et mi vestrat-to alla cieca, et saltrat-to fuor di camera. Et perché io m’habbia rimesso que’ panni indosso, ch’io ho mezzo stampanato con le braverie, penso; et ho quella albagia nel capo; che sien rimasi attorno a quello huomo di legno, come merita invention tale. Ora apunto son chiama-to per sorte, ch’io mi voleva mettere a scrivere a V. S. con ringratiarla della salutazione havuta da sua parte dal mio signor Domenichi; et raccoman-darmele pur assai, et farle offerta che da’ panni in fuori io son tutto suo, non come ser sacerdote, ma buon servitore di V. S., alla quale bacio la mano. Alli XVI di novembre MDXLIII . Di Piacenza.

(Dalle Lettere di M. ANTONFRANCESCODONI, Libro Primo ecc., Venezia, Scotto, M D XXXXV, c. LXV, la 1a lettera, c. LXX, la 2a).

E LA SOCIETÀ VENEZIANA DEL SUO TEMPO

Documenti correlati