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II. I grandi centri dell’En

1.4. Un nuovo quartiere per Metanopoli: Bolgiano

Il successo del gruppo Eni e la sua continua crescita diedero inizio ad una serie di altre iniziative in campo edilizio. Mentre nelle Dolomiti nasceva il villaggio turistico Corte di Cadore, a Ravenna e successivamente a Gela la società chimica del gruppo, l’Anic, costruiva degli insediamenti per i suoi impiegati. Nel contempo la stazione di servizio Agip si stava diffondendo capillarmente in tutta l’Italia, il numero chilometrico dei metanodotti posti dalla Snam cresceva di giorno in giorno e a Metanopoli l’attività edilizia non si fermava.

Intorno al 1956 venne decretata la costruzione di un nuovo quartiere di circa 200 appartamenti con un’ubicazione apparentemente insolita per la predisposizione urbanistica di Metanopoli. Il tessuto urbano di Metanopoli era contraddistinto allora da un impianto viario rigorosamente a griglia, chiuso in un perimetro quadrangolare. L’ampliamento di Metanopoli mette

fine a questa impostazione urbanistica molto rigida aprendo l’insediamento al territorio circostante e proiettandolo nelle aree adiacenti. A viale De Gasperi, spina di Metanopoli, era precluso un ulteriore sviluppo verso nord, perché, come già accennato, il terreno di proprietà dell’Eni finisce con via Triulzana. È per questo motivo che nel lato nord dell’insediamento il viale De Gasperi piega verso est descrivendo quasi un angolo retto e venendo quindi a trovarsi in posizione parallela alla Strada Provinciale Nuova Paullese, che marca il confine del territorio dell’Eni. Dopo circa due chilometri lo stesso viale si dirama in direzione nord formando due stradine a carattere curvilineo che caratterizzano il nuovo quartiere di Metanopoli: Bolgiano (fig. 15).

Questa apertura della città del gas al territorio circostante, cioè al comune di San Donato Milanese, rappresentava un fatto importante nello sviluppo della città. La proiezione nelle aree adiacenti, infatti, significava un passo verso una convivenza e una collaborazione con il vicino finora ignorato. Tanti altri piccoli segni come l’apertura delle scuole e del centro sportivo dell’Eni ai cittadini di San Donato, testimoniano di questo cambiamento. Infine, i tentativi di un’integrazione di Metanopoli nel comune di San Donato avrebbero portato all’elaborazione di vari piani negli anni 1965-75, predisposti dallo Studio Bacigalupo e Ratti, che miravano ad una armonizzazione dei progetti urbanistici tra il comune e la proprietà dell’Eni. Risultato di questa collaborazione sarebbe poi stato il cosiddetto “Pianone” del 1975, di cui si parla nel prossimo paragrafo.

Un ulteriore motivo per l’insolito posizionamento urbanistico di Bolgiano stava nell’idea di assicurare all’Eni il terreno di cui era proprietario. Per l’aeroporto Linate, distante da Bolgiano pochi chilometri, erano al vaglio dei piani per la trasformazione da un aeroporto nazionale ad uno internazionale che avrebbe avuto come implicazione un rinforzamento delle piste di atterraggio. La costruzione del quartiere Bolgiano in prossimità del confine della proprietà dell’Eni voleva frenare una possibile espropriazione a causa del ampliamento dell’aeroporto.

Il quartiere Bolgiano veniva realizzato negli anni 1958-61 secondo i piani degli architetti Bacigalupo e Ratti, autori anche del tracciato di viale De Gasperi. Il nuovo insediamento è composto da dieci palazzi residenziali,

di una unica tipologia che gli architetti avevano adoperato negli stessi anni anche per il villaggio residenziale Anic a Ravenna: si tratta di edifici in linea a tre piani su pilotis che sono disposti liberamente sul terreno, formando dei cortili aperti per i giochi dei bambini e per i sentieri pedonali (fig. 16). Le facciate degli edifici con un forte sviluppo orizzontale sono scandite solamente da balconi, mentre il pianterreno rimane riservato al parcheggio delle automobili.

Lo studio di Bacigalupo e Ratti, in questo caso, si era liberato dal regime dell’angolo retto di Metanopoli e si era ispirato al principio della linea curva, impostando l’impianto stradale secondo un disegno sinuoso e variegato che corrispondeva agli ideali formulati degli urbanisti in quegli anni.

Contemporaneamente interveniva anche Mario Bacciocchi nelle prossimità del nuovo quartiere con un palazzo residenziale di sette piani, che rimaneva però isolato, senza riferimento all’insediamento di Bacigalupo e Ratti, situato lungo il viale De Gasperi (fig. 17). Nel 1965 Bacciocchi costruì un edificio gemello sempre in questa zona che è stato però demolito negli anni Novanta. La protezione del proprio terreno, messo in pericolo dall’ampliamento dell’aeroporto di Linate, condizionava ancora una volta le decisioni in campo edilizio e architettonico. Il palazzo di Bacciocchi funge, allo stesso modo del quartiere Bolgiano, da avamposto della proprietà dell’Eni. L’altezza del palazzo che porta il sopranome “gigantino” è abbastanza insolita per Metanopoli; essa costitutiva una mossa tattica per evitare che il vincolo del corridoio aereo di Linate potesse limitare lo sviluppo edilizio.

Uno dei progetti più interessanti dell’ampliamento di Metanopoli è stato realizzato solo in parte a causa della morte precoce di Mattei. Nel maggio del 1962, pochi mesi prima della scomparsa del presidente, Ignazio Gardella aveva incominciato a progettare una chiesa con annesso un complesso residenziale. Il nuovo quartiere avrebbe dovuto sorgere in direzione sud-est di Bolgiano raffigurando essenzialmente un altro avamposto ai margini di Metanopoli, sempre per difendere i confini del territorio dell’Eni (fig. 15). Infine è stata realizzata solamente la chiesa

(1965/66) dedicata, in commemorazione al presidente dell’Eni e demiurgo della città del gas, a San Enrico, un santo finora piuttosto sconosciuto.

Una prima bozza di pianificazione aveva previsto il complesso parrocchiale e un quartiere residenziale costituito da quattro corpi di fabbrica in linea, disposti ortogonalmente alla strada, via Martiano, che fa da connessione tra Via Emilia e l’estremità del viale Alcide De Gasperi (fig. 18). Una seconda soluzione, che risale ormai a un periodo posteriore alla morte di Mattei, elaborata nell’ottobre del 1963, propone una configurazione più articolata e dotata di una maggiore varietà tipologica per gli edifici residenziali (fig. 19). A palazzi à redent alti quattro piani ed immersi nel verde venivano abbinati una serie di fabbricati a torre, alti 7 e 10 piani, che si sviluppano su una pianta trilobata.

La chiesa avrebbe dovuto essere completata da un fabbricato con la pianta a L, mai realizzato, per ospitare le opere parrocchiali. La mancata realizzazione del piccolo quartiere fa della chiesa un frammento del progetto urbano rimasto incompiuto (per la chiesa, vedi cap. III. 2.5. Il ruolo della religione e le chiese dell’Eni).