II. I grandi centri dell’En
2. Le architetture della comunicazione interna
2.2. Cane gatto e serpente: i loghi dell’Eni
Il famoso cane a sei zampe con la fiamma che sputa dalla bocca: lanciato prima come marchio per la società Agip, ha avuto così tanto successo che è stato elevato a simbolo per l’intero gruppo Eni.
La storia della nascita, anche in questo caso, dipende dalle interpretazioni della memoria umana, e perciò esistono più varianti al riguardo di questa leggenda, che però differiscono però solo leggermente una dall’altra.
In ogni caso, nel 1952, fu indetto un concorso pubblico da parte della società Agip, perché si avvertiva la necessità di un logo in grado di rendere facilmente e immediatamente riconoscibile la società energetica in ogni parte del mondo. Arrivarono 4000 proposte che furono valutate da una prestigiosa giuria, composta da Mario Sironi, Gio Ponti, Antonio Baldini, Silvio Negro e Mino Maccari (l’ultimo sarebbe diventato qualche anno dopo il caricaturista e disegnatore del Gatto Selvatico). Dopo 14 lunghe sedute, finalmente venne decretato vincitore il cane a sei zampe (fig. 127). La sua testa sputafuoco, probabilmente ancora rivolta in avanti, fu corretta solo in un secondo tempo, perché questa posizione avrebbe potuto essere considerata troppo aggressiva. Forse il cane era arrivato anche solo al secondo posto, ma si dice che fu poi Mattei stesso a sceglierlo come nuovo logo. Un’altra leggenda raccontava che sarebbe stato Mattei stesso ad
aggiungere al cane, inizialmente a quattro zampe, altre due zampe posteriori, per creare una analogia un po’ forzata tra l’auto (al posto del cane) con quattro ruote come migliore amico dell’uomo, che si regge su due gambe.
Il disegno vincitore in ogni caso fu quello di Giuseppe Guzzi, un grafico milanese che però servì solo da prestanome, in quanto prese parte solo superficialmente alla realizzazione della creatura dell’Agip. Il vero autore, e di questo si è venuti a conoscenza solo dopo la sua morte nel 1983, fu il famoso scultore Luigi Broggini. Lo scultore lavorava anche come grafico, ma generalmente in questo settore utilizzava uno pseudonimo per non inquinare la sua figura di artista scultore.
Il nuovo logo, un essere fiabesco risultato di un bizzarro incrocio tra cane e drago, colpisce per la sua forte stilizzazione, per la sua realizzazione grafica fortemente delineata e per la sua chiara bidimensionalità senza alcun accenno a volumi, una impressione resa ancora più forte dal colore nero uniforme. In contrasto con questo è la fiamma rossa che gli esce dalla bocca. “Si tratta di un modo di rappresentare gli animali che è dell’araldica in generale e dei simboli dei popoli, delle nazioni in particolare”.
Anche altri riferimenti provenienti dalla storia della cultura occidentale si lasciano intravedere nel nuovo logo dell’Agip, documentati da Arturo Quintavalle in un suo saggio121, che sono forse il motivo del grande successo del cane a sei zampe.
“La linea interpretativa dell’intero parco animali dell’Agip sono le figure simboliche della fiaba e insieme di una cultura occidentale penetrata ormai fin nella memoria collettiva. […] Così i colori dell’aquila di Germania tornano, segno di un’antica forza imperiale, nella bandiera nostra dei carburanti, insieme col mito misterioso della chimera e con quello della lupa di Roma. E qui, per spiegare le sei zampe, possiamo dire, che sono segno della forza, della stabilità, velocità ma sono anche un fraintendimento voluto, una specie di trascrizione di Romolo e Remo, quelli rinascimentali sotto la pancia del bronzo etrusco.”122
121
Arturo Quintavalle, Il cane a sei zampe a altre storie, in Quando l’energia fa storia, a cura dell’Eni, Roma, 1986, p. 159-218.
Grazie a queste caratteristiche il cane dell’Agip diventa “una specie di nuova bandiera non solo per il prodotto benzina super ma anche per tutti coloro che puntino sulla trasformazione dell’immagine del paese”123, fino a fungere quasi un po’ da bandiera di una nuova, altra Italia. Il cane dell’Agip, grazie alle sue profonde e complesse connotazioni era una raffigurazione espressiva ed efficace della politica dell’Eni e godeva di tanta popolarità da diventare presto simbolo dell’intero gruppo Eni.
Gli strateghi del marketing misero però inizialmente in guardia da questo furioso e particolare logo. Chi poteva dire come avrebbe reagito la genate, in particolare quella dei paesi extraeuropei, di fronte a questo bizzarro e potenzialmente aggressivo essere, soprattutto non avendo nemmeno la possibilità di identificarlo con il mondo delle fiabe della cultura occidentale. Anche nella mitologia africana sembrano esistere interessanti paralleli, in quanto esseri a sei zampe vi rappresentano forza soprannaturale e velocità.
Altri due loghi fiabeschi hanno affiancato negli anni seguenti il cane- drago. Per il nuovo prodotto Energol, “il lubrificante raffinato cinque volte”, venne disegnato una specie di serpente, scivoloso e viscido nell’immaginario delle persone come l’olio del motore, e pieno di connotazioni di ogni tipo nella mitologia e nel mondo delle saghe, fino ad alludere infine al serpente del peccato biblico. Anche il serpente Energol che, come il cane-drago, lascia uscire una fiamma rossa rivolta all’indietro senza dover girare la testa, potrebbe essere una bestia ritagliata da uno stemma o stendardo (fig. 128). Esso forma con il sua corpo una “S” come nei codici miniati del tempo romanico“124. L’ultimo animale dello zoo di esseri fiabeschi dell’Agip è una specie di gatto, mezza tigre a tre zampe, raffigurazione speculare al cane (fig. 129). Anche in questa immagine è presente la fiamma, che però risulta collocata in posizione diversa, uscendo dalla fine della coda e non dalla bocca. Il gatto rappresenta il gas dell’Agip che dal 1956 con una nuova campagna pubblicitaria e con lo slogan “Agipgas: il gas liquido del sottosuolo italiano” venne commercializzato in tutta Italia. 123 Ibid., p. 189. 124 Ibid., p. 192.